|
Calabria: la protesta degli ex detenuti che chiedono lavoro Chiesto un incontro con il governatore Chiaravalloti
Giornale di Calabria, 28 novembre 2003
Davanti agli uffici dell’Afor di Bovalino, ieri mattina hanno protestato pacificamente e civilmente gli operai idraulico forestali della Locride, ex detenuti che hanno espiato la pena. Hanno invocato il loro diritto ad un dignitoso reinserimento nel tessuto sociale e ad un recupero reale contemplati dalla legge, in particolare dalla n. 193 del 2000, da alcune sentenze della Corte Costituzionale e della Suprema Corte di Cassazione nonchè da diversi indirizzi giurisprudenziali. Proprio in virtù di tali norme la Giunta Regionale il 22 settembre scorso aveva deliberato, su proposta dell’assessore al ramo, Dionisio Gallo, la riassunzione degli ex detenuti che avevano espiato la pena; circa 60 padri di famiglia. Qualche settimana addietro, però, nuove nubi si sono addensate sul futuro degli operai. Secondo alcune notizie, infatti, la Giunta avrebbe sospeso le assunzioni per "autotutelarsi" ma nessuno sa ancora in virtù di quale atto il provvedimento sia stato adottato. Gli operai interessati hanno detto di volere incontrare il governatore Chiaravalloti e di sentire molto vicino a loro l’assessore Gallo che, proprio ieri, ha detto che la vertenza è ancora tutta aperta. Molti padri di famiglia hanno detto di essere giunti ad un vero e proprio stato di esasperazione non avendo più alcuna sicurezza sul proprio futuro e su quello della propria famiglia. "Se abbiamo sbagliato, ha detto qualcuno, è pur vero che abbiamo pagato il nostro debito con lo Stato, con la Giustizia e con a società. Ora abbiamo una vita davanti a noi e vorremmo poterla vivere onestamente, lavorando e guadagnandoci il pane con le nostre fatiche". Nei giorni scorsi anche il vescovo di Locri - Gerace, mons. Bregantini, aveva lanciato un appello a sostegno delle ragioni dei forestali. Intanto il consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi, capogruppo dei Democratici per l’Europa al Consiglio regionale, condivide l’appello rivolto dal vescovo di Locri, relativamente alla vicenda degli ex- detenuti che chiedono di essere riassunti nella forestale. "Indipendentemente dalle posizioni politiche che potrebbero per i più distratti ed insensibili scatenare strumentali interpretazioni, il vero problema - sostiene Tripodi in una nota- è tutelare la dignità dell’uomo. Sono convinto che la sanzione stabilita dalla giustizia sia già sufficiente a pagare il debito con la società e diviene deprecabile aggiungere alla pena la sofferenza della condizione di emarginato. La società muta ed insieme ad essa cambia il modo di affrontare i problemi. Molti sociologi hanno studiato gli effetti delle "Istituzioni totali", come tecnicamente vengono definiti i luoghi di "ghettizzazione" quali prigioni, ospedali psichiatrici, campi di concentramento..., e la loro analisi ha messo in evidenza che la logica punitiva fine a se stessa aumenta il divario fra gli elementi integrati e i così detti elementi devianti di una società e non contribuisce alla creazione di una collettività omogenea con la conseguenza tristemente già nota dell’inasprimento delle tensioni sociali. D’altra parte le società più avanzate si dovrebbero caratterizzare per l’abbandono dei metodi repressivi sostituiti da progetti tesi al recupero del soggetto e non alla sua emarginazione, che non vuol dire deresponsabilizzare il soggetto dalle sue azioni, poiché la sanzione non viene esclusa, ma affiancare alla pena la possibilità della reintroduzione nella società, che rappresenta un riscatto morale per l’individuo e la sua famiglia, divenendo il vero deterrente per evitare di reiterare gli errori già una volta commessi. Se condanniamo il soggetto all’esclusione dalle dinamiche sociali, lo consegniamo noi stessi alla sua alienazione dalla comunità". "Per questo - conclude Tripodi - condivido la preoccupazione del vescovo di Locri, intento a tutelare la crescita morale del nostro tessuto sociale più che a "giudicare la giustizia", come qualcuno vorrebbe argomentare e oltretutto, ritengo sia dovere della classe politica assumersi responsabilità istituzionali anche in questo ambito, poiché suo compito è quello di offrire soluzioni per attenuare il disagio e lo sconforto che provengono dalla collettività".
|