Piemonte: Gruppi Operativi Locali

 

Regione Piemonte - Assessorato alle Politiche sociali e della famiglia

Progetti e interventi attuati nel territorio piemontese

nel settore del disadattamento, della devianza e della criminalità

 

Premessa, di Mariangela Cotto, assessore alle Politiche Sociali

Appunto, di Angelo Zaccagnino, Provveditore Regionale Amm. Penitenziaria

La delibera della Giunta regionale del Piemonte

Linee guida per il funzionamento dei Gruppi Operativi Locali

Gruppo Operativo Locale di Alessandria

Gruppo Operativo Locale di Torino

Premessa

Disadattamento, devianza, criminalità sono temi scottanti su cui sono chiamate a intervenire non solo le istituzioni che operano sul terreno della sicurezza attraverso un’azione repressiva e le istituzioni che operano nel settore penale ma anche gli enti pubblici e la società nel suo complesso. Si pensi, ad esempio, all’importanza delle politiche locali sui temi dell’istruzione, della formazione e del lavoro, della famiglia e dei minori, dell’integrazione degli stranieri, e così via e a come queste possano contrastare efficacemente fenomeni di disadattamento che spesso finiscono con il degenerare in percorsi devianti.

Nel nostro paese l’articolo 27 della Costituzione recita “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e le norme relative all’ambito penitenziario garantiscono un sistema di diritti della persona detenuta, il carcere non è più considerato un luogo di mera applicazione di afflizioni e la pena inflitta deve limitare la libertà di movimento ma non sospendere le altre libertà della persona.

L’applicazione concreta di questi principi presenta però delle debolezze e delle lacune, si pensi ad esempio ai problemi di sovraffollamento, ed è pertanto di fondamentale importanza la collaborazione degli enti locali e di tutte le forze territoriali con l’Amministrazione Penitenziaria affinché vengano realizzati progetti e interventi mirati a valorizzare le capacità e le risorse delle persone. nel rispetto dei principi di umanità e di dignità.

Chi sconta una pena è stato ed è un cittadino e tornerà al territorio di appartenenza, prevedere interventi a loro favore vuoI dire operare per restituire alla società una persona con maggiori probabilità di reinserimento. Possiamo sostenere, senza peccare di eccessivo ottimismo, che in questi anni molto è stato fatto e le pagine che seguono lo documentano, ma la strada da percorrere è ancora lunga.Come Assessorato alle Politiche Sociali, ribadiamo l’impegno a sostenere questi progetti che, se pur hanno uno scarso risalto esterno, come si suol dire fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. non per questo sono meno importanti per la costruzione di una società migliore.

 

Mariangela Cotto Assessore alle Politiche Sociali

 

 

Appunto

Nel territorio del distretto del Piemonte e della Valle d’Aosta sono presenti 14 Istituti Penitenziari (3 Case di Reclusione e 11 Case Circondariali), con una popolazione detenuta che, dall’ultimo rilevamento effettuato, risulta pari a 4.940 unità. Di queste, 3.169 sono condannati, mentre 1.771 sono detenuti giuridicamente non definitivi (imputati, appellanti, ricorrenti). Si sottolinea che i detenuti stranieri costituiscono mediamente il 45% circa del totale. Ai soggetti in stato di detenzione si aggiungono 1618 persone in esecuzione penale esterna, seguite dai 5 Centri di Servizio Sociale Adulti (Alessandria, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli).

La situazione del personale di Polizia Penitenziaria nel distretto è la seguente: l’organico per gli operatori del comparto sicurezza è stabilito per decreto in 3703 unità, ma ne risultano in servizio 3391, con un saldo negativo pari a 312 unità. Analoga situazione si prospetta per il personale del Comparto Ministeri la cui previsione organica è pari a 573 unità, per i diversi profili professionali. a fronte di una presenza effettiva di 385 unità. Il saldo negativo risulta essere pari a 231 unità, valutando anche le 43 unità distaccate.

Nel mese di dicembre sono stati assunti dal Dipartimento a seguito di concorso pubblico 50 educatori a tempo determinato su tutto il territorio nazionale di cui 9 (compresi nei dati sopra indicati) sono stati assegnati agli Istituti del Provveditorato del Piemonte e della Valle d’Aosta. Per quanto riguarda le Aree Educative si sottolinea che, dal dicembre 2003. 21 educatori professionali sono stati assegnati presso gli Istituti che presentavano maggiore carenza di personale.

a seguito di concorso pubblico, assunti a tempo determinato (un anno) con finanziamento specifico della Regione Piemonte. La Regione ha rifinanziato il progetto permettendo così la proroga degli incarichi per ulteriori 12 mesi. L’esperienza, unica in Italia, è da ritenersi molto positiva, poiché gli educatori ‘“regionali” hanno fornito un \’alido supporto alle Aree educative con professionalità e competenza.

Gli elementi del trattamento e le correlate attività che l’Amministrazione Penitenziaria è chiamata ad organizzare, sono attività istruttive, formative. Lavorative, culturali, ricreative e sportive, oltre all’agevolazione di opportuni contatti con le famiglie ed il mondo esterno (articolo 15 legge 354/75 e successive modifiche. In tutti gli Istituti del distretto sono attivi corsi scolastici relativi alla scuola dell’obbligo e corsi professionali. In quattro Istituti sono presenti corsi di Scuola media superiore (due Istituti Alberghieri, un corso di studio per ragionieri, uno per geometri, uno per ebanisti-mobilieri). Nei due Poli Universitari di Torino e Alessandria viene concretamente offerta ai detenuti la possibilità di completare il proprio percorso di studi fino al livello massimo: proprio recentemente si sono laureati a Torino i primi studenti-detenuti del Polo Universitario della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”.

Numerose sono le iniziative avviate nelle diverse realtà su particolari tipologie di detenuti, tra cui i progetti trattamentali per i detenuti tossicodipendenti (Sezioni per il trattamento di I° livello presso gli Istituti di Biella e Ivrea e Verbania, di II° livello nella sezione a custodia attenuata “Arcobaleno” della Casa Circondariale di Torino), per autori di reati sessuali (il progetto “Azzurro” nella Casa Circondariale di Biella), per detenuti extracomunitari (progetto “Formazione rientro” a Torino), per soggetti con problematiche psichiatriche (“Il Sestante” presso la Casa Circondariale di Torino).

L’ampliamento delle possibilità di lavoro all’interno degli Istituti costituisce per l’Amministrazione Penitenziaria una priorità: sono attualmente attive convenzioni ai sensi della legge Smuraglia negli Istituti di T orino e Novara: sono state avviate attività agricole presso la Casa Circondariale di Asti e la Casa di Reclusione di Alessandria. Con il contributo finanziario della Regione Piemonte, sono state attuate una serie di attività e progetti che vedono la realizzazione di attività integrative e di inserimenti lavorativi. Tra questi, la legge regionale n. 45/95 vede impegnati per il 2005 oltre 60 persone in esecuzione penale in lavori socialmente utili su progetti elaborati da Comuni, Comunità montane e Province e finanziati dalla Regione Piemonte.

Alla luce dell’esperienza ormai consolidata, si ritiene che per il perseguimento del mandato costituzionale di recupero dei condannati, un efficace programma di reinserimento dipende, oltre che dalle motivazioni del singolo individuo, anche dalle risorse destinate alle diverse iniziative, in primo luogo alle attività di formazione e di avviamento al lavoro. Nell’ottica di un sempre maggiore coinvolgimento della società esterna nel trattamento e nel reinserimento dei condannati, diviene imprescindibile porre in atto forme di collaborazione con gli Enti territoriali e il volontariato che coinvolgano Regioni, Province. Comuni. mondo del lavoro al fine di concertare interventi condi\.isi e coordinati. Espressione di tale necessaria linea operativa è stata in questi anni l’esperienza dei Gruppi operativi locali (GOL) ai quali l. Amministrazione Penitenziaria ha fornito il proprio contributo tramite l’ attiva partecipazione dei propri operatori.

 

Il Provveditore Regionale Zaccagnino

 

 

Delibera della Giunta regionale del Piemonte

Verbale n. 269, adunanza 23 dicembre 2003

L’anno duemilatre il giorno 23 del mese di dicembre alle ore 10.25 in Torino presso la Sede della Regione, Piazza Castello n.165, nella apposita sala delle adunanze di Giunta, si è riunita la Giunta Regionale con l’intervento di Enzo Ghigo Presidente, William Casoni Vicepresidente degli Assessori, Franco Maria Botta, Ugo Cavallera, Mariangela Cotto, Antonio D’Ambrosio, Giovanni Carlo Laratore, Giampiero Leo, Ettore Racchelli, Roberto Vaglio, Caterina Ferrero, Gilberto Pichetto Fratin con l’assistenza di Roberta Bufano nelle funzioni di Segretario verbalizzante.

