Rassegna stampa 11 aprile

 

Amnistia; Biondi; il provvedimento è possibile e opportuno

 

Apcom, 11 aprile 2005

 

"Sono contento che Marco Pannella abbia sospeso lo sciopero della sete, sia per la sua salute sia per la libertà che può consentire a ciascuno di esprimersi senza il timore che ciò comporti un aggravio delle sue condizioni". Lo dichiara Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera dei Deputati e Presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia.

"La calma e la sicurezza delle carceri - sottolinea il forzista - dipendono dalla serietà delle decisioni che saranno assunte. Credo che a scegliere la via giusta su queste non dovrebbero esistere interessi o speculazioni di carattere politico. L’ultima amnistia in Italia risale a tre lustri fa, un record rispetto ad altri tempi quando l’amnistia aveva un carattere quadriennale risultando quasi uno sfiatatoio per l’intasamento dei processi, che è sempre stato molto grande.

Dopo tanti anni i problemi si sono ingigantiti, le situazioni sociali sono cambiate e le riforme promesse non ci sono state, indipendentemente da chi si trovava al Governo. Penso che una misura di clemenza che veda contemporaneamente indulto ed amnistia, come strumenti di riequilibrio, sia non solo possibile ma opportuna.

L’avarizia dell’indultino non ha risolto nessun problema, anzi ha creato qualche ingiustizia in più". "Quindi se alla Camera dei Deputati si aprirà un dibattito chiaro e positivo - conclude Biondi - la mia firma ad un provvedimento condiviso tra maggioranza ed opposizione ci sarà, se dovesse crearsi una diaspora di tipo pre-elettorale, allora sarà bene che almeno le forze politiche lascino libertà di coscienza consentendo che si formi, indipendentemente dalle rispettive militanze un’area di comune consenso su cui realizzare un dibattito serio per una soluzione confrontata e meditata".

Amnistia: dopo 9 giorni Pannella sospende il digiuno

 

Agi, 11 aprile 2005

 

Marco Pannella annuncia di aver sospeso da oggi lo sciopero della sete e della fame avviato nove giorni fa per sollecitare il Parlamento a varare un provvedimento di clemenza per i detenuti.

"Saluto il nono giorno dell’iniziativa non violenta di sciopero della sete e della fame - afferma Pannella in una nota - avendolo comunque e per oggi sospeso: ho bevuto spremute e mangiato frutta, felice così di potere in tal modo dare atto che la fase iniziale dell’impegno civile per la effettiva e rapida acquisizione dell’amnistia e dell’indulto, si è incardinata. Il più difficile, certamente, resta da fare. Mi auguro davvero che dal mondo Istituzionale e quello della politica, si sprigionino l’energia e la prudenza creatrice necessaria per l’evento dell’amnistia e dell’indulto entro poche settimane". "Torno formalmente a ringraziare - prosegue Pannella -, in primo luogo, naturalmente, il Presidente del Senato della Repubblica, Marcello Pera che, con la sua straordinaria iniziativa pubblica, nei modi e nei contenuti, mi ha non solo consentito ma in qualche modo imposto, politicamente e moralmente, l’atto di fiducia del sospendere immediatamente (non so ancora se per poche ore o diversi giorni) lo sciopero della sete e della fame, tornando a bere ed a mangiare". Pannella ringrazia "formalmente e pubblicamente quanti, dai Senatori a vita Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini agli oltre 30 Senatori di ogni gruppo, di centro-destra e di centro-sinistra, in particolare il Senatore Luigi Compagna, che hanno non solo annunciato ma anche depositato effettivamente una proposta di legge al Senato di amnistia e indulto". "Ringrazio - prosegue il leader radicale - il Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, Gaetano Pecorella e i tanti esponenti politici e della cultura, i tanti comuni cittadini e compagni radicali, che mi hanno fornito energia e alimento in questa mia iniziativa nonviolenta di sciopero della sete e della fame".

"Da questo momento inizia una fase assolutamente più importante, volta a tentare di convincere il mondo delle Istituzioni e quello della ‘politicà - prosegue Pannella - per la rapida emanazione dell’amnistia-indulto. Tengo anche e formalmente denunciare il silenzio - come si usa ormai dire - clamoroso della curia, dei titolati vaticani e della gerarchia ecclesiastica che, non hanno, come un sol uomo, proferito motto nel diluvio di celebrazioni e compianti, conferma di ordini politici elettorali e referendari. Ci fanno ben comprendere quanto per loro la scomparsa del Papa tanto compianto, (tutti sappiamo, che e come lui sarebbe in questi giorni intervenuto per rilanciare continui appelli e il suo intervento in Parlamento) dal quale in realtà curiali e governanti vaticani si sentono come liberati e rapidamente ne fanno un ultra-sepolto". "E adesso - conclude -, per qualche ora, dopo essermi sontuosamente rifocillato (nei limiti possibili, nelle condizioni nelle quali mi sono trovato) dormo. Lieto in particolare di avere potuto, grazie al dono dell’intervento del Presidente Pera, a obbedire alla prescrizione dei preziosi medici, il Professor Claudio Santini e i Dottori Paolo Carfagna e Fabrizio Taglietti, che ieri avevano nella loro fedeltà a deontologia e professione di medici, erano stati portati a declinare la loro fiduciaria responsabilità".

Giustizia: Castelli; Bergamo avrà tre nuovi magistrati

 

L’Eco di Bergamo, 11 aprile 2005

 

Nei prossimi mesi arriveranno a Bergamo tre nuovi giudici. Lo ha annunciato il ministro guardasigilli Roberto Castelli in visita al carcere di via Gleno. Il provvedimento che ha destinato alla nostra città i tre nuovi magistrati, uno dei quali sarà assegnato alla procura mentre gli altri due saranno giudicanti, è stato firmato giovedì scorso dal ministro. L’arrivo dei nuovi magistrati avverrà probabilmente per la fine dell’estate ora, infatti, tocca al Consiglio superiore della magistratura decidere chi assegnare e i tempi per il trasferimento. I tre magistrati destinati a Bergamo non saranno i soli a giungere in Lombardia. Il ministro Roberto Castelli ha anche firmato l’assegnazione di quattro magistrati a Brescia. Come per Bergamo due saranno giudicanti e uno andrà in procura, il quarto magistrato sarà invece assegnato al tribunale dei minori.

Il guardasigilli ha quindi affermato che la riforma dell’amministrazione della giustizia andrà avanti perché fa parte del contratto degli italiani., Infine ha sottolineato la propria soddisfazione per il fatto che la Lega sia divenuta. in seguito al risultato delle elezioni regionali di domenica scorsa, il primo partito della Bergamasca. Il ministro è stato in visita al carcere di via Gleno in occasione dell’iniziativa che ha visto protagonisti i Pooh e un gruppo di otto detenuti. I detenuti, che fanno parte del laboratorio musicale del carcere, hanno proposto in un concerto canzoni dei Pooh alla presenza dei loro beniamini che assistevano in platea. Al termine del concerto i Pooh sono saliti sul palco e hanno cantato alcune loro canzoni insieme ai detenuti col solo accompagnamento della chitarra di Dody Battaglia. I Pooh hanno poi promesso di donare ai detenuti strumenti musicali al termine della loro tournee.

Busto Arsizio: "Ecumenici" denuncia situazione del carcere

 

Varese News, 11 aprile 2005

 

Un Comitato spontaneo è stato creato da Ecumenici a gennaio: ha chiesto l’interessamento di Amnesty International Italia e giovedì sera, in una seduta pubblica e aperta di una Commissione consigliare, ha chiesto l’intervento urgente dell’Amministrazione Pubblica della città almeno per i fini umanitari; è stata inoltre avviata una raccolta di farmaci e spedite tante decine di migliaia di e-mail ovunque, che hanno suscitato fra l’altro un’interrogazione parlamentare nelle stesse fila del fronte governativo e l’interessamento di una istituzione estera in Italia.

Si ritiene di rendere pubblica ora la seguente lettera raccomandata del 2 marzo 2005 inoltrata alla direttrice sanitaria dello stesso carcere, non avendo purtroppo registrato alcun tipo di risposta: preferiamo, anche in questo caso, non fare dietrologia ma attenerci ai fatti… e raccontarveli.

Gentile dott.ssa Legnani, il mio nome è Maurizio Benazzi, sono legnanese e cristiano evangelico. Dal 1999 mi occupo di teologia sociale, e nello stesso anno ho fondato una newsletter elettronica, "Ecumenici", per quanti si impegnano in favore di temi quali la pace, la giustizia e la salvaguardia del Creato (temi fortemente promossi già negli anni ‘90 dal Consiglio Ecumenico delle Chiese). Fra queste tematiche, non poteva mancare alla nostra attenzione anche la questione carceraria.

