Protocollo
d'Intesa
Sul
reinserimento socio-lavorativo
della
popolazione detenuta ed in esecuzione penale esterna
Delibera
Giunta Comunale n° 165/2004 del 27 aprile 2004
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visto
l’art. 27 della Costituzione |
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visto
il D. Lgs. 112/98; |
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vista
la "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato d’interventi
e servizi sociali" n°328/2000; |
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vista
la Legga Regionale 72/97; |
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vista
la programmazione sociale definita dai PIRS e dai Piani di Zona; |
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Vista
la L. 469/97 e la L.R.T. 52/98 sulla riforma del collocamento e sulle
politiche attive del lavoro |
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vista
la Legge d’Ordinamento Penitenziario n°354/75, artt.20, 20 bis e il
relativo Regolamento d’Esecuzione agli artt. 47, 48; |
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vista
la L.381/91 e la L. 193/2000 (cd. "Smuraglia"), con i relativi
decreti attuativi; |
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visto
il Protocollo d’Intesa tra la Regione Toscana ed il Ministero della
Giustizia del 5/4/1990, cui il complesso dei rapporti regolati e favoriti
dal presente atto fa riferimento, ed il Protocollo d’Intesa tra Ministero
della Giustizia, Regione Toscana ed Enti Locali del 15/6/89, relativo all’istituzione
ed al funzionamento degli Istituti a Custodia attenuata per detenuti
tossicodipendenti; |
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considerato
che nel complessivo contesto normativo citato. |
Le
Amministrazioni Provinciale e Comunale vedono ampliato il loro ruolo
istituzionale di facilitazione all’accesso al mercato del lavoro delle persone
in situazione di svantaggio sociale ed economico, nonché il ruolo di sostegno
al loro inserimento sociale e lavorativo, promovendo l’attuazione delle
attività e misure relative nel quadro della programmazione nazionale, regionale
e locale e nell’ambito del sistema complessivo d’interventi e servizi
sociali.
Gli
Istituti di pena ed i Centri di Servizio Sociale Adulti (CSSA) vedono potenziato
e sottolineato il proprio ruolo nell’organizzazione e nell’utilizzo dello
strumento lavoro come elemento fondamentale del trattamento penitenziario e dell’esecuzione
penale esterna (misure alternative).
premesso
che:
negli
Istituti di Pena e segnatamente nella struttura di Firenze Sollicciano vi è una
situazione di sovraffollamento e di forte mobilità legata alla natura di
carcere circondariale, con una forte percentuale di detenuti in attesa di
giudizio o con pene brevi,
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questa
situazione riduce le possibilità di riuscita di interventi personalizzati e
mirati al reinserimento socio-lavorativo; |
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tra
i detenuti è forte la percentuale di coloro che si trovano in carcere per
problemi legati alla dipendenza da sostanze o con problemi di disagio
psichico, che vivono in condizioni di marginalità o con legami familiari e
sociali allentati, e che di conseguenza necessitano di un sostegno più
valido e specializzato nel percorso di recupero di un equilibrio di vita; |
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i
detenuti necessitano dell’intervento e dell’azione coordinata di tutte
le istituzioni e dei servizi coinvolti sia nell’inserimento sociale sia in
quello lavorativo; |
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si
considera lo strumento lavoro come prioritario sia per migliorare le
condizioni di vita interne all’istituto di pena, in termini di
vivibilità, autonomia e dignità, sia per costruire percorsi di uscita dal
circuito penale e di rientro in società; |
ritenuto
opportuno:
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facilitare
il percorso di risocializzazione dei soggetti, interno ed esterno all’istituto
carcerario, attraverso l’accesso alle attività di formazione e al mondo
del lavoro; |
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sostenere
attraverso l’offerta di occasioni formative e lavorative un più facile
accesso dei detenuti, in particolare di quelli che vivono in condizioni di
particolare marginalità, alle misure alternative alla detenzione; |
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promuovere
un comune coinvolgimento delle istituzioni locali, degli Enti pubblici e
privati e della società civile al fine di realizzare progetti di sostegno
alle persone detenute, in particolar modo favorendo l’accesso o il rientro
nel mondo del lavoro che si traduce, nel medio periodo, in un progressivo e
complessivo aumento della sicurezza collettiva; |
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mantenere
e migliorare l’accesso della società civile fiorentina alla struttura
carceraria e alle sue problematiche, sensibilizzandola ed attivandola alle
tematiche del carcere; |
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rendere
concreto l’esercizio dei diritti civili alle persone in stato di
detenzione. |
Le
parti convengono quanto segue
Art.
