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"Sviluppo e legalità": il Consorzio della speranza
Il Programma Operativo nazionale "Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia"
L’Unione Europea, ormai da alcuni anni, ha destinato parte delle risorse comunitarie (Fondi Strutturali) allo sviluppo economico e sociale delle Regioni che sono "in ritardo" rispetto alla media europea. A causa di questo ritardo di sviluppo per alcune regioni sono state previste dal governo italiano e dall’Unione Europea una serie di iniziative (Programmi Operativi Nazionali e Programmi Operativi Regionali) di cui sono promotori ed attuatori le Amministrazioni centrali e regionali. Tra le iniziative a carattere nazionale riveste un ruolo prioritario il Programma Operativo Nazionale "Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia" che ha preso il via nel 1998 ed è, in particolare, finalizzato all’innalzamento degli standard di sicurezza delle Regioni italiane dette "Obiettivo 1": Campania. Calabria, Sicilia. Sardegna, Puglia e Basilicata. Partendo dalla considerazione che senza sicurezza non può esserci sviluppo, il Programma Operativo si pone come obiettivo principale quello di rafforzare e rendere più efficaci le condizioni di legalità nel Mezzogiorno, uniche garanzie per un progresso sociale, economico e civile che raggiunga presto i parametri europei. Approvato dalla Commissione Europea. finanziato equamente dai Fondi Europei e dai Fondi Nazionali, il Programma Operativo "Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia" costituisce una delle più complete e imponenti operazioni sul piano della sicurezza mai effettuate nel nostro Paese: uno sforzo, in termini sia economici che di aree e soggetti coinvolti, che non ha precedenti e che anche per questo rappresenta una sfida decisiva per il nostro Sud. Una sfida che non può e non deve essere persa se si vuole che il Mezzogiorno d’Italia non resti tagliato fuori, ancora una volta, dalle promesse dell’avvenire.
La prima fase: gli interventi 1994 - 1999
La realizzazione di una rete infrastrutturale di telecomunicazioni in ponte radio, il ricorso a tecnologie satellitari, l’integrazione delle centrali operative interconnesse di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, l’installazione di sistemi integrati interforze sia sull’asse autostradale Salerno - Reggio Calabria.
La seconda fase: gli interventi 2000-2006
Sono 2.154 i miliardi da impiegare fino al 2006 nell’attuazione della seconda fase del Programma Operativo, approvato dalla Commissione Europea il 13 settembre del 2000, che amplia ed intensifica gli interventi già eseguiti nel corso della precedente programmazione. In questa seconda fase, infatti, le aree individuate per la realizzazione degli interventi non riguardano più solo alcune province del Mezzogiorno d’Italia ma gli interi territori delle regioni Obiettivo 1: Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Sardegna. Accanto all’intensificazione del controllo del territorio, da realizzare attraverso l’impiego di tecnologie sempre più avanzate per garantire il massimo della sicurezza sia agli imprenditori che ai cittadini comuni, il Programma Operativo prevede l’estensione degli interventi alla gestione di fenomeni di sempre maggiore attualità come quello dell’immigrazione, che richiede la capacità di coniugare le esigenze di sicurezza con lo spirito di solidarietà, o della tutela delle risorse ambientali e culturali.
Accanto alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza che operano in un rinnovato scenario di collaborazione, parteciperanno all’attuazione del Programma importanti partner sia tra le Istituzioni (la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Giustizia, le Regioni, le Province e i Comuni del meridione) che nel mondo socio economico (Confindustria, sindacati ed associazioni non governative). Incentivare l’incontro tra le istituzioni e i cittadini, sensibilizzare la popolazione di oggi ma soprattutto di domani sui temi della legalità, avviare un dialogo sincero con la società civile e le forze produttive del nostro Sud, sono alcuni degli obiettivi principali del Programma Operativo: perché solo coltivando e incrementando la fiducia dei cittadini del Mezzogiorno nelle istituzioni si potrà costruire un’efficace e definitiva alleanza contro la criminalità e sottrarle del tutto il nostro Sud.