L’interessamento alla situazione dei detenuti della casa circondariale di Busto Arsizio è dettato da motivi umanitari, etici e di coscienza, vista la vicinanza con la mia residenza. Premetto che non risulto iscritto ad alcun registro ecclesiastico e che svolgo la mia attività formativa ed informativa in maniera fino ad oggi indipendente, solo ed esclusivamente in funzione di una testimonianza di etica cristiana. Qualche tempo fa sono venuto a conoscenza di un articolo pubblicato sul quotidiano on line Varesenews (www.varesenews.it) il giorno 17 dicembre 2004, e prima ancora di questo di una denuncia presentata dal Consigliere regionale Giovanni Martina.

Lo scorso anno ho presentato all’Associazione Amnesty International (il gruppo locale numero 22, cui appartenevo da anni) tutta la documentazione in mio possesso sulla vicenda, compresa una lettera trasmessami dal consigliere comunale di Busto Arsizio Antonello Corrado, che, essendo informato circa i problemi del carcere, me li ha sinteticamente illustrati.

Con lui e con altri due cittadini bustesi a gennaio 2005 abbiamo dato vita anche ad un Comitato spontaneo Carcere il cui scopo è mantenersi informato sulle condizioni di vita all’interno del carcere e proporre, se del caso, iniziative, mirate a necessità come ad es. farmaci ma non solo.

Anche al fine di facilitare l’incontro ho preferito ieri auto sospendermi dal suddetto Comitato (che verrà ascoltato prossimamente da una Commissione del Consiglio Comunale di Busto Arsizio) e mantenere l’impegno di scriverLe, come richiesto da Lei a seguito della mia telefonata.

Ultimamente ho avuto modo di entrare in contatto anche con il cappellano cattolico del carcere, don Silvano Brambilla e un ex detenuto, coi quali ho avuto uno scambio di informazioni. Informazioni che mi sono giunte anche dal Consolato tedesco per il tramite del pastore luterano di Milano.

Non le nascondo ovviamente le mie preoccupazioni personali circa le "voci" ascoltate su inaccettabili condizioni igieniche nelle celle del reparto infermeria o ad es. sulla qualità effettiva e sulle condizioni del cibo servito, i tempi d’attesa snervanti per visite dentistiche, il restringimento di alcune libertà importanti per i detenuti all’interno del Carcere nel corso del tempo, per via di punizioni collettive indiscriminate, ecc.

Con la presente Le chiedo se sia possibile un incontro a breve termine, nel giorno e nel luogo a Lei congeniale e gradito, per verificare se concretamente posso essere di supporto nell’alleviare le difficoltà che si trova anche Lei di fronte quotidianamente. Colgo infine l’occasione di porgerLe i miei più sinceri e cordiali saluti ed auguri per il suo non facile lavoro, certo di un Suo personale interessamento e riscontro alla presente.

 

Maurizio Benazzi

 

Relazione presentata dal Comitato spontaneo carcere promosso da Ecumenici all’Amministrazione comunale di Busto Arsizio per il tramite della competente Commissione consigliare, curata dal giornalista Stefano d’Adamo di Varese News.

 

Egregio assessore, spettabili consiglieri, il motivo per cui ci riuniamo qui oggi si può riassumere in pochi concetti fondamentali. Il carcere di via per Cassano è sovraffollato e, a quanto dicono concordemente fonti affidabili interne ed esterne alla struttura, ostaggio di una direzione tirannica e personalistica, che poco ha a che fare con il modo in cui una casa circondariale dovrebbe essere amministrata. Siamo al punto di rottura, e più volte voci ci sono giunte segnalando il pericolo di una rivolta carceraria. La vicenda è nota già da anni, ma negli ultimi dodici mesi ha assunto connotazioni sempre più gravi ed urgenti, soprattutto quando si pensa a chi in questa struttura lavora e a chi vi è detenuto, spesso solo in quanto extracomunitario e non a conoscenza dei meccanismi legali che permettono ad altri, colpevoli di reati anche più gravi, di usufruire di pene alternative alla detenzione.

Nel dicembre 2003 la direttrice Caterina Ciampoli, invisa tanto ai detenuti quanto gli agenti di polizia penitenziaria, venne allontanata per incompatibilità ambientale e sostituita da Salvatore Nastasia, che riuscì a stabilire un clima più disteso e, tra l’altro, fece avviare vari corsi professionali per i detenuti. La Ciampoli fu inviata a dirigere il carcere di Brissogne (Aosta), dove si guadagnò la rinnovata ostilità delle guardie; nel gennaio 2005 è stata condannata a risarcire con 2 mila euro ciascuno due agenti di polizia penitenziaria che aveva accusato di "fare i propri interessi" durante l’orario di servizio.

Ancora a febbraio del 2004 sovrannumero, mancanza di farmaci e di personale infermieristico adeguato erano solo alcuni dei tanti problemi del carcere di Busto Arsizio, come denunciava l’ex consigliere regionale del Prc Giovanni Martina che, accompagnato per l’occasione dal compagno di partito Saverio Ferrari, aveva compiuto un sopralluogo. In una struttura costruita per ospitare 174 detenuti allora se ne contavano ben 399, di cui 205 con condanna definitiva. Centottanta erano stranieri e 76 tossicodipendenti. Si segnalava mancanza di farmaci e si lamentavano i mancati rinnovi dei contratti di lavoro con medici specialisti quali l’ortopedico, l’oculista e il dermatologo che operavano all’interno del carcere (ciò anche a causa dei tagli decisi dalle finanziarie del 2002 e 2003). Gli infermieri invece lavoravano per una cooperativa in condizioni contrattuali precarie, e pertanto con motivazione comprensibilmente bassa. Addirittura, si denunciava che per reperire le medicine spesso bisognava far ricorso ai parenti stessi dei detenuti, ciò a dispetto di una delibera regionale dell’agosto 2003 che stanziava 4 milioni di euro per l’acquisto di materiale medico da destinare ai penitenziari lombardi (a impedire l’utilizzo di questi fondi ci erano motivi di carattere tecnico-burocratico). Inoltre c’era scarsità di personale penitenziario, con 230 unità sulle 280 previste, e la quasi completa mancanza di educatori: allora ve ne era uno solo.per oltre 200 persone.

In seguito il capogruppo al Consiglio regionale di Rifondazione Comunista Gianni Confalonieri e il consigliere Giovanni Martina si incontrarono con il Dottor Felice Bocchino, responsabile lombardo dell’Amministrazione Penitenziaria, reiterando la richiesta della chiusura del "reparto protetti" all’interno del carcere di Busto Arsizio, che, soffocante ed angusto, ha suscitato in questi anni ripetute proteste da parte dei detenuti, venendo definito un vero e proprio lager interno al carcere; dopo le promesse di Bocchino, ancora non si è provveduto a chiuderlo.

A questo punto il patatrac: nel maggio del 2004 la Magistratura del Lavoro riammetteva Caterina Ciampoli alla direzione del Carcere di Busto Arsizio (pur lasciandone la titolarità teorica a Nastasia, che vi era stato regolarmente nominato!). Ciò non migliorava affatto la situazione: la Casa Circondariale di Busto Arsizio continuava a versare in condizioni assai critiche. Negli stessi giorni anche Giovanni Martina rilanciava il tema, parlando di pesanti illegalità all’interno del carcere e di una gestione troppo autoritaria e poco rispettosa dei diritti dei detenuti da parte della direttrice Ciampoli. "Da quando è stata reintegrata - spiegava Martina al sottoscritto che lo intervistava - la direttrice Ciampoli ha mostrato spirito vendicativo, negando sistematicamente ai detenuti i colloqui premiali con i congiunti e quelli con terze persone, rispedendo indietro i libri che una casa editrice aveva inviato ad un detenuto, e peggio di tutto riducendo ai minimi termini l’assistenza medica". La dirigente sanitaria del carcere si vide negare in quei giorni ben 20 richieste per ricoveri, esami, visite specialistiche e farmaci, in particolare psicofarmaci per i tossicodipendenti. Un esposto, corredato da una testimonianza di una infermiera, veniva inoltrato alla magistratura e al PRAP (Provveditorato regionale per l’amministrazione penitenziaria) per denunciare che la direttrice avrebbe ingiunto alla donna di mettere dell’acqua nelle boccette al posto dei farmaci. Ma non finisce qui: la direttrice fu anche denunciata alla magistratura del lavoro per atteggiamento antisindacale verso i lavoratori del carcere e mobbing. Vennero addirittura raccolte duecento firme tra i detenuti, pari a più del 50% dei presenti nella struttura (molti non firmarono per paura di ritorsioni).

