Sergio Segio

 

A Milano una iniziativa intorno all'appello "Dal penale al sociale"

di Sergio Segio (Associazione Società INformazione)

 

Milano, luglio 2003

 

Allargare il fronte


Sindacato, associazioni, movimenti, terzo settore: è nato un cartello che si propone di incidere sui tanti nodi aperti dal neoautoritarismo, a partire dalla proposta di riforma sulle droghe

"Dal penale al sociale" è il titolo di un appello lanciato da personalità, operatori e rappresentanti di molte organizzazioni nazionali e sottoscritto da oltre 1.700 persone, gruppi e associazioni (www.fuoriluogo.it/speciali/guerraitaliana/appello_26_giugno.html) ed è stato il cuore del ragionamento nel convegno tenutosi il 27 giugno alla Camera del Lavoro di Milano, promosso da C.G.I.L., Associazione Società INformazione, Gruppo Abele, Forum Droghe, Lila nazionale, Rete "La libertà è terapeutica", Associazione Saman, C.N.C.A. Lombardia, Antigone.

Le iniziative erano finalizzate alla promozione di un "Cartello" di forze sociali e associazioni "Contro la nuova crociata punitiva sulle droghe, per il rilancio di politiche di tolleranza e di inclusione sociale, per la riduzione delle risposte penali e del carcere, in nome di un Welfare dei diritti". Cartello che si è costituito al termine del convegno milanese, in cui sono stati numerosi gli interventi di sindacalisti della C.G.I.L. (Morena Piccinini, Giuseppe Vanacore, Corrado Mandreoli, Franco Vanzati, Giorgio Roversi, Giuseppe Bortone), di rappresentanti delle associazioni (Susanna Ronconi, Grazia Zuffa, Licia Roselli, Franco Corleone, Leopoldo Grosso, Achille Saletti, Filippo Manassero, Riccardo De Facci, Luca Massari, Christian De Vito, (oltre a chi scrive), di operatori ed esperti (Alessandro Margara, Franco Maisto, Anna Muschitiello, Edo Polidori) [gli interventi integrali sono disponibili sui siti www.ristretti.it e www.fuoriluogo.it]. 

Al termine della giornata di lavori - con la mattinata dedicata in particolare all’esame della situazione carceraria e il pomeriggio incentrato sulle politiche in materia di droghe e sulle nuove crociate repressive - sono risultati comune l’analisi, convergenti le preoccupazioni e condivisi gli obiettivi.

 

L’analisi

 

Dal penale al sociale. Come a dire che bisogna remare controcorrente. Un’attività dura e faticosa, ma anche giusta e necessaria, se non vogliamo essere trascinati sempre più allargo. O, meglio, sempre più a fondo.

La corrente, infatti, tira da tempo nella direzione dell’enfatizzazione securitaria, di quel paradigma della tolleranza zero che ha determinato la criminalizzazione di interi gruppi sociali: immigrati e tossicodipendenti in primo luogo, ma anche poveri, senza dimora, prostitute, sofferenti psichici, giovani delle periferie urbane. Nello scorso decennio le risorse economiche e le agende politiche si sono progressivamente spostate dallo Stato sociale alle politiche di incapacitazione selettiva attraverso lo strumento penale.

In questa corrente si sono adagiati, con rassegnazione ma talvolta addirittura con zelo, pezzi rilevanti del centrosinistra. E lo si è ben visto, nell’ultima campagna elettorale nazionale ma anche nella produzione legislativa del passato governo. Chi si ricorda la trovata (e il business) del "braccialetto elettronico"? Per non dire dei Centri di detenzione per immigrati. Edo Polidori, del Servizio pubblico per le tossicodipendenze di’ Faenza, ha ricordato il silenzio (e l’autocensura) che ha circondato la parola "riduzione del danno" alla III Conferenza nazionale sulle droghe, organizzata a Genova nel novembre 2000 dal governo dell’Ulivo.

Gli effetti del "combinato disposto" di questi anni tra politiche e culture repressive del centrodestra e del centrosinistra sono sotto gli occhi di tutti. Alessandro Margara, presidente della Fondazione Michelucci di Firenze e già Direttore generale delle carceri, l’ha definita ossessione per la sicurezza. Come tutte le ossessioni, ha prodotto drammi e incubi: ipertrofia del penale e bulimia carceraria ma, ancor peggio, un pericoloso sedimento, una tossina culturale che ha attecchito nella pubblica opinione, fattasi ormai convinta che l’intolleranza e la repressione servano a migliorare la qualità della vita urbana.

Nulla di più falso, naturalmente. Il ricorso allo strumento penale per tutta una serie di fenomeni e contraddizioni sociali alimenta semmai una catena perversa che produce sempre più ampie lacerazioni, massicci processi di esclusione, false rassicurazioni e un autoalimentante business della paura. In particolare Morena Piccinini, segretaria confederale della C.G.I.L., e Giuseppe Vanacore, segretario C.G.I.L. della Lombardia, hanno messo in rilievo il rapporto inversamente proporzionale che esiste tra politiche sociali e risposte penali: quanto più vengono smantellati diritti e garanzie del welfare, tanto più si spostano risorse e centralità verso il ricorso al carcere e al contenimento.

Un mercato, quello della paura, ben più redditizio del narcotraffico, ma che, come quello, deve continuamente allargare e diversificare il proprio giro. E deve inventare sempre nuovi "nemici". O riattizzare l’allarme verso quelli consueti. E il caso di questi mesi e della ventilata proposta di legge governativa d’inasprimento sanzionatorio sulle droghe, anticipata e fortemente voluta da Gianfranco Fini.