Sono assenti gli Assessori Ferrero, Pichetto Fratin.

 

D.G.R. n. 52 - 11390

Oggetto: Approvazione “Linee guida per il funzionamento dei Gruppi Operativi Locali”.

A relazione dell’Assessore Cotto:

La Regione Piemonte da anni è impegnata sui temi del contrasto alla devianza e alla criminalità e nella realizzazione di interventi mirati al reinserimento sociale e lavorativo di quanti stanno scontando una pena o hanno avuto esperienze di detenzione.

Il 4.12.1992 la Regione Piemonte e il Ministero della Giustizia hanno firmato un Protocollo d’intesa in cui sono state stabilite le linee di indirizzo nel settore penitenziario e le reciproche competenze e attualmente si sta mettendo a punto una sua revisione e aggiornamento.

Le notevoli esperienze realizzate nel settore sono state possibili grazie alla fattiva collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria e all’impegno degli Enti Locali e dei Servizi territoriali, del volontariato e dei datori di lavoro.

Per coordinare le istituzioni che, a vario titolo intervengono su queste tematiche, nel 1995 gli Assessorati regionali alle Politiche Sociali e alla Formazione Professionale-Lavoro e il Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria sollecitarono la creazione di gruppi territoriali operanti nel settore della devianza, della criminalità e del reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti.

Vennero quindi costituiti i GOL, Gruppi Operativi Locali composti da operatori dell’Amministrazione Penitenziaria, degli Enti Locali, dei servizi sociali e sanitari, del mondo dei lavoro e del volontariato.

Con D.G.R. n. 45-25956 del 16.11.1998 venivano individuati gli obiettivi regionali in materia di interventi penitenziari e post penitenziari e si identificavano i Gruppi Operativi Locali quali riferimenti per il coordinamento dei progetti sulla popolazione detenuta.

In questi anni la collaborazione dei GOL è stata preziosa per la realizzazione di progetti ex L.R. 45/95 e L.R. 28/93, di tirocini formativi e di progetti europei quali Horizon, Integra ed Equal.

Poiché obiettivo primario delle politiche regionali relative a1 settore penitenziario è il miglioramento dell’integrazione tra enti, istituzioni e servizi attraverso una programmazione concertata, appare pertanto opportuno, dopo un periodo di sperimentazione dei GOL che ha dato risultati molto positivi, formulare linee-guida relative a ruolo, compiti e funzioni di questi gruppi che sono state elaborate attraverso diversi incontri di verifica e confronto con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziari, gli Enti Locali, i GOL e il volontariato con la messa a punto di un documento allegato alla presente deliberazione quale parte integrante e sostanziale “Linee guida per il funzionamento dei GOL”.

Tutto ciò premesso, la Giunta Regionale, unanime,

delibera

di approvare le “Linee guida per il funzionamento dei GOL “ di cui all’allegato A della presente deliberazione quale parte integrante e sostanziale.

La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 65 dello Statuto e dell’art. 14 del D.P .G.R. n. 8/R/2002.

 

Il Presidente della Giunta Regionale, Enzo Ghigo

 

Linee guida per il funzionamento dei Gruppi Operativi Locali

Premessa

Nel dicembre 1992 la Regione Piemonte e il Ministero della Giustizia firmarono un Protocollo d’intesa sulle linee di indirizzo nel settore della devianza, della criminalità e dell’esecuzione penale in cui vennero definiti gli impegni comuni e le reciproche competenze. In considerazione della difficoltà di coordinamento tra le istituzioni che, a vario titolo, intervenivano su queste tematiche, nel 1995 gli Assessorati alle Politiche Sociali e alla Formazione Professionale e lavoro della Regione Piemonte, con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, sollecitarono la creazione di gruppi territoriali composti da operatori di enti e servizi diversi.

Vennero quindi costituiti i GOL, Gruppi Operativi Locali composti da operatori dell’Amministrazione Penitenziaria, degli Enti Locali, dei servizi sociali e sanitari, del mondo del lavoro e del volontariato e coordinati da Province e Comuni. Questa esperienza si è rivelata importante e positiva, ha consentito la realizzazione di numerosi progetti e la messa a punto di interventi significativi sia sul piano dell’ approccio metodologico sia dei risultati raggiunti.

Obiettivo primario delle politiche relative al settore penitenziario della Regione è il miglioramento dell’integrazione tra enti, istituzioni e servizi attraverso una programmazione concertata e una metodologia di lavoro tesa a migliorare te capacità di mettere a punto interventi sinergici. Appare pertanto opportuno, dopo questo periodo di sperimentazione, formulare linee-guida relative a ruolo, compiti e funzioni di questi gruppi.

Finalità dei GOL

Obiettivo prioritario dei GOL è una programmazione concordata sui temi della prevenzione della devianza, delle iniziative rivolte a persone in esecuzione penale, sia all’interno degli Istituti che sul territorio, e sulle politiche tese: al reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Questo implica che enti e istituzioni che partecipano ai GOL definiscano a livello politico le proprio strategie, concordino e definiscano obiettivi comuni e condivisi e operino insieme per raggiungerli impegnando risorse umane e finanziarie.

Compito dei GOL è quello di mettere a punto una progettazione nel settore attraverso un piano di lavoro annuale che tenga conto delle strategie di intervento individuate dalle diverse componenti, dei bisogni emergenti e delle risorse disponibili. Nel piano di lavoro annuale vanno quindi indicati obiettivi, azioni, metodologie di lavoro, compiti e ruoli di ogni amministrazione.

la Regione Piemonte, Assessorato Politiche Sociali e Assessorato Formazione Professionale, lavoro, in qualità di coordinatore dei Gol, raccoglierà i programmi annuali entro una data definita, verificandone la rispondenza alle politiche regionali e, in relazione alla legislazione regionale (L.R. 45/95, L.R. 28/93) e alle risorse disponibili, concorrerà a sostenere finanziariamente i suddetti programmi. Possono anche essere sanciti specifici Accordi di programma tra le istituzioni coinvolte.

le azioni poste in essere dai GOL che concorrono al raggiungimento dell’obiettivo su indicato sono:

promuovere sul territorio una politica sociale finalizzata alla prevenzione del disadattamento e della criminalità;

coinvolgere tutte le realtà istituzionali e associative presenti sul territorio stimolando la creazione di una rete integrata di servizi pubblici e del volontariato;

definire percorsi integrati sia nella fase di impostazione dei progetti sia nella fase di realizzazione che individuino, quale fulcro dell’intervento, la persona umana, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi bisogni da un lato e dei servizi, delle opportunità e delle risorse disponibili messe in campo dai diversi soggetti che compongono i GOL, in relazione alle loro competenze d finalità dall’altro;

migliorare la comunicazione tra le diverse componenti, potenziare il lavoro di rete coordinare le iniziative e favorire lo sviluppo di prassi operative comuni;

mettere a punto metodologie di lavoro integrato che tengano conto delle competenze e dei vincoli di ogni ente e permettano di sincronizzare tempi e procedure;

individuare modalità di monitoraggio e verifica dei progetti che permetta un’attenta valutazione di quanto realizzato e dell’utilizzo delle risorse impegnate;

esprimere pareri, rilievi, raccomandazioni e proposte in materia di attività e servizi rilevanti nel settore;

organizzare interventi di sensibilizzazione della cittadinanza.

Composizione

Fanno parte di diritto all’interno dei Gruppi Operativi Locali, i rappresentanti della Direzione dell’Istituto penitenziario e del Centro di Servizio Sociale Adulti, della Provincia e del Comune sede di carcere degli Enti Gestori delle funzioni Socio Assistenziali, dei Centri per l’Impiego e della Conferenza Volontariato Giustizia, cui potranno affiancarsi rappresentanti di enti, associazioni e servizi sociali, sanitari, della formazione e del lavoro, scolastici, culturali e sportivi e del Privato sociale .

Ogni GOL definirà la propria composizione stabilendo i componenti stabili e prevedendo la partecipazione di altre componenti su temi specifici. I membri devono essere ufficialmente designati dall’ente di appartenenza e, di conseguenza, in grado di esprimere pareri e prendere decisioni coerenti con te linee di indirizzo della propria amministrazione e il più possibile stabili. A! fine di creare maggior coordinamento possibile gli Enti coinvolti possono designare un solo membro in rappresentanza di tutto l’Ente e delle sue diverse competenze o più rappresentanti di Assessorati e servizi diversi.

