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Italia Meridionale
Antonio Balsamo e Pasquale Balzamo
Ogni nuovo Governo nei suoi programmi mette al primo posto la soluzione del problema del meridione d’Italia e, immancabilmente, alla fine della legislatura tutto rimane uguale a prima. Luoghi stupendi, fertili, ricchi di storia e di cultura che potrebbero far vivere da nababbi; una popolazione invece che risulta essere, mediamente, quella con il reddito più basso d’Italia e con il più alto tasso di disoccupazione. Proprio la disoccupazione è sicuramente la causa maggiore della convivenza tra popolazione e organizzazioni malavitose (mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita ecc.). Non sempre queste organizzazioni si presentano con il loro reale aspetto, ma, spesso, come quelle che possono risolvere i problemi quotidiani della gente, dando il lavoro e la possibilità di vivere; è, allora, poco importante che il lavoro sia sottopagato o non in regola con le leggi dello Stato, perché si tratta dell’unica possibilità di sostentamento. Ci si è talmente abituati a questa convivenza che, per un qualsiasi negoziante del posto, diventa normale dover pagare il "pizzo" ad una organizzazione piuttosto che all’altra: viene inteso come dover pagare le tasse allo Stato, con la differenza che se hai bisogno di qualcosa basta rivolgersi a "Don…" che tralasciando qualsiasi burocrazia statale risolve il problema. Vivere ai margini della legge è la normalità più assoluta. Basti ricordare le manifestazioni e gli "scioperi" fatti qualche anno fa dai contrabbandieri di sigarette, situazione paradossale e ridicola se non fosse che, in meridione, intere città vivono con i soldi derivanti dal contrabbando. Sicuramente non è un’Italia diversa e consenziente, ma, semplicemente, un’Italia che non ha altre alternative e non le ha mai avute; negli anni sessanta era possibile emigrare al nord per trovare un lavoro e condurre una vita onesta anche se piena di sacrifici, oggi non esistono più ne possibilità ne illusioni. Con i prezzi e i condizionamenti commerciali dei nostri giorni emigrare nei centri industriali del nord significa, praticamente, lavorare gratis, perché le spese relative al proprio mantenimento (affitto di casa, alimentazione, abbigliamento ecc.) assorbono interamente ciò che si guadagna lavorando. Tanto vale, allora, fare una vita precaria vicino ai propri affetti e con le proprie abitudini, anche se bisogna vivere sotto la cappa delle "organizzazioni". Quindi, poi, diventa questione di un attimo "saltare il fosso" e incominciare a delinquere. Nell’approfittarsi dei beni degli altri e trasgredire la legge ci si sente "furbi" poi, quando ci si trova in carcere, lontano dagli affetti, perdendo gli anni più belli della propria vita, ci si chiede se ne sia valsa la pena, oppure si accetta la situazione come conseguenza e normalità per la vita condotta. In entrambi i casi, ci si rende conto che sottrarsi alla "legge della giungla" dove il più forte vince sempre, è impossibile perché l’aria che si respira è quella!
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