1. Finalità
Attraverso
il presente accordo gli Enti firmatari intendono sviluppare percorsi operativi
concordati per favorire l’accesso al lavoro dei destinatari del presente
protocollo, potenziarne le capacità e competenze e garantire la loro
possibilità di mantenere l’occupazione.
L’accordo
intende operare a beneficio delle persone sottoposte ad azione penale, per le
quali il lavoro svolge una funzione essenziale nello sviluppo soggettivo sul
piano personale, sociale ed economico, nella direzione dell’allontanamento dai
circuiti criminogeni vissuti in precedenza, dell’autonomi, a vero punto di
arrivo del complesso delle azioni portate avanti sul e con il soggetto medesimo.
Dato
che l’accesso alla formazione e l’inserimento al lavoro sono elementi
fondamentali del percorso di riabilitazione ed autonomizzazione per un soggetto
sottoposto alla detenzione in un contesto rieducativo e riabilitativo, è di
primaria importanza operare affinché sia migliorata l’offerta di lavoro e
formazione all’interno del carcere e nell’esecuzione penale esterna.
Art.
2 Obiettivi
Gli
obiettivi dell’accordo di cui al presente Protocollo sono:
a)
definire procedure e rapporti reciproci tra gli Enti coinvolti al fine di
costruire progetti personalizzati sostenuti da Enti e servizi che operano in
rete i quali, ciascuno con le proprie competenze, agiscano in modo coordinato
per la realizzazione delle finalità previste dall’art. 1;
b)
promuovere e programmare opportunità lavorative per soggetti detenuti o
sottoposti ad esecuzione penale esterna anche individuando, all’interno degli
Enti firmatari e non, alcuni settori di attività e di produzione che possano
fornire opportunità di lavoro alle persone interessate.
Art.
3 Beneficiari
I
beneficiari dell’accordo sono i soggetti detenuti o sottoposti ad esecuzione
penale esterna (misure alternative) nell’area fiorentina.
Art.
4 Attuazione
Per
l’attuazione del presente accordo gli enti s’impegnano a definire procedure
concordate e rapporti reciproci che permettano la realizzazione delle finalità
di cui all’art.1.
Inoltre,
per favorire lo sviluppo del lavoro all’interno del carcere e sostenere quello
all’esterno, gli enti pubblici s’impegnano anche a reperire al proprio
interno delle attività che siano affidabili a soggetti detenuti o in esecuzione
penale esterna al carcere.
Art.
5 Comitato di Gestione
Gli
Enti sottoscriventi si impegnano a costituire un comitato di gestione cui
affidare il compito di monitorare le procedure relative al reperimento ed al
mantenimento di un’attività lavorativa per i soggetti in esecuzione penale
esterna allo scopo di individuare eventuali problematiche da sottoporre ai vari
Enti competenti: sarà cura di tali Enti intervenire, laddove possibile, per
porre in essere procedure specifiche che agevolino l’avvio al lavoro ed il suo
mantenimento da parte dei destinatari del presente protocollo.
Inoltre,
sarà cura del Comitato di Gestione promuovere e programmare le possibili
commesse di lavoro, verificare i risultati ottenuti e diffondere le buone
pratiche attuate, secondo quanto indicato nel successivo punto relativo alle
funzioni del Comitato di Gestione.
Tale
Comitato di Gestione è composto da membri formalmente nominati da ciascun ente.
Sono
rappresentanti stabili del C. d G. la Direzione del N.C.P. di Sollicciano, la
Direzione della Seconda Casa Circondariale "Mario Gozzini", il C.S.S.A,
l’ASL n. 10, il Comune e la Provincia di Firenze, il Provveditorato Regionale
dell’Amministrazione Penitenziaria.
I
rappresentanti di altri Enti Pubblici partecipano alle attività del C. d G. in
veste di consulenti, laddove il comitato chieda loro un parere a fronte di
questioni di interesse di tali Enti.
Il
Comitato di Gestione è coordinato dalla Provincia di Firenze e definisce al suo
interno le modalità del proprio funzionamento.
Funzioni
del Comitato di Gestione
Il
Comitato di Gestione persegue gli obiettivi di cui all’art. 2, dando anche
indicazioni sul piano operativo, nel rispetto delle competenze di legge di ogni
singolo ente.