Coordinamento

Il GOL è coordinato da un Ente Locale territoriale. Considerato che i progetti e gli interventi nel settore si articolano sul territorio circostante all’Istituto penitenziario e non limitatamente al Comune in cui ha sede il carcere, sarebbe auspicabile un coordinamento a livello provinciale. Poiché in alcune province sono presenti diversi Istituti penitenziari (4 istituti nella provincia di Cuneo) in questi casi potrebbe configurarsi un coordinamento provinciale a cui fanno capo diversi gruppi territoriali. Compito dell’ente referente è quello di coordinare i lavori del gruppo, di svolgere un’azione di raccordo tra il livello regionale e quello locale e di .istituire una segreteria preposta alle convocazioni delle riunioni e alla verbalizzazione degli incontri. Il GOL, al fine di definire meglio compiti e ruoli e metodologie può, al suo interno elaborare un proprio regolamento. L’ente coordinatore formalizzerà con proprio atto la costituzione del Gruppo Operativo Locale.

Ruolo e funzione

Il GOL deve essere uno strumento di partecipazione e di coordinamento tra tutte le realtà istituzionali e non che operano nel settore, di sensibilizzazione e di promozione culturale e sociale e di consultazione. L’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Piemonte coordina i GOL promuovendo l’incontro, lo scambio di informazioni, il confronto con le politiche regionali e creando un collegamento fra le diverse progettualità locali attraverso convocazioni trimestrali. I GOL devono anche rappresentare la sede privilegiata per uno scambio di informazioni e comunicazioni relative a progetti e bisogni emergenti.

Le varie componenti si impegnano pertanto a presentare proposte, iniziative e progetti ai Gol al fine di inserirli in modo coerente nella programmazione annuale. La disponibilità di informazioni e il coordinamento con tutti gli enti sono le premesse indispensabili per progettare emettere a punto un piano operativo. Per garantire legittimità e forza al GOL ogni organo o Ente membro deve mettere a disposizione risorse, proposte ed opportunità. In tal modo il GOL può svolgere il proprio ruolo di tavolo di confronto e valutazione in grado di coniugare, a livello locale, bisogni ed offerte.

Per favorire il lavoro di rete, creare canali di comunicazione e terreno comune di conoscenza per attuare una metodologia di lavoro integrato, è opportuna anche t’attuazione di progetti che prevedono la formazione congiunta degli operatori.

Gruppo Operativo Locale di Alessandria

L’esperienza del GOL a dieci anni dalla sua costituzione: qualche riflessione sull’attività svolta

A dieci anni dalla loro costituzione i GOL vantano un’esperienza ormai consolidata e possono sostenere l’ azzardo di sottoporre le loro pratiche ad una “valutazione”. Poco importa se a condurla, per il momento, sono i GOL stessi. Ci auguriamo che le strutture tradizionalmente deputate a valutare la qualità dei Servizi e delle loro prestazioni, raccolgano le sollecitazioni e ci aiutino nei processi di evoluzione e trasferibilità che sono quanto mai utili ed urgenti in questi tempi di decentramento e autonomia.

I GOL sono “contesti multi-istituzionali” fortemente voluti, nel 994, da una Regione Piemonte che aveva già al suo attivo alcuni provvedimenti legislativi, tra cui la L.R. 1/90, poi 45/95, poi 1/2004, ancora unica nel panorama nazionale, e la L.R. 22/93 e 28/97 che sanciscono la tenacia e il rigore di un impegno a favore del reinserimento socio-lavorativo dei detenuti. I GOL sono sorti quindi come supporto organizzativo-istituzionale - a struttura e composizione molto flessibile - per accompagnare, a livello locale, l’attuazione di norme “difficili”.

L’incontro tra le “difficoltà” dell’intervento - date dalla problematicità della popolazione detenuta, dalla rigidità e dalla penuria di risorse dell’amministrazione penitenziaria, dalla persistenza dei pregiudizi sociali, dal conflitto tra “espiazione della pena” e “recupero”, - e l’assenza di “modelli” di coordinamento e organizzazione a cui fare riferimento, a fronte di “occasioni da non perdere” (così gli operatori del “penitenziario”, sia interno che esterno, leggevano i provvedimenti della Regione Piemonte) ha mobilitato un’enorme quantità di energie, molte delle quali erano già presenti nelle singole pratiche di intervento, ma mancavano di ogni riconoscimento da parte degli altri Servizi del territorio. Una delle prime funzioni del GOL, è stata, quindi, quella di dare visibilità e riconoscimento al lavoro più “silenzioso”, che coincide poi con quello più “faticoso”, di chi opera “in prossimità” del carcere (assistenti sociali, educatori, agenti, direttori, volontari).

A ciò si è aggiunto un progressivo “disvelamento” di ruoli e funzioni, spesso appiattite nel linguaggio iper-specializzato delle procedure burocratiche e invece articolati in una pluralità di azioni che, appena riconosciute, hanno offerto occasioni di implementazione (ad esempio l’interdipendenza tra funzioni di “controllo” e funzioni di “aiuto”, la condivisione di responsabilità tra Direttori/Magistrato di Sorveglianza/Amministratori locali...).

Inoltre, lavorare “in prossimità”, pur svolgendo funzioni definite di “coordinamento” ha facilitato l’aderenza alla complessità dell’azione: una complessità certamente più densa di problemi e conflitti, che non era possibile evitare, ma al contempo più ricca di risorse che hanno potuto essere impiegate in tempi e con procedure più rapide. Ci riferiamo, in merito, agli interventi che si sono potuti realizzare tra un progetto e l’altro o a completamento di un’azione avviata da un singolo soggetto istituzionale o, ancora, ad espansione di proposte in prima battuta bocciate e poi ripescate in tempi migliori.

Al momento non si è in grado di codificare, ne tantomeno quantificare, l’apporto del GOL al miglioramento del lavoro di rete dei servizi locali, ma assunta l’esperienza decennale come positiva.

anche solo sulla base di indicatori “grossolani” (l’incremento del numero dei detenuti che hanno beneficiato dei provvedimenti regionali per il lavoro esterno, dei Comuni e delle Imprese che hanno presentato progetti, l’impiego totale di tutte le risorse messe a disposizione, l’espansione degli interventi di sensibilizzazione ai problemi del carcere, un maggior radicamento della presenza del carcere nel territorio, il consolidamento delle relazioni inter-istituzionali, ecc...), si possono formulare alcune osservazioni sulle condizioni che l’hanno caratterizzata:

  1. l’opzione, praticata dalla Regione Piemonte, di individuare la struttura carcere come “elemento primo” per la definizione dell’ambito territoriale di riferimento e, al contempo di affidare il coordinamento del GOL ad un ente esterno all’Amministrazione penitenziaria, ha funzionato di fatto come principio regolare dell’attività del Gruppo: il carcere, con la: forza del suo disagio, favorisce la finalizzazione concreta degli impegni, l’istituzione esterna che “coordina” garantisce la contestualizzazione degli interventi;

  2. la costruzione progressiva delle modalità di lavoro del GOL, che è una struttura di coordinamento multi-istituzionale, a partire dall’esistente delle reti locali, e soprattutto riconoscendo la priorità “dell’azione” rispetto alla “programmazione” ha consentito, già in fase iniziale il riconoscimento reciproco delle specificità istituzionali e organizzati ve di ogni soggetto membro e ha facilitato il rispetto e la condivisione delle responsabilità, anche con l’ aiuto delle situazioni di “conflitto” (ad esempio la disponibilità del Magistrato di Sorveglianza non si traduce in una presenza regolare ai lavori del GOL, la responsabilità di un Direttore che autorizza un art. 21 può essere “sostenuta” dal Sindaco di un comune che inserisce il soggetto, l’intervento “più flessibile” di un volontario può adattarsi agli interstizi delle procedure, ecc...);

  3. la continuità e la regolarità dei lavori del GOL dettata dai modi e dai tempi delle attività “più forti”, come quella dell’inserimento socio-lavorativo esterno al carcere e la priorità riconosciuta alle responsabilità istituzionali dei singoli membri, e non solo ai loro ruoli e alle loro competenze professionali, ha contenuto il rischio della dispersione di risorse, soprattutto nei momenti di crisi più accentuata (ad esempio l’elevato turo over dei Direttori, la carenza di Educatori, il mancato finanziamento dei progetti, le aspettative di provvedimenti annunciati e non approvati, ecc...);

  4. l’assiduità e la qualità dell’interlocuzione tra dimensione locale (attività del GOL) e dimensione regionale (coordinamento dei GOL, proposte/direttive, seminari...) ha favorito un buon livello di sperimentazione di pratiche decentrate, rispettose delle autonomie locali, nelle diverse posizioni (istituzione, territorio, regione) ma al contempo ricche di confronti e scambi. Al proposito potrebbe essere interessante un approfondimento, da condursi in altra sede, delle condizioni operative dell’esperienza al fine di individuare elementi di trasferibilità in altri settori, come quello delle politiche sociali, che al momento sono impegnati nella costruzione di contesti istituzional-organizzativi territoriali e nella ricerca di pratiche innovative di programmazione degli interventi (ad esempio i Piani di zona).

