Rassegna stampa 22 agosto

 

Padova: vignette dal carcere, si ride anche dietro le sbarre

 

La Stampa, 22 agosto 2005

 

C’è un omino tondo, che sta in piedi su un water, armato di piccozza da scalatore" e la didascalia recita: "Un lungo cammino fatto di piccole conquiste". L’omino è Dado e la vignetta è una di quelle pubblicate in quattro anni da "Ristretti Orizzonti", rivista alternativa scritta da detenuti, detenute e volontari della casa di reclusione di Padova.

Dado in decine di vignette è diventato il protagonista di "Non aprite quel barattolo", dove racconta le assurdità della vita dietro le sbarre, tra vecchi regolamenti, sovraffollamento e tentativi di "rieducazione". L’autore è Graziano Scialpi, detenuto a Padova, fine pena 2026, e il libro verrà presentato oggi a Roma. "Eravamo alla disperata ricerca di qualcuno che facesse un po’ ridere" scrive la direttrice di "Ristretti Orizzonti" Ornella Favero, ma il carcere "non è un tema leggero".

A un certo punto è arrivato Dado, cioè Graziano Scialpi, ed è stato colpo di fulmine con la redazione. "Qualcuno ha sostenuto che l’ironia è il punto di vista di chi si è affacciato sull’abisso e poi si è tirato indietro. Checché se ne possa pensare, in carcere si incontra anche tanta ironia... ciascuno ne tragga le conseguenze che preferisce".

Così si presenta Scialpi nelle prime pagine del suo libro. Poi si dà il via alle avventure di Dado (soprannominato "Dado ristretto"). Si ride della salute dei detenuti, e del non rapporto con i medici: c’è quel dottore che fa la radiografia a Dado, e si vede un povero cuore dietro le sbarre. E poi si ride sulla "professionalità" di alcuni detenuti: Dado che mostra la sua abilità con una cassaforte.

Ma non mancano i temi "scomodi" come l’indulto o il sovraffollamento, con Dado che non trova uno spazio dove appendere la corda per impiccarsi. La prefazione è niente meno che di Sergio Staino, che di Dado scrive: quando ho letto il libro per la prima volta mi è venuta in mente la canzone di Jannacci, in cui i minatori rimangono incantati di fronte a un fiore nato in miniera.

Verona: senatore Paolo Danieli (An) in visita a Montorio

 

L’Arena di Verona, 22 agosto 2005

 

Dopo una visita in carcere, il senatore di An Paolo Danieli s’è detto preoccupato per la situazione dell’istituto di pena di Montorio. "I detenuti sono circa 800, numero di gran lunga superiore alla capacità del carcere. Di questi il 70% è costituito da extracomunitari. La polizia penitenziaria ha per contro 290 effettivi che si devono suddividere per quattro turni", ha detto Danieli, sottolineando il sovraccarico di lavoro per il personale, che comunque assolve al meglio ai propri compiti.

"La polizia penitenziaria, proprio per il suo status di polizia, potrà essere presto impiegata per funzioni estranee alla sua funzione primaria", ha detto il senatore, "gli agenti potranno essere impiegati in controlli negli aeroporti e negli stadi, il che appesantirebbe ulteriormente il carico di lavoro. Ma la gravità della situazione consiste nella quantità dei detenuti, che sono stipati anche in quattro dentro celle costruite per una persona e normalmente usate per due".

Il 70% dei carcerati è straniero. Arabi, slavi, romeni ed albanesi costituiscono il grosso della popolazione carceraria di Verona. Critiche le condizioni di convivenza tra le varie etnie. Frequenti gli attriti e le liti per l’incomprensione linguistica, ma anche per le diverse abitudini igieniche e le differenze culturali. "Un italiano che dovesse finire in galera, magari per sbaglio, deve pregare di non finire in cella di extracomunitari. La "convivenza" risulterebbe sicuramente più pesante della stessa detenzione", commenta Danieli, che prosegue, "una considerazione. Ciascun detenuto, a spanne, costa allo stato 500 euro al dì. Solo gli stranieri rinchiusi nel carcere di Montorio ci vengono a costare ogni giorno oltre mezzo miliardo delle vecchie lire. Non è più tollerabile che tante risorse vengano sottratte a bisogni primari. Si pensi solo a quanti anziani non autosufficienti, a quanti ammalati si potrebbero curare con quei 250mila euro al giorno".