Il
Comitato di Gestione, in merito all’obiettivo di cui all’art. 2 lettera a):
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verifica
che, nell’ambito dei programmi individuali per i soggetti in esecuzione
penale esterna, si realizzi l’integrazione di competenze dei vari Enti e
Servizi preposti alla cura, reinserimento sociale e lavorativo; |
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individua
le eventuali criticità che emergono sul piano operativo e le segnala ai
Servizi ed Enti coinvolti, suggerendo modalità operative affinché, nell’ambito
delle competenze e dell’autonomia di ciascuno, si cerchi di ovviare al
problema individuato nella prospettiva dell’avviamento al lavoro e del suo
mantenimento da parte delle persone detenute. |
|
Raccoglie
i risultati della metodologia operativa posta in essere e cura la
divulgazione delle buone prassi realizzate. |
Il
Comitato di Gestione, in merito all’obiettivo di cui all’art. 2 lettera b):
|
funge
da punto di raccordo per la programmazione del lavoro in carcere e nelle
misure alternative nell’area fiorentina; |
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ha
funzioni di promozione e pubblicizzazione dell’iniziativa agli
imprenditori, al terzo settore ed alla cittadinanza in generale; |
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verifica
i risultati ottenuti e diffonde le buone pratiche attuate. |
Piano
delle attività
Relativamente
all’Art. 2, punto a), il Comitato di Gestione:
|
Adotta
e attiva i sistemi di monitoraggio, elaborati in modo congiunto, relativi
alle procedure di raccordo tra gli Enti coinvolti nei progetti
personalizzati; |
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Sulla
base degli esiti del monitoraggio, procede alla loro valutazione (con
sistemi di valutazione condivisi a monte); |
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Individua
le eventuali aree di criticità e/o di miglioramento e le segnala agli Enti
interessati. |
Relativamente
all’Art. 2, punto b):
ferme
restando le attività di interesse generale, di scelta di settori lavorativi su
cui operare, di programmazione delle attività formative, di promozione e di
sensibilizzazione, la procedura è la seguente:
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Ogni
ente pubblico o privato individua le lavorazioni che può affidare in
esecuzione ai soggetti detenuti e ne propone l’inserimento nel PIANO che
deve essere stilato dal Comitato di Gestione; |
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L’Istituto
di pena valuta le compatibilità e la possibilità di realizzazione della
lavorazione; in particolare deve definire le condizioni di accessibilità e
la disponibilità dei soggetti detenuti; |
|
Si
realizza, ove possibile, un raccordo tra le attività lavorative proposte
all’interno e le prospettive occupazionali esterne, eventualmente anche
attraverso il sostegno di attività formative; |
|
L’Ente
committente definisce le modalità di affidamento del lavoro da eseguire,
utilizzando la procedura che appare più idonea: affidamento a Cooperativa
Sociale, affidamento diretto all’Istituto di Pena, contratti individuali a
detenuti o altro, informandone il Comitato di Gestione. |
Il
Comitato di gestione, nell’ottica della diffusione delle buone pratiche, può
suggerire eventuali altre procedure per favorire il lavoro dei beneficiari del
presente protocollo.
Art.
6 Verifiche
Gli
Enti sottoscriventi periodicamente valutano lo svolgimento del complesso delle
attività e predispongono un documento annuale da presentare agli organi
direttivi dei singoli Enti. Il Comune e la Provincia presenteranno tal documento
alle proprie Giunte.
Art.
7 Durata
Il
presente protocollo ha la durata di 3 anni e può essere rinnovato con apposito
atto degli enti interessati.
Art.
8. Impegni
Gli
enti sottoscriventi convengono sulla necessità di regolare i rapporti tra le
Direzioni, gli Uffici Penitenziari e gli Enti pubblici o privati del territorio
fiorentino per promuovere, programmare e disciplinare le attività lavorative
per detenuti o sottoposti ad esecuzione penale esterna, all’interno o all’esterno
degli istituti di Pena.
