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Sportello di orientamento al lavoro gestito dal Cefal di Bologna
La Costituzione Italiana stabilisce, all’art. 27, che la pena irrogata ad un condannato deve tendere essenzialmente ai fini rieducativi. L’art. 4 della Costituzione, garantisce, valorizza e promuove il Lavoro, riconoscendo la piena libertà d’accesso e di scelta delle attività lavorative o delle professioni e al tempo stesso il diritto all’astensione da qualsiasi interferenza nella scelta, nel modo d’esercizio e nello svolgimento delle medesime. L’art. 20 comma 2 dell’Ordinamento Penitenziario precisa che il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo ed è remunerato. Il quinto comma della norma dispone inoltre che l’organizzazione ed i metodi del lavoro penitenziario devono riflettere quelli del lavoro nella società libera, al fine di far acquisire ai detenuti una preparazione professionale adeguata, per agevolarne l’inserimento sociale. Ecco perché il lavoro, indipendentemente dalla sua importanza intrinseca per ciascun individuo, acquista una particolare valenza in rapporto al mondo della detenzione. Norma fondamentale dell’Ordinamento Penitenziario in ordine al "lavoro" è l’art. 20, il quale dispone esplicitamente che "Negli Istituti Penitenziari devono essere favorite in ogni modo la destinazione dei detenuti e degli internati al lavoro e la loro partecipazione a corsi di formazione professionale." L’Ordinamento Penitenziario prevede inoltre la possibilità di svolgere attività lavorative all’esterno della Struttura Penitenziaria. Le ipotesi secondo le quali il detenuto ha la possibilità di svolgere una regolare attività lavorativa presso imprese esterne al Carcere sono: lavoro all’esterno, semilibertà, affidamento in prova al servizio sociale. I lavoro viene letto e sostenuto come alternativa concreta al reato, sia durante la fase della detenzione, quale elemento trattamentale di rieducazione, sia nella fase post-detentiva al fine di escludere il ricorso al crimine. Il lavoro viene così a rappresentare lo strumento privilegiato grazie al quale "il detenuto riesce a mettere 3 in opera forme di mobilitazione suppletiva che contrastino la reclusione, l’inattività, la riduzione della vita di relazione" a cui in molti casi conduce la carcerazione. Il lavoro assume dunque un ruolo di "promozione oggettiva e risorsa insostituibile in qualsiasi progetto di reinserimento sociale".1 Accanto a tale quadro di riferimento si colloca innanzitutto la nuova programmazione 2000-2006 del Fondo Sociale Europeo che riconosce nel fenomeno della disoccupazione il primo elemento di emarginazione sociale. Tale fenomeno è maggiormente incisivo in quella fascia di popolazione che già assomma molteplici condizioni di svantaggio. Inoltre l’ampiezza e la disomogeneità di tali condizioni di svantaggio impone da un lato di incidere sugli elementi strutturali dell’emarginazione sociale e dall’altro di implementare politiche attive calibrate su un singolo segmento di utenza e su di un determinato territorio, fino ad arrivare, secondo il modello pedagogico della personalizzazione, al singolo. In secondo luogo, con la riforma dei Servizi per l’Impiego ed il D.Lgs 469/97 (art.10) la "questione carcere e lavoro" diventa occasione di intervento diretto per la Provincia e, per esternalizzazione o gestione diretta, per il "privato" (più frequentemente privato sociale). Il modello di intervento si sviluppa attorno all’erogazione di servizi di orientamento, che mira innanzitutto a dare risposta ad una particolare dimensione dell’esclusione sociale, quella dell’informazione, per poi concentrarsi sull’analisi delle problematicità degli utenti del servizio, sulla conseguente organizzazione ottimale che il servizio stesso deve assumere per rispondere in modo efficace, sul modello pedagogico da utilizzare (personalizzazione e occupabilità della persona), sui meccanismi di matching ottimali, sui sistemi di relazione con il territorio e sui meccanismi di intervento e di progettazione integrata. In tale contesto si è mosso il progetto "Iniziative per la facilitazione dell’inserimento lavorativo verso detenuti", gestito dal Cefal-Bologna e realizzato nel 2002 all’interno della Casa Circondariale "Dozza" di Bologna, approvato dalla Provincia di Bologna e cofinanziato dal FSE. Il progetto RIF.PA 4039/01-Bo, "Iniziative per la facilitazione dell’inserimento lavorativo verso detenuti", ha offerto, dalla metà del mese di marzo 2002 alla metà del mese di dicembre 2002 servizi inerenti: L’informazione sulle concrete risorse formative e/o lavorative esistenti sul territorio (intra/extramoenia) La consulenza orientativa (individuale e di gruppo) Il sostegno all’inserimento lavorativo Il sostegno agli educatori dell’Istituto per il disbrigo di procedure e pratiche legate al tema "lavoro" La realizzazione di materiale informativo. Obiettivo del progetto era dunque aumentare le conoscenze dei detenuti rispetto al mercato del lavoro con il fine di accrescere il loro potenziale occupazionale (occupabilità) svolgendo attività di informazione, consulenza orientativa e supporto alla transizione al lavoro, attraverso un metodo strutturato sull’approccio centrato alla persona e sul lavoro di rete ed una modalità operativa "di sportello". Il servizio è stato offerto da un operatore Cefal, un operatore del CIP di Bologna, consulenti esperti in motivazione al lavoro e in metodologie per la ricerca attiva del lavoro. Le funzioni dello sportello, discusse dettagliatamente all’interno del Gruppo Tecnico di Progetto 2, composto da rappresentanti della Casa Circondariale, Provincia e Comune di Bologna, CSSA, Cefal, cooperazione sociale, si sono articolate in tre aree funzionali :
Questa funzione ha comportato la realizzazione del primo contatto diretto e la registrazione dell’utenza. Nel corso di questa fase l’operatore ha effettuato un primo esame della domanda, raccolto i dati e le prime informazioni sull’utente allo scopo di iniziare a costruire il suo dossier personale; ha fornito le prime informazioni sull’attività e i servizi dello sportello e/o su altri servizi esterni ritenuti rilevanti per il problema dell’utente; ha indirizzato l’utente verso i canali appropriati (interni o esterni allo sportello), ha curato gli spazi e i materiali per l’auto-consultazione, ha fornito prime informazioni all’utente inerenti la sua domanda. Le informazioni date hanno interessato:
La consulenza trasforma il rapporto operatore-utente in una più accentuata "relazione di aiuto", soprattutto in riferimento alla conoscenza di sé, (delle proprie capacità, competenze, aspirazioni, attitudini) e al supporto alla scelta di percorsi di avvicinamento al mondo del lavoro. Attraverso questa funzione si sono realizzate analisi e diagnosi più approfondite dei bisogni e delle competenze, fornendo una consulenza personalizzata ed un supporto alla definizione di percorsi per l’occupabilità anche nei confronti degli educatori del carcere. La consulenza è stata prevalentemente offerta all’interno di colloqui e attività individuali, ma in funzione di particolari percorsi sono state previste, in accordo con l’educatore di riferimento, delle sessioni di gruppo su tematiche specifiche.