. . . sulla formazione

  1. e da ultima, ma non meno importante, l’intuizione dell’Assessorato regionale di puntare sul raccordo “operatività del GOL, interventi di Formazione”, proposta che si è poi strutturata grazie ad un’interlocuzione intelligente e assolutamente operativa con il CFPP-Casa di Carità-Onlus di Torino. L’originalità e la ricchezza dell’esperienza, nel panorama dell’offerta formativa tradizionalmente disponibile sul territorio va ricercata essenzialmente, a nostro avviso, nel fatto che:

  2. il GOL si è costituito progressivamente, con un percorso solo in parte intenzionale, “generatore” di domanda di formazione, non solo per i detenuti e gli operatori che di loro si occupano, ma per tutti quei servizi e istituzioni della rete locale che anche solo parzialmente incrociano situazioni di grave disagio sociale e lo ha fatto mantenendo una rigorosa aderenza alle esigenze operative degli operatori e degli utenti “di frontiera” che invocano un miglior funzionamento della rete;

    contestualmente, si è rivelato come “motore” di energie e “collettore” di risorse impiegabili nella formazione, non solo trasversale ma anche specifica per “temi” o per “istituzione” nonché “valutatore” dell’efficacia degli interventi formativi sul funzionamento della rete locale in relazione al settore penitenziario.

La prima esperienza di formazione congiunta degli operatori risale al 1997 nell’ambito del Programma comunitario Horizon; ad essa hanno partecipato educatori interni, assistenti sociali del CSSA, operatori degli Uffici di Collocamento, agenti penitenziari, volontari, operatori dei SerT; i docenti erano, in parte gli stessi allievi, in parte i responsabili di tutti gli interventi nell’ambito penitenziario (Direttori degli Istituti, Magistrato di Sorveglianza, Sanità, Servizi sociali, ecc...).

Il risultato più importante conseguito in quella prima fase di formazione congiunta degli operatori fu l’acquisizione della consapevolezza che era necessario “costruire” strategicamente un terreno di “azione comune” rispetto al quale esercitare le specificità istituzionali perché altrimenti la forza delle differenze di status, di organizzazione, di prassi operative tra le diverse istituzioni implicate avrebbe paralizzato ogni azione. A poco sarebbe servita la ricerca di “condivisione degli obiettivi” o di “omogeneizzazione” dei saperi e dei linguaggi.

Ciò non toglie che successivamente si sia data risposta a domande di formazione più specifiche, sia da parte delle singole istituzioni componenti del GOL, sia, ancora congiuntamente, ma su temi più “esterni” all’operatività. Nella primavera del 2002, in collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza, gli Ordini degli Avvocati e con il coordinamento del Magistrato di Sorveglianza si è realizzato un ciclo di incontri (dieci) sui temi della detenzione e dell’esecuzione penale esterna a cui hanno partecipato operatori dei servizi, avvocati, studenti, allievi della Scuola di Polizia, nonché i membri del GOL.

In questo caso l’apporto formativo ha sostenuto l’azione del GOL rinforzando la sua “presenza istituzionale” sul territorio tramite l’ampliamento delle relazioni con le strutture universitarie, le Forze dell’Ordine, gli Ordini degli Avvocati e fornendo a problematiche ed azioni locali un quadro interpretativo ed operativo di più ampio respiro culturale.

Nel frattempo si andava consolidando, su proposta avanzata dall’Assessorato regionale nell’autunno del 2000, un’esperienza formativa denominata “Clinica della Concertazione”. Rinviando ad altra sede valutazioni più approfondite sull’originalità del dispositivo di Intervento-Ricerca-Formazione introdotto dalla Clinica della Concertazione, accenniamo solo ad alcuni elementi che si sono rivelati particolarmente fecondi a sostenere ed implementare l”attività del GOL e potrebbero essere utili a sostenere la conversione di alcune modalità di lavoro adottate “in via sperimentale” dal GOL in “procedure” di routine dei Servizi:

  1. la forza del disagio socio-psicologico grave e complesso come “principio regolatore”, spesso non riconosciuto, delle pratiche del lavoro di rete, che pare più adeguato a prevenire e contenere le frequenti “esplosioni” ed “implosioni” delle prassi operative dei Servizi del settore che non la sola ricerca di modelli organizzativi e architetture istituzionali “innovativi”.

  2. la connotazione “clinica” di contesti collettivi riconoscendo ad essi funzioni terapeutico-formative oltre che di coordinamento, di organizzazione, di valutazione;

  3. l’attribuzione di valore alla specificità del “sapere agito” degli operatori che favorisce apertura e fiducia nel rinnovamento delle stesse pratiche professionali trasformando l’“ansia” in “attenzione”.

  4. un metodo rigoroso per evidenziare ed operare sull’interconnessione bi-direzionale tra “azioni di prossimità” e “azioni di sistema” soprattutto in questa fase di trasformazione del sistema di welfare che esaspera il conflitto tra “responsabilità di riforma” dei Servizi e “responsabilità di risposta” alle esigenze dei cittadini

... sulle prospettive future

Immaginare “scenari di sviluppo” per l’attività dei GOL, , il loro assetto organizzativo, il loro ruolo nell’ ambito territoriale, ecc..., è interessante, utile e, tutto sommato, più facile che raccogliere la ricchezza dell’esperienza e individuare al suo interno “piccoli segmenti” di cui accompagnare la “crescita” con modalità praticabili da subito e verificabili in tempi brevi. Proviamo a delineare qualche ipotesi, con la convinzione che solo il confronto con gli altri Gruppi e con la Regione potrà dare a queste ultime una consistenza operativa:

concentrare gli impegni affinché l’ attenzione al “pianeta carcere”, e anche ai suoi “satelliti”, che l’attività dei Gol ha prodotto nei propri territori di riferimento, sia recepita e “messa a regime” nei Piani di zona territoriali che si stanno predisponendo in tutta la regione;

avviare in ogni territorio sede di GOL un’“Unità di inserimento socio-lavorativo”, a gestione mista - operatori del “penitenziario”/operatori del “territorio”- che, con l’impiego di metodologie concertative, svolga in modo continuativo e strutturato quelle funzioni di “facilitazione” del raccordo tra carcere e territorio, svolte dal GOL e da altri servizi in modo separato, che sono propedeutiche e di accompagnamento agli inserimenti lavorativi esterni nelle loro diverse tipologie - tali “Unità... “potrebbero aver sede presso il CSSA o un Centro per l’impiego o un Ente gestore...

definire, a livello regionale, un piano di attività pluriennale per i GOL locali e calendarizzare, annualmente, occasioni di lavoro congiunto per consolidare le pratiche di “apertura” (orizzontale, tra i servizi, e verticale, tra programmazione e gestione) e di costruzione di metodi di lavoro in rete più strutturati.

 

Gruppo Operativo Locale – Alessandria: relazione novembre 2004

Costituzione: 1995

Coordinamento: Provincia di Alessandria

Soggetti istituzionali membri del G .O.L. dal 1995 :

Provincia di Alessandria

Comune di Alessandria

Comuni di Casale Monferrato e Tortona

Amministrazione Penitenziaria: Istituti penitenziari - Direttore e Educatori C.S.S.A - Direttore e Assistenti sociali

Ufficio Circoscrizionale per l’impiego e il collocamento - Direttore

Centro Formazione Professionale Piemontese - Casa di Carità -Onlus - Formatori responsabili di zona

Organizzazioni Sindacali (C.G.I.L. e C.I.S.L)

Associazioni Volontari Penitenziari

CISSACA di Alessandria

SerT di Alessandria

Centro Territoriale Permanente - MIUR di Alessandria

Insegnante I.T. “Nervi” di Alessandria (esiste un corso per Geometri all’interno dell’Istituto penitenziario da più di 25 anni).

Il G.O.L. è stato costituito con le modalità previste dalla Regione Piemonte. I rappresentanti dei diversi Enti, nominati alla costituzione del Gruppo, hanno garantito una sostanziale continuità.

Ai lavori del GOL partecipano soggetti diversi di volta in volta interessati all’odg

Attività del G.O.L.

Nel corso di questi anni l’attività del G.O.L. si è incentrata sul tema dell’inserimento lavorativo e degli aspetti ad esso strettamente correlati. In specifico ci si è impegnati per il pieno utilizzo delle risorse destinate a tali interventi da Regione (L.R. 28/93 e 22/97 per progetti di inserimento lavorativo in Imprese private e L.R. 45/95 per progetti di inserimento lavorativo in Enti locali) Provincia, Comuni e Comunità Europea (Horizon, Integra, Equal) supportando le diverse fasi di attuazione dei progetti.

