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Il cappellano: nel carcere di SanSevero manca l’educatore La Gazzetta del Mezzogiorno, 25.02.2004 Carcere senza educatore, reinserimento e risocializzazione a rischio per i detenuti. È quanto denuncia il cappellano dell’istituto di pena, don Dino D’Aloia, auspicando interventi immediati. “La struttura carceraria di via Torremaggiore - spiega il sacerdote – può svolgere un ruolo fondamentale per il reinserimento e la risocializzazione di persone che hanno commesso reati. È necessario però che la casa di reclusione abbia gli strumenti necessari ad operare il concreto recupero sociale dei detenuti”. Don D’Aloia chiede anche di ripristinare all’interno del carcere le condizioni necessarie a garantire un’azione di recupero dei reclusi. Dallo scorso mese di dicembre l’istituto è diretto da Davide Di Florio, ma alcuni operatori lamentano l’assenza di una figura importante nel processo di recupero dei detenuti: l’educatore. “L’amministrazione comunale - spiega il cappellano - deve adottare tutte le azioni possibili per sollecitare il provveditore regionale del ministero di Giustizia Rosario Cardillo, e lo stesso ministro Roberto Castelli affinché si provveda al più presto a destinare un educatore presso la struttura carceraria sanseverese”. Secondo il cappellano, in una struttura a custodia attenuata come quella locale, la figura dell’educatore é indispensabile per sostenere e coordinare le attività di recupero e di reinserimento. Attualmente sono 14 i soggetti detenuti presso la locale casa circondariale che comunque ne può ospitare una quarantina. “Questa situazione - conclude don D’Aloia - crea notevoli disagi all’interno del carcere e provoca un senso di abbandono nei detenuti dovuto ad una carenza oggettiva, cui l’istituzione carceraria dovrebbe subito porre rimedio”. Una prima risposta è arrivata dall’on. Nichi Vendola del Prc che ha rivolto un’interrogazione al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, per sapere “cosa intende fare il Governo per corrispondere con urgenza alle esigenze dell’istituto di pena di San Severo relativamente al personale socio-assistenziale che attualmente manca”.
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