Secondo Danieli le carceri vanno svuotate. "L’unico modo è quello di attivare al più presto i famosi "centri di accoglienza" per i clandestini. Non c’è niente da fare. I clandestini vanno ospitati in questi "centri" e poi smistati nei loro Paesi d’origine. Devono essere garantite loro condizioni di vita civili, ma devono rimanere chiusi lì dentro finché torna loro in mente nome, cognome e indirizzo e possono quindi essere rispediti a casa".

"Altro discorso deve essere fatto per le badanti che non solo non rappresentano una minaccia per la sicurezza, ma addirittura ci risolvono un problema sociale", conclude il senatore, "loro dovrebbero avere una corsia preferenziale per la regolarizzazione. Cosa che purtroppo oggi non avviene, ma per la quale lavorerò in quest’ultimo scorcio di legislatura".

Sappe: lettera aperta a Governo, Parlamento ed Istituzioni

 

Ansa, 22 agosto 2005

 

Una lettera aperta per sottolineare al Governo, al Palermo ed alle Istituzioni le esigenze del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Comparto Sicurezza. L’ha inviata questa mattina la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, l’Organizzazione più rappresentativa del Corpo di Polizia Penitenziaria, con oltre 12 mila iscritti ed il 40% di rappresentatività, al premier Silvio Berlusconi, ai ministri Castelli (Giustizia) e Baccini (Funzione Pubblica) e a tutti i Capigruppo dei partiti politici della Camera dei Deputati.

"Abbiamo rappresentato alcune esigenze prioritarie del Corpo di Polizia Penitenziaria ed il Comparto Sicurezza" comunica il Sappe "auspicando l’interessamento risolutivo del Governo, del Parlamento e delle istituzioni nell’imminente ripresa dell’attività istituzionale."

"In particolare" aggiunge la Segreteria Generale del Sappe" abbiamo rappresentato le seguenti necessità: l’incorporamento in servizio permanente effettivo degli Agenti ausiliari di Polizia Penitenziaria attualmente in servizio – provvedimento correttivo o integrativo della legge Finanziaria che scongiuri l’interruzione dal servizio ed il conseguente licenziamento degli Agenti Ausiliari del Corpo di Polizia Penitenziaria attualmente in servizio (500 unità circa). L’apertura del tavolo politico presso il Ministero della Giustizia per la modifica del decreto Ministeriale che recepisce le piante organiche del Corpo di Polizia Penitenziaria, non rispondente alle realtà operative e l’immediata riapertura del tavolo per le trattative per la c.d. coda contrattuale - contratto 2004/2005 D.P.R. n. 301 del 05.12.2004"

"Quindi" conclude il Sappe "abbiamo chiesto un impegno per sostenere e favorire – per quanto di competenza del Governo e del Parlamento – l’iter della legge delega al Governo per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di Polizia, oltre alla non più rinviabile e più efficiente rimodulazione e/o separazione del Comparto Sicurezza da quello della Difesa nonché, in sede di stesura della Finanziaria 2006, l’impegno concreto in seno al Consiglio dei Ministri affinché gli oneri di spesa per il rinnovo contrattuale delle Forze di Polizia e per la parte accessoria siano incrementati". "Si tratta di impegni concreti per gli operatori delle Forze di Polizia, rispetto ai quali Governo e Parlamento non possono rimanere insensibili" ha aggiunto il Sappe che nei giorni scorsi ha definito "sconcertante" la disattenzione del ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini circa le problematiche del Corpo di Polizia Penitenziaria ed ha preannunciato per i primi di settembre un sit in permanente davanti a Palazzo Vidoni, sede romana del ministero della Funzione Pubblica. "Come è noto" aggiunge il Sappe "nel corso della riunione del 3 agosto scorso, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato tra l’altro, proprio su proposta del Ministro per la funzione pubblica, Baccini,un decreto presidenziale che autorizza, secondo le procedure previste dalla legge finanziaria per il 2005, le deroghe al divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato.

L’ autorizzazione riguarda 2971 nel settore della sicurezza. Per quanto riguarda l’Amministrazione Penitenziaria tale deroga prevede l’assunzione di solamente 180 unità di personale appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria e di 36 unità di personale amministrativo. Solamente 180 Poliziotti Penitenziari nonostante la gravissima carenza di Baschi Azzurri, specie nei carceri del Nord Italia.

