Detenuti smaltiranno i rifiuti

 

A Torino i detenuti smaltiranno i rifiuti

sanitari con degli inceneritori speciali

 

Il Manifesto, 13 novembre 2003

 

Il progetto del gruppo Abele sarà attivato all’interno del carcere torinese Le Vallette. Nei due impianti saranno sterilizzati gli scarti sanitari degli ospedali della provincia. Daranno lavoro a dodici persone regolarmente assunte

 

"Il lavoro non è solo un diritto, è un bisogno profondo delle persone necessario per crescere, andare avanti. Lavoro vuol dire dignità". A pronunciare queste parole, nella sala riunioni del carcere Le Vallette di Torino, è don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. L’occasione, nella mattinata di ieri, è data dalla presentazione del "Progetto Contact", ossia la realizzazione all’interno della casa circondariale di un impianto di sterilizzazione di rifiuti sanitari che darà lavoro a dodici detenuti. Gestito dalla cooperativa Arcobaleno, il progetto del Consorzio Abele lavoro è finanziato anche dalla Compagnia di San Paolo e dalla Regione Piemonte. L’investimento complessivo iniziale ammonta a 650 mila euro. L’attività di sterilizzazione di rifiuti sanitari, pericolosi e non, sarà condotta, a regime, mediante due apparecchiature denominate "Converter".

L’impianto di sterilizzazione sarà in grado di trattare circa 616 tonnellate all’anno di rifiuti prodotti in prevalenza da ospedali e case di cura della provincia di Torino. "L’utilità sociale - continua Luigi Ciotti - di questo servizio è evidente, anche per i risvolti ambientali che comporta. Certo è una piccola cosa, ma sono proprio attività concrete come questa che dimostrano come sia possibile lavorare in carcere in modo non assistito, vero.

La scommessa è quella di dare una continuità lavorativa. Per sostenere una politica di questo tipo rivolgo un appello allo Stato, agli enti pubblici: se almeno il 10% del lavoro, delle risorse, affidato in esterno ai privati venisse diretto verso il carcere, molti problemi troverebbero soluzione. I detenuti hanno sì commesso errori per cui stanno pagando, ma devono anche avere la possibilità di trovare strade alternative". Tutto bene, quindi? A prima vista sì, anche se alcune contraddizioni emergono durante il dibattito allestito per presentare il progetto.

Quando l’assessore provinciale all’ambiente, Beppe Gamba, si dilunga in un elenco di "lavori" - legati sempre alla raccolta rifiuti - che potrebbero vedere di nuovo coinvolta la popolazione carceraria delle Vallette, Pietro Buffa, direttore della casa circondariale, non può fare a meno di farsi scappare un sorriso nervoso. "E’ evidente - puntualizza Gamba - che non si può pensare di fare delle Vallette una sorta di "discarica" sui generis". Al centro del Progetto Contact, di conseguenza, non vi è tanto l’aspetto, pur importate, ambientale ma la valenza che il lavoro in carcere ha per gli stessi protagonisti: i detenuti.

"Il nostro fine - spiega Pietro Buffa - è quello di portare all’interno del penitenziario vere e proprie esperienze lavorative, in grado di arricchire il curriculum delle persone coinvolte". Uno sforzo che alle Vallette di Torino viene perseguito anche tramite altre esperienze. "Da oltre un anno - conclude il direttore del carcere torinese - sono presenti qui da noi due attività di lavoro: una falegnameria e una realtà che si occupa di data-entry, ossia implementazioni di dati". Con la partenza del progetto Contact si arriverà ad una ventina di posti di lavoro con regolare contratto all’interno del carcere.

 

 

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