|
Il ministro Castelli libera 80 milioni per i detenuti di Barbara Romano
Libero, 19 febbraio 2004
Dopo la denuncia di Libero il ministero approva la norma attuativa della Cassa delle ammende. Approvato il regolamento che sblocca i fondi, fermi da 4 anni, a favore delle famiglie povere dei carcerati
Se i carcerati dovessero scegliere il loro numero fortunato direbbero 18. La data di ieri, che è stata una giornata storica per tutti i detenuti poveri. Ma soprattutto per le loro famiglie, che d’ora in poi potranno usufruire degli 80 milioni di euro a loro destinati, chiusi a chiave da quattro anni al ministero della Giustizia. Ieri sera alle 18, infatti, è stato finalmente votato il regolamento attuativo dell’articolo 129 della legge 230 del 2000. Quello sulla "Cassa ammende", che finalizza i fondi alla "assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti ed internati", e a "programmi che tendono a favorire il loro reinserimento sociale". In quelle casse ci sono attualmente 160 miliardi di vecchie lire che giacciono intonse dal 30 settembre 2000, da quando il governo Amato battezzò il Dpr, che di fatto però non è mai nato. Incassati i complimenti, infatti, l’allora Guardasigilli Piero Fassino lasciò marcire la pratica. Lo stesso ha fatto per molto tempo l’attuale ministro della Giustizia Roberto Castelli. Della Cassa ammende, per la verità, ben pochi conoscevano l’esistenza. Fu istituita nel 1932 ed è il forziere in cui confluiscono le multe pagate in esecuzione delle sentenze di condanna penale. I primi ad accorgersi del tesoro nascosto nelle segrete di via Arenula sono i radicali. È stata Jolanda Casigliani a gridare allo scandalo all’inizio del 2003 e il penalista Riccardo Arena a farle da megafono con il suo Radio Carcere da Radio Radicale, su cui va in onda ogni martedì alle 21. Nel frattempo la clamorosa "dimenticanza" era giunta all’orecchio del senatore Antonio Del Pennino, che il 15 maggio 2003 ha presentato un’interrogazione a Castelli. Pronta e apparentemente rassicurante la risposta: "Il Consiglio d’amministrazione" della Cassa ammende "ha provveduto ad emanare un regolamento interno per la disciplina della modalità di presentazione dei progetti". Un’altra colossale bugia, portata alla luce, questa, da Arena, che ha trovato conferma di quegli 80 milioni di euro tenuti sotto chiave al ministero, ma nessuna traccia del regolamento che li sblocchi. Una storia che ha lasciato sconcertati Gaetano Pecorella di Fi, Franco Carboni dei Ds, ed Erminia Marzoni dell’Udc che a Radio Carcere ha accusato di "inattivismo scandaloso" il Guardasigilli. "Ci voleva Castelli per portare a termine un compito che gli amici dell’onorevole Mazzoni, al governo nella scorsa legislatura, non avevano compiuto", le ha risposto per le rime ieri Castelli, che già il 4 febbraio aveva promesso l’approvazione del regolamento entro la fine del mese da parte del Cda. Non solo, il ministro assicurava: "Nel frattempo sono stati riesaminati due progetti pluriennali che saranno finanziati dalla Cassa ammende, attinenti la sanità penitenziaria". Progetti? "Ma se il regolamento ancora non c’è come si possono presentare dei progetti", è la domanda che Arena ha intonato per giorni dalle frequenze di Radio Radicale. "E poi che c’entra la sanità?", continua a domandare la Casigliani. Entrambi oggi salutano con favore l’approvazione del regolamento: "Ma ora bisognerà vedere cosa prevede. Nessuno l’ha visto ancora", precisa il penalista. "Vigileremo molto attentamente su come verranno spesi questi soldi", avverte l’esponente radicale. Una cosa è certa: "Non riguardano la sanità", ribadisce la Casigliani, "perciò si tolgano dalla testa idee tipo il servizio psichiatrico o la telemedicina".
|