A seguito di tali denunce, il Dipartimento Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria provvedeva alla fine di luglio ad inviare un’ispezione al carcere. La Ciampoli, la canto suo, si difendeva dalle accuse di Martina parlando di intenti diffamatori nei suoi confronti e querelava i consiglieri Martina e Litta Modigliani, che avevano portato il problema all’attenzione pubblica. In quegli stessi giorni un detenuto extracomunitario si impiccò, assegnando alla Casa Circondariale di Busto Arsizio il triste primato, dall’anno 2000, di un suicidio all’anno.

Di fronte all’evidente sovraffollamento cronico, con una popolazione detenuta stabilmente sopra le 400 unità a fronte di una soglia massima di tollerabilità calcolata dal Ministero in 280 posti-cella, il qui presente consigliere Antonio Corrado invitava a fine luglio il Sindaco e la Giunta ad organizzare, nel più breve tempo possibile, una visita all’interno della Casa Circondariale, visita non ancora avvenuta. A lamentarsi non erano e non sono solo i detenuti, cui i tagli finanziari di fatto negano le visite mediche specialistiche, ma anche gli agenti di custodia. In Lombardia in autunno risultavano mancarne circa mille, il 20% della forza necessaria, col risultato che gli agenti erano (e sono) sottoposti a tour de force massacranti. Stressati e sfruttati, gli agenti di polizia penitenziaria non sono certo nella disposizione d’animo migliore, e questo può alimentare conflitti ed episodi di violenza dietro le sbarre.

Una buona notizia dal carcere di Busto Arsizio venne finalmente in dicembre, quando ripresero i corsi professionali per detenuti, nei quali si insegnano materie quali panificazione, falegnameria, pelletteria, giardinaggio. Tuttavia il corso più importante, quello di risocializzazione, non partì, perché mancava il necessario finanziamento provinciale. I corsi erano sospesi fin da quando a maggio Caterina Ciampoli era stata reintegrata alla direzione del carcere.

La situazione permaneva comunque quella del muro contro muro. "Non basterebbe un romanzo per raccontare cosa succede in questo carcere" dicevano prima di Natale gli agenti di Polizia Penitenziaria, furibondi contro la Ciampoli per una gestione di cui non riuscivano e non riescono a comprendere i modi. Gli ultimi sviluppi (e parliamo di febbraio 2005) vedono una sentenza definitiva con cui la Ciampoli è stata confermata alla direzione del carcere di Busto.

Fatte queste doverose premesse, chiediamo quanto si possa fare, con l’aiuto dell’amministrazione comunale, per venire incontro a chi nel carcere lavora o è detenuto e renderlo un luogo un po’ meno disumano, pur nella crudezza della carcerazione in quanto tale. Tanto più che siamo venuti a conoscenza di un’associazione cui è molto vicino lo stesso assessore Mazzucchelli, Volgiter, e che si occupa proprio dell’aiuto ai detenuti.

 

Stefano D’Adamo

Milano: immigrati in sciopero della fame nel Cpt di via Corelli

 

Progetto Melting Pot, 11 aprile 2005

 

Venerdì sera, in uno dei settori del Centro di detenzione, un ragazzo stava male. I medici della Croce Rossa non sono intervenuti, lui, per l’esasperazione, si è tagliato un braccio. Sanguinava molto, ma l’ambulanza non arrivava. I compagni di camerata hanno cominciato a protestare, la Croce Rossa ha aperto la porta blindata e ha lasciato entrare la polizia in tenuta antisommossa.

Sono iniziate le "perquisizioni": vestiti gettati ovunque e olio e caffè versati su di essi, foto di famiglia calpestate, un corano strappato nella stanza-moschea della camerata, persone strattonate, picchiate, fatte inginocchiare e poi fatte camminare in ginocchio. A quel punto, la protesta si è estesa anche nel settore dei trans. Due detenuti sono stati arrestati e portati a San Vittore, Mohammed, che ora è ancora in carcere e che sarà processato per direttissima il 14 aprile, e un altro detenuto, poi riportato a Corelli.

Sabato sera una delegazione di cinque persone accompagnata dal parlamentare Marco Fumagalli è entrata nel Centro, mentre fuori si svolgeva un presidio che per la prima volta è stato bloccato a 200 metri dal cancello di entrata. La delegazione ha potuto parlare con alcuni dei detenuti del settore b, che da venerdì sono in sciopero della fame, e, attraverso le finestre della sala colloqui, anche con i detenuti di un altro settore, che avevano solo intravisto la polizia entrare nella camerata di fronte alla loro ma che ignoravano tutto il resto. Lo sciopero, da ieri, si è esteso anche in altre camerate. Marco Fumagalli, invece, è potuto entrare, insieme a Karim, che lo accompagnava come interprete, nelle camerate b e a e in quella delle donne. Oggi, il comitato di sostegno alla lotta dei detenuti indice un nuovo presidio davanti al Centro (ore 16) e entrerà per parlare con alcuni di loro.

 

Comunicato stampa

 

Noi detenuti di Corelli da sabato 9 aprile 2005 siamo in sciopero della fame. Per denunciare che via Corelli non è un centro di accoglienza ma un carcere speciale per immigrati dove sono negati tutti i diritti e dove subiamo quotidiane violenze. Chiediamo:

libertà per tutti, perché essere immigrato non è un reato;

libertà immediata per Mohammed, portato da Corelli a San Vittore per aver avuto il coraggio di denunciare i soprusi che subiamo qui dentro;

un incontro in prefettura a cui partecipi una nostra delegazione.

 

I detenuti di via Corelli

Amnistia: Pecorella; in commissione giustizia dal 19 aprile

 

Adnkronos, 11 aprile 2005

 

"Il prossimo martedì 19 aprile certamente sarà messo all’ordine del giorno il provvedimento sull’amnistia, sul quale tra l’altro eravamo arrivati ad una fase molto avanzata. Arriveremo dunque ad una decisione". Lo ha annunciato il presidente della commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella, intervistato oggi da Radio Radicale.

"Ho rimesso in commissione -ha spiegato- il tema dell’amnistia, che era stato sospeso in passato. Ho chiesto alla commissione, ai gruppi, di prendere una posizione chiara, anche perché deve terminare questa situazione di ansia, di attesa delle molte migliaia di persone che da molto tempo sono in bilico aspettando di avere o no un provvedimento di clemenza".

"I rappresentati dei gruppi politici -ha detto ancora il presidente della commissione Giustizia della Camera- mi hanno chiesto il tempo di poter consultare a livello politico i responsabili, cosa che mi sembra comprensibile visto che si tratta di una decisione che devono prendere non i capigruppo ma il più alto livello politico".

A riaprire il dibattito sulla situazione nelle carceri è stato Marco Pannella all’indomani della morte di Giovanni Paolo II, il quale il 14 novembre 2002, durante la sua visita in Parlamento, aveva richiamato la necessità di un atto di clemenza nei confronti dei detenuti. Il leader dei Radicali è giunto oggi al settimo giorno di sciopero della fame e della sete. "Partiti e potere hanno confermato che delle parole del Pontefice non gliene frega niente", ha detto il leader dei Radicali davanti al Senato, prendendo parte al presidio dell’associazione "Il detenuto ignoto". Non smuove il leader Radicale dalla sua determinazione nemmeno l’annuncio fatto da Gaetano Pecorella: "Vedremo se i tempi saranno sorprendenti". Da un punto di vista medico, Pannella annuncia che "le analisi cliniche sono sorprendentemente buone. In sette giorni sono passato da 115 a 100 chili. Non so se, con l’aria che tira, sono miracolato".

"È importante il richiamo di Marco Pannella". Lo affermano i deputati della Margherita Roberto Giachetti ed Ermete Realacci. "Proprio nei giorni del cordoglio per la morte di Giovanni Paolo II – aggiungono – non è inopportuno chiedere un atto di coerenza da parte del Parlamento". Per il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti, "la condizione di sofferenza e disagio della popolazione carceraria è un sovrappiù di pena rispetto a quella comminata dal magistrato".

Livorno: madre di Marcello Lonzi querela Pm per diffamazione

 

Ansa, 11 aprile 2005

 

La madre di Marcello Lonzi, il detenuto morto a 29 anni, l’11 luglio 2003, nel carcere delle Sughere a Livorno dove era detenuto, ha presentato oggi una querela-denuncia per diffamazione contro il Pm livornese Roberto Pennisi. La querela si riferisce ad alcuni passi della motivazione con cui il magistrato aveva respinto nei giorni scorsi l’istanza con la quale la donna, Maria Ciuffi, chiedeva la riesumazione della salma del figlio.