Le considerazioni del presidente del Consorzio, onorevole e avvocato Salvino Caputo
Fino a qualche anno fa nessuno mai avrebbe pensato che l’enorme patrimonio di Cosa nostra - simbolo del potere e della capacità di intimidazione - sarebbe stato trasformato, in aziende agrituristiche, centri sociali, aree attrezzate per il tempo libero, impianti di serricultura, centri ippoterapici e cantine sociali. Oggi questo non è più un progetto utopico ma è realtà che si è concretizzata grazie all’impegno di un gruppo di amministratori. associazioni e funzionari pubblici che hanno lottato per promuovere una nuova cultura della legalità e soprattutto dell’utilizzo dei beni confiscati alla mafia. Il nostro progetto è diventato per la sua efficienza e capacita, organizzativa un "Modello pilota" del Programma Operativo nazionale per la Sicurezza e per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, 2000 -2006, del Ministero dell’Interno che ha promosso una serie di iniziative per esportarlo in altre realtà italiane ed europee. La nostra scommessa è stata quella di utilizzare in brevissimo tempo l’enorme patrimonio immobiliare confiscato nel vasto comprensorio dell’Alto Belice Corleonese da sempre considerato ad alto rischio, per la presenza dei più pericolosi criminali mafiosi, che erano riusciti a condizionare lo sviluppo economico, attraverso il controllo degli appalti con la forza dell’intimidazione nei confronti di amministratori e imprenditori. Solo l’"Unione" sancita attraverso l’adesione al Consorzio "Sviluppo e Legalità" promosso dalla Prefettura di Palermo, poteva dar vita ad un progetto ambizioso, che in soli due anni ci ha consentito di ottenere risultati veramente impensabili. In questa battaglia, per l’affermazione della legalità nei nostri territori, abbiamo anteposto questi valori rispetto alle appartenenze partitiche. Sindaci, di diverse ideologie e culture politiche ci siamo uniti per contrastare il fenomeno mafioso e per riscattare il nostro territorio che sino ad oggi era stato privato della sua naturale capacità di sviluppo ed autodeterminazione pur possedendo delle potenzialità in termini di risorse naturali, paesaggistiche e di elevata professionalità.. Nella consapevolezza che deve ritornare allo Stato ed alla Società civile, in termini di occupazione, sviluppo economico, crescita sociale, quello che la mafia aveva sottratto con la violenza, l’intimidazione ed il ricatto ci siamo mossi creando una nuova cultura della legalità mediante l’utilizzo del patrimonio sottratto con le confische alla mafia. Convinti che i mafiosi oggi oltre che al rigore del regime carcerario previsto dal 41 bis, temono in particolar modo la sottrazione dei loro beni che rappresentano la loro stessa esistenza nel territorio, continuiamo con maggiore incisività nel nostro impegno che ha visto coinvolti enti locali, associazioni di volontariato, cooperative sociali, scuole, centri di formazione, enti regionali, ministeri, assessorati regionali, organizzazioni antiraket e semplici cittadini che oggi vedono nell’utilizzo dei beni confiscati una occasione di sviluppo per l’economia e l’occupazione. Il sorriso dei bambini delle nostre scuole che piantano alberi sulle terre dei boss e la spiga di grano raccolta dai giovani della cooperativa Placido - Rizzotto e legata con il nastro tricolore, sono divenuti i simboli del riscatto e del cambiamento che si è avviato in questi ultimi anni e che è destinato a divenire sempre più profondo e coinvolgente. I risultati raggiunti proprio perché entusiasmanti non devono indurci ad abbassare la guardia. La mafia è forte e sempre pronta a riprendere il suo patrimonio con ogni mezzo. Lo dimostrano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno denunciato la presenza di cooperative sociali sostenute dagli stessi