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Cosa si fa per l'inserimento lavorativo dei detenuti? Iniziative concrete della Regione Piemonte e della città di Torino
"Ogni detenuto avviato con dignità ad affrontare il mondo del lavoro è un uomo sottratto alle grinfie del carcere e dalla devianza. Quindi un cittadino riconquistato alla legalità."
In questa rubrica sin dall’inizio delle attività del nostro giornale abbiamo dato notizie di cosa si fa di positivo in Italia per dare risposte veramente efficaci per l'inserimento lavorativo dei detenuti. A nostro avviso, il lavoro è presupposto essenziale per tentare di dare un'opportunità tangibile di rientrare nella società a chi può usufruire di misure alternative, e cercare in questo modo di porre un freno alla recidiva, che tocca spesso il 70% di chi finisce in carcere. Abbiamo contattato l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, e la dr.ssa Carla Martoglio del settore Programmazione e promozione interventi socio assistenziali ci ha cortesemente risposto inviandoci il materiale necessario ad illustrare le loro iniziative. A Torino, la Regione Piemonte, Assessorato all'assistenza, ha valutato positivamente ed erogato i fondi per alcuni progetti in parte già attuati, che prevedono l'inserimento lavorativo di detenuti. "Il progetto speciale lavoro" della città di Torino è stato preparato in collaborazione con il "Centro di formazione professionale piemontese", quest’ultimo ha anche il compito di formare professionalmente i detenuti con corsi tenuti in carcere e con la città di Torino ha la responsabilità di gestire il progetto. Sono stati formati giardinieri professionali in grado di gestire parchi e giardini. Il più interessante ed articolato dei progetti è il progetto " Forsythia " Interessante perché vede coinvolti nella realizzazione, oltre agli Enti Locali, anche l'Amministrazione Penitenziaria del carcere delle Vallette di Torino, che ha il compito di selezionare i beneficiari, e la Magistratura di Sorveglianza, chiamata ad esprimere parere sulla concessione dell’art.21( lavoro esterno), previsto dal progetto. "Presso la Casa Circondariale di Torino sin dall'inizio il corso per Giardinieri Floricoltori ha messo in moto una serie di iniziative che hanno contribuito al miglioramento ambientale dell’ area nella quale sorge il carcere. Complessivamente la struttura dell'Istituto Penitenziario ospita circa 1200 detenuti, 900 agenti di polizia penitenziaria e 150 altri operatori (insegnanti, medici, infermieri ... ). Dal 1987, anno di inaugurazione della Casa Circondariale "Le Vallette" i detenuti giardinieri hanno costruito aiuole, giardini, aree verdi per complessivi 44.000 mq."
Cinque detenuti lavoreranno 35 ore settimanali, nella risistemazione di parchi e giardini. Saranno pagati con una borsa lavoro data dalla Regione. Il progetto si divide in due fasi. La prima fase ha una durata di 6 mesi e si prevede di impegnare tre detenuti giardinieri. Durante questo periodo i detenuti sono inquadrati come allievi qualificati in stage di formazione/lavoro e percepiranno mediamente una borsa - lavoro di L. 850.000. A questa prima fase sarà collegata una seconda fase, della durata di 12 mesi. Durante la seconda fase i detenuti percepiranno lo stipendio secondo le modalità di erogazione dei cantieri di lavoro. L’organizzazione considera quello previsto un periodo sufficiente a raggiungere una competenza professionale completa e versatile, che faciliterà l'inserimento lavorativo presso cooperative ed aziende che lavorano nella manutenzione del verde. Molto importante "l'accompagnamento dalla fase iniziale" sino al definitivo inserimento lavorativo, il "Tutoring": i futuri giardinieri sono stati informati dagli educatori del carcere sugli obiettivi del progetto e tramite colloqui avuti con gli operatori del "Progetto speciale Lavoro Formazione Professionale" sono stati raccolti dati utili (esperienza lavorativa, formazione, aspettativa, motivazione, esigenze, difficoltà) a redigere un progetto individualizzato di inserimento lavorativo. Quindi non si tratta dei soliti corsi fini a se stessi, che nascono e muoiono in carcere, utili solo a tenere impegnati i detenuti, e a far lievitare di miliardi la spesa per il carcere, mentre in realtà la maggior parte dei detenuti da molti corsi senza reali sbocchi lavorative non hanno altro "ritorno" che un’occasione per uscire di cella. Quello che necessita è questo: riuscire a dare un senso concreto ai corsi. E chi viene ammesso deve essere selezionato tra chi può uscire, quindi avere la possibilità di spendere sul mercato del lavoro quanto ha imparato. Molto utile è il tutoraggio, che fa da tramite con gli imprenditori e le cooperative. Oltre alle cooperative ed agli Enti locali, solo qualche imprenditore illuminato assume infatti detenuti, ma prevedere un sistema di assistenza e sostegno a chi assume può essere la strada giusta per sbloccare la situazione. Ma sentiamo cosa dicono all’Assessorato alle Politiche Sociali, per avere una panoramica più vasta della realtà piemontese.