In particolare, nella querela, la donna cita un passaggio in cui Pennisi, motivando la sua decisione con l’assenza di elementi nuovi per procedere alla riapertura delle indagini, aggiungeva che "le uniche novità di cui questo ufficio ha avuto notizia" sulla vicenda Lonzi sono state "da una parte le esternazioni mediatiche" della donna, "raccolte da importanti organi di informazione televisiva e giornalistica e, dall’altra, le esternazioni, queste non mediatiche ma effettuate a suon di ordigni esplosivi e incendiari, da sedicenti gruppi anarchici che della vicenda Lonzi si sono impadroniti per innalzarla a vessillo della loro asserita ideologia".

Il riferimento del magistrato è alla campagna di attentati di Genova e Milano del primo marzo scorso. Secondo Maria Ciuffi queste frasi lasciavano intendere che lei potesse essere stata "la mandante di quegli ordigni esplosivi", mentre "cronologicamente parlando vi sono stati prima gli ordigni esplosivi e dopo le mie esternazioni mediatiche". Questo, secondo la madre del detenuto, "già sgombra il campo da ogni interdipendenza fra le due cose, di certo, quindi, non attribuibili alle mie cosiddette esternazioni". Resterebbe quindi, secondo l’esposto, "il dato penalmente rilevante che il dottor Pennisi lascia chiaramente intendere, usando la frase stranamente convergenti... che possa essere stata io la mandante di quegli ordigni esplosivi".

Maria Ciuffi aveva chiesto la riesumazione della salma del figlio in quanto certa che il giovane sarebbe morto in seguito alle percosse subite in prigione, mentre l’indagine della procura di Livorno si era conclusa con l’archiviazione dell’indagine per omicidio in quanto Lonzi sarebbe morto per cause naturali, stroncato da un infarto.

Amnistia: Pannella in digiuno rifiuta il ricovero in ospedale

 

Corriere della Sera, 11 aprile 2005

 

L’amnistia torna in primo piano nell’agenda politica italiana. Si allarga il consenso alla clamorosa protesta di Marco Pannella, che prosegue per l’ottavo giorno di fila lo sciopero della fame e della sete. Il presidente della commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella annuncia che l’esame del progetto di legge sull’amnistia, arenatosi per l’ostilità di alcune forze politiche, riprenderà il via martedì prossimo in commissione.

Ma al leader dei Radicali non si fida e rischia la vita pur di proseguire con il suo atto di accusa. "Sono addoloratissimo di non poter accettare la prescrizione di immediato ricovero ospedaliero e ne comprendo le dolorose, obbligate conseguenze", spiega in un comunicato, il leader radicale Marco Pannella, spiegando che proseguirà nella sua azione fino a quando il Parlamento non stabilirà la data in cui verrà posta ai voti una legge di l’amnistia.

Carceri italiane, una vergogna che richiede l’amnistia

 

La Stampa, 11 aprile 2005

 

La politica italiana descrive ormai da tempo una guerra di tutti contro tutti. Per questo ha avuto un che di prodigioso la decisione congiunta dei due poli di sospendere i comizi elettorali, in segno di rispetto verso l’agonia del Papa.

Ora è tempo di ripetere il miracolo, varando l’amnistia che Giovanni Paolo II reclamò invano al Parlamento nel novembre 2002. Dobbiamo farlo in memoria del pontefice defunto. Dobbiamo farlo perché ce lo chiedono i nostri grandi vecchi, da Andreotti a Pannella, che dalla mezzanotte del 2 aprile ha inaugurato il suo ennesimo digiuno. Ma dobbiamo farlo in primo luogo per un soprassalto di decenza, dato che la nostra situazione carceraria è una pagina nera, una vergogna nazionale.

E infatti. Secondo l’ultima relazione annuale del pg Favara, i detenuti hanno toccato quota 56.500, a fronte d’una capienza regolamentare di 41.324 posti. Il 40% di questo popolo invisibile è in attesa di giudizio; il 33% deve scontare pene minime, sotto i 3 anni. A sua volta, il sovraffollamento stimola gesti di autolesionismo (in galera ci s’ammazza 19 volte più che fuori). Genera malattie (8 detenuti su 10 soffrono di Aids, alcolismo, epatite, disagi mentali). Colpisce indiscriminatamente colpevoli e innocenti (compresi i 60 bambini reclusi con le proprie madri). Costringe a dormire su letti a castello che radono il soffitto, e a turni per "passeggiare" in cella.

E le pene alternative al carcere? Sulla carta ne esistono 14 tipi, ma non coordinati fra di loro. Nel frattempo il Senato ha approvato un disegno di legge che mette a rischio i servizi sociali prestati ai detenuti. D’altra parte il budget per le attività culturali è passato dai 4 milioni di euro del 2001 ai 2 milioni e mezzo del 2004. Nello stesso arco di tempo i fondi per pagare i detenuti che lavorano per l’amministrazione penitenziaria hanno subito un taglio di 10 milioni di euro. Le spese sanitarie sono dimagrite da 105 a 75 milioni, con il risultato che non si trovano più quattrini per acquistare i farmaci. Quelle per l’edilizia da 30 a 18 milioni. Eppure il regolamento Corleone imponeva di mettere a norma gli istituti entro il 2004, dotando per esempio ogni cella di una doccia e creando luoghi per l’affettività. Ecco perché l’amnistia è ormai un atto doveroso. In passato ne abbiamo fatto abuso (333 provvedimenti generali di clemenza in un secolo e mezzo, dopo l’unità d’Italia).

Viceversa da quando il Parlamento ha introdotto un quorum dei due terzi la saracinesca si è definitivamente chiusa, e assieme ad essa la speranza. Ora si tratta di riaprirla, magari accompagnando l’amnistia con alcuni interventi generali, che restituiscano dignità alla condizione carceraria. Una legge delega al governo per depenalizzare i reati meno gravi. Uno stanziamento straordinario per l’edilizia penitenziaria. Una rete di difensori civici con poteri di vigilanza e di denuncia. Se non ora, quando?

Genova: a Marassi detenuto aggredisce due agenti

 

Secolo XIX, 11 aprile 2005

 

Ieri mattina un detenuto tossicodipendente sieropositivo nel carcere di Marassi ha aggredito due agenti di polizia penitenziaria. Si tratta dell’ultimo caso di violenza ai danni del personale carcerario da parte di detenuti. E ripropone in tutta la sua drammaticità la condizione di lavoro degli agenti di polizia all’interno delle carceri.

Alla domenica mattina i detenuti tossicodipendenti (quasi tutti sieropositivi o affetti da Aids conclamato) sono accompagnati dalle guardie carcerarie al centro clinico per la distribuzione del metadone. Si tratta del farmaco che sostituisce l’eroina per evitare le crisi d’astinenza, e che deve essere somministrato sotto rigorose prescrizioni mediche che ne stabiliscono le quantità per ognuno.

Accade però che i detenuti tossicodipendenti tentino di averne di più dai medici, o che provino a non ingerirlo per poi scambiarlo all’interno del carcere con droga o sigarette. Ieri mattina un detenuto ha chiesto una maggiore quantità di farmaco, che gli è stata ovviamente negata. Da lì la reazione, improvvisa e violenta del tossicodipendente, che si è scagliato contro due guardie procurando lesioni guaribili in 21 giorni per un poliziotto, colpito al volto da una testata, e in cinque giorni per l’agente intervenuto in difesa del collega. Quest’ultimo dovrà sottoporsi al test dell’Hiv, essendo stato graffiato al volto dal detenuto malato.

Solo a dicembre scorso 37 guardie carcerarie in servizio effettivo sono state trasferite ad altro incarico o ad altra sede. Nel carcere di Marassi rimane quindi impiegato un organico ridotto all’osso, e per lo più composto da agenti molto giovani e che possono contare solo su pochi mesi di esperienza sul campo. Ma a delineare la gravità della situazione sono i sindacati di categoria Sappe e Sappe. "Ogni giorno è in pericolo l’incolumità dei nostri uomini - spiegano Roberto Martinelli, segretario generale Sappe e Domenico Filippone, segretario nazionale Sappe - costretti a lavorare nelle sezioni detentive completamente disarmati, senza alcun oggetto di difesa se non le proprie mani. Sarebbe necessario dotare le guardie carcerarie di strumenti come le bombolette di spray urticante, per evitare le aggressioni o per lo meno limitarne le conseguenze".

Amnistia: Randazzo (Camere Penali): non sia flop come l’indultino

 

Gazzetta del Sud, 11 aprile 2005

 

Il presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, l’avvocato Ettore Randazzo, a margine dei lavori del seminario su "Testimoni e testimonianze deboli" all’Isisc, l’Istituto superiore internazionale di scienze criminali a Siracusa, ha detto che "sull’amnistia quello che ci attendiamo è un intervento adeguato e conducente agli scopi. Speriamo, insomma, che non si risolva in un flop come accaduto per l’indultino.