In sintesi, possiamo così definire la tipologia delle azioni:

Azione informativa e di sensibilizzazione pubblica

cura della diffusione dei bandi annuali della legge 22-28 e della L.R. 45/95 attraverso la stampa locale e l’attivazione delle strutture a ciò preposte incontri tematici ed eventi pubblici (ad esempio presentazione libri, organizzazione mostre) - a ciò, si è aggiunto nell’anno in corso, il sostegno economico ed organizzativo da parte degli Enti locali e delle Associazioni di Volontariato, per la stampa e la diffusione di una rivista bimestrale interamente redatta all’interno della Casa di reclusione di “San Michele”;

Azione di raccordo per le pratiche di reinserimento socio-lavorativo

in prossimità delle scadenze della L.R. 45, il GOL verifica le possibilità concrete di attuazione dei Progetti che gli Enti locali intendono presentare. Agli incontri partecipano gli Amministratori dei Comuni interessati oltreché i Direttori egli Educatori dei due Istituti penitenziari, il Direttore e gli Assistenti sociali del CSSA, il Magistrato di Sorveglianza e gli altri membri attività ormai consolidata;

quest’anno si è dato avvio ad un progetto, presentato dal CISSACA e dal Comune di Alessandria mirato al recupero di immobili in zona, da destinarsi, a ristrutturazione compiuta, a scopi sociali (compresa l’ospitalità temporanea di coloro che escono dal carcere e sono privi di abitazione) - La realizzazione del progetto coinvolge, al momento, gli Enti locali, il Collegio Costruttori di Alessandria e la Scuola Edile - quest’ultima, in collaborazione con il CFPP- Casa di Carità, sta realizzando corsi di formazione per professionalità specifiche (edilizia, impiantistica) per i detenuti che si occuperanno del progetto - i corsi rientrano nell’attività di formazione professionale finanziata dalla Provincia.

Azioni formative

1)      destinate ai soggetti detenuti - si esaminano il piano di formazione annuale per l’interno presentato dal CFPP e per l’esterno presentato da altre Agenzie di formazione, il corso quinquennale dell’IT per Geometri, l’attività di alfabetizzazione del Centro territoriale permanente che opera all’interno dei due Istituti penitenziari e l’ attività universitaria ( esiste Polo universitario istituito con specifica convenzione tra l’Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro” e l’Istituto penitenziario “S. Michele”)

2)      destinate agli operatori di rete

grazie all’apporto del CFPP, titolare delle Iniziative comunitarie (Horizon ed Equal) che prevedevano interventi di formazione, si sono realizzate iniziative di formazione congiunta per operatori appartenenti a Servizi e Istituzioni che intervengono nel settore (Istituti penitenziari, CSSA, Centri per l’Impiego, Comuni, Consorzi socio-assistenziali, SERT. Associazioni volontariato) come specificato in precedenza. (sommario)

 

 

Gruppo Operativo Locale di Torino

Relazione attività: le azioni più significative promosse in questi ultimi anni e possibili aree di intervento future a cura del GOL della provincia di Torino

La Regione Piemonte ha approvato, dopo anni di impegno sui temi del contrasto alla devianza e alla criminalità, linee guida per il funzionamento dei Gruppi Operativi Locali definendo finalità, composizione e coordinamento di tutte le realtà istituzionali e associative presenti sul territorio, stimolando la creazione di una rete integrata di servizi pubblici e del volontariato. Il GOL diviene uno strumento di partecipazione e di coordinamento tra tutte le realtà istituzionali e non che operano nel settore, di sensibilizzazione e di promozione culturale e sociale, nonché la sede privilegiata per uno scambio di informazioni e comunicazioni relative a progetti e bisogni emergenti.

Il Gol ha tentato di definire nel passato percorsi integrati ed in un prossimo futuro sempre più condividerà prassi sia nella fase della impostazione dei progetti sia nella fase di realizzazione degli stessi, che tengano conto della persona nella sua globalità, mettendo in luce potenzialità/capacità già espresse o in itinere e facendo confluire opportunità e risorse messe in campo dai diversi soggetti che lo compongono.

Uno degli obiettivi prioritari del GOL di Torino, coordinato a livello provinciale è una programmazione condivisa sui temi della prevenzione della devianza, sulle iniziative rivolte a persone in esecuzione penale sia alI ‘interno degli Istituti che sul territorio, nonché interventi rivolti all’area penale minorile che fa rilevare una percentuale sul totale delle segnalazioni degli ultimi 9 anni in lieve calo, passando dal 2,5% del triennio 1995-‘98 al 2,4% del periodo 2001-‘04 (dati diffusi con l’ultimo rapporto dell’agosto 2004 sullo stato della sicurezza in Italia). Sono in calo i furti, e sono in discesa anche i minori denunciati per reati collegati agli stupefacenti, in aumento le rapIne.

A fronte di questo panorama, di per se non sconfortante, il modello processuale che nel 1998 ha subito un’importante riforma, caratterizzata da una flessibilità e dall’affidamento al giudice di un’ampia discrezionalità nell’individuazione della risposta delle istituzioni, vincolando e questo è oltremodo importante, trattandosi di minori, una valutazione della personalità del minore imputato, che faccia emergere le prospettive della sua evoluzione.

Tale contesto fa emergere aree di intervento da parte del GOL di Torino, attraverso la messa a punto di politiche preventive del disagio che investe in misura crescente fasce di giovani e di adolescenti.

Nel corso del 2004 nell’ambito dell’appalto concorso triennale con procedura aperta per I. affidamento dei servizi in attuazione del Programma Provinciale rivolto a detenuti, ex detenuti e adolescenti a rischio, per la prima volta l’Assessorato al lavoro ha efficacemente coordinato in stretta collaborazione con il GOL, misure volte al (re)inserimento socio-lavorativo di persone con problemi di giustizia ed ha evidenziato punti forza e criticità dell’iniziativa qui di seguito elencate:

Descrizione generale delle attività svolte nell’ambito del POR - FSE- nel periodo gennaio-aprile 2004

L’ATS (associazione temporanea di scopo), creata ad hoc per gestire l’iniziativa progettuale rivolta a 79 tra detenuti ed ex detenuti, in stretta collaborazione con il coordinatore del GOL di Torino, una volta definite le procedure e le modalità è stata impegnata in varie azioni che vanno dal diagnostico, al valutativo, al rafforzamento delle competenze, all’inserimento in tirocinio. Nel periodo sopraccitato i tirocini avviati sono 31. I tirocini invece in fase di attuazione odi conclusione sempre nello stesso periodo sono 4.

Complessivamente fino al mese di aprile u.s. il POR ha effettuato 35 percorsi di tirocinio. Le aziende coinvolte sono state molte e spesso un tirocinio è stato il frutto di una scelta tra un numero elevato di aziende della banca dati dell’ATS. Si evidenzia che grazie alle azioni promosse dal progetto e all’efficace coordinamento provinciale, 10 persone hanno trovato un’occupazione e quindi risultano aver terminato positivamente il percorso proposto.

 

Organizzazione adottata per la realizzazione delle attività

Dopo la convocazione generale in cui gli utenti incontrano oltre ai gestori del progetto anche l’operatore del Centro per l’Impiego con il quale si verifica l’adesione e la disponibilità al progetto, viene preso appuntamento con ogni utente per il primo colloquio conoscitivo di ½ ora, a cui fa seguito un appuntamento successivo per un ulteriore colloquio della durata di 1 ora. La convocazione generale è svolta nei locali del Consorzio Formazione Professionale Piemontese, così come il primo colloquio, mentre il secondo colloquio è fissato presso le sedi dei vari enti coinvolti nei colloqui.

Obiettivi dell’incontro e strumenti utilizzati per ogni tipo di azione

Gli incontri nel loro complesso hanno l’obiettivo di costruire un’autobiografia della persona, sia di tipo formativo che di tipo professionale, identificando e valorizzando le capacità, le conoscenze e le aspirazioni dell’utente. Particolare attenzione è posta alla valutazione della posizione giuridica della persona, per identificare eventuali limiti imposti dalla pena e che devono essere tenuti presenti nella progettazione dei percorsi successivi. Inoltre sono valutate come importanti le relazioni con i servizi coinvolti in precedenza con l’utenza e che possono contribuire al buon esito delle azioni ipotizzate.

L’orientatore usa durante il colloquio la “scheda di segnalazione di approfondimento diagnostico” frutto della collaborazione di tutti gli attori coinvolti nell’iniziativa, che fa sperimentare sul territorio, per la prima volta, strumenti di lavoro condivisi e comuni. In tale scheda vengono registrate le informazioni utili per le fasi successive.

