Il punto sulla criminalità

 

Il punto sulla criminalità

di Giovanni Tamburino

 

Articolo tratto da Le Due Città, rivista dell’Amministrazione Penitenziaria

Numero 2, anno V

 

Aumentano i delitti in generale, ma diminuiscono quelli contro la persona e, tra gli altri reati, è sempre il furto a farla da padrone. Questo e molto altro emerge dalle pagine del consueto "Compendio sugli eventi criminosi" del nostro Paese

 

L’Edizione 2003 del Compendio sulla criminalità in Italia

Andamento della criminalità in generale

Andamento degli omicidi volontari e dei tentativi di omicidio

Altri reati

Le rapine

Extracomunitari

Azione di contrasto. Mezzi e risultati

L’Amministrazione Penitenziaria

L’Edizione 2003 del Compendio sulla criminalità in Italia

 

Il Ministero dell’Interno, attraverso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Ufficio Coordinamento e Pianificazione Forze di Polizia – Sistema Informativo Interforze –, prosegue nella lodevolissima iniziativa di far conoscere, anno per anno, i dati relativi all’andamento della criminalità nel nostro Paese.

E così, anche alla fine del 2003 è puntualmente uscito il "Compendio statistico degli eventi criminosi" che, in riferimento all’anno 2002, aggiorna il quadro dei "valori negativi" della nostra società.

Il fenomeno criminale, infatti, con il peso delle sofferenze che diffonde, i costi che determina, la dispersione e distruzione di ricchezza di cui è causa e le gravi conseguenze umane e sociali che distribuisce a pioggia intorno a se, è in un certo modo la faccia negativa della società. Occorre conoscerla, quanto quella positiva, per capire dove ci si trova e valutare le condizioni di vivibilità di un determinato ambiente.

Quest’anno il "Compendio" conserva le caratteristiche essenziali delle ultime edizioni ma adotta alcuni nuovi accorgimenti che rendono più facilmente fruibile il materiale presentato, tra i quali un efficace impiego dei colori che consente di orientarsi immediatamente tra le diverse parti dell’agile sintesi statistica. Anche grafici e tabelle risultano meglio leggibili.

In conclusione, pur se già negli ultimi anni si era notato un miglioramento qualitativo e pur se restano ancora taluni profili da perfezionare, questa edizione del "Compendio" si segnala per aver realizzato un progresso nella leggibilità e nella reperibilità del materiale presentato.

Cerchiamo ora nel contenuto del "Compendio" i dati che ci sembrano di maggior interesse.

 

 Andamento della criminalità in generale

 

Un aumento della criminalità pari al 3, 13%, quale si è registrato nell’anno 2002, con riferimento ai soli delitti denunciati, è un aumento consistente ed inquietante.

È noto che l’aumento del numero dei reati denunciati non necessariamente corrisponde all’aumento reale della criminalità, posto che porrebbe dipendere dalla riduzione percentuale del "numero oscuro" dei reati, riduzione che a sua volta può essere conseguenza della tendenza a denunciare di più i reati. Nonostante la considerazione che precede, in sé inconfutabile, resta il fatto che l’unico dato certo è di segno pesantemente negativo. Senza indulgere allo scherzo, in una materia che davvero non si presta all’ironia, porremmo dire che il tasso di incremento criminale ha superato abbondantemente il tasso di inflazione programmata ed ancor più abbondantemente il tasso di crescita economica del nostro Paese. Un’"industria" tutt’altro che in crisi, purtroppo!

Nel dettaglio, il numero assoluto di delitti (si badi: le statistiche vengono rilevate soltanto sui delitti, non sulle contravvenzioni) è passato dai 2.163.826 nel 2001 ai 2.231.550 nel 2002. Aumenta anche il numero dei soggetti fisici denunciati (in numero assoluto le persone fisiche denunciate sono state 648.158, con un incremento rispetto al 2001 pari a + 8,85%). Ancor più preoccupante il settore minorile, dove vi è un incremento di minori denunciati (intesi come persone fisiche) in termini sia assoluti (15.946) sia percentuali (+ 11,39%). Se si considerano invece i minori in relazione al numero dei delitti denunciati si riscontra un aumento ancora maggiore: + 12,78%.