A questo punto - secondo Randazzo - anche in considerazione di quanto sin qui non è stato fatto, l’amnistia diventa quantomeno opportuna anche in considerazione dell’intollerabile affollamento delle carceri. Ma, ripeto, anche in vista dell’ormai imminente esame del progetto di legge, ci attendiamo interventi adeguati e conducenti".

Amnistia: Bertinotti; il Parlamento se ne occupi subito...

 

Ansa, 11 aprile 2005

 

Fausto Bertinotti esprime massimo rispetto per lo sciopero della sete di Marco Pannella, "poiché - dice - vanno molto rispettate le iniziative che comportano sacrificio personale", e chiede al Parlamento un impegno perché si affronti subito la questione carceri in Italia.

Per Bertinotti è uno scandalo l’aggravio di pena per i detenuti derivante dalle pessime condizioni della vita carceraria: ciò costituisce un vero e proprio scandalo e giustamente Giovanni Paolo II lo fece presente durante la sua visita alla Camera. Per questo penso che sarebbe giusto che in Parlamento si mettesse all’ordine del giorno la risposta legislativa a questo problema".

Iraq: manca l'incriminazione per metà dei detenuti

 

Agi, 11 aprile 2005

 

Manca ancora una motivazione formale per più della metà delle 17.000 persone detenute in Iraq, fra quelle nelle carceri irachene ed i centri di detenzione controllati dagli americani. In particolare, circa due terzi dei detenuti in mani americane, ha ammesso il tenente colonnello Guy Rudisill, portavoce per le operazioni di detenzione in Iraq, si trovano nelle prigioni controllate dagli Stati Uniti senza un’incriminazione formale.

E il resto, ha detto il ministro per i diritti umani iracheno Bakhtiar Amin, si trova nelle prigioni irachene in condizioni igieniche drammatiche, ben al di sotto degli standard internazionali. Dei 10.708 prigionieri che sono detenuti sotto custodia americana 6.054 sono a Camp Bucca, nel sud dell’Iraq, 3.493 ad Abu Ghraib, a ovest della capitale Baghdad, 1.047 in altre prigioni controllate dalle forze Usa mentre 114 detenuti "eccellenti" tra i quali anche Saddam Hussein, sono a Camp Cropper, nel perimetro dell’aeroporto internazionale di Baghdad. Dei 6.504 prigionieri detenuti nelle carceri sotto il controllo iracheno, ha riferito Amin, solo 2.573 sono già stati condannati.

Amnistia: Pecorella; basta incertezza per i carcerati

 

Il Messaggero, 11 aprile 2005

 

L’amnistia torna in primo piano nell’agenda politica, anche sulla scia dell’emozione suscitata dalla morte del Pontefice che, nella sua storica visita in Parlamento, chiese al mondo politico un impegno per un atto di clemenza. Da un lato, si allarga il consenso alla clamorosa protesta di Marco Pannella, che prosegue lo sciopero della fame e della sete. Dall’altro, il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, annuncia che l’esame del progetto di legge sull’amnistia riprenderà il via martedì in commissione.

Pannella, che ha partecipato ad un sit-in davanti al Senato promosso dall’associazione "Il detenuto ignoto", conferma che non riprenderà né a bere né a mangiare, e attacca il Parlamento, definendolo "indegno dell’Italia e sempre più partitocratico". Un Parlamento, dice Pannella, che "per meglio mettersi in ginocchio si è alzato in piedi per applaudire il Papa davanti alle tv", ma al quale "delle parole del Pontefice non gliene frega niente". Ma è un fatto che l’ipotesi di rimettere in pista l’amnistia stia conquistando consensi nel mondo politico. Gaetano Pecorella ha assicurato che "martedì certamente sarà messo all’ordine del giorno il provvedimento". E ha spiegato di aver chiesto alla commissione, ai gruppi, "di prendere una posizione chiara, anche perché deve terminare questa situazione di ansia, di attesa per molte migliaia di persone in carcere".

Ma riuscirà la proposta a raccogliere i due terzi dei voti parlamentari necessari? Questa, come in passato, resta la vera incognita. Probabilmente martedì si avrà un quadro più preciso delle posizioni. Intanto Alleanza Nazionale e Lega - dopo i no ripetuti negli ultimi mesi - ieri non si sono pronunciate. Fra i consensi arrivati, quello di una grande testimonial, il Premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini, che ha firmato la nuova proposta di legge, definendo "importante inviare un segnale a tutto il mondo politico affinché il problema dell’affollamento carcerario, e delle conseguenti gravi condizioni di vivibilità negli Istituti, sia affrontato".

Ma è dall’Unione che arriva una valanga di sì. Con Clemente Mastella e con Ermete Realacci e Roberto Giachetti, della Margherita: "Proprio nei giorni del cordoglio per la morte di Giovanni Paolo II, non è inopportuno chiedere un atto di coerenza del Parlamento, dove il Papa consegnò solennemente l’invito a valutare atti di clemenza nei confronti della popolazione carceraria", dicono i due parlamentari. Fausto Bertinotti auspica che la questione sia messa subito all’ordine del giorno in Parlamento, sostenendo di "apprezzare l’iniziativa di Pannella". E Paolo Cento, deputato dei Verdi, sostiene infine che "nell’Unione sia maturata una disponibilità maggiore e diversa rispetto ai mesi scorsi". Alle voci contrarie si è aggiunta quella del presidente dell’associazione vittime del terrorismo Bruno Berardi, anch’egli impegnato in uno sciopero della fame e della sete giunto al quarto giorno, contro il rischio che "vengano messi in libertà tantissimi detenuti in carcere per reati di terrorismo". R.P.

Cina: arresti contro chi chiede i diritti dei lavoratori

 

Il Denaro, 11 aprile 2005

 

Wei Jingsheng denuncia alle Nazioni Unite il "giro di vite" di Pechino nei confronti dei dissidenti. 106 dissidenti cinesi hanno scritto una lettera aperta alla commissione diritti umani delle nazioni unite per chiedere attenzione Internazionale per la condizione dei diritti umani in Cina.

Nell’ultima sessione dei lavori della commissione dei diritti umani delle nazioni unite è stata presentata la seguente lettera aperta firmata da 106 dissidenti cinesi da tutte e ventisei province del paese asiatico. Il documento è datato 23 febbraio 2005. La lettera, nello stesso momento veniva consegnata a Ginevra presso le nazioni Unite che li hanno un loro ufficio. Il documento chiede la liberazione dei prigionieri politici detenuti in Cina. Sfortunatamente proprio mentre le organizzazione di difesa dei dissidenti stavano consegnando la lettera e altra documentazione, si è appreso dell’arresto di Zhang Lin e di altre decine di oppositori politici sconosciuti.

Ai nomi dei dissidenti più famosi come Ye GuoZhu, Zheng MingFang, Shi Tao, Zhang Lin e Zhao Xin, infatti vanno aggiunti quelli meno noti che pure affollano le celle volute dal regime comunista

In una lunga intervista trasmesse da radio libera Asia, Wei Jingsheng e Huang Ciping, rispettivamente leader della protesta democratica di piazza Tien An Men e segretario della lega democratica cinese hanno spiegato quanto sia determinante la mobilitazione internazionale per salvare la vita dei detenuti di coscienza. Nel corso dell’intervista, Wei Jingsheng ha denunciato l’ondata di arresti illegali avvenuta dopo il "giro di vite" imposto dal regime a seguito delle proteste degli operai cinesi sottoposti a condizioni inumane di lavoro. Huang Ciping ha ricordato i nomi degli uomini che hanno pagato caro l’aver protestato contro "la via cinese al capitalismo" e aver reclamato diritti per i lavoratori. Ecco l’elenco, per altro approssimativo:

1) Wu Yilong, Zhu Zhengmin, Mao Qinxiang, Zhu yufu della provincia di Zhejiang;

2) Chen Xi di Guizhou,

3) Wang Jinbo di Shangdong,

4) Wang Jinqiu arrestato non appena rimpatriato dagli Stati Uniti;

5) Yu Dongyue detenuto dal 1989 per "attivita anti cinese";

6) Huang Qi, programmatore di siti internet;

7) Yao Fuxing e Xiao Yunliang, leader del movimento sindacale del nord-est della cina;

8) Quattro intellettuali del gruppo di Yang Zili;

9) Gao Hongmin, Zha Jianguo di Pechino;

10) Zhao Changqing della provincia dello Sichuan;

11) Liu Xianbin e Hu Shigen, i vincitori del primo premio "Campioni della democrazia" intitolato a Wei Jingsheng.