 

Le preoccupazioni

 

Contro questa minaccia vanno concentrati gli sforzi, a partire dalla presentazione di proposta proposta di legge, annunciata da Franco Corleone, tesa invece alla completa depenalizzazione del consumò di sostanze. Anche perché la legge Fini va vista nel complesso di proposte repressive e liberticide avanzate in questi mesi dal governo: i decreti attuativi della Bossi-Fini sull’immigrazione, i disegni di legge sulla prostituzione, sulla psichiatria, sulla giustizia minorile e quanto altro compone l’agenda della ventata neo-autoritaria in atto. E che viene anche utilizzata per mascherare le lacerazioni interne alla Casa delle Libertà, che andrebbe ribattezzata Casa delle prigioni. Peraltro, gli effetti immediati della modifica della legge sulle droghe, per come anticipata da Fini e dal prefetto Sotgiu, vale a dire con la reintroduzione della dose massima giornaliera e con la tabella unica per droghe leggere e pesanti, sono stati paventati da Franco Maisto, sostituto procuratore di Milano: più processi, e in particolare più processi per direttissima, nei confronti degli "avanzi della giustizia", immigrati e tossicodipendenti; dunque, di nuovo, ingolfamento giudiziario e sovraffollamento carcerario.

 

I propositi e gli obiettivi

 

La nascita di questo Cartello ci sembra porre un forte elemento di dinamismo e novità, in grado di richiamare anche le forze politiche della sinistra a una maggiore attenzione ai contenuti e alla necessità di ritrovare una propria dimensione e strategia culturale, un proprio paradigma opposto a quello securitario, uscendo dalle secche di una navigazione a vista e in rincorsa dell’avversario, cui pare essersi troppo spesso adagiata. Un Cartello che raccolga forze del sindacato, delle associazioni, del volontariato, del terzo settore, dei nuovi movimenti e che, come ha detto Tom Benetollo, presidente nazionale dell’ARCI, a partire dalla proposta di legge per la depenalizzazione, sia in grado di condurre una battaglia permanente.

Un Cartello, però, non unidimensionato sulla questione droghe. Come ha sottolineato Corrado Mandreoli, della Camera del lavoro di Milano, deve essere occasione per superare la frammentazione degli interventi, in una strategia comune, capace anche di alludere a nuove forme della politica: centrate non sul leaderismo ma sulla partecipazione. Dunque, un Cartello capace di ragionare e proporre su un intero e intrecciato arco di questioni: in particolare, droghe, carcere, salute mentale, migranti, prostituzione. Insomma, su quelli che sono i fronti aperti dal neo-autoritarismo.

In chiusura del convegno, chi scrive ha sintetizzato i prossimi passaggi: anzitutto, l’allargamento del Cartello stesso ad altre forze e organizzazioni; la definitiva messa a punto della proposta di legge sulla completa depenalizzazione del consumo e delle condotte correlate, e la sua sottoscrizione da parte di un numero significativo di parlamentari; un prossimo seminario per la definizione dell’agenda politica delle iniziative e della loro organizzazione; un grosso convegno entro fine anno per la verifica del percorso, anche in relazione all’evoluzione del quadro politico.

 

Dall’appello alla legge

 

Il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale contro la droga, si è tenuto un incontro alla Camera dei Deputati per presentare l’appello "Dal penale al sociale" e le linee di una proposta di legge alternativa a quella annunciata dal vice premier Fini.

La relazione introduttiva, particolarmente appassionata, di Luigi Ciotti sul valore indisponibile dei diritti e il legame indissolubile con i principi della Costituzione è stata poi seguita dagli interventi di Tom Benetollo, Claudio Cippitelli, Giuseppe Bortone, Mauro Palma, Stefano Anastasia, Anna Pizzo e di tanti altri esponenti dei servizi pubblici e delle comunità. Per quel giorno era atteso l’annuncio del testo della proposta del governo ma le contraddizioni della maggioranza, che nei giorni successivi si sono amplificate su tutti i temi, pare abbiano bloccato l’iniziativa che doveva vedere la luce presso la Comunità Incontro di don Gelmini ad Amelia.

Franco Corleone, presidente di Forum droghe, ha espresso ai parlamentari presenti la necessità di non attendere passivamente la proposta del governo e di lavorare per una proposta basata su punti precisi e in particolare sulla completa depenalizzazione del consumo, su reali alternative al carcere per i tossicodipendenti e sulla legittimazione di misure di riduzione del danno già praticate in molti paesi europei. È stata presentata una bozza di proposta di legge, composta di 19 articoli, sulle linee della Commissione La Greca che nella scorsa legislatura predispose al ministero della Giustizia un’ipotesi di testo rimasto poi nei cassetti: la bozza è arricchita dal lavoro di Sandro Margara.

Il 15 luglio si è tenuto un incontro con i deputati più sensibili ed è iniziata la raccolta delle adesioni, che dovrà essere massiccia e coinvolgere lo schieramento più largo possibile. Le prime firme sono di Marco Boato, Giovanni Russo Spena, Livia Turco, Katia Zanotti, Tiziana Valpiana, Ruggero Ruggeri, Franca Bimbi, Ermete Realacci, Carla Rocchi, Luana Zanella, Roberto Giachetti, Franca Chiaromonte, Titti De Simone, Gloria Buffo, Mauro Bulgarelli, Maura Cossutta, Paolo Cento. Prima della pausa estiva la proposta sarà depositata e a settembre potrà essere presentata con una specifica iniziativa nazionale.

 

 

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