A che cosa sono dovuti questi allarmanti aumenti? L’incremento maggiore sembra riferirsi a reati come la truffa, i falsi e le contraffazioni di prodotti, ma crescono (+ 13,58%) anche le associazioni per delinquere "semplici" (art. 416 c.p., ossia quelle non mafiose o paramafiose), le rapine (+ 5,12%) e, seppure di poco, anche la cosiddetta criminalità diffusa (+ 0,45%).

 

Andamento degli omicidi volontari e dei tentativi di omicidio

 

Fortunatamente in calo sono invece i delitti contro la persona, in particolare gli omicidi, che segnano un importante decremento (- 9,23%).

Il dato è tanto più consolante se si considera che il numero degli omicidi nel nostro Paese continua a scendere dal 1999, tanto che in dieci anni i casi si sono dimezzati. Il numero assoluto è sempre impressionante (639 casi nell’anno 2002), ma il dato statistico fa giustizia di tanti facili allarmismi e pressappochismi. Sotto il profilo della diffusione della violenza, il nostro rimane un Paese tra i più vivibili. Ciò non toglie che occorra mantenere elevato il livello di attenzione e rafforzare la prevenzione contro la violenza, se non si vuole che anche questo dato positivo (uno dei pochi, purtroppo) venga meno. In effetti un segnale preoccupante in questo senso c’è gia e non va taciuto: il numero dei tentati omicidi è in aumento (1.555 nel 2002).

A che cosa è dovuto il calo degli omicidi? Da un punto di vista statistico la risposta è semplice: alcune delle Regioni dove il tasso di omicidio è più elevato hanno visto una flessione notevole: alla Calabria spetta il record di tale fortunato decremento, con un - 30,68%, seguita da Puglia (- 25%), Sicilia (- 14,17) e Campania (- 14,17). In contro tendenza Toscana (+ 65%) e Sardegna (+ 28%). Ovviamente, trattandosi di piccoli numeri, la statistica può dare impressioni sbagliate. Ad esempio, nel Trentino Alto Adige si è passati da 2 a 8 omicidi volontari consumati, nel Molise da 1 a 3 e nella Valle d’Aosta da zero a 4, tanto che la Valle d’Aosta è diventata nel 2002 la regione con il poco invidiabile primato del tasso omicidario più alto d’Italia. Per tasso omicidario s’intende il rapporto tra numero di omicidi e popolazione (100 mila abitanti). In Italia è pari a 1,12, mentre nella Valle d’Aosta è stato, nel 2002, di 3,35. Strani effetti, che dipendono dalle distorsioni che i piccoli numeri producono quando si traducono in percentuali. Nonostante il calo del tasso omicidario nella Campania, Napoli resta la provincia con il record negativo di omicidi volontari consumati (il 10,02% del totale nazionale di omicidi si verifica nel Napoletano). Altri dati di rilievo sono quelli di Catania, con 19 omicidi in meno nel 2002, e di Palermo, che raddoppia nel 2002 il numero di omicidi rispetto al 2001. Nove sono le province in cui nel 2002 non si è verificato nessun omicidio (Imperia, Pescara, Lecco, Matera, Siena, Rovigo, Gorizia, Verbano C.O. e Massa Carrara) e tre di queste (Pescara, Gorizia e Massa Carrara) non avevano avuto episodi omicidari neppure nel 2001.

 

Altri reati

 

Venendo agli altri reati, il furto la fa sempre da padrone, con il 58,49% dei delitti accertati.

In diminuzione i delitti in materia di stupefacenti (- 4,62%), le associazioni di stampo mafioso ex art. 416-bis (- 8,72%), e, seppure di poco, gli episodi di violenza e terrorismo (- 2,99%), le estorsioni (3,23) e l’usura.

