Federazione
Nazionale dell'Informazione dal e sul carcere
Amnistia
e indulto: non vogliamo che sia l’ennesimo dibattito a vuoto!
Da
cinque anni a questa parte l’amnistia e l’indulto tornano ciclicamente nell’agenda
politica e, quindi, anche nelle notizie dei giornali e nelle discussioni degli
"interessati": nelle aule parlamentari, dentro il carcere, fuori da
entrambi.
Nel
2000 se ne parlò in relazione al Giubileo e alla mobilitazione di un Cartello
di Associazioni che proposero un "Piano Marshall" per chi fosse stato
scarcerato; nel 2002 grazie alla visita del Papa in Parlamento; l’estate
scorsa a seguito delle proteste dei detenuti; adesso sull’onda emotiva della
morte di Giovanni Paolo II e della provocazione di Marco Pannella.
Cinque
anni di attese e disillusioni. Oggi la maggior parte dei detenuti ha perso anche
la voglia di sperare. Nelle carceri si cerca di pensare e di parlare il meno
possibile di "indulto". (Dell’amnistia se n’è sempre parlato
poco, perché comunque riguarderebbe soprattutto chi sta fuori dal carcere).
La
Federazione Nazionale dell’Informazione dal carcere e sul carcere,
riunita a Firenze il 16 aprile 2005, ha deciso di intervenire nel dibattito in
corso (e alla vigilia della conferenza dei Capigruppo alla Camera, convocata per
accertare se esistano le condizioni per avviare l’iter della proposta di legge
su amnistia e indulto) con un contributo che va su due versanti:
Una informazione corretta e comprensibile
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L’approvazione,
da parte del Parlamento, di un provvedimento di amnistia o indulto è
difficilissima. L’articolo 79 della Costituzione prevede che siano
concessi "…con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei
componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale".
Vuol dire che 440 deputati (su 660 eletti) e 220 senatori (su 330 eletti)
devono votare a favore: ogni assenza, o astensione, equivale a un voto
contrario. |
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Queste
regole, introdotte 13 anni fa (con la Legge Costituzionale n° 1 del 6 maggio
1992), hanno da allora impedito la concessione di indulti o amnistie (il
cosiddetto "indultino" è una legge ordinaria e ha richiesto una
maggioranza del 50% dei votanti). |
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La
sola amnistia avrebbe un effetto pressoché nullo sull’affollamento delle
carceri. Anche nell’ipotesi più favorevole, cioè che ricomprenda tutti i
reati con una pena massima prevista di 5 anni, sarebbero esclusi, ad
esempio, la detenzione di droghe "leggere" e il furto aggravato
(tutti i furti sono "aggravati"…), punibili con pene fino a 6
anni. E, di solito, in carcere si entra per reati come questi, o più gravi
di questi; solo raramente per reati più lievi. |
Un approccio sociale ai problemi penali
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I
problemi del carcere sono tali e tanti da richiedere una decisa svolta nelle
politiche penali. L’amnistia - indulto dovrebbe quindi essere il primo
passo di una strategia per l’umanizzazione delle pene e la reinclusione
delle persone emarginate. Non deve essere considerata una
"scappatoia" per ridurre momentaneamente l’affollamento delle
carceri e il carico di lavoro dei tribunali. È fin troppo facile prevedere
che, se non vengono predisposte adeguate misure di accoglienza e di sostegno
al reinserimento per le persone scarcerate con l’indulto queste tornano
presto in cella: la prevenzione della recidiva e, quindi, il perseguimento
della tanto invocata "sicurezza" si ottiene attivando l’associazionismo,
il privato sociale, gli enti locali, per sostenere chi esce dal carcere. |
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L’amnistia
e l’indulto oggi non sarebbero "atti di clemenza", ma "atti
di giustizia". Non rappresentano la "resa dello Stato" (come
dichiara qualche rappresentante politico) bensì il necessario riequilibrio
di pene eccessive, unicamente retributive, lontane dall’essere occasioni
per il recupero sociale delle persone condannate. |
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L’indulto
dovrebbe essere applicato a tutti i condannati, senza escludere alcun tipo
di reato. Sarebbe una discriminazione immotivata: chi ha commesso un reato
grave ha già ricevuto una pena commisurata (e il 4bis gli rende più
difficile l’accesso alle misure alternative…), non verrà scarcerato per
effetto dell’indulto, casomai potrà avere una "piccola"
riduzione della condanna. Qualcuno propone anche di escludere i reati
"di allarme sociale", oppure quelli "odiosi". Ma quali
sono questi reati? Potrebbero essere tutti o nessuno, dipende da come viene
presentato un certo fenomeno: l’estate scorsa, ad esempio, i piromani
erano diventati il "nemico pubblico" numero uno, le condanne per
gli incendi dolosi elevate fino a 10 anni… adesso nessuno ne parla più… |
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L’amnistia
e l’indulto non sono una "merce di scambio", non devono essere
barattate con l’inasprimento delle pene per i recidivi (previsto dal pdl
Cirielli-Vitali) e i tossicodipendenti (pdl "Fini"). Se succedesse
questo, da una parte uscirebbero con l’indulto 10-15.000 detenuti e, dall’altra,
ne entrerebbero il doppio per effetto della nuova stretta repressiva. |
Le
realtà aderenti alla Federazione, in modi diversi, oggi mercoledì 20 aprile
pongono in essere iniziative di sollecitazione al Parlamento e alle forze
politiche sul disagio del carcere e la necessità di risposte che partano
dall'amnistia-indulto ma, assieme, aprano una nuova stagione di riforme e
cambino rotta rispetto alle politiche securitarie e di tolleranza zero sin qui
seguite.
Segreteria
della Federazione Nazionale dell’Informazione dal carcere e sul carcere
Via Citolo da Perugia n° 35. 35138 - Padova
Tel.: 049.654233. Fax: 049.654233
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