INTERVENTI DELL'ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI DELLA REGIONE PIEMONTE NEL SETTORE PENITENZIARIO
Quasi quotidianamente i giornali segnalano episodi che denotano l'aumento delle situazioni di conflitto nelle principali città italiane, e sempre più frequentemente ci troviamo di fronte alle legittime preoccupazioni dei cittadini sul tema della sicurezza. Le istituzioni devono rispondere a questa richiesta di sicurezza del cittadino, ma l'esperienza di altri paesi ci insegna che per ottenere una riduzione del crimine occorre operare parallelamente su più livelli: accanto al ruolo delle forze di polizia e della magistratura che intervengono ricorrendo alle tradizionali politiche di punizione e restrizione, occorre operare con politiche di welfare, intendendo con ciò il ricorso a politiche sociali di prevenzione nei confronti di categorie emarginate o a rischio (extracomunitari, tossicodipendenti, ecc.) e politiche tese a ridurre la recidiva attraverso il reinserimento socio-lavorativo di detenuti ed ex detenuti.
SITUAZIONE ATTUALE
In Piemonte esistono 13 Istituti penitenziari, alcune sono Case Circondariali per detenzioni brevi, altre Case di Reclusione per pene più lunghe. I 4 Centri di Servizio Sociale Adulti (C.S.S.A.) del Ministero di Giustizia seguono le persone che scontano la pena con misure alternative. La popolazione ristretta nel Distretto del Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria del Piemonte e Valle d'Aosta erano, al maggio 2000, 4513 e i soggetti in carico ai Centri di Servizio Sociale Adulti 1455 (Dati Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria).
GLI INTERVENTI
Nel dicembre 1992 è stato firmato un Protocollo d'Intesa tra Regione Piemonte e il Ministero di Grazia e Giustizia, che stabilisce le linee di intervento e le reciproche competenze nel settore penitenziario. La Regione Piemonte in questi anni si è impegnata sugli aspetti che riguardano la prevenzione, la collaborazione con le direzioni degli Istituti penitenziari all'opera di trattamento della popolazione detenuta e gli aspetti del reinserimento sociale di quanti hanno o hanno avuto esperienze di detenzione. Le strade individuate per raggiungere tali obiettivi sono:
ATTIVITà FORMATIVE E STAGES
L'Assessorato alla Formazione Professionale e al Lavoro della Regione Piemonte finanzia corsi di formazione professionale all'interno degli Istituti. L'Assessorato alle Politiche Sociali finanzia alcune attività formative più brevi e flessibili, che possono essere seguiti da detenuti con pene brevi.
Da tempo si sono sperimentati con successo gli stages di formazione-lavoro che permettono alle persone di sperimentare la realtà lavorativa aumentando, nello stesso tempo, le proprie professionalità sul piano pratico. Questo "periodo di prova" inoltre si è spesso dimostrato utile per instaurare un rapporto fiduciario tra la persona e l'azienda,che si può concretizzare in un vero inserimento lavorativo.
L.R. 45/95 "IMPIEGO DI DETENUTI IN SEMILIBERTà O AMMESSI AL LAVORO ALL'ESTERNO PER LAVORI SOCIALMENTE UTILI A PROTEZIONE DELL'AMBIENTE"
I progetti di salvaguardia ambientale elaborati da Comuni e Comunità Montane che prevedono l'impiego di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all'esterno (un massimo di 10 persone per un periodo di tempo dai 3 ai 12 mesi) vengono presentati annualmente. La Regione Piemonte, avvalendosi di un apposito Comitato, decide quali finanziare e si fa carico dei costi relativi alla manodopera e agli oneri assicurativi e previdenziali. Gli eventuali altri costi sono a carico dell'Ente Locale proponente. Questa Legge vuole costituire una base per facilitare i momenti di passaggio dal mondo del carcere al mondo del lavoro e un'occasione per i detenuti per attivare contatti e cercare possibilità dì inserimento lavorativo stabile. Il bilancio di questa esperienza è estremamente positivo: gli Enti Locali sono sempre più sensibili e attenti alla problematica, investono risorse proprie (mensa, trasporti, ecc.), operano per una sensibilizzazione della comunità che favorisce l'integrazione, coinvolgono altri enti (servizi sociali, associazioni di volontariato, ecc.) che possono favorire il reinserimento sociale e si attivano anche per trovare opportunità lavorative post-progetto.
Provvedimento della Regione Piemonte 20 milioni a chi assume ex detenuti La Regione Piemonte in aiuto dei più “deboli” sul mercato del lavoro. Offre 20 milioni a chi assume ex detenuti o alti soggetti svantaggiati. Il contributo sarà erogato dopo un anno e sale a 23 milioni in caso siano assunte delle donne. I provvedimento è stato preso in attuazione della legge regionale del ‘93. Entrando più nel dettaglio, le categorie che usufruiranno degli aiuti della Regione Piemonte sono:
Sono previsti alcuni requisiti anche per le imprese che intendono assumere. Non devono avere in corso la cassa integrazione straordinaria né avere effettuato tagli al personale nell’anno precedente la richiesta di assunzione. Per presentare le domande c’è tempo fino al 30 settembre di ogni anno.
A cura di Nicola Sansonna |