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La medicina penitenziaria
allo sfascio di Marco Poggi (Segretario nazionale del SAI - Sindacato Autonomo
Infermieri) 27 marzo 2004 C'è
una frase, se volete desueta e ormai retorica la quale dice che la civiltà di
un popolo la si giudica da come sono gestite le carceri. Se questo fosse vero
oserei dire che in Italia siamo al livello del Burkina Fasso (con tutto il
rispetto per si bellissimo paese). Già
ai tempi del centro sinistra la medicina penitenziaria vedeva l'assegnazione di
tagli ai fondi assegnati ma ora è decisamente troppo. Da quando abbiamo il
Ministro castelli al dicastero della giustizia abbiamo visto congrui e continui
tagli che via via aumentano anno dopo anno e questo purtroppo ed inevitabilmente
porta ad una sempre maggiore difficoltà alla gestione dei bisogni di salute dei
detenuti. Oggi vediamo
che con il beneplacito, anche se sofferto, dei provveditori Regionali e dei
medici responsabili delle arre sanitarie ogni giorno vengono tolte ore alla
attività infermieristica la quale, senza ombra di dubbio, ogni giorno di più
vede vanificare il proprio intervento. In
molti istituti spesso non vi sono farmaci e altro. Noi non possiamo più
tollerare tutto ciò anche perché badate bene non è solo un lamento sindacale
il nostro ma una palese denuncia dello stato di degrado in cui versa la medicina
penitenziaria. Noi
purtroppo siamo un sindacato piccolo per questo lanciamo un accorato appello a
tutti gli amici della giustizia e a tutti i non prevenuti affinché ci aiutino
ad escogitare qualcosa di clamoroso che, nella assoluta legalità, ci possa
portare a far sì che sia il Ministro e sia chi è deputato alla gestione delle
carceri si assuma quelle responsabilità che possano permettere una corretta
gestione della salute anche per quella fetta di popolazione che libera non è.
Per chiunque voglia aiutarci
e parlare con noi la nostra e-mail è saisind@libero.it
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