Questa area funzionale ha riguardato l’avvio al lavoro, attraverso il supporto all’inserimento lavorativo/professionalizzante (borse lavoro, corsi di formazione …) e il supporto per il disbrigo di procedure amministrative, funzione svolta direttamente dall’Operatore CIP della Provincia. Inoltre la funzione ha presupposto attività di tutoraggio dirette a monitorare l’andamento dei percorsi attivati in relazione al progetto di inserimento progettato, attività svolta su diretta richiesta dell’educatore di riferimento e progettata insieme a questi. Relativamente a quest’ultima area funzionale numerose sono state le difficoltà definitorie e soprattutto le possibilità di azione: l’azione degli operatori e il servizio stesso di transizione sono sempre stati ovviamente subordinati a decisioni della Direzione della Casa Circondariale e, successivamente, della Magistratura di Sorveglianza. Per consentire una lettura agevolata delle risorse utilizzate per ogni area funzionale di riferimento e degli strumenti di rilevazione adottati dal progetto, viene, infine, proposta la seguente tabella: vedi tabella
Lo sportello di informazione, orientamento e transizione al lavoro, attivato il 18 marzo 2002 e reso operativo il 22 dello stesso mese, ha terminato le attività il 19 dicembre 2002. Sono state erogare 550 ore di attività di front office (con 15 ore di apertura dello sportello a settimana) e 353 di back office (circa 8 ore settimanali), strutturate in incontri, riunioni, progettazione di dettaglio del percorso personalizzato, tutoraggio/accompagnamento, monitoraggio. Sono stati realizzati cartelloni di promozione dell’attività, poi ubicati nei luoghi deputati all’autoconsultazione (biblioteche delle sezioni) e volantini in lingua italiana, araba, albanese, spagnola e serbo-croata, anche con la collaborazione degli operatori dello Sportello Informativo del Comune di Bologna, presente all’interno dell’Istituto. Sono inoltre stati predisposti materiali per l’autoconsultazione, selezionati a partire dalle risorse presenti presso il Cip di Bologna, una brochure informativa, adattata al contesto di intervento e tratta da contributi di analoghe esperienze in essere, e, infine, sono stati collezionati strumenti cartacei per i percorsi di orientamento strutturato al lavoro/formazione. Nel periodo di apertura sono pervenute allo sportello più di 600 richieste di accesso (domandine), mentre gli accessi al servizio registrati sono 361. Approssimativamente sono dunque state soddisfatte più della metà delle richieste di accesso (oltre il 60%). Gli utenti che hanno fruito del servizio sono 182, circa il 20-22% della popolazione detenuta all’interno della Casa Circondariale di Bologna, mentre i "ritorni" risultano essere complessivamente 179. Scomponendo l’utenza per sezione di appartenenza, è il giudiziario ad interessare il maggior numero di interventi (164, scomposti tra 105 utenti e 59 ritorni), seguito dal penale (140, scomposti tra 48 utenti e 92 ritorni), dal femminile (36, scomposti tra 22 utenti e 14 ritorni) e dai semiliberi (21, scomposti tra 7 utenti e 14 ritorni). La percentuale di impatto su ogni sezione può essere quindi indicativamente del 15% per il giudiziario, del 48% per il penale, del 28% per il femminile. In generale il 40% delle persone che ha avuto accesso la prima volta allo sportello è tornata una volta, per il 19% dei casi, tra le 2 e le 4 volte, per il 15% dei casi, più di 5 volte per circa il 6% dei casi. In media si può affermare che ogni mese sono pervenute 67 richieste di accesso, sono stati svolti 40 colloqui (informativi, di orientamento, di consulenza individuale, di gruppo) e sono stati registrati 20 nuovi accessi. I 182 colloqui informativi svolti hanno riguardato principalmente richieste di supporto al reperimento di un posto di lavoro, di documenti, di attività formative intramoenia. I 35 percorsi di orientamento strutturato hanno indagato la tipologia di percorso scolastico e lavorativo (passato ed in essere), l’ "occupabilità" del soggetto, le professionalità acquisite e le competenze sviluppate, la "spendibilità nel mercato del lavoro", le attitudini e gli interessi, i punti di forza e di debolezza, le aspirazioni e le aspettative, i bisogni (espressi ed inespressi), pervenendo, anche attraverso una stretta collaborazione con l’educatore di riferimento, alla definizione di una ipotesi progettuale I 7 percorsi di consulenza individuale, strutturati per ogni soggetto in 5 colloqui di analisi della motivazione al lavoro, sono stati condotti da una psicologa del lavoro, che si è occupata della definizione dei profili delle persone, in termini di caratteristiche sociali, cognitive, motivazionali, attitudinali, ecc. Gli obiettivi di tali percorsi si riferivano principalmente alla promozione nel soggetto di un processo di percezione circa le motivazioni e gli interessi rispetto ad una specifica attività e allo sviluppo di una maggiore consapevolezza rispetto alle risorse investibili nel processo decisionale. Naturalmente ogni percorso doveva raggiungere obiettivi diversi, in quanto percorso individualizzato, definiti dall’operatore Cefal in accordo con l’educatore di riferimento. I 9 percorsi di discussione in gruppo, strutturati in un modulo tematico ripetuto due volte e condotto da un esperto esterno in metodologie di ricerca attiva del lavoro, hanno coinvolto persone individuate dagli educatori e/o operatori sportellisti Cefal-Provincia. Il modulo, della durata di tre ore e dal titolo "Come muoversi per cercare lavoro" ha toccato aspetti quali: strumenti per la ricerca del lavoro; il colloquio di selezione; contrattualistica, con focus sulle nuove tipologie contrattuali e i lavori atipici; risorse per la ricerca. Sono state inoltre fatte 59 segnalazioni alla Direzione della Casa Circondariale di altrettanti percorsi di transizione al lavoro potenzialmente attivabili, ovvero da riportare in sede di équipe istituzionale, alla Direzione e, in seguito, alla Magistratura di Sorveglianza. Per consentire una maggiore comprensione della complessità del lavoro svolto e delle diverse opportunità di volta in volta offerte all’utenza in funzione delle proprie condizioni (personali, giuridiche…), si propone, di seguito, una lettura dei principali percorsi realizzati:
Lo sportello ha inoltre facilitato l’attivazione di 4 Borse Lavoro (2 delle quali seguite dall’operatore attraverso un’azione di accompagnamento), svolto colloqui di orientamento formativo e attività di agevolazione nell’attivazione di 5 percorsi formativi intramoenia e 3 extramoenia. In particolare, i percorsi maggiormente articolati possono essere descritti come segue:
Lo sportello inoltre ha cercato di stimolare ed agevolare la fruizione di altre risorse analoghe o complementari presenti sul territorio, inviando agli sportelli del CIP e del progetto Change le persone con permesso o in uscita dal carcere. Relativamente allo Sportello Enaip esterno al carcere "Change", sono state inviate 5 persone che hanno terminato di scontare la pena, in particolare 2 italiani e 3 stranieri. Gli invii al CIP, in totale 18, hanno goduto del beneficio di avere un interlocutore unico "interno" ed "esterno", e sono stati generalmente strutturati come segue:
Anche i percorsi che hanno portato all’invio al Cip possono essere considerati "unici" e "complessi", ad esempio è stato realizzato:
Ovviamente anche i progetti che hanno portato ad una transizione al lavoro sono di volta in volta "singolari" e adattati alle specifiche necessità, esigenze, opportunità del singolo. In particolare è stato realizzato:
Tra i percorsi progettati, alcuni sono stati interrotti per svariati motivi: trasferimento in altro Istituto o in Comunità, evasione, fine pena, trasformazione pena in arresti domiciliari, affidamento a CSSA. Tra i percorsi interrotti occorre segnalare quelli di persone extracomunitarie ancora presenti in Istituto che, a causa della L.189/02 (cd. "Bossi-Fini) rischiano l’espulsione se risultato essere a fine pena (o a due anni a fine pena). Per queste persone spesso si era già trovata l’azienda disponibile per l’attivazione di una Borsa Lavoro, ma la nuova situazione normativa ha impedito la prosecuzione dei percorsi.