Appalti nelle carceri, Magni si difende: su di me notizie false

 

Il Messaggero, 11 aprile 2005

 

"Non ho millantato credito con imprenditori, né ho mai dato del Pinocchio a nessuno, tantomeno a persone che ricoprono cariche pubbliche". Così come gli aveva chiesto il ministro della Giustizia Roberto Castelli, Giuseppe Magni, l’ex consulente per l’edilizia penitenziaria di via Arenula indagato per concorso in corruzione e istigazione alla corruzione dalla procura di Roma per presunte irregolarità negli appalti delle carceri, smentisce tutto.

Riferendosi alle notizie di stampa, soprattutto alla dettagliata descrizione di un video girato a sua insaputa, "archiviato" nel computer dell’imprenditore edile Angelo Capriotti e finito agli atti dell’inchiesta, Magni si difende: quelle notizie "non hanno alcun fondamento di verità". L’ex consulente di Castelli, sindaco di Calco (Lecco), sostiene che siano state estrapolate alcune frasi. Non nega di essersi presentato negli uffici del gruppo Sve, il consorzio della famiglia Capriotti finito sott’accusa, ma quelle parole: "Con lui ci parlo io e se io dico Pinocchio è Pinocchio" che l’Espresso gli attribuisce, dice "sono falsità".

Sarebbero invece decontestualizzati altri virgolettati di quel video: "Prima di firmare al ministero, dovete passare da me". L’ex consulente si è rammaricato perché quelle notizie "hanno certamente influito" sull’ esito delle elezioni che lo vedevano candidato della Lega alle regionali. Interrogato la scorsa settimana per sei ore dalla Guardia di Finanza, Magni è sicuro che tutto si chiarirà presto, intanto ha spiegato di essere stato "costretto a querelare", per tutelare il suo buon nome e l’operato degli ultimi anni. S.G.

Amnistia; Pisanu; atto di clemenza come voleva il Papa

 

La Repubblica, 11 aprile 2005

 

Il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu apre sull’amnistia. "Ritengo che alcune riserve siano state superate. Oso sperare che qualcuno si convinca che invece di portare qualche fiorellino dal Papa sia meglio portargli gesti come questi che lui, il Pontefice, ha sollecitato dal profondo del suo cuore di padre". Il responsabile del Viminale ne ha parlato in tv a Porta a porta, rispondendo al senatore a vita Giulio Andreotti a sua volta favorevole a un indulto. Fu Giovanni Paolo II, il 14 novembre del 2002, seduto accanto ai presidenti Casini e Pera a Montecitorio, a chiedere "un atto di clemenza" per i detenuti. Un appello rimasto inascoltato, con una discussione parlamentare lunga mesi naufragata in un gioco di veti incrociati.

Ma Marco Pannella, il settantacinquenne leader radicale, nonostante le aperture, continua lo sciopero della sete. È ormai all’ottavo giorno. Non gli basta la promessa che la discussione parlamentare riprenderà nei prossimi giorni. "La sua salute è a rischio", ripetono i medici che lo stanno seguendo e che da ieri gli consigliano il ricovero.

Ha perso quindici chili: da 115 è passato a 100. Lo racconta lui stesso prendendo parte al presidio dell’associazione "Il detenuto ignoto" davanti al Senato. Ma, ironizza, "le analisi sono sorprendentemente buone, forse sono un miracolato, devo farmi inserire da Socci nella categoria". Attacca con forza "la responsabilità di un Parlamento sempre più partitocratico e indegno dell’Italia". Il leader radicale denuncia "partiti e potere che hanno confermato che delle parole del Pontefice non gliene frega niente". Ma ci sono ragioni "oggettive", sono "il diritto e la società a esigere quelle soluzioni che hanno una valenza morale e umana".

Per Pannella "rispetto alle parole del Papa resterà per sempre lo scandalo di un Parlamento che per meglio mettersi in ginocchio si è alzato in piedi ad applaudire solo per le tv". Sottolinea Daniele Capezzone il segretario dei Radicali che non era "mai, mai accaduto che Marco arrivasse al settimo giorno di sciopero della sete: la situazione è delicatissima, anche se le analisi sono migliori del previsto". Però a sua volta parla di "centrodestra tremebondo" e di una sinistra in cui "Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera, ha bloccato di fatto lo slancio dei colleghi di partito al Senato". Il presidente della commissione giustizia di Montecitorio, il forzista Gaetano Pecorella, ha garantito che incalzerà i gruppi parlamentari affinché "prendano una posizione molto chiara, anche perché deve terminare questa situazione di ansia e di attesa delle molte migliaia di persone che da tempo sperano in un atto di clemenza". Assicura che "sarà presa una decisione". L’amnistia quindi è stata messa all’ordine del giorno della commissione del 19 aprile.

Intanto si moltiplicano le adesioni per sollecitare il confronto politico. A cominciare da quella del Nobel e senatrice a vita, Rita Levi-Montalcini che firma un disegno di legge a Palazzo Madama: "Lo ritengo doveroso - afferma - di apporre la mia firma insieme a quella degli altri senatori a vita, perché credo sia importante inviare un segnale a tutto il mondo politico affinché il problema dell’affollamento carcerario e delle conseguenti gravi condizioni di vivibilità". Andreotti in tv aveva parlato di "incoerenza" da parte del ministero della Giustizia: se da un lato si afferma che il sovraffollamento delle carceri e intollerabile, "allora non deve essere tollerato".

Rincara Fausto Bertinotti, il leader di Rifondazione: "Il Parlamento si occupi subito di amnistia" e affronti il sovraffollamento delle carceri che "costituisce un vero e proprio scandalo e giustamente Giovanni Paolo II lo fece presente durante la sua visita alla Camera". E dichiara la propria solidarietà a Pannella. Nella Margherita, Ermete Realacci e Roberto Giachetti sollecitano l’amnistia come il leader dell’Udeur, Clemente Mastella. Ma nella Casa delle libertà le divisioni sono profonde: aperture da Forza Italia e un "no" secco della Lega. An non ha una posizione unanime. Tra una settimana i gruppi parlamentari dovranno dire la loro. "Il centrosinistra lo faccia con una voce sola", incalza il Verde Paolo Cento. E Bruno Berardi, presidente dell’associazione dei familiari vittime del terrorismo, fa lo sciopero della sete per il no all’amnistia. (g.c.)

Tecnologie: largo all’automazione nelle carceri italiane

 

Elettronica News, 11 aprile 2005

 

Si fa largo l’automazione, nel sistema carcerario italiano. Scompaiono, infatti, le tradizionali chiavi, per aprire e chiudere le celle dei detenuti, e prende piede un sistema completamente automatizzato.

Si fa largo l’automazione, nel sistema carcerario italiano. Scompaiono, infatti, le tradizionali chiavi, per aprire e chiudere le celle dei detenuti, e prende piede un sistema completamente automatizzato, fatto di telecamere e controllo a distanza degli accessi, in modo da ridurre il contatto tra detenuti e agenti e garantire una maggiore sicurezza. La prima sperimentazione di questo sistema avverrà a Pescara, dove è stato recentemente inaugurato l’impianto appena realizzato.

Alla cerimonia, oltre alle autorità locali, ha preso parte, tra gli altri, il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino, accompagnato dal capo dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tinebra. La rivoluzione tecnologica avvenuta nella struttura detentiva di Pescara, diretta da Carlo Pallotta, interessa il padiglione giudiziario (che accoglie 100 detenuti per un totale di 47 celle), dove sono stati realizzati un box automatizzato per gli agenti in ognuna delle quattro sezioni, e un box centrale di regia che ha la supervisione dell’intero sistema ed è, quindi, collegato ai box degli agenti. Dai singoli box, gli agenti sono in grado di controllare le porte delle celle di loro competenza, e ogni porta si apre soltanto quando si è chiusa quella precedente. Dalla sala di regia è possibile controllare i vari box, e nelle ore notturne la sala di regia si sostituisce ai box degli agenti. Questo sistema consente un migliore utilizzo del personale, generalmente sottodimensionato. In futuro potrebbe essere collegato con la sala regia dell’Aquila e con il Ced di Roma.

Verona: poeti del carcere si raccontano, lezioni fino a giugno

 

L’Arena di Verona, 11 aprile 2005

 

Inizia domani, alla casa circondariale di Montorio, il progetto "Evasioni... poetiche" realizzato dal Centro territoriale permanente per l’istruzione e la formazione in età adulta "Carducci" e dalla direzione didattica settimo circolo. Finalità del progetto è quella di far emergere la ricchezza umana dei reclusi e di portarla all’esterno della struttura carceraria. Il progetto prevede tre fasi.

