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Ministero della Giustizia Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in collaborazione con Centro Servizi al Volontariato "I Due Mari"
Reato e giustizia riparativa: un percorso possibile Reggio Calabria, 16 febbraio 2006 ore 17.00 Salone del Consiglio Provinciale
Firma protocollo d’Intesa tra Ufficio di Esecuzione Penale Esterna e Centro Servizi al Volontariato "I Due Mari".
Sono stati invitati:
Nel corso dell’iniziativa sarà presentato il lavoro svolto dall’Ufficio di esecuzione penale esterna che in tre anni ha consentito a 120 soggetti in misura alternativa alla detenzione di svolgere un servizio di volontariato presso associazioni, centri ed Enti locali. Con la stipula del protocollo d’intesa sarà possibile ampliare questa importante esperienza finalizzata ad offrire al condannato la possibilità di riparare il danno fatto alla società con il reato sperimentando una attività che gli permetta di vivere una esperienza con grande valenza educativa.
Il Direttore dell’UEPE (Dr. Mario Nasone) Il Presidente del CSV (avv. Luciano Squillaci) Reato e giustizia riparativa: un percorso possibile Intesa tra ministero della giustizia e volontariato
In questi ultimi anni all’interno della magistratura e nei servizi che si occupano di problematiche penali è cresciuto notevolmente il tema della Giustizia riparativa, ovvero di una giustizia che assume su di sé il compito di realizzare una sorta di riparazione del danno arrecato attraverso il compimento di uno o più reati. Una giustizia che pone al centro chi ha commesso il reato, ma che considera anche chi ne ha subito le conseguenze, sia esso un singolo, sia la collettività. In ambito penitenziario, la giustizia riparativa si è affermata circa vent’anni orsono, allorché la legge Gozzini (nel 1986), ha previsto che le persone che scontano la condanna in "affidamento in prova al servizio sociale" debbano adoperarsi, per quanto possibile, a favore delle vittime del reato, Indicazione rimasta disattesa sino agli anni recenti. L’Ufficio di esecuzione Penale Esterna di Reggio Calabria (già Centro di Servizio Sociale per Adulti) ha iniziato a porsi il problema della riparazione intorno al 2001. Il servizio, che fa parte del Ministero della Giustizia, si occupa, infatti, di persone che, avendo commesso un reato ed essendo state condannate, si trovano in carcere, oppure scontano la condanna nel territorio, usufruendo di una delle misure alternative previste dalla legge. Proprio riguardo ai soggetti che scontano la condanna nel territorio, attraverso l’affidamento in prova al servizio sociale, da qualche tempo il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria ha ritenuto di dare attuazione a quanto disposto dalla legge Gozzini, in altre parole all’obbligo di adoperarsi a favore delle vittime o, in alternativa, della collettività. Da tale organo, dunque, è giunta un forte sollecitazione a considerare la dimensione della giustizia riparativa fino ad allora trascurata. Ma che cosa s’intende, in ambito penitenziario, per riparazione del danno? Il pensiero che sottende all’azione riparativa è quello secondo il quale il reo, attraverso il reato, si è reso autore di un danno contro di qualcuno, che può essere un singolo individuo, un gruppo o più in generale la collettività. L’adoperarsi a favore della vittima o della collettività vuol significare allora restituire, in forma materiale o simbolica, a questi soggetti, ciò di cui sono stati privati a seguito della commissione del reato. Si tratta di un insieme di processi di pensiero e d’azione attraverso la quale, durante il periodo della pena, una persona che ha commesso uno o più reati si attiva con modalità che possono comportare:
In tre anni di sperimentazione sono stati 120 i soggetti che scontando la pena in misure alternative al carcere hanno svolto un servizio di volontariato presso associazioni, organismi no-profit ed Enti Locali. Dall’esperienza fatta in questi ultimi anni, che sarà presentata al convegno del 16 febbraio, sul tema della riparazione ritorna il tema della comunità locale. Il soggetto è chiamato a svolgere attività riparativa in qualche Ente o Associazione del territorio svolgendo un servizio di volontariato. Ma la comunità locale che ne pensa? Che cosa pensa della pena e del reo? Lo teme e ne teme le sue espressioni o è disponibile ad accoglierlo, mettendolo "alla prova", anche rispetto alle sue competenze, capacità e interessi? Si è’ avviata nella comunità una riflessione sui possibili significati e sull’opportunità di un’attività di riparazione? Attraverso la nostra esperienza abbiamo potuto cogliere come la riparazione sia un dato culturale, non un dato automatico, e va dunque promosso attraverso un processo di sensibilizzazione e coinvolgimento della realtà sociale. Quest’ultima non bisogna dimenticare che è anche il luogo di contraddizioni, che danno vita a problemi sociali e, in un certo qual modo, alla devianza ed alla criminalità stessa L’UEPE di Reggio Calabria e il CSV intendono dare spazio e sviluppo a questa significativa proposta trattamentale ed in tale ottica è importante la stipula di un protocollo d’intesa finalizzato alla sensibilizzazione, alla promozione ed al sostegno di Associazioni di Volontariato disponibili a collaborare. La convenzione che sarà firmata il 16 Febbraio prevede anche che il CSV curi un Albo di Associazioni ed Enti disponibili ad accogliere soggetti in esecuzione penale che accettino di svolgere attività di volontariato almeno per 4 ore settimanali in base ad un progetto individuale. Il CSV si assume l’onere della copertura assicurativa e della formazione per i soggetti che aderiranno all’iniziativa.
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