In questo paragrafo si vuole dar conto delle prassi e procedure definite in sede di Gruppo Tecnico di Progetto ed utilizzate operativamente dagli operatori dello sportello per avviare percorsi verso il lavoro/formazione. L’intento è chiarire secondo quale logica e attraverso quali meccanismi si è proceduto per realizzare i percorsi di transizione descritti nel paragrafo precedente.
A tal fine si presentano: • le risorse umane coinvolte • le procedure e le modalità operative utilizzate
Le risorse umane: Come mostra il seguente schema, il progetto ha coinvolto svariati interlocutori presenti sul territorio, coinvolti attivamente nella definizione di percorsi per l’occupabilità di persone detenute e/o ex detenute, in particolare: • Provincia di Bologna • Comune di Bologna • Casa Circondariale "Dozza" • CSSA (Centro Servizio Sociale Adulti – Ministero della Giustizia) • Cooperative sociali di tipo b Tali interlocutori erano presenti in due organi: Il Gruppo Tecnico di Progetto, con funzioni di governo e monitoraggio, riunitosi 12 volte, e il Gruppo Operativo di Progetto, con funzioni di progettazione e monitoraggio dei percorsi personalizzati, che si è riunito 6 volte.
Procedure e modalità operative utilizzate
Accesso al servizio: Il detenuto fa richiesta di accesso allo sportello compilando l’apposita "domandina" (modulo utilizzato all’interno della Casa Circondariale per vari tipi di richieste) che viene fatta pervenire all’ufficio Segreteria Tecnica dell’Istituto, ed archiviata in una apposita "cassetta" per l’operatore dello sportello. Questi poi smista le domandine per sezione e per ordine cronologico di arrivo. Ad apertura dello sportello l’operatore fa chiamare il detenuto dal capo posto di sezione. Generalmente la prima richiesta verte su informazioni generali sul servizio. In questo momento l’obiettivo dell’operatore è verificare il tipo di richiesta dell’utente. Se questa non risulta essere coerente con i servizi offerti, l’operatore
Gruppo Tecnico di Progetto
- un referente dei Centri per l’Impiego della Provincia di Bologna - un referente Servizi alla Comunità della Provincia di Bologna - un referente dell’Area Esecuzione Penale del Comune di Bologna - un referente dell’area trattamentale della Casa Circondariale di Bologna - un referente del CSSA - il coordinatore CEFAL area utenze speciali - il coordinatore ed il responsabile di progetto - un referente cooperative sociali Consorzio Sol.Co
Operatori sportello Cefal-CIP
- il coordinatore del progetto CEFAL - Il coordinatore CEFAL area svantaggio utenze speciali - gli educatori interni al carcere - gli operatori dello Sportello informativo del Comune di Bologna - gli operatori di sportello CEFAL - CIP - un referente CSSA
Gruppo Operativo di Progetto
Informa l’utente e lo invia presso i servizi preposti. Spesso questo momento è coinciso con richieste di poter fare la carta di identità o il permesso di soggiorno. In questo caso l’operatore ha inviato la persona allo Sportello Informativo del Comune di Bologna. Se la richiesta è coerente con i servizi offerti dallo sportello, l’operatore apre il dossier personale, compila la scheda colloquio e la scheda statistica della Provincia di Bologna. Da questo momento l’utente viene considerato "in carico allo sportello". Generalmente, dopo un colloquio conoscitivo si propone all’utente di tornare per approfondire o le informazioni su opportunità di lavoro o su corsi di formazione (intra ed extra moenia). Spesso è accaduto che siano stati gli stessi educatori dell’Istituto a segnalare all’operatore la necessità di iniziare un percorso di orientamento al fine di approfondire ipotesi trattamentali o individuare aspetti essenziali per impostare un efficace piano trattamentale.
Consulenza
Il ritorno spesso coincide con l’inizio di un percorso di orientamento che via si struttura in base alle peculiarità di ogni singolo utente attraverso l’utilizzo di strumenti di orientamento e/o colloqui individuali con psicologi del lavoro e/o con colloqui e discussioni di gruppo. Ad ogni incontro l’operatore ha registrato l’attività svolta nella scheda statistica della Provincia e nel suo "diario". Definizione del progetto personalizzato: A questo punto l’operatore dispone di informazioni sufficienti per ipotizzare o abbozzare un progetto personalizzato, che può avere quale obiettivo la realizzazione di un percorso di "transizione al lavoro" o di "formazione personalizzante". Le ipotesi vengono poi discusse in una riunione settimanale che coinvolge gli operatori dello Sportello Informativo del Comune di Bologna, i mediatori sociosanitari e l’operatore CIP. In tale occasione tutti gli operatori si confrontano sui casi e sulle ipotesi progettuali, in particolare su quelle che presuppongono la segnalazione alla Direzione dell’Istituto per l’eventuale attivazione di Borse Lavoro o sulle ipotesi che presuppongano uno stretto lavoro di collaborazione tra i professionisti coinvolti. Relativamente alle ipotesi progettuali di transizione al lavoro ogni fine mese il coordinatore e l’operatore dello sportello predispongono un elenco progressivo ed aggiornato delle persone che risultano potenzialmente in grado di fruire di una Borsa Lavoro, schema che viene consegnato alla Direzione dell’Istituto, la quale, dopo una prima valutazione, fa pervenire il documento all’Area Trattamentale e a tutti gli educatori interni al carcere. In occasione della riunione del Gruppo Operativo di Progetto gli operatori e gli educatori si confrontano sui casi e sulle ipotesi di transizione al lavoro, inoltre si monitorano gli andamenti delle segnalazioni precedenti.
