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Il G.O.M.: Seicento superagenti per sorvegliare i boss ed intervenire contro i detenuti in rivolta
(Corriere della Sera, 27
luglio 2001 Che sia un corpo speciale, nessun dubbio. E, come per ogni struttura super - qualificata, l’attività ed i metodi d’addestramento sono avvolti da un alone di mistero. Gli agenti che ne fanno parte sono 600 e sono guidati dal generale Alfonso Mattiello: il loro compito è quello di intervenire in caso di sommosse dentro le celle, di occuparsi della traduzione e della scorta dei pentiti “ad alto rischio” e della sorveglianza dei mafiosi sottoposti all’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario, il cosiddetto “carcere duro”. il Gruppo Operativo Mobile (G.O.M.) della polizia penitenziaria è oggi sotto accusa per i pestaggi che sarebbero avvenuti nella caserma di Bolzaneto. L’ultimo fronte delle critiche al comportamento delle forze dell’ordine durante il G8 chiama direttamente in ballo questa squadra di agenti alle dirette dipendenze del Direttore Generale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (D.A.P.). È la prima grana che dovrà affrontare Giovanni Tenebra, anche se l’ex procuratore di Caltanissetta, da poco investito dell’incarico conferitogli dal governo, non ha partecipato alla riunione di ieri con il Guardasigilli Roberto Castelli. Un vertice nel corso del quale il responsabile del DAP per il G8, il magistrato Alfonso Sabella (ex PM di punta della procura di Palermo) ha illustrato al ministro della Giustizia la relazione sui tre giorni che hanno infiammato la città ligure. “Sparare sul GOM è diventato lo sport nazionale. È accaduto per i fatti di Sassari e di Trieste e per il carcere di Opera ma questi agenti non c’entrano assolutamente nulla”, protesta Sabella. Nato nel maggio del ‘97 su iniziativa dell’allora direttore del DAP Michele Coiro, nel momento in cui il servizio traduzioni dei detenuti veniva trasferito dai carabinieri alla polizia penitenziaria, il GOM ha assunto le funzioni del soppresso Servizio Coordinamento Operativo Polizia Penitenziaria (SCOP). Nel febbraio del ‘99 il Guardasigilli Oliviero Diliberto ha firmato il decreto che ne regolamentava l’istituzione e ne stabiliva le funzioni, il personale, i mezzi e le attrezzature tecnico - logistiche di cui sarebbe stato dotato. Dalla sua creazione il Gruppo Operativo Mobile è spesso stato al centro di polemiche. Sulla scia dei pestaggi di detenuti nel carcere San Sebastiano di Sassari nell’aprile dello scorso anno, Antigone (Associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale) aveva chiesto al ministro della Giustizia Piero Fassino di scioglierlo. E per le perquisizioni nel carcere milanese di Opera l’ex presidente della commissione Giustizia della Camera, l’avvocato Giuliano Pisapia, aveva denunciato senza mezzi termini che erano avvenuti “episodi di brutalità” parlando del passaggio di “un vero e proprio uragano che ha distrutto ogni cosa”. E non sono mancate nemmeno feroci critiche da parte dei penalisti: l’accusa al GOM è stata quella di aver agito in più di un’occasione come una sorta di servizio segreto, ascoltando e registrando le conversazioni tra i legali ed i loro clienti detenuti, malgrado la legge lo vieti espressamente. Che cos’è Il Gruppo Operativo Mobile (G.O.M.) è nato nel ‘97 e dipende dal direttore del Dipartimento di amministrazione penitenziaria I compiti Gli uomini del G.O.M. si occupano di custodia e controllo dei detenuti appartenenti alla criminalità organizzata e molto pericolosi; organizzazione ed esecuzione delle traduzioni di detenuti ad alto indice di pericolosità o di collaboratori di giustizia; interventi nelle carceri per il mantenimento dell’ordine e della disciplina in occasione di rivolte e per eseguire perquisizioni.
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