La prima è rappresentata da lezioni sul "Racconto"; si terrà nella sezione femminile a cura di Ernesto Guidorizzi; nella sezione maschile da Alessandro Tedeschi Turco). In queste giornate sarà consegnato ai partecipanti del materiale di studio sul quale riflettere per la produzione di elaborati (una cartella in prosa o in poesia sul tema del "racconto"). Assisteranno alle lezioni anche alcuni studenti del corso di perfezionamento di letteratura dell’università Cà Foscari di Venezia, coordinato dal docente Ernesto Guidorizzi. Nella seconda fase verranno raccolti gli elaborati e sottoposti a giudizio di una commissione di esperti. La commissione sceglierà i finalisti, ai quali sarà consegnato un simbolico riconoscimento economico.

Nella terza fase si svolgerà la "seconda accademia letteraria in carcere" in cui verranno letti e premiati i brani vincitori del concorso, verranno recitate alcune poesie da parte degli studenti della scuola (frequentanti il gruppo teatrale "Viva Opera Circus") e letti (da parte degli invitati) alcuni brani composti da Guidorizzi. Nella stessa giornata saranno eseguite musiche prodotte dal gruppo musicale del carcere diretto dal maestro Caselli.

Il calendario degli incontri è il seguente: domani dalle 9.30 alle 12.30, lezione di Ernesto Guidorizzi. È già stato fornito alle allieve detenute del materiale tratto dall’ultimo libro dello stesso docente "Leggendo la Divina Commedia". Giovedì, dalle 9.30 alle 12.30, lezione di Alessandro Tedeschi Turco nella sezione maschile. Tema: "Poesia e cinema". È prevista la visione di alcuni spezzoni cinematografici. Martedì 7 giugno, dalle 9.30 alle 12.30, giornata di poesia in carcere; saranno presenti le autorità cittadine e altri ospiti. Durante la mattinata premiazione delle poesie dei detenuti partecipanti al concorso letterario.

Genova: agenti aggrediti, Sappe chiede bombolette spray urticanti

 

Adnkronos, 11 aprile 2005

 

Due agenti di polizia penitenziaria sono stati aggrediti stamani nel carcere di Marassi a Genova da un detenuto tossicodipendente durante la somministrazione del metadone. Uno degli agenti, colpito al volto con una testata è stato medicato al pronto soccorso e giudicato guaribile in 21 giorni. Il suo collega, ha riportato una prognosi di 5 giorni.

A darne notizia, in una nota, è il segretario generale aggiunto del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) Roberto Martinelli, che si appella al ministro della Giustizia Roberto Castelli ed al capo Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra perché gli agenti di polizia penitenziaria siano dotati di uno strumento di difesa, come ad "esempio le bombolette spray urticanti in uso a numerosi comandi di Polizia municipale italiani. Le vogliamo anche noi quelle bombolette - scrive Martinelli - perché sono l’unica forma di tutela fisica dei nostri agenti". Il segretario generale aggiunto del Sappe (sindacato con 13 mila iscritti ed il 40% di rappresentatività) chiede che la questione sia posta "tra le priorità nel settore carcerario, perché non si può pensare che per assicurarsi la propria sicurezza personale in caso di aggressione, un agente carcerario debba ricorrere alle mani o ai calci". "Nella quasi totalità degli istituti del nord - ricorda infine Martinelli - la carenza endemica di poliziotti penitenziari riduce il rapporto detenuti-agenti a percentuali allarmanti: in media, 1 agente deve sorvegliare dagli 80 ai 100 detenuti".

"L’ennesima aggressione di due agenti di polizia penitenziaria da parte di un detenuto tossicodipendente, avvenuta questa mattina nel carcere genovese di Marassi durante la somministrazione del metadone, ripropone drammaticamente all’ordine del giorno la questione della sicurezza individuale dei Baschi Azzurri in servizio nelle prigioni del Paese". È la dichiarazione di Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che commenta l’aggressione subita oggi da due agenti penitenziari nel carcere genovese di Marassi. I poliziotti sono stati giudicati guaribili uno in 21 giorni, l’altro in cinque. Con i loro corpi hanno fatto da scudo agli infermieri della sezione penitenziaria, verso i quali il detenuto stava per scagliarsi. Quella di oggi, spiega Martinelli, è stata "un’aggressione violenta e ingiustificata, avvenuta di sorpresa e senza alcun motivo se non la precarietà psichiatrica del detenuto".

"Un episodio gravissimo - prosegue - che evidenzia drammaticamente come sia del tutto precaria l’incolumità fisica dei nostri agenti che lavorano nelle sezioni detentive. Le nostre donne ed i nostri uomini prestano servizio nelle sezioni assolutamente disarmati, senza avere alcun mezzo di coercizione e di contrasto alle aggressioni che, in rapporto ad uno storico sovraffollamento, sono sempre più all’ordine del giorno".

Amnistia: Pera telefona a Pannella, solleciterò i ddl al Senato

 

Ansa, 11 aprile 2005

 

"Sì, Marcello, adesso ci penserà". Marco Pannella ha risposto così, in diretta su Radio Radicale, al presidente del Senato Pera, che gli ha telefonato per annunciare l’impegno a sollecitare a Palazzo Madama la ripresa della discussione sui disegni dì legge presentati in materia dì amnistia e indulto. Pannella ha definito la telefonata del presidente del Senato "una sorpresa, un atto importante, un gesto esemplare.

Non posso non riconoscerlo - ha detto - e non posso non rifletterci sopra". Il leader radicale si è augurato che "un incoraggiamento" provenga anche dal capo del governo e dai capi dell’opposizione. Marco Pannella fino a quel momento, nonostante le aperture di maggioranza e opposizione, era deciso a proseguire la sua a taglia per ottenere l’atto di clemenza verso i detenuti richiesto invano dal Papa a Montecitorio. Ieri, tra l’altro, è scattato l’allarme dei medici per lo sciopero della sete e della fame del leader radicale, che non beve da nove giorni. "Pannella ha vinto: l’amnistia è calendarizzata in commissione Giustizia alla Camera, ora interrompa la sua protesta - afferma il diellino Mantini - non ha senso accompagnare l’esame del provvedimento, che comprensibilmente non sarà breve, con un digiuno totale. Il confronto ora è nel merito e serve una proposta precisa anche dai Radicali. Il vero nodo da affrontare è coniugare umanità della pena e certezza del diritto".

Per il centrosinistra più che clemenze rituali, occorre rivedere il regime della custodia cautelare perché l’Italia detiene il record dei detenuti in attesa di giudizio definitivo. Secondo la Margherita si deve limitare la custodia cautelare a casi più precisi, introducendo efficaci misure dì sicurezza (diverse dal carcere) durante il processo. Malgrado le rassicurazioni, però, resta sull’amnistia l’ombra dì un’incognita (il ruolo di An e Lega). Anche il vice coordinatore di Forza Italia Cicchitto prova a rassicurare Pannella sulla possibilità di varare subito un ddl "ad hoc". Per l’Unione l’iniziativa di Pannella con lo sciopero della sete merita solidarietà e atti Concreti in Parlamento.

Amnistia: Cento; incomprensibile silenzio dei partiti della Cdl

 

Ansa, 11 aprile 2005

 

Sull’amnistia la Cdl mostra una "ipocrisia strisciante", visto che ha già votato la legge Cirielli "ha dato il via libera ad una amnistia mascherata solo per i potenti". Lo ha dichiarato Paolo Cento (Verdi), vice presidente della commissione Giustizia della Camera. Cento afferma che "é apprezzabile" la decisione del presidente della commissione Giustizia Pecorella di calendarizzare per il 19 aprile l’amnistia, ma "risulta del tutto incomprensibile il silenzio delle principali forze politiche del centrodestra".

"Siamo di fronte a un’ipocrisia strisciante - sostiene Cento - soprattutto se si mette in relazione il provvedimento di amnistia col fatto che il centrodestra ha già votato alla Camera la ex legge Cirielli, che attraverso la riduzione dei termini di prescrizione per i reati ha di fatto dato il via libera ad una amnistia mascherata, solo per i potenti". "L’iniziativa di Pannella con lo sciopero della sete - aggiunge l’esponente dei Verdi - merita solidarietà e atti concreti in Parlamento: per questo, senza tirare alle lunghe questo dibattito e illudere i detenuti, è necessario un pronunciamento chiaro di tutte le forze politiche".

Amnistia: Di Pietro; dopo ricatto Pannella finisca gioco sporco

 

Apcom, 11 aprile 2005

 

"Finito l’ennesimo ricatto a cui Pannella ci ha abituati con il suo solito digiuno a tempo, è necessario ora riportare la questione dell’amnistia nel suo alveo istituzionale e morale". Antonio Di Pietro ribadisce la posizione dell’Idv sull’argomento e denuncia: "Questa volta, per altro, il gioco è ancora più sporco perché il tutto è orchestrato dai tanti condannati presenti nelle istituzioni che, approfittando della morte del Papa, vogliono garantirsi impunità a buon mercato senza fare ammenda né per i reati commessi né per i danni arrecati".