Transizione e accompagnamento
A questo punto il lavoro dell’operatore rispetto alle transizioni al lavoro si "interrompe": si riunisce infatti l’équipe istituzionale (Direzione, Direzione Area Trattamentale, educatori) che definisce l’effettiva possibilità di prosecuzione del percorso. Solo dopo questo incontro la Direzione o l’educatore che ha in carico il singolo si esprimono in merito alla possibilità di prosecuzione. Se l’ipotesi può avere seguito, l’operatore struttura ulteriormente l’ipotesi e redige una scheda di progetto personalizzato, presentandola all’educatore di riferimento. Questi generalmente può richiedere una ulteriore azione di orientamento, questa volta ancora più mirata rispetto agli obiettivi progettuali, oppure può proporre un inserimento lavorativo diretto o accettare la proposta di Borsa Lavoro. Nel caso di inserimento diretto o in Borsa Lavoro è l’educatore che attiva tutte le procedure, spesso accordandosi e lavorando in modo integrato con l’operatore CIP. La possibilità effettiva di attivazione rimane comunque funzione di organi istituzionali: la Direzione della Casa Circondariale, il Comitato Locale Borse Lavoro, la Magistratura di Sorveglianza. Inoltre se l’educatore ritiene necessaria una azione di tutoraggio/accompagnamento o monitoraggio dell’esperienza di inserimento, fa richiesta all’operatore dello sportello di attivare il servizio, dettagliando e definendo insieme a questi gli obiettivi dell’accompagnamento, il periodo, i giorni e il numero di ore. L’operatore sportello registra sulla scheda back office le attività svolte e, al termine dell’azione, redige una breve relazione conclusiva, discussa poi con l’educatore di riferimento e durante gli incontri del Gruppo Operativo di Progetto.
Procedure e modalità operative utilizzate: vedi schema
Relativamente alle modalità di gestione del progetto, al fine di documentare gli utenti serviti ed i servizi a loro resi si è utilizzata una scheda individuale vidimata dalla Provincia di Bologna ("Scheda Statistica Colloquio") contenete su una facciata i dati anagrafici e descrittivi della situazione occupazionale della persona e sull’altra una parte riepilogativa delle attività svolte e dei servizi ricevuti, firmata, ad ogni nuovo accesso, sia dall’operatore che dall’utente. Date le caratteristiche del progetto, sperimentale ed innovativo sul territorio della Provincia di Bologna, il sistema di valutazione previsto (concordato con l’Ufficio Gestione Risorse-Servizio Lavoro-Provincia di Bologna) si è basato su elementi qualitativi e descrittivi oltre che quantitativi presentati in report mensili e report di monitoraggio (trimestrali e semestrale). Per la documentazione del servizio di sportello (apertura con presenza dell’operatore incaricato sul progetto) l’operatore ha autocertificato la prestazione utilizzando una scheda ("Scheda Front Office") dalla quale si desume il numero complessivo di ore di sportello messe a disposizione. Per la documentazione delle attività di back office (accompagnamento/tutoraggio, monitoraggio dell’inserimento, riunioni operative, incontri con gli educatori..) l’operatore ha utilizzato una apposita scheda ("Scheda back office"). Rispetto alle attività di consulenza individuale (psicologa del lavoro) e ai colloqui di gruppo (consulente esperto esterno) la registrazione delle prestazioni erogate è avvenuta tramite la compilazione della Scheda Statistica Colloquio e la redazione di un report, firmato dal consulente, contenete informazioni relative alle attività svolte ed ai partecipanti.
Risultati del progetto e impatto al termine delle attività
Rimandando al paragrafo relativo ai servizi erogati per ciò che concerne informazioni quantitative e qualitative, si vuole in questa sede richiamare brevemente quanto previsto in sede progettuale per confrontarlo con quanto realizzato. Tali valutazioni possono essere svolte per: - i risultati che il Gruppo Tecnico di Progetto si prefiggeva - i risultati che Il Gruppo Operativo di Progetto si prefiggeva - i risultati previsti relativi all’attivazione dello sportello 1) relativamente ai risultati che il Gruppo Tecnico di Progetto si prefiggeva, ovvero progettazione di dettaglio, facilitazione gestione e governo del progetto, produzione dei documenti di monitoraggio e analisi e valutazione di un possibile modello di intervento, redazione e sottoscrizione di un "Documento Operativo di Intesa", sono stati raggiunti pienamente 2) relativamente ai risultati che il Gruppo Operativo di Progetto si prefiggeva, si è svolto un buon monitoraggio sull’erogazione dei servizi dello sportello (percorsi personalizzati), anche se occorre segnalare la scarsa disponibilità di tempo da parte degli educatori per problemi di sotto-organico interni all’Istituto. I report mensili sull’andamento del progetto sono stati condivisi attraverso la consegna dei documenti da parte della coordinatrice del Progetto in occasione degli incontri. Per gli stessi motivi di cui sopra, il materiale informativo non è stato realizzato dal Gruppo, ma dalle persone coinvolte attivamente nel progetto (operatori, coordinatrice) . Era prevista inoltre la realizzazione di una "mappa dei servizi" intra ed extra murari, di utilità sia per l’équipe operativa che per i detenuti, da realizzarsi a partire da un incontro tra tutte le realtà del territorio ("rete carcere-lavoro"). Tale incontro, su indicazione di alcuni componenti il Gruppo Tecnico di Progetto, è stato organizzato e realizzato su iniziativa del Comitato Locale (organo "esterno" al progetto e a carattere istituzionale) che però ha convocato le varie realtà all’inizio del mese di dicembre 2002. Non è stato dunque possibile realizzare tale mappa. 3) relativamente ai risultati previsti relativi l’attivazione dello sportello sono stati individuati secondo i tempi definiti gli spazi fisici da destinarsi al servizio di sportello, sono stati allestiti gli stessi, sono state svolte azioni di promozione e pubblicizzazione del Progetto e delle sue attività (con distribuzione di volantini e affissione di cartelloni). Il servizio è stato erogato per un monte ore equivalente a quanto definito in sede progettuale, articolando gli interventi così come previsti nel progetto approvato.
