Gli affetti negati

 

Il Tribunale dei minori e gli affetti negati

Franca Fortunato, docente di Filosofia a Catanzaro

 

Le cronache giornalistiche ci raccontano, quasi quotidianamente, di sentenze emesse dai Tribunali dei minori, con cui genitori “poveri” si vedono tolti i figli o le figlie e dati/e in adozione a famiglie benestanti. L’ennesimo caso è quello di una donna di Catanzaro che, dopo aver dato il suo consenso (quanto libero?) all’affido del figlio, si è vista negare la possibilità di vederlo e sentirlo. Nel suo appello, pubblicato su “Il Quotidiano della Calabria”, si può cogliere la disperazione di questa donna per l’insensatezza di quanto avvenuto e si può comprendere come il suo desiderio di madre non ha parola in quel Tribunale. Perché tutto questo?
Bisogna sapere che il Tribunale dei minori, costituito durante il periodo fascista, agisce “nell’interesse del minore” senza il contraddittorio tra le parti. Questo vuol dire, come spiega l’avvocata Lia Gigarini (su “Via Dogana” n° 9), che quanto sostengono i genitori, madre o padre che sia, nel caso specifico la madre, attraverso i loro avvocati, non conta nulla. “L’interesse del minore”, naturalmente è quello che s’immaginano i giudici, gli psicologi e le assistenti sociali accreditati presso i Tribunali. Una madre povera e senza marito, come nel caso della donna di cui stiamo parlando, è condannata in partenza. Davanti a quel tipo di Tribunale, come i fatti ci dicono, è difficilissimo fare valere il proprio affetto per il figlio. L’affetto, per valere, dev’essere ben presentato e, sicuramente, le migliori condizioni materiali offerte da una famiglia benestante è determinante per togliere i figli a una donna “povera”. La verità è che il Tribunale dei minori interviene, in tutti i casi, per distruggere la relazione materna, fonte primaria di salute fisica e mentale per ognuno/a di noi.
Qualsiasi madre, purché voglia un minimo di bene al proprio figlio e alla propria figlia, non può essere ritenuta indegna di tenere presso di sé la propria creatura per il fatto di essere povera, sola e senza lavoro. L’articolo 3 della Costituzione di questa Repubblica così recita: "La Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economici… che impediscono il pieno sviluppo della persona umana".

Non c’è “pieno sviluppo della persona umana” fuori dalla relazione materna, che va riconosciuta, sostenuta, rafforzata e non distrutta.
Coloro che governano, pertanto, dovrebbero intervenire per rimuovere le cause economiche che impediscono a questa donna di Catanzaro di tenere presso di sé il proprio figlio. E’ inaccettabile, comunque, che uno strumento giuridico, quale il tribunale dei minori, retaggio del passato regime fascista, continui nella sua opera di istruzione, creando conflitti, dolori e disperazione, come testimonia anche il caso della bambina di Trieste i cui genitori, dopo nove anni di affido, hanno richiesto per sé la propria figlia.
Visti i risultati e il modo di come funziona questo Tribunale, al di là di singoli meriti, credo che non resta che chiedere che venga abolito.

 

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