"Dovete vincere per noi"

 

"Dovete vincere per noi"

 

La visita dei giallorossi al carcere a Regina Coeli come in curva Sud: "Dovete vincere per noi"

 

Corriere della Sera, 25.02.2004

 

Nella confusione anche un equivoco: un detenuto atteso in infermeria sbaglia percorso e viene bloccato. Per una mattinata a Regina Coeli si respira un’aria un po’ diversa. C’è la Roma, con i giocatori De Rossi, Mancini e Dacourt, il vice-presidente Ciro Di Martino e il team manager Tempestilli, e c’è voglia di normalità. I famosi tre scalini, quelli che "chi non li salisce non è romano", invece, non ci sono più. O meglio: ci sono ancora, ma dietro c’è una porta chiusa, e di lì non si entra. Una leggenda che finisce.

Dentro, i detenuti sono in fermento. In tutto il carcere sono un migliaio, ma in rappresentanza delle sei sezioni sono centoventi, 20 per gruppo: per essere lì, a vivere un’ora decisamente diversa dal solito, un po’ hanno tirato a sorte, un po’ sono i più meritevoli come condotta, un po’ si sono messi d’accordo, anche in base al tifo. Non per niente sono quasi tutti romanisti, anche se dal coro spunta fuori un "Forza Lazio". Un detenuto si alza e chiama De Rossi: "A Danie’, so’ de Ostia". Il ragazzo, commosso, ricambia con un sorriso. In molti sbirciano dalle finestrelle, dietro le sbarre si sentono voci e cori da stadio. Il direttore Mariani parla di una squadra "che ha continuato la corsa lungo la sua curva", qualcuno incita i giocatori: "Vincete per noi".

Parla Tempestilli, a nome della società. E parlano anche i ragazzi di Regina Coeli, tramite una poesia ("Quotidianità"), così bella da meritare un premio letterario. All’uscita, è inevitabile un po’ di calca. Padre Vittorio, il parroco laziale, ritira per tutti i gadget portati da Tempestilli e un detenuto, presente nella rotonda del penitenziario, si confonde con la folla dei visitatori e supera la prima porta verso l’uscita. Ci sono da passare altri tre varchi di controllo, per arrivare fino in fondo. Gli agenti del carcere lo vedono subito, lo riconoscono e lo bloccano: l’uomo, sulla trentina, infilato in una tuta-pigiama, si giustifica: ha soltanto sbagliato strada, stava cercando l’infermeria, dove in effetti era atteso per una visita. Convocato nel pomeriggio dalla direzione, ha spiegato che si è trattato di un semplice malinteso. Anche perché, hanno confermato dal carcere, finirà di scontare la sua pena il 2 aprile. Tutto chiarito, pur se nel pomeriggio il tam-tam di qualche radio privata romana ha diffuso la notizia di "un tentativo di fuga". Dietro tanta esagerazione (e superficialità), quella di ieri per Regina Coeli resta una giornata di festa.

 

 

Precedente Home Su Successiva