Criticità rilevate nell’approfondimento diagnostico:

difficoltà per coloro che sono agli arresti domiciliari di ottenere nei tempi previsti l’ autorizzazione a partecipare agli incontri calendarizzati (quindi viene richiesta agli operatori una forte flessibilità nel cambiamento degli appuntamenti);

progetto non sempre appetibile da un punto di vista economico per molti utenti segnalati dai servizi; si sottolinea che per utenti con un forte disagio economico come i soggetti del nostro progetto (molti sono persone senza fissa dimora), le opportunità previste dal POR sono poco funzionali e rispondono solo sulla lunga durata alle esigenze delle persone, senza dare una risposta immediata e di urgenza. Risulta importante proporre una progettazione, soprattutto economica, di tipo integrata con i servizi sociali per favorire una risposta efficace.

Approfondimento valutativo

Dopo il colloquio di approfondimento diagnostico, con alcune delle persone più in difficoltà, si sono calendarizzati degli incontri di approfondimento valutativo, durante i quali si aiuta la persona a ripensare a se stessa, mettendo a fuoco qualità, caratteristiche, interessi, aspirazioni, in modo da acquisire elementi utili a prendere decisioni e ad organizzare le proprie scelte in ambito lavorativo e formativo. Tale obiettivo si realizza attraverso l’utilizzo di 6 strumenti cartacei I schede, miranti alla messa a fuoco di qualità, attitudini, conoscenze teoriche e competenze pratiche, in modo da pervenire alla definizione del piano di azione individuale, in cui evidenziare le azioni da compiere per realizzare il proprio progetto professionale.

Criticità rilevate nell’approfondimento valutativo

difficoltà di partecipazione per le persone con misure alternative alla detenzione, assolutamente condizionata alle autorizzazioni dei Magistrati di Sorveglianza ed ai tempi entro i quali queste vengono recapitate

difficoltà per persone con percorsi molto problematici, nel mettere a fuoco i propri punti forti e le qualità, in modo da pervenire alla definizione di un quadro di se positivo.

Nell’anno 2003-04 il GOL di Torino, ben coordinato dalla Divisione Lavoro del Comune di Torino ha attivato le seguenti azioni messe in campo all’interno dell’istituto quali:

Attività scolastiche

Istituzione all’interno dell’Istituto di un centro per l’educazione degli adulti Corso triennale per mobilieri ebanisti (IPSIA G. Plana)

Corsi di formazione professionale finanziati dalla Regione Piemonte con FSE - Direttiva 2002-2003 - Provincia di Torino:

giardiniere ind. Floricoltore

cablatore impianti industriali

tecniche di fotografia digitale

elementi di collaborazione familiare

elementi operativi su PC

alfabetizzazione in lingua straniera: inglese

alfabetizzazione in italiano per extracomunitari

Corsi, laboratori e attività per detenuti tossicodipendenti

Corsi di disegno, pittura, scrittura, animazione corporea

Per l’area penale esterna ha promosso l’apertura presso il Ministero della Giustizia - servizio sociale adulti, ente promotore, gestito dal Consorzio Abele Lavoro con i finanziamenti della Regione Piemonte, lo sportello informativo SP.IN. che ha rivestito e rivestirà in futuro un ruolo sempre più determinante verso ampie fasce di soggetti e/o loro familiari coinvolti nella problematica penitenziaria e non in carico al Centro. È infatti noto che i Centri negli ultimi anni sono stati investiti da una crescente e complessa richiesta di interventi dovuta ad una molteplicità di fattori quali:

espansione delle misure alternative;

aumento dei condannati che dalla libertà richiedono di accedere ai benefici previsti dalla Legge 165/98;

mutazione della tipologia di utenza con prevalenza di condannati tossicodipendenti ed extracomunitari.

L’utenza dello Sportello SP.IN., appartenente a fasce sociali svantaggiate, rende sempre più necessario implementare sul territorio ogni possibile forma di integrazione e coordinamento con le risorse impegnate nel penitenziario per favorire ulteriori percorsi di inclusione sociale. Il progetto sopradescritto vede la partecipazione di significative associazioni del volontariato e del privato sociale che, da anni impegnati nel settore, hanno condiviso obiettivi e si sono resi disponibili a sperimentare con l’ Amministrazione Penitenziaria un lavoro integrato.

Il Consorzio Abele Lavoro, la Conferenza Regionale Volontariato Giustizia, l’associazione volontariato Carlo Castelli, la Caritas, il Centro di Formazione Professionale Piemontese, le associazioni Il Girasole e il Germoglio hanno siglato una convenzione che definisce finalità, obiettivi, competenze e ruolo dello SP.IN. Le parti sopraccitate hanno condiviso l’esigenza di porre al centro dell’attenzione il rilevamento dei bisogni dell’utenza ed hanno individuato l’erogazione dei seguenti servizi:

adeguato processo informativo

mirate azioni di accompagnamento verso i servizi pubblici e le risorse del privato sociale

dettagliate informazioni sulla noffi1ativa penitenziaria

puntuali infoffi1azioni e adeguato supporto per l’attivazione di percorsi finalizzati all’orientamento e all’inserimento socio-Iavorativo

informazioni e supporto per far fronte all’esigenza abitativa

informazioni e supporto inerente le problematiche dei cittadini extracomunitari

Lo SP.IN. favorisce ed implementa:

  1. integrazione tra gli operatori e le risorse territoriali operanti all’interno dell’ufficio

  2. sperimentazione di un approccio operativo fondato sulla metodologia del lavoro in nero

  3. condivisione operativa con significative agenzie del privato sociale nella predisposizione di interventi volti al sostegno delle persone con problemi penali

  4. attività di studio e ricerca

  5. avvio di azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento della comunità locale.

Altro significativo intervento messo a punto nel 2004 dal GOL di Torino è stato il progetto sperimentale della durata di 12 mesi rivolto alla popolazione carceraria femminile ed in particolare a donne extracomunitarie condannate in possesso dei requisiti per l’ accesso alle misure alternative.

Queste ultime, da un’analisi dei dati statistici quantitativi diffusi dall’Amministrazione Penitenziaria relativi agli anni 2000-2001-2002 e primo semestre 2004, hanno maggiori difficoltà ad accedere alle misure alternative in ragione della situazione di deprivazione sociale in cui vivono.

Dalla lettura del fenomeno sopraccitato si è rilevata la necessità di sostenere significativi percorsi di inclusione sociale e l’Associazione Almaterra, gestore del progetto, ha individuato i seguenti obiettivi :

favorire le misure alternative attraverso un percorso risocializzante che contrasti la pericolosità sociale e faciliti un più ampio diritto alla cittadinanza

fornire stage formative e opportunità lavorative attraverso l’attivazione di borse formazione/lavoro.

Il progetto vede il coinvolgimento dell’Assessorato al Lavoro del Comune di Torino per il finanziamento dei percorsi di tirocinio, delle borse lavoro, del tutoring, degli oneri assicurativi Inail RC e visite mediche. L’associazione Almaterra che metterà la disposizione delle destinatarie, avvalendosi delle attività promosse dal Centro Interculturale delle Donne Alma Mater, una serie di spazi e servizi quali:

accoglienza diurna presso la struttura sede dell’associazione

frequenza ai corsi di alfabetizzazione a vari livelli

sostegno nella ricerca di eventuali supporti abitativi temporanei.

Gli interventi messi a punto dal GOL di Torino e gestiti dal Centro di Formazione Professionale Piemontese (CFPP) sono i seguenti:

Progetto PUER (preparazione e prevenzione utili all’etica delle responsabilità) si propone di offrire competenze professionali e supporti tecnici per favorire la conoscenza e la consapevolizzazione delle carenze e dei disturbi che possono verificarsi come effetti concomitanti della carcerazione e possono incidere sulla qualità delle relazioni genitori/figli.

Per poter essere di reale aiuto il progetto si sviluppa su due fronti:

  1. interno con attività volte a sostenere e valorizzare le competenze genitori ali delle persone detenute

  2. esterno con attività mirate a sostenere le funzioni educative delle famiglie di persone detenute, ma anche costruendo sulla base delle effettive necessità di ciascuna famiglia, una rete sociale di sostegno.

