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Il Progetto "Avvocato di Strada"
Nel mondo occidentale, gli ammortizzatori sociali sono sempre meno, le garanzie di cittadinanza un lusso da riconquistare e anche la rete sociale di "salvataggio" composta da famiglia, affetti e senso di comunità ha il fiato corto. La società fa sempre più fatica a gestire le proprie contraddizioni di fondo anche perché la politica e l’economia vanno verso il liberismo incontrollato, l’isolamento relazionale, la solitudine comunicativa e psichica. La strada che l’Associazione Amici di Piazza Grande ha intrapreso fin dagli inizi della sua formazione e in particolar modo negli ultimi anni si snoda fra visibilità, diritti e intercultura. L’esclusione sociale é un prodotto tipico e assolutamente prevedibile, un cascame del nostro sistema economico, il quale reagisce al fenomeno cercando di nascondere, dimenticare o tutt’al più attraversare il fenomeno, ad occhi chiusi o additando il mostro tanto per mantenere la coscienza tranquilla. Visibilità quindi. L’esclusione non va né nascosta né ostentata, è una delle nostre età, uno dei nostri passaggi, se togliamo quella parvenza di abitudine che controlla la nostra vita, tutti siamo esclusi. Un mondo in cui la disgrazia, o il caso possono determinare l’esclusione, distruggendo in un attimo tutto ciò che si è costruito in una vita, è un mondo in cui tutte le persone sono in pericolo. Non si parla più di categorie ma di una vera e propria "classe sociale". L’Associazione Amici di Piazza Grande è partita da un giornale, per informare, per far parlare ma non bastava, occorreva fare aprire gli occhi, rompere i luoghi comuni dell’informazione addomesticata, serviva aprire le porte agli altri partendo dal basso, permettere lo scambio, la conoscenza. Questo è intercultura sociale. Ogni volta che gruppi di persone che vivono realtà diverse si incontrano e collaborano per raggiungere gli stessi obiettivi c’è intercultura. Un incontro trasversale per soggetti che possono appartenere alla stessa classe o a ceti diversi ma che hanno percorsi di vita ed esperienze personali che sono diverse. Ben venga la diversità se serve a farci crescere, imparare, a distruggere quel limbo, quella sospensione sociale in cui il "diverso" è pericoloso, pauroso. Il diverso siamo noi, è dentro di noi, nella nostra cultura, e se gli Stati, i potenti, legati al sistema economico, non lo capiscono, l’individuo non ha scuse, deve affrontare tutto ciò che nasce dal "sé" compresa la paura per la diversità. Per diversi anni, abbiamo parlato della residenza come il pratico esempio di punto di partenza; la mancanza di cittadinanza e dei diritti che ne conseguono porta le persone ad essere invisibili, senza documenti, quindi senza la possibilità di lavorare, mangiare e, per il modo e il mondo in cui viviamo, ad essere "inesistenti". Riportare la persona a sé stessa e quindi cercare le sue motivazioni, ricostruire le sue relazioni, darle modo di confrontarsi, di recuperare il proprio passato. Tornare al punto di rottura per riconoscerlo e da lì ripartire, mettendolo in comune con gli altri e facendolo diventare esperienza preziosa per tutti, gli altri e sé stessi, questo gli "esclusi" lo vogliono, noi lo vogliamo. Il progetto Avvocato di Strada si è inserito subito all’interno di questa filosofia aprendo diverse nuove possibilità. Avvocato di Strada è stato pensato dall’Associazione come la struttura in grado di sbrogliare questo nodo, perché l’Associazione Amici di Piazza Grande era, negli ultimi anni, di fronte a un bivio: consolidare e sviluppare l’Associazione dei "senza fissa dimora" o diventare una delle "tante" Associazioni di volontariato. La differenza è sostanziale. Antonio Mumolo e Valerio Cerritelli da cui è partita l’idea di questo servizio sono stati i pionieri di un terreno incolto, lo hanno seminato, hanno in pochi mesi ottenuto degli ottimi frutti e hanno radunato attorno all’idea di persona, decine di