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Surge et Ambula Surg et Ambula, mensile di cultura, informazione e relax redatto dagli alcuni della scuola dell’OPG di Castiglione delle Stiviere (MN) (Anno 5, numero 4, febbraio 2004)
Io sono una persona molto ribelle perché non mi si può dire niente, perché scatto subito di impulso e tendo subito a mettere le mani addosso, non riesco mai a controllarmi. Non e una cosa bella perché magari ho ragione e passo dalla parte del torto come capita spesso: una volta in reparto mi sono picchiata con la Mazz. solo perché lei mi aveva spinto e ci siamo date tante di quelle botte che alla fine ci hanno legato tutte e due mani e piedi per due giorni; però poi quando sono uscita dal camerino per me avevo sempre ragione io.
Vero
I genitori non c’erano mai e fin da piccolissima ha dovuto farsi da mamma, padre, sorella, fratello… Fin da piccola frequentava la strada, era sempre in mezzo a zingari, bande di teppisti a Milano, Roma, Genova, Napoli; a dieci anni già terribile, indossava borchie, giubbotti di pelle nera, boots, e si faceva come una dannata e sentiva solo heavy metal. A scuola era il terrore di tutti e con gli anni diventò anche il terrore dei giardini davanti alla stazione dei tossici, infatti picchiava sempre tutti e trascinava con carisma spesso qualcuno nel suo vortice da ribelle! Si chiamava e si chiama (perché stranamente è ancora viva) Cleo. Cleo odia l’acqua santa, i crocifissi le chiese gli ecclesiastici, le persone deboli, il conformismo così a seguito del suo primo omicidio a 14 anni, si trovò 6 anni tra carcere minorile e comunità e a seguito di altri guai e reati arrestata per 4 anni in una altra comunità dove si cimentò nella dama dei cavalli, addestramento, maniscalco. Poi, buttata fuori di lì si diede alla prostituzione da night di lusso, alla magia nera e cambiò almeno 10 auto, tutte poi distrutte e sequestrate e così via, il resto non si può scrivere. Cleo si trova ora in un manicomio criminale e a scontare almeno 10 anni, pazienza.
Cleo
Peccato che adesso non c’è più. Ci sono persone psichiatri, dei Cps che si danno un sacco da fare per cambiarti la vita, se tu hai un mestiere si danno da fare per togliertelo e ti consigliano di zappare la terra, a me per esempio è successo proprio così ed ho trovato psicologi fetenti che mi facevano delle vere e proprie sedute (con tanto di psicodrammi) per sapere il mio passato personale e condannarmi di conseguenza, con punizioni, privazioni, psicofarmaci iniezioni da cavallo che danno disturbi fisici e anche colloqui con i parenti. A questo punto della vita ne ho le palle piene e chiederò di essere risarcito da quei tipi loschi che hanno fatto di me e di altri dei veri disperati, schedati cronici in tutta Italia. Ma non c’è cifra materiale che possa ripagare una vita umana rovinata. Se uno non ha niente, questi non ci perdono neppure tempi, ma se hai immobili o sanno che puoi avere qualcosa, ti fregano e passano dalla parte dei parenti… Ora mi trovo in Opg da 2 anni con un reato che non comporta nemmeno un solo giorno di carcere, semmai ripagabile con una multa. Mi hanno mangiato una villa rustica con terreno, erano ammanigliati con la ‘ndrangheta, con loro c’erano anche falsi notai, procuratori e giudici. Appena potrò li prenderò da soli uno a uno e li sistemerò come si meritano, è il minimo che si possa fare per avermi tolto la vita.
Lo Scafandro
C’era una volta, poi mi hanno data in adozione e sono scappata di casa a 23 anni e sono andata in Inghilterra a Carolina di Monaco e mi sono decisa a fare la dama di compagnia in pratica facevo la lucciola e me ne vantavo ai miei clienti fissi, scelti da me perché simpaticissimi. Quella si che era vita! 50 mila ogni cliente. Il giorno ci sta il lattaio, quello della casa di riposo e il chitarrista, il barman, quello sì che era un tipo da sposare, mi dava 300 mila. Le spaghettate che ci facevamo, tra droga, sesso e roch en rol. Un nostro amico è morto, faceva il filo ad Annalisa e si è comperato la macchina, poi Marino che si è messo per la strada a fare la lucciola a 26 anni. Poi è nata una bella bambina di nome Sara tenuta un anno in ospedale e poi data in adozione… Insomma ho sofferto le pene a lasciarla ma loro mi hanno regalato un pelusc.
