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Il magistrato Pasquale Andria "Anticipare a 12 anni l’età minima per la pena detentiva è assurdo"
La città, 29 novembre 2001
Di criminalità minorile, parla Diego De Silva, nel suo romanzo "Certi Bambini", dove Rosario, il giovane protagonista di 11 anni, spara ed uccide, non sa perché né contro chi; successivamente compie un gesto di enorme generosità, ma tutto quello che fa, è privo di emozioni. Non c’è dolore, gioia, consapevolezza e distinzione alcuna tra ciò che è bene e ciò che è male. Non ha memoria e non ha affetto, non conosce bene se stesso, il suo corpo e la sua stessa sessualità. Rosario è uno dei tantissimi "certi bambini" che sono cresciuti senza avere un punto di riferimento, un modello o semplicemente qualcuno che gli facesse compagnia. Ma Rosario è un caso limite, serve a De Silva, solo per mettere in evidenza il vero problema della nostra era: il silenzio e l’assenza del mondo adulto. Di questa assenza non soffrono solo "i minori difficili", ma anche i bambini ai quali apparentemente non manca nulla. Diamo veramente ai nostri figli quello di cui hanno bisogno? Pensiamo di rendere davvero felici i bambini comprando loro i migliori pannolini, i giochi, o portandoli dal pediatra al primo colpo di tosse? Sicuramente no. Un bambino vuole essere protetto, sentirsi al sicuro,stare con i suoi genitori, parlare e giocare. Cose semplicissime, ma per le quali c’è sempre meno tempo. Povertà di relazioni quindi, o come le definisce Andria "povertà del post - moderno". "Il libro di De Silva - ha affermato la psicologa Luisa Cotena - fa riflettere su una problematica vastissima: quello che manca a tutti noi è la comunicazione, una comunicazione fatta di emozioni, di incontri, di rapporti autentici".
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