Negozio con le creazioni delle detenute

 

Il primo negozio con le creazioni delle detenute della Giudecca


La Nuova Venezia, 14 maggio 2003


Apre il Banco nº 10, una finestra sul mondo del carcere. Eleganti capi d’abbigliamento, innovative borse, foulard e molti altri sono i prodotti in vendita nel nuovo negozio in campo S. Antonin che sarà inaugurato venerdì alle 16.30. Oggetti interamente realizzati dalle detenute del carcere femminile della Giudecca che, grazie all’associazione di volontariato Il granello di senape e la cooperativa sociale Il cerchio stanno ritrovando la speranza di una vita diversa.

Dal carcere alla vita di tutti i giorni, lavorando e difendendo la propria dignità personale. È di questo che hanno bisogno i detenuti. A questo scopo è nato "Il cerchio" spiega Gianni Trevisan, presidente della cooperativa che in cinque anni di attività ha aiutato 180 persone detenute o in regime di semilibertà a lavorare a ritrovare fiducia in se stesse, a guadagnare un po’ di soldi da mandare alle famiglie e soprattutto a reinserirsi nella vita quotidiana.

Una cooperativa che ormai ha assunto un peso ragguardevole in città e che dal 1998 al 2003 ha saputo passare da qualche occupato ai settanta di oggi (35 in semilibertà, 17 ex detenuti ed altri 18 scelti tra categorie svantaggiate e persone bisognose) e da 130 mila euro di fatturato al milione e mezzo di euro. Il cerchio, nato per trovare qualche lavoretto fuori dal carcere ai detenuti, è oggi così diventato una realtà imprenditoriale in grado di ricevere commesse dall’Actv, Vesta, Consorzio Venezia Nuova, Provincia e dal Comune per cui svolge la guardiania presso alcuni impianti sportivi. Un illuminato ed articolato progetto di recupero sociale.

Il Banco nº10 - Artigianato del Carcere è il negozio che d’ora in poi commercializzerà i prodotti realizzati dalle sarte Veronica, Barbara, Carla, Isabella coordinate da Annalisa Chiaranda, che affianca le detenute nel design e nella scelta dei tessuti. "Qui ci sono capi di qualità, con l’unico pregio di aiutare i detenuti. È importante dirlo perché queste ragazze fanno un lavoro di grande qualità e dignità professionale" puntualizza Chiaranda, che sceglie le stoffe tra i campionari di Rubelli, Vianello e i setifici comaschi.

"Acquistiamo a prezzi contenuti e poi insieme alle ragazze ideiamo capi e oggetti che poi realizziamo presso la sartoria di Sacca Fisola dove lavorano quattro persone, due a tempo pieno e due part-time, più altre due fuori" continua Chiaranda, che sogna di fare del Banco nº 10 "un punto vendita anche dei prodotti di sartoria realizzati in altri istituti di pena italiani". E intanto si culla il sogno di rilanciare la lavanderia del carcere. "Ci sono le potenzialità per creare la maggiore lavanderia della città storica, speriamo che le istituzioni ci aiutino" annuncia Trevisan.

 

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