Susanna
Cosa si può supporre la definizione vita! Passo dopo passo ne restano i ricordi da piccoli e grandi per quel che siamo e il rimpianto anch’esso è vita, che poi soltanto un passaggio da vivere. Ora capisco che cosa simboleggia dentro ogni persona il dilemma della vita stessa. Cos’è? Morte eterna. Rinascita. O solamente armonia di passare i propri anni finche la vita ti abbandona, ma te stesso resti inerte, immobile. Chiuso, sotterrato… e cosa ne rimane? Nulla!
Nat
… Ci sono le stelle, piccole e luminose che nel cielo sereno illuminano la notte buia. Io in quelle sere di solito uscivo la sera e ci rimanevo fino a notte tarda frequentando discoteche ed era stupenda la notte… bellissima, da frequentare.
Orfeo
… Mi divertivo tanto, mi sentivo libera. Poi diventò la fame, la sete e la stanchezza ed è stato lì che conobbi gli Arabi: in pratica conobbi la povertà, ma loro mi aiutavano, mi davano da mangiare un po’ perché non ce la facevo più a soffrire, senza la mia famiglia che era distrutta. Così a poco a poco i miei amici diventarono tutti miei fratelli e io una vera sorella. Ma mia madre mi insegnò a non fare più con la droga e a ricominciare e a non sbagliare più… ma i miei amici rimangono sempre i miei amici.
Bea
… Davide meditava sulle questioni e realtà di anni. Ricordate le realtà, accartocciate tutte le faccende negative era bello pensare al piacere. Quindi al piacere avuto in qualche giorno con le donne. Una che ti avvisa e ti seduce, una che fa di tutto per metterti alla prova con la sua arte di seduzione, una a cui hai detto: "Zoccola", ma che ha capito perfettamente che non l’offendevi poiché bastava che desideri oscuri non li dicessi a tuo nome. Altre obbedienti e serene fin che volevano bene a te e informavano gli altri… così scorreva in prigione la mano sul mio membro ricordando tutte fino alla mattina. Poi ti alzi pieno di benessere almeno in prigione e vai a fare colazione parlando del più e del meno.
Da.Ca.Me.
Nel buio della notte mi svegliai di botto e mi vestii freneticamente andai in garage e presi la moto da cross e prima di mettere il casco vidi una bella luna piena e il cielo limpido senza nuvole scure e dentro di me una forte sensazione di vivere un grande impulso senza sapere da dove veniva. Ma mi piaceva e volevo scoprire che cosa era. Messo il casco corsi per i prati senza sapere dove andavo, come uno spirito ribelle…
Kris
C’è forse una probabilità che questo 2004 sia il mio ultimo anno in Opg. Naturalmente sono molto contenta di poter ritornare a casa con mio marito e mio figlio, che mi aspettano con impazienza, ma c’è anche un briciolo di malinconia perché qui lascio tanti amici e amiche. Sono passati quasi 4 anni dal giorno in cui sono arrivata: se ci penso non mi sembra vero che sia passato tutto questo tempo e non mi sarei mai aspettata che la realtà in Opg, nonostante la sofferenza mia e quella che vedo in ogni sguardo che incontro, sia stata per me paradossalmente positiva perché mi ha arricchita nell’animo se penso alla mia vita passata dove c’erano solo corse, lavoro, casa, ogni tanto qualche vacanza per dedicarsi alla famiglia. Non mi ero mai accorta di quanta sofferenza ci fosse intorno a me e di quante persone davvero meravigliose cercano di alleviare il nostro dolore. Io personalmente posso dire che il mio star bene dopo tanto male non è dipeso solo dalle terapie ma anche da tutte le persone splendide che mi hanno circondato, partendo dai medici, gli infermieri, tutte le ragazze del mio reparto che sono pazienti come me, gli operatori dell’SCR e Enaip e i ragazzi che lavorano con me. Tutte queste persone sono nel mio cuore e mi alleviano un po’ il dolore e la mancanza della persona che amavo e che amo più della mia vita. Quando uscirò il mio obiettivo sarà quello di riprendere a fare la mamma e la moglie ma un pò del mio tempo lo dedicherò a chi soffre.