mafiosi. Ecco perché, siamo fortemente contrari ed ostacoleremo con tutti i mezzi ed in tutte le sedi politiche ed istituzionali, il tentativo di introdurre nell’ordinamento giuridico la vendita dei beni immobili confiscati alla mafia. Questa decisone consentirebbe a Cosa Nostra di riappropriarsi del suo patrimonio che con grandi sacrifici e con coraggioso impegno, investigatori e magistrati hanno sottratto alla criminalità organizzata. La legge sulla confisca dei beni mafiosi necessita di sostanziali correttivi. Non solo perché trascorre troppo tempo dal sequestro all’acquisizione del patrimonio dello Stato e, quindi, per la successiva assegnazione agli Enti Locali o alle associazioni di volontariato, ma anche perché nel frattempo i boss di Cosa nostra intestano i loro beni a prestanome, rendendo i patrimoni difficilmente identificabili. Ed ancora: i soldi provenienti dalle attività illecite non vengono più investiti in beni immobili, ma in complicate transazioni finanziarie. Una mafia priva del suo patrimonio è più povera. E quindi, meno forte. E fa meno paura.
II Consorzio "Sviluppo e Legalità" consente oggi di gestire efficacemente decine di beni confiscati ai boss mafiosi. Il Ministero dell’Interno ha deciso di trasformare questo progetto in un modello da esportare anche nelle altre regioni del Meridione dove sono parecchie le proprietà sottrarre alla criminalità organizzata. Ciò si deve ad una brillante intuizione del prefetto di Palermo, Renato Profili. Ma il 30 maggio del 2000 quando se ne cominciò a parlarne concretamente nessuno vi avrebbe scommesso su una sola lira. Non solo per i limiti imposti dalla legislazione vigente, ma anche per le differenze politiche e culturali dei sindaci dei paesi in cui ricade la maggior parte di terreni, fabbricati rurali, cantine sociali ed appartamenti confiscati: Monreale, Corleone, San Giuseppe Jato, Piana degli Albanesi e San Cipirello. Gli ingredienti perché l’iniziativa fallisse c’erano tutti. Invece, la comune volontà di combattere concretamente Cosa nostra, ha consentito di superare le diversità ideologiche e far prevalere il senso di responsabilità degli amministratori locali i quali si sono resi conto che, in ogni caso, singolarmente non sarebbero mai riusciti ad utilizzare gli immobili loro assegnati in modo proficuo. E’ stata questa la molla che ha tatto nascere il Consorzio "Sviluppo e Legalità", cui successivamente hanno aderito anche Altofonte. Camporeale e Roccamena. Otto Comuni dell’Alto Belice - Corleonese, un’ampia area della Provincia di Palermo, dove ricadono decine di beni confiscati a personaggi del calibro di Totò Riina, Bernardo Provengano, Leoluca Bagarella, Bernardo Brusca, Giuseppe Genovese… Beni stimati diversi milioni di euro, ma rimasti inutilizzati, anzi in stato di abbandono, non avendo le singole amministrazioni comunali la possibilità di gestirli secondo criteri di efficienza e managerialità. Una enorme ricchezza che se ben utilizzata, invece, avrebbe potuto dare un notevole impulso al rilancio socio-economico del territorio. È dalla necessità di utilizzare produttivamente i beni confiscati che nasce il Consorzio "Sviluppo e Legalità". I sindaci dei paesi che ne fanno parte si sono impegnati a trasferirgli i beni mafiosi confiscati ad essi assegnati. È, d’altronde, chiarissimo quanto sancito dal protocollo d’intesa: "La necessità di garantire la massima coesione tra i Comuni divenuti proprietari di tali beni, ha fatto sì che cinque sindaci (poi diventanti otto, ndr) di appartenenza politica diversa, su iniziativa del prefetto di Palermo, costituissero il 30 maggio del 2000 un Consorzio, denominato "Sviluppo e Legalità", dotato di autonomia gestionale e di personalità giuridica di diritto pubblico, per gestire imprenditorialmente, mediante concessione a