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Carcere e lavoro: da Bergamo un appello alle imprese
L’Eco di Bergamo, 13 febbraio 2004
Il primo passo lo hanno fatto loro, quei 12 Comuni dell’alta Val Seriana che anche per quest’anno, ed è il terzo, hanno dato la disponibilità ad assumere alle loro dipendenze, per sei mesi, un detenuto. Il prossimo passo – lo chiedono non solo i sindaci, ma anche il direttore della casa circondariale di via Gleno Antonino Porcino e l’associazione Carcere e territorio – deve venire dal mondo delle imprese. "Senza la disponibilità delle aziende del territorio – sostengono gli amministratori – il progetto di reinserimento dei detenuti non potrà mai camminare sulle sue gambe, perché i Comuni e il carcere possono arrivare fino a un certo punto, i primi offrendo un posto di lavoro per un periodo limitato di tempo, il secondo valutando la possibilità di assegnare misure alternative alla detenzione. Il futuro di queste persone dipende anche dalla disponibilità delle aziende ad accettare la scommessa, aprendo loro i battenti". Scommessa difficile? "Anche noi lo credevamo – hanno concordato i sindaci – per questo in un primo tempo siamo stati restii. Poi abbiamo scoperto che il meccanismo funzionava, e da sei siamo diventati 12 (Valbondione, Gandellino, Gromo, Valgoglio, Ardesio, Villa d’Ogna, Castione, Fino del Monte, Rovetta, Songavazzo, Cerete, Onore, ndr)". "Le motivazioni? Una presa di coscienza, innanzitutto, ma anche una questione di convenienza: abbiamo un dipendente in più senza gravare sui nostri bilanci (i costi a carico degli enti sono di circa 2.700 euro per ogni detenuto, ndr)". Ieri, in via Gleno, i sindaci dei comuni coinvolti, il direttore della casa circondariale e l’associazione Carcere e territorio hanno partecipato a un primo incontro per fare il bilancio dell’esperienza passata e per porre le basi per il futuro. Entusiasti gli amministratori: "La gente ha risposto bene a questa iniziativa, all’inizio erano molto diffidenti, ora quando ci incontrano chiedono: ‘Allora, quando arriva il detenuto?’". Entusiasta anche il direttore Porcino: "È una possibilità che consente ai detenuti di riacquistare fiducia in se stessi e negli altri e di prospettare loro un futuro possibile". Non mancano i punti deboli: uno è la durata. "Sono rapporti di lavoro limitati nel tempo – ha spiegato Porcino – e il detenuto costruisce una rete di relazioni che poi rischia di perdere al termine dell’esperienza". Ad oggi i progetti avviati sono stati tutti portati avanti attraverso l’inserimento dei detenuti in cooperative sociali del territorio. Due sono stati assunti da amministrazioni pubbliche: il Comune di Gromo e il Consorzio forestale di Castione. Il futuro dipende dal coinvolgimento delle imprese.
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