Una banca dati del DNA dei pregiudicati?

 

"Archiviare il DNA dei criminali"

 

Gazzetta di Parma, 22 febbraio 2002

 

Dal codice genetico all’autore del reato: le nuove prospettive delle indagini scientifiche

 

Si chiama «database del DNA» ed è l’ultima frontiera dell’evoluzione delle indagini scientifiche basate sull’esame del codice genetico. È una sorta di archivio che raccoglie i Dna di soggetti già coinvolti in crimini - ma non necessariamente solo di queste persone - per poter arrivare immediatamente all’individuazione dei responsabili di delitti semplicemente analizzando minime tracce di Dna. In altri paesi questo strumento di lotta al crimine è già da tempo una realtà; in Italia potrebbe diventarlo, visto che la tecnologia necessaria non manca di certo. Ma la strada da percorrere sul fronte legislativo per introdurre questa possibilità è ancora lunga.

È stato questo uno dei temi di maggior rilievo affrontati ieri nel corso del convegno su «Analisi forense del Dna», organizzato nella sede della Scuola di Polizia penitenziaria alla Certosa da «Applied biosystems», società che opera nel settore delle tecnologie per l’analisi scientifica nell’ambito delle investigazioni giudiziarie. Presenti all’assise numerosi biologi e studiosi dell’Università di Parma e di altri atenei italiani, oltre a una nutrita rappresentanza del Ris di Parma - il Raggruppamento investigazioni scientifiche dei Carabinieri - guidata dal tenente colonnello Luciano Garofano. A fare gli onori di casa è stato il direttore del carcere, Silvio Di Gregorio, mentre il saluto ai partecipanti è stato rivolto dal sindaco Elvio Ubaldi, che ha ricordato, riferendosi proprio al Ris, il «ruolo di presidio sociale che svolge, per la sua funzione di strumento a servizio della giustizia ma anche in quanto elemento che contribuisce alla tranquillità e alla sicurezza».

«Porre le basi per un allargamento dell’utilizzo della tecnologia dell’analisi del Dna, sfruttando appieno le sue potenzialità come avviene in altri paesi». Questo, secondo Raimo Tanzi di Applied biosystems, è l’obbiettivo da raggiungere. «In Italia - ha aggiunto - siamo ancora all’utilizzo di questa tecnologia solo per aggiungere prove a dei sospetti di reati, che però devono essere individuati con tecniche di identificazioni normali. Mentre in altri paesi, primi fra tutti Gran Bretagna e Usa (ha portato ieri la propria esperienza anche un ex procuratore americano, Chris Asplen, ndr), sta prendendo piede l’utilizzo di database, cioè collezioni di profili di Dna di persone che sono state in qualche modo coinvolte in crimini di varia natura. Questi database consentono di avere una grande quantità di dati, grazie ai quali si può trovare il colpevole di un delitto anche laddove non sussista neanche un minimo indizio, ma solo con l’analisi di Dna prelevato nella zona del reato». E non solo nei casi di omicidio: «Categorie di reati che potrebbero giovarsi di questo sistema - ha detto Tanzi - sono gli stupri, ma anche i furti in generale». E un elemento non trascurabile è l’abbattimento dei costi di investigazione.

Già oggi, comunque, il modello di polizia giudiziaria è profondamente diverso rispetto a pochi anni fa. «La nuova polizia giudiziaria - ha spiegato il colonnello Garofano - è una sintesi fra l’investigatore classico e le tecniche scientifiche. Abbiamo cominciato noi col caso del serial-killer Donato Bilancia e con quello di Erika e Omar a Novi Ligure, coinvolgendo sempre investigatori e pubblici ministeri, affinché ogni giorno si discutesse di quello che si faceva e delle intuizioni che derivavano dalle indagini. Se non c’è questo contatto si rischia di perdere tempo e ognuno lavora senza una bussola».

E sulle tecniche più strettamente scientifiche, il responsabile del RIS ha ricordato che «sicuramente il Dna ha rappresentato una svolta, facendo anche da traino per gli altri settori della polizia scientifica. Importantissimo comunque è che l’intervento di specialisti sulla scena del reato sia immediato, per poter dare ad ogni particolare un significato». Alla base del successo di ogni indagine scientifica, comunque, per Garofano stanno sempre alcuni elementi fondamentali: «Tanta passione, tanta voglia di studiare e anche tanta umiltà e prudenza».

 

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