Ristretti Orizzonti

 

"Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere"

presentato a Roma il progetto per le scuole di Ristretti

di Francesca Carbone, redazione di Ristretti Orizzonti

 

12 giugno 2007

 

Ottantasette incontri tra "scuole e carcere", di cui settantuno nelle scuole dove detenuti in permesso hanno parlato ai ragazzi di come si arriva a commettere reati, del significato della reclusione e della difficoltà di rientrare in società. Sedici incontri che hanno portato più di seicento giovani delle scuole medie superiori all’interno del Due Palazzi di Padova; oltre cinquecento alunni delle terze medie che sono stati coinvolti in un percorso sul rispetto della legalità, anche attraverso le testimonianze dei giovanissimi del carcere minorile, e hanno sentito nelle loro classi persone detenute raccontare di come hanno iniziato col bullismo e le bravate quando erano adolescenti. E ancora incontri nelle scuole con magistrati, educatori, agenti di polizia penitenziaria, assistenti sociali, volontari, docenti di diritto minorile.

 

Tutto questo è stato presentato oggi a Roma, alla Sala stampa della Camera, in una conferenza voluta dal deputato Marco Boato (componente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati - Verdi), per presentare il progetto "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere", iniziativa unica in Italia per numero di persone coinvolte e in termini di risultati raggiunti e che è «Un frutto di Ristretti Orizzonti, il bimestrale sui temi di carcere e giustizia che si stampa a Padova ma che è diffuso a livello nazionale e ha acquisito in questi anni – ha detto Boato - un grande prestigio ed una grande ammirazione sia all’interno che all’esterno delle carceri». Un’occasione quella di stamane per lanciare il progetto al di fuori dei confini del Veneto, dove è ormai conosciuto come straordinario esempio concreto di prevenzione realizzato con il coinvolgimento appassionato dei ragazzi, e che ha portato già a tre pubblicazioni: il libro "I buoni dentro. I cattivi fuori", l’opuscolo per i minori "Ragazzini e ragazzacci" e il giornale "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere". 

 

«I testi che i ragazzi producono nei percorsi di scrittura che proponiamo, credo sarebbe bene che fossero diffusi fra i giornalisti, perché fanno capire quanto un certo tipo di informazione crei dei danni e a volte una sorta di istigazione a delinquere», ha detto Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti. «Se il messaggio diffuso è che in carcere tanto non ci si finisce mai, neppure se si compiono reati molto gravi, che indicazione ne può trarre un ragazzo magari già di suo attirato da comportamenti illegali?»

 

All’incontro con la stampa presente anche la parlamentare Olga D’Antona, già ospite della redazione di Ristretti Orizzonti nel carcere di Padova, in un incontro molto toccante dove, accanto a detenuti alcuni dei quali rei di delitti di sangue, aveva dichiarato di possedere un dono: l’incapacità di odiare. «Questo progetto è il frutto di una decisione coraggiosa, perché proporre un’iniziativa del genere non è facile in questa società che si è incattivita, che genera e alimenta odio e incomprensione. Guardate che l’odio non porta a maggior sicurezza – ha continuato la D’Antona, la mette solo a rischio: è importante che torniamo a credere ad un tessuto coeso di cui si compone la società, lo stesso che anima "Il carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere" e che distribuisce effetti benefici a tutti: quanto bene può fare questa esperienza alle persone che stanno dentro e a quelle che stanno fuori!»

 

Massimo il sostegno all’iniziativa da parte del Ministero della Solidarietà Sociale, nelle parole del sottosegretario Cristina Da Luca: «Il ringraziamento che esprimo a Ristretti non è meramente formale, perché credo davvero che questa esperienza valga più qualsiasi di tipo di analisi sui ragazzi di oggi e la cosiddetta emergenza educativa, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Questo progetto fa capire ai giovani l’importanza di misurarsi con coetanei che hanno sperimentato "percorsi diversi", percorsi di difficoltà che li hanno portati altrove… Fa capire loro - in questo molto più sensibili degli adulti - che quelli fuori non sono più bravi, più avanti o hanno una marcia in più, ma si trovano soltanto da un'altra parte… in questo momento».

 

E della necessità di rinnovare la scuola ha parlato Letizia De Torre, sottosegretario alla Pubblica Istruzione. «Per migliorare la scuola, occorre che si mettano in moto le realtà locali: questo progetto testimonia come Comune, privato sociale e volontariato, abbiano saputo dare una scossa alla scuola e deve essere da esempio per tutto il territorio nazionale. Si stanno dicendo cose importanti in questa sala oggi – ha continuato - sarebbe bello che tutti noi del Governo e del Parlamento fossimo qui ad ascoltare: ci farebbe un gran bene».

 

All’incontro con la stampa sono inoltre intervenuti: Claudio Piron - Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Padova, Giovanni Maria Pavarin – Magistratura di sorveglianza di Padova, Salvatore Pirruccio – direttore Casa di Reclusione di Padova, Lorena Orazi - responsabile dell'area pedagogica della Casa di Reclusione di Padova, Ilaria Bisaglia – assistente sociale Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Padova e Rovigo, Lorenzo Panizzolo – capo Settore Servizi Sociali del Comune di Padova, Francesca Archibugi - regista, Edoardo Albinati – scrittore e insegnante a Rebibbia, e inoltre detenuti, studenti e insegnanti che hanno preso parte al progetto.