Difficoltà, criticità, proposte
In questo paragrafo sono brevemente presentate le principali difficoltà incontrate durante lo svolgimento del progetto rispetto all’organizzazione ed erogazione del servizio, nonché le proposte per il miglioramento del servizio di transizione. Una criticità riscontrata si riferisce alla scarsa disponibilità di tempo a disposizione degli educatori per realizzare congiuntamente azioni di miglioramento del servizio offerto. La grande disponibilità incontrata ha comunque permesso una efficace azione di progettazione personalizzata sull’utenza. Una questione dibattuta sia all’interno del Gruppo Tecnico di Progetto che del Gruppo Operativo è stata il tempo, o, meglio, i tempi: i tempi per l’équipe istituzionale, i tempi per la Direzione, i tempi per il Comitato Borse Lavoro, i tempi per la Magistratura di Sorveglianza. Questi tempi, per chi è nelle condizioni di poter uscire e soprattutto per chi può già uscire ed ha l’azienda disponibile all’inserimento, sono tempi indescrivibilmente lunghi, così come lo sono per chi opera quotidianamente con questa finalità (o "desiderio"). Ovviamente "questi tempi" devono essere considerati variabili esterne, mai prevedibili, in fondo, e in questo modo occorre rappresentarseli e saperli gestire con l’utenza. Altro punto critico relativo l’efficacia di azioni per la transizione a favore di detenuti non appartenenti all’Unione Europea è la cosiddetta "legge Bossi-Fini" (L.189/02), che prevede, per chi è a fine pena o per chi deve scontare ancora al massimo due anni di pena, l’espulsione dall’Italia. Chi ha tali caratteristiche è praticamente ad oggi "intoccabile": nessun progetto può essere portato avanti né tanto meno intrapreso. La Magistratura di Sorveglianza bolognese si è resa disponibile a chiarire quali possibilità ed ambiti di azione si possono ipotizzare quindi nel prossimo futuro. I progetti personalizzati di transizione seguiti dallo sportello, anche quelli allo stato di mera attuazione, sono stati quindi interrotti. Il materiale informativo presente nei CIP utilizzato, gli strumenti per l’orientamento al lavoro reperibili dalla letteratura sull’argomento, non sempre risultato essere coerenti con la bassa qualificazione e le tipologie di lavoro possibili per questa specifica fascia di utenza. Punto debole del progetto, per quanto appena esposto, è risultato il servizio di transizione al lavoro. Alcune proposte possono comunque essere fatte per un ipotizzabile miglioramento. Innanzitutto occorrerebbe "aggiornare" i parametri valutativi di ipotesi e proposte di lavoro, pur senza interferire con le norme di sicurezza. In altri termini si impone una riflessione rispetto all’attuale mercato del lavoro locale e alla possibilità di utilizzare gli strumenti di flessibilità a disposizione, come il contratto interinale, cococo ecc, ancor oggi poco o per niente ipotizzabili per l’inserimento lavorativo di detenuti. Da un punto di vista maggiormente operativo sarebbe necessario attivare e gestire azioni di sensibilizzazione nei confronti delle aziende locali e azioni di promozione del servizio presso le stesse. Parallelamente si potrebbe realizzare una banca dati aziende a partire dalle fonti informative del Cip di Bologna, ed in stretto accordo con l’Ufficio Borse Lavoro del Comune di Bologna, da "filtrare" e "curare" relazionandosi singolarmente con le aziende attraverso un contatto diretto e una presentazione del servizio offerto. Infine, come auspicato dallo stesso Gruppo Operativo di Progetto, occorrerebbe potenziare o addirittura rivedere il sistema informativo utilizzato tra "sistema carcere"-"servizi sociali del territorio"-"sportello carcere" per permettere una maggiore circolazione delle informazioni. La proposta potrebbe concretizzarsi attraverso la partecipazione degli operatori dello sportello agli incontri dell’équipe istituzionale, creando quindi, per determinate situazioni, una "équipe istituzionale allargata". Strumenti operativi e di orientamento
Le principali informazioni relative agli utenti sono state raccolte attraverso una "Scheda Colloquio" strutturata come segue: - informazioni anagrafiche, - informazioni sulla posizione giuridica, - informazioni sulle persone/servizi di riferimento, - informazioni sul titolo e sul percorso scolastico – professionale - informazioni su esperienze lavorative pregresse - informazioni e valutazioni sulle aree professionali di interesse - informazioni sullo stato di invalidità - informazioni sulle lingue conosciute - spazio da compilare rispetto ai contenuti del colloquio - informazioni per l’operatore: ulteriore colloquio; percorso di orientamento - firma utente Tale scheda, insieme alle relazioni sui successivi incontri svolti con l’utente ("Diario dell’operatore"), le domandine, i documenti (titoli di studio ecc.) e gli strumenti di orientamento utilizzati fanno parte integrante del Dossier Personale Utente, un fascicolo in grado di testimoniare la "storia" dell’utente nei suoi rapporti con lo sportello e di rendere fruibili per eventuali azioni successive, per gli educatori, per gli operatori dello Sportello Informativo del Comune di Bologna, un insieme di dati ed informazioni relative alla storia formativa e professionale dell’utente, alle competenze maturate, alle caratteristiche personali rilevanti per il lavoro. Parallelamente all’utilizzo di schede cartacee è stato realizzato un data-base in Excel aggiornato mensilmente e ubicato fisicamente presso l’ufficio dello sportello e presso il Cefal, contenete le principali informazioni sull’utenza ed utilizzato per le elaborazioni statistiche e per la redazione dei report mensili. Per strutturare più compiutamente i percorsi di orientamento, l’operatore ha utilizzato strumenti operativi già testati e disponibili, in particolare: il "kit del consulente" (da un testo della Prof.ssa Pombeni) e strumenti cartacei per l’orientamento realizzati da progetti conclusi cofinanziati FSE ed approvati dalla Provincia di Bologna. Per riuscire ad offrire un servizio sempre adeguato alle necessità dell’utenza ed aggiornato rispetto alle novità (normative, del mondo del lavoro..), sono stati acquistati ed utilizzati libri inerenti l’orientamento, il coaching motivazionale, le nuove terminologie del mondo del lavoro e l’evoluzione dello stesso nel contesto italiano.