Circa gli stupefacenti, pur risultando sequestrati 52 mila chili di sostanze, il 10,83 in meno rispetto al 2001, vi è stato con un più che raddoppio dei sequestri di cocaina (+ 122,58%) e un aumento dei sequestri di eroina (+ 25,57%). Tra gli stranieri denunciati per reati attinenti agli stupefacenti, il 30,24% è di provenienza marocchina, il 13,72 tunisina, il 12,78% albanese e il 9,72 algerina. I decessi si sono considerevolmente ridotti (da 825 nel 2001 a 516 nel 2002, pari a - 37,45%) e nessun minore degli anni 15 ha perso la vita per questa causa.

In aumento; sequestri di persona a scopo di estorsione (si tratta dei cosiddetti "piccoli sequestri", mentre per i sequestri di persona in grande stile il "Compendio" afferma, con una constatazione che è al tempo stesso un auspicio, che "tale reato sembrerebbe ormai definitivamente scomparso dal nostro Paese") in cifra assoluta (da 113 del 2001 a 124 nel 2002) e percentuale (+ 9,73%); nonché associazioni per delinquere "semplici" (+ 13,58%).

 

Le rapine

 

Tra i delitti in aumento, lo si è visto, c’è anche la rapina: 40.006 denunce nel 2002, pari al + 5,12% rispetto all’anno precedente. Consistente l’aumento delle rapine in banca (+ 4,46%) e nei negozi o in abitazioni (+ 1.784 casi). La Campania da sola "produce" il 32,38% del totale nazionale delle rapine, pressoché un terzo esatto, con un rapporto di 227,15 rapine denunciate ogni 100 mila abitanti, mentre nella sola provincia di Napoli si realizza oltre il 25% di tutte le rapine denunciate in Italia. Il peggio è, nota sconsolato il "Compendio", che non vi è alcun segno di inversione di tendenza. Al contrario, nello scorso anno a Napoli vi è stato un aggravamento della situazione (+ 8,17% di rapine nel 2002 rispetto al 2001). Va ricordato, per avere una idea più chiara di tale negatività, che il tasso nazionale di rapina è pari a 70,19 e che la seconda regione colpita, il Lazio, ha un tasso pari a 91,01, mentre ancora minore è il tasso di Sicilia (76,76) e Piemonte (73,01) che seguono nella graduatoria. Le province più sicure, per ciò che attiene alle rapine, sono Matera, Belluno, Potenza, Isernia, Sondrio e Crotone.

 

Extracomunitari

 

Nel 2002 ne sono stati denunciati per delitto 182.928 (oltre 6 mila in più rispetto al 2001), in massima parte irregolari (meno dell’1% dei denunciati extracomunitari era in possesso di regolare foglio di soggiorno). In drastico calo le denunce per omicidio (25, contro le 53 dell’anno precedente), in lieve calo anche le denunce per rapina (2.651 contro le 2.700 del 2001), per lesioni e per furto.

 

Azione di contrasto. Mezzi e risultati

 

Come si è detto all’inizio, all’aumento del numero dei delitti denunciati ha corrisposto anche l’aumento delle persone identificate dalle Forze di Polizia e denunciate.Vi è un preciso indice di efficienza dell’azione di contrasto che va richiamato: il totale dei delitti di cui si è scoperto l’autore è salito dal 24% del 2001 al 27,5% del 2002. Pur dovendosi ricordare che si tratta di una attribuzione non certa ne definitiva del reato, potendo essere contraddetta all’esito del processo, non v’è dubbio che – da un punto di vista strettamente statistico – la diminuzione percentuale del numero dei reati ad autore ignoto è un indice di maggiore efficienza degli apparati d’indagine. In numeri assoluti questa maggiore efficienza si traduce nelle seguenti cifre: soggetti denunciati nel 2002 = 768.711; arrestati = 125.689, rispettivamente 11,50% e 11,59% in più rispetto al 2001.