Una disparità rispetto alle altre Forze dell’Ordine che è a dir poco assurda, che sembra essere il frutto di una ripartizione di personale tra tutte le Forze di Polizia conseguente ad un errato criterio politico, frutto probabilmente più di pressioni lobbistiche che non rispondenti alle effettive esigenze organiche".

"E il ministro Baccini ha anche la responsabilità politica ed istituzionale di non essere stato ancora in grado di dare attuazione al riordino delle carriere delle Forze di Polizia, provvedimento normativo atteso da tempo dalle centinaia di migliaia di operatori del settore, e di non avere ancora provveduto alla redistribuzione, in favore del Corpo di Polizia Penitenziaria, di ben 5 milioni di euro, che per un’alchimia della Funzione Pubblica sono stati sottratti dai fondi incentivanti già destinati ai Baschi Azzurri per il pagamento dell’indennità prevista per la sorveglianza dei detenuti sottoposti all’articolo 41 dell’O.P. anziché essere prelevati dalle somme messe a disposizione per il pagamento delle indennità di ordine pubblico". "Se Baccini fa finta di non sentirci" aggiunge il Sappe "ci faremo sentire noi: programmeremo un sit in permanente davanti alla sede della Funzione Pubblica, a Palazzo Vidoni a Roma, fino a quando non farà finalmente qualcosa in favore del Corpo di Polizia Penitenziaria! Certo è quantomeno sconsolante constatare l’inerzia e il silenzio su questi problemi del ministro della Funzione Pubblica, forse più attento ai suoi futuri politici a Roma che non ai veri problemi delle Forze di Polizia!"

Belluno: Sappe; "il carcere scoppia, è colpa dei trans"…

 

Il Gazzettino, 22 agosto 2005

 

Il sindacato della Polizia penitenziaria denuncia la situazione di sovraffollamento a Baldenich. "Il carcere di Belluno "scoppia": colpa del nuovo reparto destinato ai detenuti transessuali". A denunciare la difficile situazione che si sarebbe creata negli ultimi mesi alla casa circondariale di Belluno è Nicodemo Adamo, segretario provinciale del Sappe, il sindaco autonomo della Polizia penitenziaria. "Con l’apertura del nuovo reparto sono cominciati una marea di problemi - attacca Adamo in un comunicato - infatti il reparto stesso doveva rispecchiare in parte i diritti dei detenuti, dove in tutti questi anni si è parlato e si parla delle condizioni disumane che vivono i detenuti per lo spazio ridotto. Ebbene questo nuovo reparto doveva ospitare un detenuto per camera, ma invece ne ospita due. Non solo: non c’è personale sufficiente per garantire una giusta ed adeguata sicurezza. Infatti il nuovo reparto ha creato un maggior incremento della popolazione, che oscilla oltre i 130 detenuti". Continua Nicodemo Adamo: "Da oltre un anno che non si riesce ad avere un comandante fisso, in modo che si possa creare quella linea operativa definitiva che metta fine a tante situazioni verificatosi in passato. Da tempo questo ruolo è coperto da Ispettori in servizio presso questo Istituto, e ultimamente ha visto due nuovi Comandanti, di cui uno ha terminato pochi giorni fa la sua missione temporanea presso questa sede, e l’altro l’ha appena iniziata. Si tratta di situazioni-tampone che non creano quel clima d’unione con il personale, proprio per il breve periodo di distaccamento, considerando che i suddetti hanno la massima stima, rispetto e collaborazione da parte nostra". La conclusione: "Si ricorre a quest’appello, sia per quanto detto e sia per l’affollamento di detenuti di varie etnie, con grossissimi problemi di convivenza. Specialmente in questi giorni non mancano azioni di violenza tra detenuti. Si chiede a tutte le forze politiche d’intervenire per fare un’ispezione e verificare quanto detto. Se il carcere è quel luogo, dove le persone resosi responsabili di reati devono scontare una pena e i gestori di questa struttura garantirne la sicurezza, è ora che lo Stato si faccia carico di restituire dignità e rispetto a tutti".