Gli interventi posti in essere dall’equipe di progetto PUER all’interno del carcere si sviluppano lungo un continum che prevede un ‘articolazione su tre livelli:

1.      corsi volti a una scoperta-riscoperta delle più elementari funzioni educative e di accadimento della relazione genitoriale

Obiettivo: riconoscimento delle risorse utilizzabili come genitore. Funzione propedeutica alla messa in discussione delle risorse e dei limiti personali di ciascuno

  1. Gruppi di auto aiuto con la supervisione di due psicologhe

Obiettivo: confronto delle esperienze personali finalizzate a individuare le modalità più utili e costruttive per impostare la relazione educativa con i propri figli

  1. Laboratori che attraverso l’attività pratica e creativa permettono di concretizzare un Prodotto utile allo sviluppo della funzione educativa

Obiettivo: verifica della funzionalità della relazione genitore-figlio e degli aspetti creativi che questa relazione può assumere.

Trasversalmente a questi tre interventi viene posto in essere un intervento di sostengo psicologico attuato attraverso colloqui individuali. Inoltre poiché la specificità del progetto sta nel cercare di creare un collegamento tra la persona detenuta, la famiglia e le risorse offerte dal territorio, sono previsti momenti di riunione e progettazione dell’intervento sia con il personale ministeriale che opera nella Casa Circondariale, sia con i rappresentanti delle Istituzioni Locali.

Laboratorio Aurora           

L’attività di oggettistica in legno e di disegno/pittura è alla sua quarta edizione. In questo tempo, e precisamente dal 2000, questa attività ha subito un incremento quantitativo e qualitativo notevole sia per la partecipazione degli allievi, sia per il numero, la varietà e la tipologia degli oggetti elaborati e prodotti. Tra le funzioni specifiche del laboratorio è necessario menzionare le apprezzabili attività rivolte all’integrazione e all’interazione dei detenuti stranieri con i detenuti italiani.

È ricorrente la partecipazione all’allestimento di mostre presso il CTP Morelli Scuola Media Statale. È tradizione inoltre esporre gli elaborati degli allievi del laboratorio Aurora, tali elaborati sono stati acquistati dai visitatori e il ricavato è stato devoluto all’Associazione UGI (unione genitori italiani).

Laboratorio informatica

L’attività collegata al laboratorio di informatica avviata da meno di 3 anni ha già permesso il raggiungimento di obiettivi professionali davvero significativi che possono essere sintetizzati:

allestimento grazie al finanziamento della Fondazione CRT di Torino del laboratorio con computers dalle prestazioni e dalle potenzialità davvero apprezzabili

acquisizione da parte dei beneficiari di capacità tecniche e professionali per la realizzazione, già ultimata, del sito della Casa Circondariale di Torino e dell’Associazione V.I.D.E.S.

Elaborazione progetto LABOR che stabilisce le fasi e le procedure per l’espletamento sistematico di commesse di lavoro. Tale progetto è stato inviato a Enti Pubblici, Aziende e Associazioni per informare i destinatari e per sollecitare ad affidare commessi di lavoro da realizzarsi all’interno dell’Istituto Penitenziario. Sono arrivate le prime disponibilità, è stato strutturato il gruppo di lavoro di supporto tecnico ed operativo, e ci sono le premesse per realizzare un’attività lavorativa qualificata e apprezzabile.

Non solo ma questo laboratorio che auspicabilmente proseguirà in futuro ha come finalità fondamentale il riconoscimento e l’applicazione pratica della funzione rieducativa, riabilitativa e risocializzante durante periodo la carcerazione e che diviene di primaria importanza una volta scontata la pena per un più consapevole, graduale e complessivo inserimento nel tessuto sociale e produttivo della realtà territoriale.

Equal Cartesio

Ente promotore: CFPP - Casa di Carità Onlus. Rivolto a detenuti ed ex detenuti maschi e femmine, adulti e minori, in genere persone definibili “sous main de justisce” e comunque compromesse con problemi di devianza e disadattamento sociale. Relativamente al contesto di partenza si possono evidenziare alcune criticità che fortemente hanno influenzato l’accesso al mercato del lavoro da parte di soggetti “deboli” destinatari dell’iniziativa e a cui il progetto tenta di dare soluzione:

Le criticità riscontrate si possono sintetizzare come segue:

scarsa fiducia e scarsa disponibilità ad accogliere all’interno delle strutture lavorative detenuti ed ex detenuti

bassa scolarità e bassa professionalità del target di riferimento, sommate in alcune casi ad un atteggiamento negativo nei confronti dell’impegno derivante da un rapporto di lavoro

operatori con alte competenze professionali, ma non specifiche per l’utenza in oggetto e difficoltà nel lavoro di rete tra gli operatori sociali.

Finalità del progetto:

1.      sperimentare percorsi innovativi, personalizzati, flessibili che facilitino l’inserimento lavorativo stabile di 200 detenuti e/o ex detenuti, ivi compresa la creazione nel biennio di 40 posti di lavoro interni ad alcuni istituti penitenziari individuati in accordo con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria

  1. attivare servizi di prima accoglienza per almeno 50 persone per utenti ammessi ai benefici di legge o al termine dell’esecuzione penale interna (sostegno logistico abitativo)

  2. formare ad hoc 80 operatori sulle metodologie e tecniche del lavoro di rete e sulla gestione delle strutture di prima accoglienza

Nell’ambito della Legge Regionale 45/95 è stato finanziato nell’anno 2004 con realizzazione nel 2005 il progetto denominato “Raggio Verde”, che vede il coinvolgimento della Divisione Lavoro del Comune di Torino, l’ Amministrazione Penitenziaria, il C.S.S.A. e il C.F.P.P.

Il Comune gestirà la parte amministrativa finanziando i tirocini ed attuando verifiche intermedie e finali sull’andamento dell’iniziativa con il coordinatore del GOL di Torino, d.ssa Carla Tonelli.

L’Amministrazione Penitenziaria individuerà i detenuti da inserire attenendosi alle specifiche dell’intervento, inoltrerà le pratiche necessarie per la concessione dell’articolo 21 nel più breve tempo possibile e parteciperà agli incontri di verifica intermedi e finali. Alla realizzazione del progetto collaborerà, come per l’edizione precedente, l’agente di Polizia Penitenziaria addetto al servizio di manutenzione delle aree verdi che ha competenze professionali di giardinaggio e floricoltura.

Il C.S.S.A. individuerà i soggetti, in misura alternativa o ammessi al lavoro esterno, in stretto collegamento con il Magistrato di Sorveglianza, sui quali avrà una responsabilità diretta;

individuerà e sarà responsabile dei soggetti affidati in prova al Servizio Sociale o in detenzione domiciliare, parteciperà inoltre agli incontri di verifica intermedi e finali.

Il Volontariato Penitenziario avrà il compito di aiutare i detenuti nell’ eventuale necessità di disbrigo di pratiche burocratico-amministrative e di partecipare agli incontri di verifica intermedi e finali con il GOL di Torino.

Finalità del progetto

La realizzazione del Progetto “Raggio Verde” consente la prosecuzione della formazione e qualificazione professionale nell’ambito delle aree verdi svolte all’interno della Casa Circondariale.

Obiettivi:

verificare la qualità, il grado di autonomia e le capacità di interagire in relazione alle abilità tecniche-pratiche acquisite all’interno del carcere

sperimentare le capacità di adattamento e di esecuzione qualificata necessarie per la realizzazione degli interventi proposti

valutare le mansioni richieste al giardiniere e al manutentore delle aree verdi svolgere attività complesse e qualificate di giardinaggio al termine del progetto permetteranno ai beneficiari, se in possesso di requisiti giuridici, di essere avviati al lavoro

L’obiettivo finale è quindi l’acquisizione di un’identità professionale spendibile all’esterno del carcere che potrà favorire il reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo.

Luogo di attività

I luoghi dove sarà svolta l’attività saranno il Parco Nobile - strada del Nobile n. 36- Torino ed il Parco delle Vallere.

Laboratori previsti

Per l’esecuzione dei lavori previsti sono richieste le prestazione di n. 4 soggetti ai quali la Direzione della Casa Circondariale si è dichiarata disponibile a proporre la concessione dell’articolo 21 legge 354/75.

Durata del progetto

Non può essere inferiore a 12 mesi considerando che alcune operazioni devono essere svolte in periodi determinati dell’anno e in condizioni climatiche particolari mentre altre operazioni devono essere ripetute periodicamente.

Periodo di realizzazione ipotizzato

Trattandosi della prosecuzione del progetto Idea Verde che si concluderà il 30 Aprile 2005, si ipotizza un periodo successivo da maggio 2005 ad aprile 2006.

Orario di lavoro

L’orario di lavoro è articolato in 35 ore settimanali

Modalità di lavoro

Le attività lavorative saranno svolte dai 4 detenuti secondo una diversificazione programmata e concordata di operazioni sotto la guida di un operatore tecnico (insegnante del CFPP) coadiuvato dall’Agente di Polizia Penitenziaria che possiede competenze tecniche specifiche e attraverso il lavoro in strada.

