Jonathan n° 15

 

Jonathan, ura dei ragazzi del carceretto di Lecce

Numero 9, marzo – aprile 1999

 

 

D. come desideri, S. come sogni

Quella volta che l’abbiamo "fatta grossa"

Io, ieri e oggi

 

 

D. come desideri, S. come sogni

Progetti di vita di alcuni ragazzi

 

Sono un giovane adulto e mi chiamo Bruno, e dal 1996 mi trovo ristretto in questo istituto per l’espiazione di una pena. Purtroppo all’età di sedici anni ho commesso un reato per il quale sono stato condannato e da allora sconto la detenzione.

In questi anni ho cercato di fare del mio meglio in istituto, applicandomi anche a scuola che prima non frequentavo o, se la frequentavo, lo facevo senza impegno. Ora invece sono al secondo superiore e prima non avevo neanche la terza media. Tutto questo sono riuscito a conquistarlo e curarlo pian piano, sino ad ora che ancora proseguo, anche se, oggi come oggi, si dice che anche possedendo un titolo di studio ci sono poche possibilità per un posto di lavoro.

Almeno oggi posso dire che sono riuscito a frequentare questa scuola che almeno serve a me stesso.

Oltre la scuola c’è il teatro, che non avevo mai fatto né sentito prima. Mi diverto anche quando devo imparare a fare lavori in pietra leccese. La cartapesta, il restauro dei mobili, la serigrafia che non conoscevo prima ho imparato a farli qui, anche se non e piacevole stare in questi posti.

Purtroppo mi sono trovato in queste situazioni e sono finito per capitare in un istituto penale. Ci sono da imparare cose che mai ho conosciuto, mai fatto ma che ora mi piace fare. Gli anni, comunque, passano ed e tutta esperienza buona.

Spero che pian piano arrivi il giorno di fine pena. Per tutti arriverà il domani fuori da queste mura, sicuramente non potrò mai dimenticare quel che ho fatto e imparato in questo posto, anche se non si augura a nessuno di trascorrere del tempo in posti come questo. Se ci devi stare, però, c’è da imparare qualcosa o più di qualcosa che ti rimarrà per sempre. Per il futuro, quello che desidero è trovarmi un lavoro aprirmi un negozio o un bar, magari facendo un prestito. Ci riuscirò? Me lo auguro.

Spero di formarmi una famiglia. Ci sono delle circostanze della vita che ti impegni e desideri realizzarle e combatti per avere quello che desideri, alla fine ci riesci. Per quanto riguarda la mia futura famiglia, se avrò un figlio, a tutti i costi combatterò per fargli seguire ed imparare tutto quello che si insegna ad un figlio, educatamente e correttamente, per questo farò di tutto e per nessuna cosa al mondo vorrei che mio figlio facesse gli errori che ho fatto io, e cercherò di seguirlo nel migliore dei modi e lo aiuterò a fargli scegliere la strada migliore in modo da poter assicurargli una vita migliore della mia.

Bruno C.

 

Mi chiamo Fuat e vengo dall’Albania e vi voglio raccontare la mia vita. Avevo 14 anni quando mio padre è morto in un incidente d’auto ed io sono rimasto solo con mia madre e mia sorella sposata. Quando mia sorella è andata via, io sono rimasto solo ed ho cominciato a lavorare, ho visto che la vita, senza parenti, era troppo pesante perché i soldi che prendevo al mese non mi bastavano per la casa e le spese. Non avevo nessuno che mi desse una mano. Dopo qualche tempo ho incontrato un amico venuto in ferie dall’Italia e sono ripartito con lui verso questo Paese. Sul gommone che ci ha portato qui c’era della marjuana, noi non lo sapevamo e quando siamo arrivati in Italia siamo finiti qui dentro. Quando uscirò spero di poter lavorare, di crearmi una famiglia e di vivere felice e contento con mia moglie e mio figlio. (sommario)

Fuat

 

 

Quella volta che l’abbiamo "fatta grossa"

Avevo circa 7-8 anni e all’improvviso decisi di guidare l’auto di mia madre. Approfittando della sua assenza presi le chiavi della macchina e decisi di fare quella bellissima esperienza. Mi misi, così, alla guida dell’auto e iniziai a percorrere una lunga strada dritta; ma, ad un certo punto sopraggiunse una curva. Pensai di poterla superare con una sterzata, ma non fu proprio così e infatti mi ritrovai a scontrarmi con 4-5 auto. A quel punto decisi di "tagliare la corda" e tornando a casa ad attendermi sulla porta c’era mio padre pronto a "mazzisciarmi". Posso dire che quella lezione mi servì, mi resi conto di averla combinata proprio grossa perché avevo fatto un bel danno.