Catania: la Cisl riapre la vertenza sul carcere di Bicocca

 

La Sicilia, 22 agosto 2005

 

La Cisl-Fps ritiene opportuno rispondere alla replica del dott. G. Rizza, direttore della Casa Circondariale di Bicocca, pubblicata il 7/8/05 sulla Sicilia. Si precisa che non si intende instaurare un dialogo a mezzo stampa, perché ciò richiederebbe un contraddittorio puntuale ad ogni asserzione del direttore, che nega quanto evidenziato dalla nostra organizzazione che è invece il risultato di una attenta analisi e dalla reale situazione in cui è costretto ad operare il personale. Il ricorso alla stampa si è reso necessario per far conoscere le varie problematiche esistenti all’interno dell’Istituto Penitenziario che da tempo erano state rilevate e non avevano avuto adeguato riscontro. Si reputa necessario che tali problematiche debbano essere riportate nell’alveo della contrattazione come previsto dal Ccnl.

 

La Segreteria Provinciale Cisl-Fps

San Marino: strana evasione nel 2000, ora parla un confidente

 

Corriere della Romagna, 22 agosto 2005

 

L’inchiesta bis sulla romanzesca evasione di due detenuti dal carcere del 17 giugno 2000 rischia di far tremare un bel po’ di insospettabili e creare un terremoto dagli inquietanti retroscena. La decisione di riaprire il caso spetta alla magistratura, ma sarà difficile ignorare l’informativa della Gendarmeria che si è ritrovata nel giro di poche settimane a dover fare i conti con le "confidenze" di una persona attendibile e con l’arrivo di un destabilizzante esposto anonimo.

Alla storia della rocambolesca evasione di Luciano La Pietra e Maurizio Palermi con tanto di lima e lenzuola dal tetto non ha mai creduto nessuno. Una prima inchiesta però non ha portato all’accertamento di complicità. Ora però spuntano fatti nuovi su cui qualcuno dovrà far luce: la "gola profonda" racconta che il tutto venne orchestrato per far uscire di prigione La Pietra (condannato a quel tempo in primo grado per le molestie sessuali su un minore, e successivamente riconosciuto, colpevole anche in Italia in primo grado per lo stesso reato, prima di morire).

La "fonte" invita gli investigatori a verificare l’improvviso cambio di turno cui fu "invitato" il direttore del carcere alla vigilia dell’evasione e una presunta, e altrettanto improvvisa, disponibilità economica di cui avrebbe goduto uno dei "custodi". I primi interrogatori avrebbero fornito già qualche conferma. Su uno scenario già delineato piomba come un macigno l’esposto anonimo, la cui attendibilità è però ovviamente tutta da verificare, in cui si ipotizza anche il perché di tanto interesse attorno a La Pietra: l’esistenza sul Titano di un giro di pedofilia che avrebbe visto coinvolti personaggi di primissimo piano. Dopo la condanna a San Marino, La Pietra sarebbe stato fatto quindi evadere dagli "amici". Gli stessi avrebbero poi tratto un sospiro di sollievo sette mesi fa alla notizia della sua morte solitaria, mentre era ai domiciliari, in attesa del processo di appello.

Torino: si getta nel Po durante retata, salvata da un vigile

 

La Stampa, 22 agosto 2005

 

La "signora degli spiedini" voleva buttarsi nel Po per sfuggire alle divise. È stato un agente della polizia municipale a tuffarsi in acqua per impedire a Najat Frata El Idrissi, 47 anni, di rischiare la vita nelle acque del fiume che scorre davanti ai Murazzi. La sua specialità sono proprio gli spiedini cucinati con un barbecue sulle rive del Po. Tutto abusivo, come la sua presenza in Italia. È finita anche lei in mezzo agli immigrati bloccati dalla polizia e vigili urbani nel controllo di ieri all’una. Cinquanta agenti di questura, Commissariato Centro e Reparto mobile e 24 della polizia municipale hanno lavorato nell’operazione "Estate tranquilla", con pattuglie impegnate anche in Barriera di Milano e a Porta Palazzo.