Preparazione professionale richiesta

I detenuti impiegati nel progetto avranno competenze tecniche già acquisite, avendo frequentato il corso professionale per giardinieri, o quantomeno, essendo stati inseriti nel gruppo che provvede alla manutenzione delle aree verdi interne.

Attività di formazione previste

Il docente di formazione professionale, prima dell’avvio del progetto, illustrerà le diverse fasi e le operazioni necessarie per usare le macchine (tagliaerba, motocoltivatori) e gli altri attrezzi occorrenti; si soffermerà a spiegare le norme antinfortunistiche e a ribadire la necessità di indossare l’abbigliamento richiesto per tutelare la propria incolumità; insegnerà le modalità di somministrazione di anticrittogamici e fitofarmaci.

Servizi messi a disposizione dal settore Lavoro del Comune di Torino

  1. visita medica per l’accertamento dell’idoneità psicofisica alla mansione

  2. copertura assicurativa relativa alla Responsabilità Civile

  3. indennità mensa

  4. tutoraggio 

  5. indumenti e dotazione antinfortunistica.

Attività nel tempo libero

Trattandosi di persone in articolo 21 non sono previste attività per il tempo libero perché terminato l’orario di lavoro, dovranno tornare nella struttura penitenziaria.

Tutoring

L’attività di tutoring sarà assicurata dal C.F.P.P. il quale affiderà l’incarico a due tutor specializzati per:

aiutare i detenuti a fare un bilancio delle proprie competenze

verificare se i detenuti hanno le caratteristiche e l’intenzione di svolgere in futuro il lavoro come giardinieri e se sono più propensi ad esercitare altre professioni spendibile nel contesto socio ambientale di appartenenza

rilevare eventuali disfunzioni nelle dinamiche relazionali tra i componenti del gruppo di lavoro

sollecitare i detenuti a relazionarsi correttamente e responsabilmente proponendosi come mediatori per superare eventuali conflitti

progettare con il soggetto un percorso finalizzato all’inserimento stabile

individuare risorse lavorative per l’inserimento al termine del progetto

essere un punto di riferimento per i detenuti e per gli operatori coinvolti.

Attività di sensibilizzazione alla cittadinanza

Diffusione dei risultati del progetto presso le organizzazioni operanti nel settore e presso le scuole superiori che parteciperanno al progetto di sensibilizzazione e prevenzione sui temi della devianza promosso dalla Regione Piemonte e realizzato dal C.F.P.P.

Contatti con le aziende

La Divisione Lavoro del Comune di Torino ogni anno promuove in collaborazione con altri Enti e Associazioni datoriali, numerose iniziative finalizzate al (re)inserimento lavorativo di fasce deboli del mercato del lavoro ed ha quindi una serie di possibilità di inserimento. Al termine del presente progetto, sulla base delle indicazioni che emergeranno dalle relazioni dei tutor, si individueranno dei percorsi rispondenti alle caratteristiche e alle esigenze individuali, con l’utilizzo, se possibile.

delle opportunità offerte dai benefici di legge (legge ex 28/93 etc.). Non si esclude la possibilità di attivare un breve periodo di borsa lavoro per verificare la praticabilità dell’inserimento lavorativo.

Possibili aree di intervento future del GOL di Torino

Preso atto del ricco e variegato panorama progettuale messo in campo in questi anni dal GOL di Torino e dalla Commissione Carcere del Comune di Ivrea e tenuto conto che, nella costruzione di un progetto di reinserimento sociale e lavorativo rivolto a persone detenute ed ex detenute, per la molteplicità delle problematiche, spesso coincidenti (immigrati, tossicodipendenti, etc.), accomunabili in linea di massima da una scarsa conoscenza della realtà lavorativa” della cultura che vi sottintende, dei diritti e dei doveri che la regolano, impone di lavorare insieme usufruendo di norme e leggi da utilizzare sempre più in maniera sequenziale ed armonica.

Diviene importante e propedeutico fornire gli strumenti informativi per iniziare ad orientarsi e ad evidenziare tanto i limiti personali in tal senso del target di riferimento quanto i punti di forza da cui partire per affrontare tutti gli aspetti che rappresentano gli ostacoli ad un positivo ed efficace avvio di un percorso di risocializzazione. Diviene prioritario partire dai reali bisogni del target di riferimento, sia esso adulto o minore per costruire una progettualità personalizzata che risponda alle reali esigenze della persona nella sua globalità.

Fondamentale a tale proposito diviene la figura dell’operatore che deve essere in grado, partendo dalle potenzialità/capacità del soggetto già espresse o in itinere, di far emergere quelle competenze trasversali messe in campo nell’ ambito di percorsi di devianza e illegalità per trasferirle in percorso di risocializzazione e in una possibile opportunità lavorativa futura. A tale riguardo il GOL di Torino proporrà formazione ad hoc sulla “reconaissance des acquis” ossia sul riconoscimento delle competenze/potenzialità acquisite dal target di riferimento, nonché sulle leggi che regolano il mercato ed i rapporti di lavoro a livello locale e nazionale rivolta agli operatori dell’orientamento e agli operatori dei servizi sociali presenti sul territorio.

Il superamento da parte delle persone detenute ed ex detenute della condizione di precarietà e di esposizione alla recidiva passa attraverso l’acquisizione di un bagaglio informativo fino alla messa a punto di azioni coerenti che facilitino la costruzione di un profilo professionale spendibile, il più possibile rispondente alle aspettative e alle reali capacità del soggetto. In tal senso la figura del tutor diviene indispensabile nel matching domanda/offerta nella contrattazione della forma più adeguata di inserimento anche facendo ricorso alle normative che possono agevolare l’ingresso nella realtà produttiva.

Nell’ambito dei fondi messi a disposizione dal Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria - “Cassa Delle Ammende” è auspicabile promuovere una progettazione che preveda, laddove vi siano le condizioni e forse anche creandole ad hoc la sollecitazione, sensibilizzazione per ottenere l’affidamento di commesse di lavoro all’interno degli istituti di pena” per iniziare a dare un senso alla funzione rieducativa della pena, per fare in modo che il carcere non sia più solo un deposito di “vite a perdere”.

Un’area di indagine e di ricerca molto interessante da esplorare è quella relativa alle esperienze più significative realizzate in Italia e in Europa nell’ambito dell’orientamento e dell’inserimento sociale e lavorativo di soggetti detenuti ed ex-detenuti. Una comparazione fra le diverse metodologie ed approcci utilizzati nelle varie realtà, con l’obiettivo di evidenziare punti di forza e criticità rispetto alle differenti fasi ed azioni degli interventi, attraverso l’implementazione di attività volte al bilancio delle capacità acquisite ed allo sviluppo di abilità sociali nella ricerca e nel mantenimento di un’ occupazione e loro tenute/ricadute nel tempo.

L’ obiettivo della fase di ricerca è quello di dare indicazioni utili all’identificazione di buone prassi per l’ orientamento e l’ inserimento lavorativo di detenuti che andrebbe ad implementare il lavoro svolto dal laboratorio messo in atto dalla Regione Piemonte nell’ambito del PON (Programma Operativo Nazionale). Valutazione di possibili linee di intervento nell’ambito del D.P.R. n. 309 del 9 ottobre 1990, testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.

Tale intervento si inserirebbe a pieno titolo all’interno delle politiche preventive contemplate dalla relazione annuale sull’evoluzione del fenomeno della droga nell’Unione Europea ed in Norvegia. La relazione 2004 affronta appunto diverse tematiche, quali il consumo di droghe, la prevenzione ed una valutazione delle strategie nazionali in materia di droga.

A tale riguardo il GOL di Torino potrebbe mettere in campo azioni rivolte a questo specifico target (detenuti tossicodipendenti).

Ultimo ma non per importanza una valutazione ed un’analisi qualitativa dei percorsi di inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti realizzati all’interno di piccole imprese artigiane (anche attraverso la collaborazione con le Associazioni di rappresentanza dell’artigianato ed il Centro Studi per l’Artigianato CSAR di Torino).

Indagine esplorativa presso un campione rappresentativo di piccole imprese appartenenti al settore dell’artigianato, volta a rilevare conoscenze, opinioni, atteggiamenti ed eventuali pregiudizi relativi all’opportunità di inserimento presso le stesse imprese di soggetti provenienti dal circuito penale.

L’indagine oltre ad avere finalità conoscitive sulla disponibilità degli imprenditori ad inserire detenuti o ex detenuti nelle imprese con obiettivi formativi e/o occupazionali ha anche finalità di sensibilizzazione e può essere l’occasione per la diffusione di informazioni in merito alle normative riguardanti gli incentivi per l’inserimento di soggetti deboli del mercato del lavoro.

 

 

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