Francesca
Immagine inconscia o desiderio di essere??
Penso che a Carnevale uno si maschera come vorrebbe essere e così la sua maschera invisibile che porta tutto l’anno. La accentua. La vita è molto dura in questo pianeta frenetico e sopravvive come natura comanda, il più forte. Così ognuno di noi si crea delle difese caratteriali che diventano poi, con pure la ricerca dell’immagine, vere e proprie maschere. E queste maschere sono poi talmente inculcate che resistono ad ogni attacco anche interno (della stessa persona). Noi diventiamo la nostra maschera! A Carnevale si ironizza per fortuna su questa maschera esibendola all’estremo e ci permettiamo di fare le cattiverie, gli scherzi, etc. . . che inconsciamente vorremmo fare tutto l’anno. Essere sempre noi stessi senza maschere sembra una utopia, a meno che uno sia orgoglioso di se stesso come semplicemente è, con il suo carattere, fisico, con le sue debolezze e punti forti. Ma è un lungo cammino. Io non ho mai avuto bisogno di maschere, credo, perché mi voglio molto bene e mi piaccio come sono in tutti i sensi. Se so che qualcosa di me non va bene la cerco di modificare. A volte è difficile rendersene conto così ascolto le critiche costruttive ed il mio prossimo possibilmente senza permalosità. Sì: bisogna ascoltarsi, ascoltare, lavorare su se stessi con tenacia e avere una buona dose di altruismo così si vive senza maschera. Comunque viva lo stesso il Carnevale che ti permette di cambiare persona e fare tutte le cattiverie alla luce del sole che durante l’anno non puoi così fare.
Cleo
I costumi in Sicilia sono Balanzone e Pulcinella: sono tanto divertenti, si va a vedere i costumi di carnevale in paese, è tanto divertente perché è carnevale che tutti vanno a vedere il carnevale e ci divertiamo mangiando le chiacchiere: riandrò in Sicilia a casa mia io e mio marito per carnevale abbiamo comprato il vestito di carnevale ma Angelo si è ammalato, doveva andare al veglione ma io e mio marito eravamo tanto dispiaciuti poi abbiamo comprato le chiacchiere e festeggiato il Carnevale.
Annarita
Non altro resta che l’uomo e la donna sono quel che sono. E cosa ne rimane del suicidio? Esso e così complesso, molta gente si uccide perché trova il coraggio nel gesto che compie. Vi sono tanti tipi di morte, ma quello del suicidio è un altro tipo di morte, molti si suicidano drogandosi per il molto abuso. Molti si suicidano per molto abuso di alcool. Questo e dovuto alla propria coscienza. Bisogna essere coerenti con se stessi nell’abuso di droga e alcool. Un altro tipo di suicidio e sparandosi, e poi c’è quello che si impicca. Cosa dire del suicidio? È solamente qualcosa che esiste nella vita.
Nat
Io ho provato sulla mia pelle il tentato suicidio
Appena arrivata in Opg quando ero molto depressa e non accettavo niente dell’Opg, né regole né infermieri e tanto meno i dottori: mi sentivo persa all’idea di stare in Opg otto o nove anni. Un giorno ero così stufa e piena di rabbia con il mondo e con me stessa che presi un temperino lo ruppi tirai fuori la lama e cercai di tagliarmi le vene. Avrò provato e riprovato ma mi feci dei taglietti da niente allora presi un reggiseno e lo misi al collo e strinsi così tanto che ero diventata viola, nello stesso momento entrò in camera la mia compagna che chiamò subito gli infermieri che mi portarono in un’altra stanza e mi medicarono le braccia. Poi mi chiusero in contenzione, legata mani e piedi per farmi riflettere per quello che avevo fatto, ma io nella mia testa pensavo che appena uscita di lì l’avrei rifatto. Infatti appena uscita di lì dopo tre giorni mi sono messa un altro reggiseno al collo ma se ne accorsero gli infermieri e mi rimisero in quella stanza che poi alla fine mi fecero capire che stavo sbagliando, infatti ora sono qui a scrivere…
Vero
Ciò che succede in Opg per i vari tipi di suicidi o tentati suicidi e descritti sono le classiche situazioni della mancanza d’amore. Prima di tutto, la mancanza di speranza in un futuro migliore porta alla negazione della speranza della famiglia. I suicidi, per tanti, riportano alla mancanza di una donna che non faccia più torti ma doni affetto. I suicidi per rimorso, sono compatibili con la mancanza di comprensione femminile, dove troverebbe sfogo nell’abbraccio di una donna ogni lacrima. Saverio Montelupo, metta il femminile!