Il risultato: 30 clandestini individuati (saranno espulsi in questi giorni), quattro arresti per droga, sei per violazione delle norme sull’immigrazione e uno per utilizzo, fabbricazione e detenzione di documenti falsi. L’intervento ai Murazzi ha richiesto il maggiore impegno delle forze dell’ordine. In estate, la zona è molto frequentata, è un "polo" del divertimento torinese assieme al "quadrilatero romano" e alla zona di piazza Castello. Centinaia di persone si riversano ogni sera nei locali lungo le rive del Po. Una calamita anche per le attività illecite, come il banchetto degli spiedini venduti a 4 euro ciascuno da madame Najat e le bancarelle di occhiali di marca (fasulli), ma anche per lo spaccio di hashish e cocaina. La "tenaglia" di polizia e vigili urbani ha stretto la folla dei Murazzi tagliando ogni possibilità di fuga. Compreso il Po, pattugliato dalla polizia municipale a bordo di un battello. Oltre ai clandestini e alla "signora degli spiedini", le forze dell’ordine sono riuscite a bloccare anche uno spacciatore di 31 anni di origine palestinese (in tasca aveva 90 grammi di hashish), due coetanei marocchini e un altro nordafricano di 24 anni, che nascondeva un grammo e mezzo di cocaina. Un ragazzino di 15 anni ha tentato di approfittare della confusione per fuggire, ma è finito tra le braccia dei poliziotti, che lo hanno riaccompagnato nel centro di accoglienza per minori da dove era fuggito 48 ore prima.

Sono finite sotto sequestro, poi, 500 tra bottiglie e lattine di birra, pronte per essere vendute in modo abusivo (senza licenza) e in violazione dell’ordinanza del prefetto (per evitare che diventino armi improprie). La polizia municipale ha anche portato via le centinaia di occhiali con griffe taroccate che campeggiavano sui banchetti di un immigrato senegalese. Nello stesso tempo, altri poliziotti erano al lavoro nella zona dei giardini "Alimonda", in Barriera di Milano, dove hanno individuato un clandestino di 23 anni di origine marocchina. Poco dopo, i controlli sono arrivati anche a Porta Palazzo: sei clandestini sono finiti in carcere.

Rimini: tentato omicidio in una comunità di recupero

 

Il Messaggero, 22 agosto 2005

 

Tentato omicidio e lesioni personali: sono le accuse che l’altra sera hanno portato nel carcere di Rimini Domenico Celenza, 35 anni, di Vasto, da tempo ospite della comunità di recupero per tossicodipendenti "Centofiori" di Montescudo (Rimini). L’uomo, armato di un coltello da cucina affilatissimo con una lama di 20 centimetri, ha ferito a un avambraccio un giovane ospite riminese, intervenuto con molti altri compagni per sottrarre dall’ira dell’uomo un loro amico entrato "in rotta di collisione" con l’abruzzese alcuni giorni fa, quando aveva sottratto dalle mani di Celenza la fidanzata di quest’ultimo, vittima di un vero e proprio pestaggio. Da quel momento - hanno ricostruito sulla base delle testimonianze raccolte i carabinieri della stazione di Montescudo - Domenico Celenza, rimasto solo perché la compagna ha abbandonato la comunità, quando incontrava il "salvatore" lo affrontava a muso duro, dicendogli, dopo avergli sputato tra i piedi, che prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare. Minaccia cui ha cercato di dare corso l’altra sera quando il suo rivale, dopo l’ennesima intimidazione, ha risposto verbalmente alla minaccia.

Celenza l’ha colpito con uno schiaffo e gli si è avventato contro. Alcuni presenti si sono letteralmente scagliati sull’energumeno (1,90 di altezza per oltre cento chili di peso) placcandolo. Lui però si è rialzato come se niente fosse, è corso in cucina, ed è tornato a cercare il rivale brandendo il coltello. Lo stesso gruppo intervenuto dopo le percosse in più circostanze - sembra addirittura una decina - lo ha bloccato e fatto cadere a terra, fino a quando Celenza, che cercava di colpire chiunque si trovasse accanto a lui, ha ferito con un fendente giudicato guaribile in otto giorni un 22enne riminese. L’intervento dei carabinieri ha impedito che il chietino venisse linciato da molti ospiti inferociti: l’uomo è stato salvato solo perché altri si sono messi a sua protezione. La dinamica dell’accaduto, nonostante la lievità delle ferite riportate dal giovane, ha convinto il Pm di turno Paolo Gengarelli a ordinare l’arresto per tentato omicidio.

 

 

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