Con quali forze la Polizia ha conseguito i risultati indicati? Anche a questa domanda il "Compendio"offre una risposta numericamente precisa. Le Forze di Polizia operanti sul territorio (parliamo soltanto, quindi, di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza) al 31 dicembre 2002 vedevano schierati 272.282 effettivi, con un lieve aumento (+ 0,59%) rispetto all’anno precedente.

Pertanto, il rapporto tra numero dei delitti e forze dell’ordine operanti sul territorio è stato pari a 8,20. Ma questo dato nazionale vede notevoli differenze tra regione e regione. Nel Lazio, ad esempio, sono presenti 49.581 operatori delle forze dell’ordine, con un rapporto rispetto alla popolazione di 9,70 addetti ogni mille abitanti, laddove questo rapporto si riduce a 3,17 nel Veneto e addirittura a 3,02 in Lombardia, ossia a meno di un terzo del rapporto esistente nel Lazio (il valore nazionale di questo rapporto è di 4,78 operatori ogni mille abitanti). Anche se si guarda al rapporto tra numero di delitti denunciati e numero di operatori delle forze dell’ordine presenti sul territorio si riscontrano sensibili divergenze. In questo caso il fanalino di coda è detenuto dal Piemonte con una media di 13,40 delitti denunciati per ogni addetto delle forze dell’ordine presente.

 

L’Amministrazione Penitenziaria

 

Non è possibile dare conto di tutte le indicazioni che si ricavano da un testo denso e ricco com’è il "Compendio".

Ci siamo limitati a estrarre alcuni elementi indicativi che presentano particolare interesse e possono stimolare qualche riflessione.

Concludiamo con uno sguardo al capitolo che riguarda in modo specifico l’Amministrazione penitenziaria, la cui attività rileva sotto il profilo della "sicurezza del sistema carcerario".

Sotto questo profilo i dati statistici presentati dal Ministero dell’Interno danno della nostra Amministrazione un’immagine più che positiva. Vi è stata una diminuzione (- 10%) delle evasioni: 20 nel 2002, riguardanti, salvo due casi gravi (condannati all’ergastolo), detenuti con pene brevi e per oltre la metà in custodia cautelare. E una diminuzione, seppur lieve, anche dei mancati rientri da permessi, licenze, semilibertà o arresti domiciliari: 760 contro i 767 del 2001.

Inoltre, se si analizza quest’ultimo dato, si rileva che la quasi totalità (98%!) dei mancati rientri riguarda detenuti agli arresti domiciliari. Ciò significa che soltanto per il 2% dei 760 mancati rientri (in numero assoluto, 15 casi in un anno) il mancato rientro è addebitabile a detenuti in permesso o in licenza premio o in semilibertà. Si tratta di una conclusione molto positiva, addirittura sorprendente, che, da sola, fa giustizia di tante chiacchiere sul permissivismo dei Magistrati di Sorveglianza o sulla inefficienza del sistema delle misure alternative e dei benefici premiali.

Tanto più, se si considera che dei 760 "evasi" (anche in questo caso in massima parte si trattava di detenuti in custodia cautelare o di detenuti per pene brevi o brevissime), ben 682 sono stati riacciuffati o si sono costituiti.

Se possiamo trarre una conclusione dalla lettura di quest’ultimo capitolo del "Compendio", diremo che il "costo" dell’applicazione delle misure premiali, dei benefici e delle alternative alla detenzione, rappresentato da circa 60 mancati rientri "effettivi" in un anno, è talmente basso da essere quasi impercettibile e, comunque, accettabile rispetto agli standard internazionali, anche i più severi. Ne va reso merito alla Magistratura di Sorveglianza, ma anche agli operatori dell’Amministrazione penitenziaria che con essa collaborano fornendole, evidentemente, in un gran numero di casi, elementi conoscitivi adeguati ed affidabili.

 

 

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