 

Giuseppe M.

Avevo circa 7-8 anni e una sera mi trovavo a casa. Mia madre era uscita. Io stavo giocando con mia sorella e mio fratello, ad un tratto andò via la luce. Così mia sorella andò a prendere una candela e la poggiò sul tavolo del salotto, nel frattempo io stavo giocando con l’alcol etilico, mi avvicinai al tavolo dove c’era la candela accesa e l’alcol schizzò sulla fiamma, divampò e andò a finire sul mio volto. Mi ustionai viso e mani, era un ustione di terzo grado; stetti due mesi in ospedale anche perché avevo perso temporaneamente la vista. Per fortuna riuscii a guarire. Quell’esperienza mi insegnò che giocare col fuoco è veramente pericoloso.

Marco D. L.

Avevo circa 7 anni e mi trovavo a casa insieme a mio fratello maggiore che di anni ne aveva circa 12. Per gioco mi misi nel passeggino di mia sorella che era più piccola di noi. Mio fratello mi spinse, quella spinta fu così forte che andai a finire contro la finestra che si frantumò. Le schegge dei vetri mi ferirono il viso e i polsi. Mia madre mi portò al pronto soccorso e in quell’occasione si arrabbiò con mio fratello maggiore.

 

Marco S.

 

Avevo circa 8-9 anni e insieme a mio fratello, che aveva qualche anno più di me, prendemmo di nascosto dei soldi di mio padre che erano destinati ad altre spese. Noi decidemmo di spenderli per andare sulle giostre; ci divertimmo moltissimo. Spesi tutti i soldi, tornammo a casa. Durante la nostra assenza, mio padre andò a prendere quei soldi ma, trovò la bella sorpresa. Quando arrivammo a casa, mio padre era lì ad attenderci, ma per fortuna, in quella occasione, l’unico a "pagare" fu mio fratello. Quella volta ho capito che, essere fratelli minori, era una vera fortuna.

 

Donato P.

Quando avevo circa tre anni e mezzo, avevo un piccolo vizietto; la sera dopo che mio fratello, un anno più grande di me, si addormentava scendevo dalla mia culletta e saltavo sul suo lettino e dopo avergli dato delle botte, naturalmente per scherzo, prendevo il suo biberon e in cambio gli davo il mio, naturalmente vuoto. Quando mia madre si accorgeva dell’accaduto si innervosiva e mi rimproverava.

 

Michele N.

Quando avevo circa 3-4 anni, i miei genitori mi rimproveravano perché avevo combinato qualche marachella; io innervositomi, puntualmente andavo a fare la pipì sul tavolo della cucina. A quel punto, potete immaginare cosa accadeva…

 

Mirko R.

Avevo circa 5-6 anni, mi piacevano moltissimo le biciclette, ma, naturalmente, dovevano essere nuovissime; così ogni volta che la mia si rovinava un pò, ne volevo una nuova, ma a casa, naturalmente, non potevano sempre accontentarmi così, provvedevo da solo. Prendevo le bici dei miei amici, quando mio padre si accorse di ciò furono guai seri…!

Francesco A.

Avevo circa 6 anni, mi trovavo all’asilo dalle suore e giocavo con dei miei amici "cu ‘na cascetta te taula" e avevamo legato una corda sulla parte anteriore della "cascetta". Un mio amico si trovava dentro la "cascetta" e io dovevo trascinarlo solo che, invece di tirare la corda con le mani la tirai con i denti e a quel punto mi caddero i due denti incisivi. Da allora non ho più riprovato, anche se, per fortuna i denti che mi caddero erano quelli di latte. (sommario)

Marco M.

 

 

Io, ieri e oggi

Gli amici mi chiamano Carletto, ma il mio nome è Carlo. Ho 20 anni, e mi manca circa un mese alla fine di questa mia "carriera". Anche io come Fabio e Michele, dopo poco entrato ho scelto di iscrivermi a scuola, ad un corso professionale per operatore elettrico ed elettronico. Ho frequentato sino al secondo anno con impegno e con passione per determinate materie, quali elettrotecnica pratica e teoria, materie che a me piacciono in particolar modo.

Grazie anche alla mia scelta, sono potuto anch’io andare a frequentare i laboratori presso l’istituto "Marconi" di Lecce. Naturalmente oltre a queste uscite ne ho fatte altre tutte una più bella dell’altra, sono andato a varie manifestazioni, mostre, ho partecipato a tornei di calcetto all’esterno; l’uscita più bella per me e stata quella fatta a settembre ‘95, cioè quando siamo andati a Otranto a visitare il museo.