Il progetto ha coinvolto complessivamente 182 persone, in particolare 144 definitivi e 38 non definitivi. 3 Rispetto alla posizione occupazionale, 169 persone (93%) risultano avere un’età superiore ai 24 anni e sono in cerca di occupazione da oltre 12 mesi; 12 hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni e risultano in cerca di occupazione da oltre 6 mesi (6,5%), 1 ha un’età maggiore di 24 anni ed è in cerca di occupazione da meno di 12 mesi. La distribuzione per cittadinanza delle persone a colloquio indica una leggera prevalenza dell’utenza italiana (52%). A questo proposito occorre riflettere sull’opportunità di offerta del servizio in modo "indifferenziato" e bilanciato. Le suddivisioni delle persone che hanno avuto accesso al servizio svolgendo almeno un colloquio, per sezione di appartenenza ed origine, mostrano come al femminile siano prevalsi colloqui con donne non italiane (15 su 22) mentre presso i semiliberi siano stati svolti colloqui solo con italiani. Per il penale ed il giudiziario sussiste invece una situazione quasi bilanciata: 25 italiani e 23 non italiani al penale; 56 italiani e 49 non italiani al giudiziario. Analizzando il paese di provenienza dei detenuti a colloquio emerge che sono state accolte allo sportello persone di ben 23 paesi diversi, principalmente italiani (52%), algerini (11%), marocchini (8%) e tunisini (7,7%). Aggregando i dati per area geografica di appartenenza risulta che, sul totale degli utenti non italiani, il 57% viene dall’Africa nord sahariana, il 15% dal Sud America, il 7% dall’Africa centrale, il 7% da Paesi UE o in attesa di ammissione, il 7% dall’Europa balcanica, il 6% dal sud ovest asiatico, l’1% dalla Cina. 3 "non definitivi" sono gli imputati, in attesa di giudizio, di appello e i ricorrenti. E’ possibile inoltre indicare il titolo di studio dichiarato dall’utenza dello sportello. Più della metà degli utenti (64%) dichiara di possedere quale massimo titolo valido il Diploma di Scuola Media Inferiore. I titoli di studio secondariamente significativi sono la licenza elementare (10%) e il Diploma di Scuola Media Superiore (8%). Da segnalare che il 6% delle persone a colloquio ha dichiarato di non possedere alcun titolo di studio. La suddivisione degli utenti per fascia di età dei detenuti che hanno svolto almeno un colloquio con l’operatore evidenzia una concentrazione di utenza nella fascia che va dai 31 ai 40 anni (40%), seguita da una popolazione con età compresa tra i 21 e i 30 anni (31%). La scomposizione per provenienza evidenzia che le persone più giovani (tra i 18 e i 20 anni) sono esclusivamente non italiane, mentre quelle con età compresa tra i 21 e i 30 sono in prevalenza non italiane (62%). A partire dalla fascia di età successiva, la situazione inizia ad invertirsi: prevalgono leggermente gli italiani tra le persone tra i 31 e i 40 anni, fino ai 50 questi sono il 69%, dai 51 anni in poi sono esclusivamente italiani. La distribuzione delle esperienze lavorative dichiarate indica che, sul totale delle esperienze rilevate, il 15% ha svolto un lavoro da operaio generico, da saldatore, carpentiere o in fonderia. Seguono professioni nel campo della ristorazione (13%) come aiuto cuoco, pizzaiolo, barista, cameriere, e nel campo dell’edilizia (12%), al quale si aggiunge un 4% che ha lavorato come imbianchino, decoratore, verniciatore, stuccatore. Un 8% ha esperienze a basso profilo (facchino, volantinaggio, lavapiatti, manovale, stradino, attacchino, bracciante) così come la stessa percentuale vale per le persone con esperienza nel settore "verde" (agricoltore, manutentore aree verdi, fiorista…). Da rilevare infine un 6% con esperienza di meccanico auto e carrozziere. E’ stato possibile inoltre fare una rilevazione delle aree professionali di interesse di alcuni detenuti a colloquio. Queste risultano essere principalmente la ristorazione (22% sul totale delle aree di interesse rilevate), il settore "verde" (18%), l’area informatica (16%), l’edilizia (9%), il lavoro nel "sociale" - assistenza anziani o bambini, assistente di base - (6%), e professionalità quali saldatore (5%) e meccanico (5%). In alcuni casi si registra una coincidenza con le esperienze lavorative svolte prima dell’entrata in Istituto. Probabilmente questa "consonanza" dipende dal desiderio di acquisire ulteriori competenze rispetto a quelle definite in un contesto lavorativo spesso non regolarizzato, e contemporaneamente vederle riconosciute formalmente. Durante i colloqui strutturati gli operatori hanno potuto conoscere anche il percorso formativo che il detenuto ha svolto durante il suo periodo di carcerazione o che, al momento del colloquio era ancora in essere. Innanzitutto il 50% degli utenti avuti a colloquio ha svolto attività formative intramoenia. Inoltre quasi il 20% di questi è stato coinvolto in più di una attività formativa. Il 65% degli utenti formati non è di origine italiana e al femminile praticamente tutte le donne avute a colloquio che hanno svolto attività formativa intramoenia non sono italiane. La scomposizione per tipologia di offerta formativa mostra che le attività maggiormente significative riguardano il conseguimento della Licenza di Scuola Media Inferiore, corsi per addetto alla preparazione pasti e alla manutenzione del verde, conseguimento della licenza elementare e diploma di ragioneria, corsi di informatica. Seguono corsi per muratore e corsi di lingue (italiano, francese, inglese) non necessariamente all’interno della Casa Circondariale Dozza Modelli di intervento Il modello di intervento è stato individuato dal Gruppo Tecnico di Progetto durante la progettazione di dettaglio, ma la sua articolazione e specificazione sono state oggetto di svariate valutazioni in itinere anche da parte degli stessi operatori e del Gruppo Operativo di Progetto. Le principali caratteristiche che possono brevemente descrivere il modello nelle sue linee principali sono: avere assunto quale modello di intervento quello dei Servizi per il lavoro, ovvero dell’insieme di attività e azioni messe in atto per sostenere e sviluppare l’occupazione, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro sia sul piano quantitativo che qualitativo, avere articolato le attività in "sportello", ovvero luogo ad accesso diretto e "facilitato", con un ovvio adattamento dell’idea di sportello alla situazione in cui si andava ad intervenire avere definito il tipo di servizio offerto, ovvero erogazione di servizi "di base", servizi di primo accesso nei quali i cittadini possono trovare una prima risposta alle proprie esigenze ed essere eventualmente rinviati, attraverso una apposita azione di filtro, a servizi di tipo specialistico. Sono strutturati in accoglienza; informazione orientativa; incrocio domanda/offerta; consulenza orientativa. avere utilizzato risorse di diversa natura: informative, strumentali, logistiche, umane avere individuato quale struttura di servizio quella dell’accoglienza integrata piuttosto che la struttura di accoglienza in due tempi. L’Accoglienza in due tempi è utilizzata in genere nelle strutture con un flusso di utenti medio/alto o "a picchi", con elevata diversificazione dei servizi interni e/o ad esempio: non un unico luogo