titolo gratuito a cooperative sociali di nuova costituzione, ai sensi della legge 109/96, il complesso di terreni agricoli e dei fabbricati rurali confiscati, che i Comuni assegnatari hanno conferito e che conferiranno allo stesso mano amano che lo Stato li assegnerà loro". Ma il Consorzio, che mette insieme i beni assegnati ad otto Comuni dopo la confisca definitiva, ben poco avrebbe potuto fare senza il supporto tecnico di società ed associazioni in grado di trasformare il progetto in realtà. Così, sempre su iniziativa del prefetto Renato Profili, è stata sottoscritta una "Carta degli Impegni" con Sviluppo Italia Spa, Italia Lavoro Spa, Consorzio Sudgest e l’associazione Libera di don Luigi Ciotti, un network che raccoglie oltre 700 associazioni impegnate nella lotta contro la mafia. Ad Italia Lavoro Spa è stato affidato il compito di effettuare selezioni, formazione, tutoraggio e accompagnamento alla professionalizzazione dei giovani delle cooperative sociali alle quali il Consorzio "Sviluppo e Legalità" affida i propri beni per la gestione. Il Consorzio Sudgest e l’associazione Libera hanno predisposto un progetto, chiamato Legalità e Sviluppo, per l’utilizzazione in chiave economica dei beni confiscati. La società Sviluppo Italia Spa ha avuto il compito di assistere le cooperative sociali nella predisposizione dei piani di impresa per verificarne la finanziabilità con fondi agevolati. Il bilancio dei primi due anni di attività non può che essere positivo. L’idea fondamentale del progetto "Sviluppo e Legalità", che è quella di promuovere, in territori ad altissima densità mafiosa, cultura imprenditoriale tra i giovani e i disoccupati. Comincia a percorrersi la strada anche tra coloro che fino a qualche tempo fa mai avrebbero osato occuparsi dei beni confiscati ai padrini di Cosa nostra.
Il progetto "Sviluppo e legalità"
Con l’istituzione di un tavolo tecnico permanente. sono state definite le procedure per la predisposizione del "progetto globale" di utilizzo di tutti i beni confiscati alla mafia e "trasferiti" dagli otto Comuni che hanno dato vita al Consorzio. L’obiettivo è quello di realizzare un piano di sviluppo locale con il supporto e il coinvolgimento di partner tecnici. E grazie ad una intensa attività di animazione e l’apporto formativo di tutti gli Enti chiamati a sviluppare i singoli progetti, è stato realizzato un capillare studio del territorio risultato particolarmente vocato nei settori agro -alimentare ed agrituristico. Inoltre, è stata rilevata un’alta possibilità di crescita per le piccole e medie imprese e i servizi. Per sfruttare al meglio le potenzialità, sono stati organizzati corsi di formazione e orientamento professionale: promosse attività socio-assistenziali: assicurati interventi di riqualificazione ambientale. Con la disponibilità di alcune società a prevalente capitale pubblico, tra le quali "Sviluppo Italia" "Sudest" ed "Italia Lavoro" è stata avviata una intensa attività di sensibilizzazione del territorio al fine di promuovere le iniziative produttive capaci di promuovere lo sviluppo locale. Il coinvolgimento delle forze più sane e sensibili ai valori della democrazia, ha contribuito notevolmente al successo dell’iniziativa che in soli due anni ha provocato una vera e propria "rivoluzione sociale": la cultura della legalità si diffonde sempre più in vasti settori della società. L’esperienza del Consorzio "Sviluppo e Legalità" ed i brillanti risultati raggiunti, sono diventati i punti cardinali di un progetto pilota del Programma Operativo nazionale per la Sicurezza e per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, del Ministero dell’Interno, che ha promosso analoghe iniziative anche in altre regioni del Sud d’Italia. Due anni di intenso lavoro, in sinergia con Cooperative Sociali, Enti