All’interno dell’istituto ho frequentato con grande interesse il tempo libero e soprattutto i corsi professionali, imparando a lavorare in particolar modo la carta pesta, infatti ho partecipato al progetto per ultra diciottenni, in collaborazione con la cooperativa "Granellino di Senape", lavorando appunto con la carta pesta.

Naturalmente ho imparato a lavorare molto bene anche la pietra leccese, ma senza molto impegno artistico, in quanto come ho già detto prima, mettevo più impegno nel lavorare la carta pesta. Per finire ora darò gli esami per prendere la tessera di arbitro, questo grazie alla U.I.S.P. che ha mandato un professionista per fare il corso. Ora chiudo questo mio breve racconto, ringraziando il personale del tempo libero e con un forte abbraccio a tutti gli amici che sono stati qui con me, soprattutto i miei compagni di stanza e paesani; Lino e Fabio.

Carlo G.

 

Mi chiamo Fabio, ho 20 anni e dopo pochi mesi che sono entrato in questo istituto ho intrapreso la strada dello studio insieme a due ragazzi della mia stessa età, Carlo e Michele. Ho deciso di riprendere a studiare perché avevo voglia di conoscere nuove cose per una cultura personale. Il corso che ho frequentato era per operatori elettrici ed elettronici. Sono arrivato a frequentare sino al secondo anno con successo e con orgoglio da parte mia.

Dopo circa un anno di studi sono riuscito ad ottenere l’autorizzazione per poter frequentare all’esterno i laboratori all’istituto professionale "Marconi" situato a Lecce. Quando sono uscito per la prima volta a frequentare i laboratori, c’erano un sacco di ragazzi della mia età e a dire la verità erano tutti bravi ragazzi. In quei laboratori ho visto delle apparecchiature sofisticate, cosa che io non avevo mai visto, quindi si può dire che e stata un’esperienza positiva.

Dopo che ho preso la qualifica per operatore elettrico (sono stato molto contento) ho iniziato ad applicarmi sulla pietra leccese. I professori dei corsi professionali vedendo le mie ottime capacità nel lavorare la pietra mi hanno iscritto ad una scuola di scalpellini, che ho frequentato per circa quattro mesi.

Durante la mia permanenza in istituto sono successe tante di quelle cose che ora non sto qui a raccontarvi. Comunque i ricordi più belli sono state le uscite che abbiamo effettuato insieme agli operatori del tempo libero (che ringrazio moltissimo). Chiudo salutando tutti i miei amici con cui ho vissuto in questi anni e in particolare Lino e Carlo.

Fabio P.

 

Lino, Carlo e Fabio; un’esperienza comune che sta per concludersi. I loro ricordi di questi anni passati in Istituto

 

Sono Lino e se tutto andrà bene entro un paio di mesi mi concederanno la semilibertà, altrimenti dovrò essere trasferito al carcere dei maggiorenni, per altri due anni. Le cose che ho fatto da quando sono arrivato in questo istituto sono tante. Ho partecipato sia ai corsi professionali: sia alle attività di tempo libero. Grazie a quest’ultimo ho partecipato a diverse iniziative esterne, come manifestazione, tornei di calcetto e uscite a carattere culturale. Tra le varie uscite una che ricordo con più piacere risale al settembre 1994. In quell’occasione andammo a visitare Otranto, la grotta della "Zinzulusa" e altri paesi limitrofi.

Noi eravamo in sei: Nicola, Nico, Francesco, Carlo, Angelo, e naturalmente io, Lino; con noi c’erano gli obiettori, le educatrici Mina e Giovanna e gli operatori del tempo libero. Fu veramente una bella giornata. Tra le varie esperienze che ricordo con più piacere c’è il mio viaggio a Cagliari. Lì c’era una mostra e a me è stata data la possibilità di parteciparvi, il mio soggiorno a Cagliari è durato circa tre giorni gli altri tre sono serviti per il viaggio.

A Cagliari ho trascorso tre giorni fantastici, perché oltre a stare alla mostra, ho fatto nuove conoscenze. tra le tante esperienze che ho fatto c’è anche quella del centro a Monteroni, di cui ho già parlato nel numero precedente di Jonathan. Solo che rispetto a quell’articolo ho da aggiungere alcune cose, ora ho avuto il permesso di uscire ogni giorno, con qualche ora in più, infatti, esco dal lunedì al venerdì dalle ore 15.30 alle 19.30; mentre prima uscivo solo il martedì dalle ore 17.30 alle 19.30.

In quest’ultimo periodo, ho fatto l’arbitro ad un torneo di calcetto, per questo motivo sono rientrato alle 20.30. Termino questo mio breve racconto con l’augurio che anche gli altri ragazzi possano vivere la mia stessa esperienza, alquanto positiva. (sommario)

Lino P.

 

 

Home Su Successiva