fisico ad accesso diretto, ma tre luoghi, uno per sezione, ad accesso tramite "domandina"; materiale per l’autoconsultazione nelle biblioteche, luoghi diversi dagli spazi per i colloqui…. della domanda di servizi. L’accoglienza si struttura quindi in due momenti successivi: il primo contatto, che avviene presso un punto informativo (in questo caso potenzialmente potrebbe essere in biblioteca, nei bracci..) in cui un operatore opera un filtro tramite un’interazione molto breve, finalizzata a valutare se la domanda dell’utente è chiara e se è pertinente, svolgendo anche attività di aiuto nell’uso della documentazione in autoconsultazione. Nel colloquio di accoglienza, realizzato da un altro operatore in spazi e in tempi diversi, si realizza invece analisi della domanda, valutazione del fabbisogno, presa in carico dell’utente, rilevazione delle caratteristiche e della professionalità, incrocio domanda/offerta. L’Accoglienza integrata, invece, è praticata generalmente in strutture con un flusso di utenti medio/basso, con diversificazione dei servizi interni spesso non elevata e con una domanda di servizi anch’essa poco diversificata. In questo caso tutte le attività dell’accoglienza sono realizzate da un unico operatore, che raccoglie le informazioni necessarie per la costruzione del dossier personale e per il monitoraggio degli accessi, analizza la domanda dell’utente, valuta il fabbisogno di servizio e indirizza, se opportuno, l’utente ad un altro servizio, attivando le procedure previste. L’interazione avviene in uno spazio riservato, rispettoso delle esigenze di privacy dell’utente. I tempi dell’interazione operatore-utente possono variare dai dieci ai trenta minuti. La scelta di questa struttura di servizio è dipesa innanzitutto dalla disponibilità di risorse umane da dedicare al front office rispetto al totale della popolazione di riferimento (900 detenuti circa) e la volontà di fornire ugualmente un servizio che andasse oltre la sola risposta ad un quesito. Al termine del progetto, e in base all’analisi di alcune esperienze italiane di sportelli di informazione, orientamento e transizione per detenuti, resa possibile dalle visite svolte dal Gruppo Tecnico di Progetto e dagli operatori di sportello ad altre esperienze, ci si è potuti confrontare con altri modelli utilizzati, scoprendo prassi e procedure alternative, da valutare e, potenzialmente, da sperimentare. L’esperienza ormai dimostra che non è del tutto proficuo "importare" modelli di servizi da altri luoghi, così come sono stati pensati e realizzati, ma piuttosto occorre conoscerli e studiarli per riuscire a mutuare, con opportuni e progressivi adattamenti, gli strumenti, le procedure e le strategie ritenute maggiormente efficaci e coerenti con il proprio contesto di intervento. Per dare conto della ricchezza di modalità di intervento, si richiamano brevemente le caratteristiche delle realtà visitate, per poi confrontare il modello adottato con quelli utilizzati a Milano da Agesol, a Firenze, da Plid e Caos e, tramite analisi documentale, a Roma dallo sportello CILO. Confronto con l'attività di altri Sportelli
Agenzia di Solidarietà per il Lavoro ONLUS (AgeSoL) - MILANO
Attivo dal 1998, gestisce in ATS con Consorzio Nuova Spes, Consorzio SIS, Consorzio Lavorint, Consorzio Cascina Sofia per la Provincia di Milano: • 4 Sportelli di Informazione ed Orientamento al Lavoro, offrendo un servizio informativo e di inserimento al lavoro per detenuti ex detenuti • uno sportello Servizi per le imprese, servizio informativo per le imprese che vogliono impiegare detenuti ed ex detenuti Agesol ha come raggio di azione la Provincia di Milano. Opera quindi negli Istituti di MONZA-Casa Circondariale, BOLLATE, OPERA-Casa di Reclusione, S.VITTORE-Casa Circondariale. I soci fondatori di Agesol sono numerosi: APA Confartigianato, API Associazione Piccole Imprese Milano, A.G.C.I. Associazione Generale Cooperative Italiane, CARITAS Ambrosiana, CGIL Milano, CISL Milano, UIL Milano, CNA Milano, Confcooperative Milano, Lega delle Cooperative Lombardia, Sodalitas (Associazione per lo Sviluppo dell’Imprenditoria nel Sociale). I soci sostenitori sono il Comune di Milano, la Provincia di Milano, diverse imprese e cooperative. Figure professionali coinvolte: Direttrice, Coordinatrice, 4 "operatori interni", 4 operatori sportello, 1 operatore sportello esterno, 2 operatrici per l’accompagnamento, 1 operatrice assistenza alle imprese, 2 operatori reperimento opportunità occupazionali. Si avvale inoltre di una supervisione psicologica (un incontro mensile) e di una segreteria. Oltre al front office le sue attività comprendono la promozione d’attività culturali, seminari di d’approfondimento tematico, convegni, produzione di strumenti a sostegno per l’inserimento lavorativo, realizzati con il contributo dell’Agenzia per l’impiego della Lombardia; svolge formazione per operatori, gestisce un centro di documentazione e di informazione sulla legislazione e sul tema carcere e lavoro (cartaceo ed informatico, sito web). Le azioni di pubblicizzazione dell’attività sono affidate in convenzione ad una cooperativa sociale specializzata. Inoltre Agesol ha siglato un Protocollo d’Intesa con l’ANCI e con la Lega delle Autonomie, ha svariati contatti con Cariplo e con la Fondazione Cariplo, per ottenere finanziamenti, ha firmato protocolli con alcune aziende e Cooperative di collaborazione per l’inserimento mirato di detenuti ed ex detenuti. Gli sportelli presso gli istituti sono operativi una volta alla settimana per tre ore di attività, e i colloqui sono svolti direttamente in sezione. La raccolta delle "domandine", buona parte del back office e il servizio di informazione sono svolti da sportellisti interni, 4 detenuti segnalati dagli educatori degli Istituti, formati con un corso di 200 ore, finanziato dal Ministero per gli Affari Sociali ("Promotore Occupazionale in Ambito Carcerario"), che collaborano in modo volontario. L’attività di reinserimento al lavoro è svolta da un operatore esterno per ogni Istituto. E’ comunque l’ufficio degli educatori che individua le persone maggiormente idonee ad affrontare tale percorso. I colloqui individuali sono quindi rivolti alle persone indicate dagli educatori. Gli operatori, a seguito della segnalazione, prendono in carico il detenuto e partecipano all’attività di osservazione e trattamento, collaborando con l’educatore di riferimento e presenziando alla riunione dell’équipe istituzionale. A chi fa richiesta di accesso tramite "domandina" e non può ricevere il servizio viene data risposta scritta a motivazione del diniego. La partecipazione ai gruppi di orientamento è subordinata ad una fine pena non superiore ad un anno e, per le persone italiane, alla residenza nella Provincia di Milano, mentre per le persone straniere al possesso del permesso di soggiorno. Non sono previsti gruppi di orientamento "misti" tra italiani e stranieri. Svolge inoltre attività di selezione per l’accesso ai corsi professionali intramoenia che prevedano uno sbocco lavorativo. La banca dati utenti, dove si inseriscono i curricula dei detenuti ed ex detenuti che si presentano agli sportelli, è affidata, tramite Borsa Lavoro, ad una persona detenuta.