Da.Ca.Me.
La notizia della morte di Marco Pantani ha sconvolto intero paese. L’immaginazione del "Pirata" vittorioso sulla cima di Italia e Francia sarà difficile da cancellare. Per molti Pantani rappresentava il campione vincente che si permetteva di sbeffeggiare i suoi rivali, da Indurain e Lance Armstrong, per altri rappresentava il nuovo Fausto Coppi. Pochi conoscevano l’uomo che si diceva fosse chiuso ed introverso, proiettato a vincere nel suo sport come motivazione dei suoi obiettivi di vita. Si sapeva che, qualche anno fa, fu trovato positivo ad un controllo antidoping in un Giro d’Italia, fu escluso da tale competizione e rispedito a casa. Da lì iniziarono tutti i suoi guai, con lui che si proclamava innocente e con gli altri che dicevano che le sostanze proibite le aveva prese. Guai che proseguirono anche in numerosi tribunali con il "pirata" messo alla sbarra come imputato. Da quelle traversie Marco non si era più ripreso, sia in termini di risultati sportivi che di condotta di vita. Si è detto ultimamente che fosse anche sprofondato nella depressione e che per questo faceva uso di psicofarmaci. Comunque siano state le cause della sua morte, tutto ciò riporta drammaticamente il problema dell’uso della droga nel mondo dello sport, problema che non si era mai realmente sopito e che ha visto anche di recente, nomi eccellenti coinvolti in questo tipo di discorso. Parlo in particolare del mondo del calcio e anche del tennis, dove sia in passato che nel presente, famosi campioni sono stati accusati di fare uso di sostanze dopanti. Perfino il grande John Mc Enroe ha detto che, in passato e a sua insaputa, gli furono somministrate sostanze dopanti. Lo stesso Maradona, forse il più grande giocatore di tutti i tempi, ebbe problemi per uso di cocaina. E gli esempi potrebbero continuare ancora. Speriamo che, almeno in Italia, qualcuno si decida ad introdurre controlli più severi e seri, come ad esempio l’esame del sangue per gli atleti, e che questo serva da incentivo a scoraggiare certi comportamenti.
Ferdinando
Io non sono un’intenditrice di sport. Però seguendo il telegiornale in questi ultimi anni si parla sempre più di doping e di sportivi che ne fanno uso. Ma perché questo? Premetto che questo è un mio pensiero. Io penso che a questi sportivi che vengono super pagati gli si chieda molto di più di quello che possono dare, devono arrivare a vittorie sempre più eclatanti perché qualcuno ha puntato tutto su di loro. Pantani, ad esempio, un povero ragazzo che è stato portato alle stelle per merito delle sue vittorie, non si parlava che di lui "il pirata", poi un giorno tutto è crollato e trovandolo dopato in poco tempo è stato dimenticato. Io penso che si sia sentito calpestato soprattutto nell’orgoglio e deve aver pensato: "tanto vale che continui con la droga, fino a morirne". I soldi, questi maledetti soldi… e le persone che li maneggiano, loro sono la colpa dello sporco che ora domina lo sport, e che uccidono l’orgoglio degli uomini che lo praticano come il povero grande Pantani.
Francesca
La madre del campione ciclista Pantani ha detto: "Me l’hanno ucciso!". Io le do ragione. Cosa fa il Narcotic Bureau alle Nazioni Unite??? Quello che facevano i secondini a San Vittore, cioè spaccio, lo fanno i commissari di Porta Nuova, con pezzi grossi dello sport, dello spettacolo, del mondo Bene; non c’è più religione. Tutte le volte vediamo archiviate le pratiche dai commissari. Anni e anni. Siamo stanchi che la gente migliore muoia per niente, io per primo.
Da.Ca.Me.
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