In
particolare la Provincia di Firenze
|
nell’ambito
delle proprie competenze in materia di collocamento s’impegna a favorire l’accesso
al mercato del lavoro dei beneficiari fornendo, ove necessario, consulenza in
merito alle specifiche necessità di inserimento lavorativo; |
|
nell’ambito
dei propri compiti d’osservazione e monitoraggio delle problematiche in
campo sociale, s’impegna ad inserire la tematica della detenzione tra i
settori di osservazione costante (definizione delle diverse tipologie di
beneficiari, individuazione di metodologie differenziate per favorirne l’accesso
al lavoro, etc.) ed a divulgare tra gli Enti interessati i dati relativi; |
|
si
impegna ad informare il Comitato di Gestione sull’andamento dei principali
indicatori di sviluppo socio economico sul territorio provinciale, con
particolare riferimento a quelli relativi al mercato del lavoro; |
|
s’impegna
altresì a riferire al Comitato di Gestione le eventuali criticità
riscontrate sul piano operativo; |
|
assume
il Coordinamento del Comitato di Gestione. |
Il
Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria per la Toscana si impegna
Il
Provveditorato Regionale Toscano dell’Amministrazione Penitenziaria:
|
coordina
le attività degli Istituti ed Uffici Penitenziari all’interno del
Comitato di Gestione; |
|
collabora
alla individuazione e promozione in ambito cittadino delle attività
lavorative destinate ai soggetti in esecuzione penale interna o esterna; |
|
verifica,
in collaborazione con la Provincia, le attività del Comitato di Gestione; |
|
cura
la diffusione delle buone pratiche a livello regionale; |
Gli
Istituti e Uffici Penitenziari (Sollicciano, M. Gozzini) s’impegnano
|
a
garantire l’individuazione delle persone detenute o richiedenti una misura
alternativa, idonee a tali esperienze di lavoro; |
|
a
garantire le condizioni d’agibilità e d’organizzazione degli spazi
interni degli istituti, le modalità d’accesso dei tutor ed insegnanti per
lo svolgimento delle attività lavorative e a collaborare ai percorsi
interno-esterno dei detenuti (misure alternative), |
|
a
sostenere anche l’eventuale realizzazione di lavorazioni in ambiente
esterno, attraverso la concessione dell’art. 21 Ordinamento Penitenziario; |
|
a
riferire al Comitato di Gestione le eventuali criticità riscontrate sul
piano operativo; |
|
ad
informare periodicamente l’Osservatorio Provinciale ed il Comitato di
Gestione sul numero e caratteristiche dei detenuti con particolare riguardo
a sesso, nazionalità, età, posizione giuridica, tipologia disagio,
scolarità, predenti esperienze lavorative e/o corsi di formazione
professionale. |
Il
Centro di Servizio Sociale Adulti di Firenze (CSSA)
s’impegna
|
ad
informare periodicamente l’Osservatorio Provinciale ed il C. di G. sul
numero e caratteristiche delle persone in esecuzione penale esterna, con
particolare riguardo a sesso, nazionalità, età, tipologia delle misure
alternative, tipologia disagio, scolarità, predenti esperienze lavorative
e/o corsi di formazione professionale; |
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a
segnalare la consistenza numerica dei soggetti in esecuzione penale esterna
che necessitino d’intervento per favorire l’inserimento lavorativo,
eventualmente individuando e segnalando nominativamente i soggetti; |
|
a
collaborare per quanto di competenza alla definizione dei progetti d’inserimento
lavorativo individuale e per fasce d’utenza; |
|
a
predisporre, realizzare e monitorare i progetti individuali generali di
reinserimento in forma coordinata con i progetti d’inserimento lavorativo; |
|
a
riportare all’interno del Comitato di Gestione le eventuali criticità
riscontrate sul piano operativo. |
Il
Comune di Firenze s’impegna
|
al
raccordo delle proprie attività istituzionali d’assistenza e sostegno con
quanto previsto dal presente accordo; |
|
a
riportare all’interno del Comitato di Gestione le eventuali criticità
riscontrate sul piano operativo; |
|
all’informazione
alla cittadinanza. |
L’Azienda
Sanitaria locale n° 10 s’impegna
|
a
predisporre, realizzare e monitorare i progetti individuali generali di
reinserimento in forma coordinata con i progetti d’inserimento lavorativo,
per quanto di competenza; |
|
ad
informare periodicamente l’Osservatorio Provinciale ed il C. di G. sulla
consistenza e caratteristiche dei detenuti e condannati in esecuzione penale
esterna (misure alternative) in trattamento e in carico dai servizi ASL, in
particolare i soggetti con problemi di tossicodipendenza, alcoolismo o
salute mentale; |
|
a
riportare all’interno del Comitato di Gestione le eventuali criticità
riscontrate sul piano operativo; |
|
a
collaborare, per quanto di competenza, alla definizione dei progetti d’inserimento
lavorativo individuale, eventualmente individuando e segnalando
nominativamente i soggetti da avviare alle iniziative d’inserimento
lavorativo. |
Il
Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, l’Asl n° 10, s’impegnano
|
ad
individuare all’interno delle attività dei propri uffici e nei settori
nei quali devono realizzare servizi o attività quei segmenti di lavorazione
che possono costituire commesse di lavoro, anche nella forma del telelavoro,
idonee ad essere affidate a soggetti detenuti all’interno degli Istituti
di pena fiorentini o in esecuzione penale esterna (misure alternative). |
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