Punto Informativo Lavoro Detenuti (Sportello PILD) - FIRENZE
Attivo dal Maggio 1995, nasce dalla collaborazione tra l’associazione Container e la Camera del Lavoro di Firenze. A partire dal 1999, a seguito della convenzione siglata con la CGIL Regionale, l’esperienza è stata ripresa in altre Camere del Lavoro della toscana: Prato, Pisa, Pistoia, Arezzo, Empoli, Massa. Il sostegno, che consiste nell’indirizzare i detenuti all’interno del mercato di lavoro e della formazione professionale, viene svolto da operatori volontari sia all’interno che all’esterno dell’Istituto. Essendo di derivazione "sindacale" il PILD si specializza nell’informare sui diritti dei lavoratori e degli inoccupati reclusi e ne segue le pratiche di tutela attraverso il sostegno delle Categorie sindacali o dei servizi, quali Patronato INCA e Centri per il Lavoro. Il servizio offerto si articola in informazioni relative alle opportunità per i detenuti rispetto al mondo del lavoro, colloqui di orientamento, iscrizione al collocamento e disbrigo delle pratiche amministrative connesse, ricerca del lavoro con attività di informazione e supporto. L’attività prevalente comunque si riferisce all’esterno. Ha inoltre costituito un Albo di imprese disponibili a promuovere stages aziendali ed inserimenti lavorativi per detenuti e tossicodipendenti; ha stipulato convenzioni ed accordi con CGIL Toscana, SMILE, Enti Pubblici; ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Regione Toscana in materia di servizi per l’impiego a favore dei detenuti.
Centro Ascolto Orientamento e Servizi alla persona (Progetto C.A.O.S.) - FIRENZE
Nato da un progetto Integra del 1997, è gestito da ARCI Nuova Associazione e Comitato Regionale Toscana per conto della Provincia di Firenze. Attualmente è presente nelle province di Firenze, Arezzo, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Massa Carrara. Si occupa del reinserimento socio-occupazionale di detenuti ammessi alle misure alternative alla detenzione, persone in esecuzione penale esterna, ex detenuti, detenuti a fine pena o con possibilità di accedere alle misure alternative. I servizi offerti vanno oltre quelli "occupazionali", gli operatori infatti si definiscono "operatore sociale del lavoro", offrendo servizi di orientamento, ricerca del lavoro e dell’alloggio, consulenza legale, mediazione nel rapporto con la famiglia, animazione del territorio. Le attività sono prevalentemente strutturate all’esterno. Internamente agli Istituti gli operatori svolgono colloqui individuali, spesso su segnalazione degli educatori, rivolti alla definizione di un percorso di reinserimento esterno. Ai colloqui si affiancano servizi di accompagnamento in permesso premio, contatto con l’azienda, accompagnamento al colloquio con l’azienda, contatti con altri operatori che hanno in carico il soggetto, supporto all’azienda per il disbrigo delle pratiche burocratiche. Nel tempo C.A.O.S. si è creato una propria banca dati di aziende disponibili all’inserimento, realizzando azioni di sensibilizzazione e promozione attraverso una operatrice formata specificamente a tal fine.
Centro di iniziativa locale per l’occupazione (Sportello CILO)- ROMA
Attivo dal 2001, è uno sportello di orientamento al lavoro volto all’inserimento/reinserimento occupazionale di detenuti ed ex detenuti gestito, in convenzione con il Comune di Roma, Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro, dal Consorzio Informagiovani, capofila di una ATI con la società Soluzioni. Le figure professionali coinvolte sono: 2 operatori sportellisti, 1 psicologo per 5 ore settimanali, 1 consulente di impresa. Lo Sportello, operativo cinque giorni alla settimana presso Rebibbia-Penale, per un totale di 18 ore settimanali, svolge attività di informazione, colloqui di orientamento strutturati, consulenza su imprenditorialità, laboratori di ricerca attiva del lavoro, laboratori per lo sviluppo di impresa. Ha inoltre realizzato una banca dati di imprese disponibili ad inserire detenuti ed ex detenuti. Ecco dunque che è possibile pensare ad una sorta di "descrizione incrociata" delle esperienze richiamate, precisando che comunque ogni operazione di astrazione perviene, nel bene o nel male, alla semplificazione di una realtà. Il confronto può allora essere fatto su vari fronti: la struttura di accoglienza utilizzata, le strategie messe in atto, le attività istituzionali e collaterali realizzate, il livello di presenza sul territorio, ecc. Data la complessità del tentativo di comparazione, si propone, per una più agevole lettura, uno schema sinottico, che riassume le caratteristiche principali degli sportelli agesol pild caos cilo Sportello Cefal - Cip: vedi tabella Infine si vogliono proporre semplici riflessioni e "buone pratiche" scaturite dagli scambi di esperienze realizzate, ma da attribuirsi principalmente ai nostri colleghi milanesi:
Informazioni generali sull’attività dello sportello
Periodo effettivo di apertura dello sportello: 18 marzo 2002 - 19 dicembre 2002 Totale ore/uomo: 903, di cui 550 ore di front office e 353 di back office (circa 8 ore settimanali)
Giorni e orari di apertura
Materiale realizzato
Materiale per l’autoconsultazione e strumenti operativi
Dati quantitativi complessivi
Medie mensili richieste di accesso, colloqui e nuovi accessi
Dati quantitativi e qualitativi del servizio: vedi tabelle
Caratteristiche degli utenti del servizio: vedi grafici
Caratteristiche degli utenti del servizio: vedi altri grafici
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