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Il carcere duro raddoppia
Al senato la commissione giustizia vara i141 bis definitivo all’unanimità (PRC assente). Oltre ai mafiosi toccherà ai terroristi, che perdono anche la Gozzini
Il Manifesto, 28 settembre 2002
Il regime carcerario speciale previsto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario sarà introdotto in via definitiva. E non solo per i mafiosi, che ce l’hanno già, ma anche per i responsabili di reati di terrorismo e per i cosiddetti trafficanti di persone (immigrati). Anche a loro toccheranno le restrizioni dei colloqui, la censura della posta, il divieto di lavorare e le limitazioni alla ricezione di pacchi, all’accesso all’aria e all’acquisto di prodotti in carcere: si andrà dunque al di là della comprensibile finalità di impedire ai capi-mafia di continuare a dirigere organizzazioni criminali da dietro le sbarre. il ministro della giustizia conserverà il potere di applicare, caso per caso, il regime duro, ma la nuova legge estenderà il controllo giurisdizionale. E c’è dell’altro. I condannati per terrorismo. al pari dei mafiosi, potranno accedere ai benefici della legge Gozzini (lavoro esterno, permessi premio, semilibertà e affidamento in prova) "solo nei casi in cui collaborino con la giustizia" e non più, come oggi, alla sola condizione che non vi siano "elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con la criminalità". E’ l’addio ai benefici, che ovviamente non riguarderà i detenuti già ammessi a goderne: dubbia è la condizione di coloro che, già detenuti, non hanno ancora accesso alla legge Gozzini; è invece certa l’esclusione di coloro che saranno arrestati sotto la nuova legge. Ieri la commissione giustizia del senato ha approvato all’unanimità il ddl sul carcere duro: hanno votato a favore tutti i gruppi ad eccezione del Prc, assente. Il testo passerà adesso all’aula di Palazzo Madama, dove probabilmente sarà approvato con le sole dichiarazioni di voto e il voto finale; poi andrà a Montecitorio. L’articolo 41 bis era nato nel ‘92 all’indomani della strage di Capaci in cui fu ucciso Giovanni Falcone, ma solo come normativa transitoria ed eccezionale. Da allora, di anno in anno, è stato sistematicamente riconfermato nonostante le censure della corte costituzionale (sentenze 354/94, 68/95, 376 e 445/97, 137/99), che sia pure senza invalidare la norma ha sollevato rilievi in ordine al principio di uguaglianza, al divieto di trattamenti inumani, al carattere rieducativo della pena e alle attribuzioni rispettive di ministro e giudici. La stessa natura transitoria del 41 bis aveva suscitato dubbi di costituzionalità: per questo il ministro Castelli, su istanza dell’ULivo, ha modificato il suo ddl rendendolo, da quadriennale, definitivo. Ma non è detto che la corte si accontenti: qualche malalingua sospetta i furbacchioni del Polo di aver promosso una legge incostituzionale solo per farla cadere dinanzi alla consulta. Il voto di ieri, unanime come il parere già espresso dall’antimafia, è infatti una risposta delle destre (e non solo) ai proclami di Leoluca Bagarella e degli altri boss che se la sono presa con le "promesse non mantenute" dai politici. E a quei settori della mafia che, secondo i rapporti del Sisde e della polizia finiti sui giornali, potrebbero attentare alla vita di Cesare Previti o Marcello Dell’Utri, "ritenuti a torto o a ragione collusi con i clan". Logico perciò che le destre, con le eccezioni di Carlo Taonnilla e Alfredo Biondi. contrarissimi, commentino il voto alzando la bandiera della lotta alla mafia, Così Schifani, capo di FI al senato: "Contro la mafia fatti, non chiacchiere. Oggi è stato fatto un importante passo avanti". Sullo stesso tono La Russa, capogruppo di An alla camera: "Oggi possiamo rispondere con i fatti a chi. da sinistra, riteneva la coalizione incapace di essere coesa su un tema così importante e delicato". "Viva soddisfazione" del ministro dell’interno Pisanu. Chiarissimo il guardasigilli leghista: "il voto di oggi dimostra l’inflessibilità del governo. E la vera novità sottolinea Castelli è la possibilità di applicare il 41 bis anche ai terroristi". il procuratore nazionale antimafia Vigna parla di "provvedimento estremamente positivo". Dall’altro lato, isolati, i radicali denunciano "la legalizzazione stabile della tortura" insieme alle organizzazioni dei penalisti, mentre l’opposizione è nel complesso soddisfatta. Per Nando Dalla Chiesa (Margherita) "è la migliore risposta", l’ex presidente Ds dell’antimafia Lumia si augura che "la camera confermi". Angius, capogruppo Ds al senato, annuncia il via libera all’iter accelerato e persino Vendola del Prc parla di "cattiva notizia per la mafia", auspicando altrettanta rapidità a Montecitorio come segnale di "assoluta indisponibilità a trattative con i boss". Ma in Rifondazione molti sono contrari al 41 bis, a cominciare da Pisapia. Paolo Cento dei Verdi chiede alla camera di rimediare: "Sembra un ricatto, come se criticare questa norma significasse quasi fare un favore alla mafia". E Siniscalchi (Ds), benché favorevole, sottolinea l’opportunità di "evitare ogni automatismo nell’applicazione del 41 bis".
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