"Noi dell’Italia dei Valori - dichiara Di Pietro - riteniamo che qualsiasi provvedimento di clemenza, amnistia o indulto che sia, debba seguire e non precedere una riforma complessiva del sistema giustizia (soprattutto sul piano preventivo, educativo e di re inserimento nella società) che porti coloro che escono dal carcere a non dovervi rientrare più. Invece ancora una volta assistiamo al solito gioco per cui si sacrificano risorse umane e finanziarie per combattere il crimine e poi ogni volta che le carceri scoppiano i detenuti vengono rimessi in libertà secondo lo schema del gioco dell’oca".

Amnistia: Unione; discutiamone, ma serietà da parte di tutti

 

Apcom, 11 aprile 2005

 

L’Unione è favorevole a valutare un provvedimento di amnistia, purché si proceda "con serietà" e si escludano "i reati più gravi". Lo spiega il responsabile giustizia dei Ds Massimo Brutti, riferendo le conclusioni di una riunione tra i partiti del centrosinistra dedicata al problema-amnistia. "L’Unione - dice Brutti - è favorevole ad aprire un nuovo confronto politico-parlamentare per l’adozione di un provvedimento di clemenza, tale da rendere meno drammatiche le condizioni in cui versano le carceri italiane. Ma dobbiamo operare con serietà".

"Il dibattito - aggiunge - deve poggiare su proposte percorribili e su un orientamento condiviso, che raggiunga la maggioranza dei due terzi alla Camera e al Senato. Guai ad alimentare invano aspettative e speranze nel mondo delle carceri. Guai ad accrescere il disagio e la tensione. Abbiamo già alle spalle un’esperienza di questo tipo. Perciò è necessario che prima di avviare l’esame di qualsiasi proposta nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato, vi sia un impegno chiaro e inequivoco delle forze politiche e dei gruppi parlamentari".

Brutti afferma che "l’Unione è pronta a questo impegno", ed aggiunge: "Noi crediamo che occorra individuare con precisione la portata e i limiti del provvedimento, il quale non potrà naturalmente applicarsi ai reati più gravi, né a reati odiosi come ad esempio quelli di mafia, di corruzione, di tratta degli esseri umani. È oggi più che mai necessario, dopo quattro anni di inerzia del Governo, intervenire sulle condizioni delle carceri con misure nuove e positive di solidarietà e di giustizia, per le quali l’Unione intende promuovere un atto di indirizzo del Parlamento". "Siamo convinti - conclude - che in questo quadro, la così detta legge ex Cirielli, che aggrava la situazione delle carceri e, al tempo stesso, lede il diritto dei cittadini alla sicurezza, non debba essere approvata e che perciò non meriti di essere ulteriormente discussa in Parlamento".

Amnistia: Castelli; o una svolta dei Ds, o non si farà mai...

 

Agi, 11 aprile 2005

 

"È del tutto evidente che, a seguito della riforma costituzionale che prevede una maggioranza di due terzi dei componenti di Camera e Senato, la potestà di decisione non è in mano al Governo, ma è del Parlamento. E quindi il Governo non può far altro che prendere atto delle sue decisioni". È la posizione del ministro della Giustizia Roberto Castelli in merito alla concessione di una "prospettata amnistia".

"Mi pare però del tutto evidente - afferma il Guardasigilli - che, a meno che i Democratici di Sinistra non mettano in atto una svolta a 180 gradi nel loro atteggiamento, questo provvedimento non vedrà mai la luce. Sono note, infatti, le posizioni su questo tema più volte espresse dall’On. Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera. Siamo quindi di fronte, ancora una volta all’avvicinarsi dell’estate, stagione tradizionalmente critica per i nostri penitenziari, ad una vicenda che rischia di trasformarsi nel solito irresponsabile balletto di chi mira ad illudere i detenuti e ad eccitarne gli animi".

Per Castelli, quindi, "pur nel rispetto della volontà del Parlamento, non posso esimermi dal raccomandare la massima responsabilità. Abbiamo già visto, con la discussione del provvedimento di legge sulla modifica delle modalità in materia di grazia, quanto difficile sia per il Parlamento legiferare su materie che abbiano a che fare con provvedimenti di clemenza. Auspico quindi che prima di iniziare la discussione su temi che potrebbero ingenerare false aspettative nei detenuti, che sono poi le vere vittime del fallimento di queste iniziative, se ne verifichi l’effettiva praticabilità.

Non posso poi esimermi da stigmatizzare nel modo più fermo alcune prese di posizione che ho letto oggi sui quotidiani che evocano addirittura possibili rivolte nel caso questo provvedimento non vada in porto. Mi domando - conclude il responsabile di via Arenula - se chi ha rilasciato queste dichiarazioni ne abbia valutato l’effettiva portata e l’effetto che notizie di questo genere, basate tra l’altro su falsi presupposti, possa ingenerare nei detenuti. È impressionante che anche chi ricopre incarichi così importanti possa dare vita a dichiarazioni di così crassa irresponsabilità".

Riferimenti espliciti, il ministro Castelli non ne fa, ma probabilmente si potrebbe riferire, ad esempio, al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Francesco Castellano, che in una intervista al "Corriere della Sera" afferma: "Alimentare aspettative per poi deluderle (sulla concessione di un provvedimento di clemenza, ndr) potrebbe provocare nelle carceri ricadute terribili".

Amnistia: centrodestra spaccato, a sinistra Di Pietro fuori dal coro

 

Ansa, 11 aprile 2005

 

Il leader dei Radicali Marco Pannella sospende - per motivi di salute - lo sciopero della fame, ma continua a chiedere a deputati e senatori di varare quanto prima un provvedimento in favore dei detenuti, quel gesto di clemenza che aveva chiesto Giovanni Paolo II nel corso della sua visita al Parlamento. Nei poli il dibattito su questa questione è sempre acceso. Il centrodestra è lo schieramento più diviso, con gran parte di Forza Italia ed Udc a favore del gesto di clemenza ed An e Lega contrari.

Nelle ultime ore, però, il partito di Gianfranco Fini ha aperto uno spiraglio, con Ignazio La Russa che auspica "uno sforzo" del suo partito in questa direzione, magari da barattare con "una maggiore severità verso gli habitué del crimine". "Le Istituzioni ascoltino Marco Pannella e si prendano carico dell’esigenza di un provvedimento di clemenza - ha dichiarato invece il forzista Franco Frattini - serve un provvedimento per decongestionare le carceri e per affrontare il tema della giustizia rapida".

Meno possibilista il ministro della Giustizia Roberto Castelli, che chiede ai politici di non "ingenerare false aspettative nei detenuti" con le loro dichiarazioni. Anche perché proprio il suo partito, la Lega Nord, sembra intenzionato a fermare ad ogni costo un’eventuale proposta di legge. "Non credo che ci siano le condizioni per poter nemmeno iniziare a ragionare - ha messo in chiaro alcuni giorni fa la camicia verde Francesco Moro - sono altri i problemi seri".

Amnistia: associazioni detenuti Rebibbia ringraziano Pannella

 

Agenzia Radicale, 11 aprile 2005

 

La tesoriera di Radicali Italiani, Rita Bernardini, rende nota la lettera appena ricevuta da parte dell’associazione Papillon "a nome e per conto di tutte le associazioni della Casa Circondariale di Rebibbia". Le associazioni tutte della Casa Circondariale di Rebibbia, venute a conoscenza, dai mezzi di comunicazione, dello sciopero della sete intrapreso dall’On Marco Pannella, per vedere nuovamente dibattere, in Parlamento, l’annoso problema dell’amnistia, intendono ringraziarlo vivamente, anche a nome di tutti i detenuti e, nel manifestargli totale e piena solidarietà, informano che si attiveranno, a sostegno della sua iniziativa, a partire dalla settimana prossima, per dare un segno tangibile promuovendo in forma pacifica (come nella consolidata maturità dei detenuti) uno sciopero in tutti i reparti di cui informeremo sulle modalità di attuazione.

La informiamo inoltre che i cittadini detenuti hanno inviato spontaneamente e singolarmente, una lettera al Presidente della Repubblica, On. Carlo Azeglio Ciampi, al fine di sollecitare un tavolo negoziale ove dibattere e portare a soluzione la problematica dell’amnistia, traendo spunto dalla disattesa richiesta del Santo Padre. Con ogni viva cordialità.

 

 

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