Locali, Associazioni di volontariato, Enti regionali e amministrazione centrale dello Stato, dunque, hanno consentito il raggiungimento di importanti risultati. Sono stati finanziati ed avviati progetti strutturali, programmi di sviluppo del tessuto socio-economico, creati nuovi posti di lavoro. È stata data assistenza a tutti i soggetti per la predisposizione di idee progettuali, utilizzando anche le apposite leggi di finanza agevolata. Sono state promosse azioni di formazione, di tutoraggio, di trasferimento di conoscenze al fine di creare nuove professionalità. È stato effettuato un monitoraggio di tutti i beni, con relativi sopralluoghi al fine di verificare la fattibilità dei rispettivi progetti. Soprattutto, con l’istituzione del Consorzio "Sviluppo e Legalità", è stato possibile riunire, sotto un’unica regia, tutto il patrimonio confiscato ai boss mafiosi nel vasto comprensorio dell’Alto Belice-Corleonese. Fabbricati rurali e terreni destinati all’agricoltura sono stati utilizzati per creare un programma d’iniziative e promuovere nello stesso tempo una nuova cultura imprenditoriale che prevede un investimento complessivo di 3.600.000 euro.
La Legalità nella Scuola e nella pubblica Amministrazione
Sono stati rivolti a funzionari della Pubblica amministrazione ed ai docenti delle scuole dei Comuni aderenti al Consorzio "Sviluppo e Legalità", i due corsi di formazione che hanno avuto come titolo la "Scuola e il Territorio" e la "Legalità nel Territorio". Entrambi sono stati finanziati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, del Ministero dell’Interno con i fondi del Programma Operativo "Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia" e cofinanziati dalla Comunità Europea. I due progetti formativi promossi dal Consorzio: il primo, la "Legalità nel Territorio" è stato realizzato da Sudgest che ha coinvolto funzionari delle amministrazioni comunali dei Comuni di San Giuseppe lato, San Cipirello, Piana degli Albanesi, Corleone, Roccamena, Camporeale, Altofonte e Monreale. Il secondo è stato curato dal Cres (Centro per la ricerca elettronica in Sicilia) ed è stato destinato ai docenti, che hanno partecipato numerosi, degli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, fortemente coinvolti nel progetto che ha avuto ottimi risultati e si è concluso con la realizzazione di un cd rom sulla legalità. Cd che è stato diffuso tra le associazioni pubbliche e private, gli enti e le scuole. Per entrambi i progetti formativi sono stati organizzati dei seminari che hanno visto la partecipazione di importanti relatori tra cui magistrati, politici docenti universitari e giornalisti. Gli obiettivi specifici dei percorsi formativi sono stati quelli di diffondere la cultura della legalità tra il personale docente delle scuole elementari, medie e superiori e dei funzionari pubblici del vasto comprensorio. Nello stesso tempo si è voluto promuovere l’utilizzo delle tecnologie informatiche e telematiche e le normative in materia di gestione ed utilizzo dei beni confiscati alle organizzazioni criminali ritenuti validi strumenti di sviluppo della legalità. Sono stati realizzati insieme ai docenti ed ai funzionari dei sistemi educativi anche multimediali per la divulgazione della legalità tra gli alunni ed i cittadini. L’obiettivo del corso la "Legalità nel Territorio" è stato quello di concorrere alla diffusione della legalità nelle Pubbliche Amministrazioni del Consorzio "Sviluppo e Legalità" attraverso una riflessione sulla disciplina penale, con riferimento ai reati commessi da soggetti privati e dipendenti pubblici ed alle relative responsabilità, sulla gestione dei beni confiscati e sulla normativa relativa, al procedimento amministrativo e sulle procedure degli appalti.
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