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Nella Giornata Mondiale di Lotta alla Povertà a Padova si parla di CASA: da necessità abitativa a luogo dell’identità personale di Francesca Carbone, redazione di Ristretti Orizzonti
17 ottobre 2007
Diritto ad abitare, diritto alla casa: se ne è discusso oggi a Palazzo Moroni, a Padova, nel convegno: "La casa: abitare il disagio", organizzato da Agorà e Gruppo R con il patrocinio di Comune di Padova e Regione Veneto. Unanime stamane il riconoscimento, davanti a una tipologia di senza dimora profondamente mutata in questi anni, del bisogno di adottare un approccio multidimensionale per avvicinarsi alle problematiche di queste persone, portatrici di esigenze politiche, sociali e abitative. Per il settore politiche abitative, Claudio Gamba, dirigente, ha parlato dell’istituzione di una graduatoria a punteggio specifico indirizzata a questo tipo di utenza, di un’attività di accompagnamento e mediazione sociale e di un accordo stipulato fra settore servizi sociali e settore patrimonio per fornire una locazione agli homeless, nell’ambito di un progetto che vede coinvolte le assistenti sociali come figure garanti.
«Essere senza fissa dimora significa sì non avere una struttura abitativa, ma individua anche l’assenza di una rete di relazioni affettive significative» ha ricordato il vicesindaco Sinigaglia, ed è proprio la necessità di procedere a una lettura integrata dei bisogni di questi soggetti coordinandone assistenza e accompagnamento, che ha costituito il tema di fondo dell’intero convegno. «Dobbiamo lavorare in rete», ha insistito a più riprese Daniele Sandonà di Agorà PSD, «perché la molteplicità degli interventi che vogliamo offrire ai nostri utenti deve inserirsi in una programmazione unitaria, con regole precise e condivise che non possono essere messe in discussione ogni volta che cambia un assessore, magari annullando il lavoro di anni». Molte ancora le divisioni quindi, spesso derivate dalla scarsità di risorse economiche e sociali, ma che comunque nel lungo termine – è stato ricordato - si traducono in una moltiplicazione di costi pagati dalla comunità tutta.
Di Luigi Guy, sociologo e ricercatore dell’università di Trieste, le parole più toccanti sulla casa come luogo di identità personale: «Ciascuno di noi ha bisogno di un retroscena, uno spazio per mettersi a posto e sistemarsi prima di salire sul palco: la casa è un luogo di rigenerazione del sé che ci pone all’altezza delle relazioni con gli altri. Chi non ha casa invece è costretto a divenire osceno, cancellando gli spazi di privatezza e rappresentando in luoghi pubblici atti personalissimi come quelli del mangiare, del lavarsi, e del dormire: per i senza dimora lo spazio pubblico costituisce il ruolo del retroscena perché la ribalta non c’è più. Al riconoscimento del diritto – ha continuato Guy - precede il riconoscimento delle persone, dei loro sguardi, delle loro storie. È un problema culturale prima che giuridico ed il paradosso è che queste persone ci sono! Non possiamo scegliere se riconoscerle o no!».
Al convegno sono intervenuti anche Gabriele Rabaiotti del Dipartimento di Archietttura e Pianificazione del Politecnico di Milano, Roberto Pace della Isted Srl., Maurizio Trabuio della Fondazione La Casa Onlus. Ha moderato Michele Righetti della Casa Accoglienza Il Samaritano di Verona. |