professionisti, permettendo all’associazione e al concetto di intercultura di ripartire da un principio che sembra scontato: ogni vita è dentro alla persona, non sta a noi giudicare la vita, noi dobbiamo preoccuparci che le condizioni in cui questa vita si sviluppa siano dignitose per tutti. I volontari di Avvocato di Strada operano ogni giorno per favorire e migliorare queste condizioni, mentre la società civile assiste con pranzi di Natale e carità salva coscienza. La lotta per le residenze, il rispetto dei diritti per chi sta in carcere, gli accompagnamenti sociali, l’indispensabile servizio all’interno delle strutture dei "senza dimora" stanno portando in primo piano la classe sociale dei poveri sgombrando il campo dai termini dispregiativi che la stampa usa per pascolare le greggi. Il lavoro dei volontari che sono accorsi in massa, è per tutti. Voglio concludere ringraziando personalmente e a nome della Redazione, dei laboratori, i ragazzi gli uomini e le donne che ci hanno dato fiducia ricevendo in cambio una cosa vecchia ma non sopita, lavorare per un ideale, per un mondo migliore. Spero che l’esempio dell’ottimo servizio che forniscono gli operatori di Avvocato di Strada possa servire da esempio ad altre categorie. Il processo per l’eguaglianza e per il rispetto dovuto ad ogni essere umano passa anche attraverso il loro apporto.
Massimo Macchiavelli Il progetto Avvocato di Strada
Il progetto "Avvocato di strada" è stato realizzato nell’ambito della Associazione Amici di Piazza Grande ONLUS, di Bologna, costituita nel 1994 da 29 persone di cui la maggior parte senza dimora. La Associazione Amici di Piazza Grande si occupa della assistenza e del recupero sociale dei senza fissa dimora e pubblica un giornale (Piazza Grande), fondato e venduto dai senza fissa dimora. Il progetto nasce alla fine dell’anno 2000, dalla necessita’, sentita da piu’ parti, di usufruire di un apporto giuridico qualificato nella tutela di cittadini oggettivamente privati dei loro diritti fondamentali. Il progetto Avvocato di strada ha come obiettivo fondamentale la tutela dei diritti dei senza fissa dimora, i quali subiscono ogni giorno soprusi e prevaricazioni di ogni genere senza potersi difendere. Lo Sportello, coordinato dall’Avv. Antonio Mumolo, e’ costituito prevalentemente da avvocati e laureati in giurisprudenza che forniscono gratuitamente consulenza e assistenza legale ai cittadini che versano in tali situazioni. La consulenza allo sportello è fornita, a turno, da 24 avvocati del foro di Bologna. Inoltre, circa 60 avvocati dello stesso Foro, pur non partecipando direttamente all’attività dello sportello, danno la loro disponibilità a patrocinare gratuitamente uno o due casi l’anno riguardanti persone senza fissa dimora. Le persone senza fissa dimora, presenti sul nostro territorio, spesso arrivano dopo avere girovagato per tutto il paese. Pertanto, in molti casi, la competenza territoriale relativa alle questioni che di debbono affrontare appartiene ad un altro foro. Per queste ragioni lo sportello si avvale di legali di altre città d’Italia, presso di cui si elegge domicilio, e che di volta in volta sono individuati anche con l’aiuto di altre organizzazioni e associazioni presenti sul territorio di riferimento. Avvocato di Strada riesce quindi ad esercitare la propria azione su tutto il territorio nazionale, fermo restando che la vertenza giuridica viene attivata dal territorio bolognese. Ma tra le nostre prospettive vi è quella di aprire sportelli di "Avvocato di Strada" in ogni città italiana; a questo proposito si è già attivata una iniziativa a Verona, dove da quest’anno è aperto uno sportello di consulenza ed assistenza giuridica alle persone senza fissa dimora. Nel prossimo futuro contiamo di aiutare a far nascere iniziative analoghe anche nelle città di Roma, Milano, Torino e Napoli. Tra i vari compiti dello sportello vi è anche la costituzione di una rete d’associazioni e servizi che dovrà essere uno strumento di tutela, un contenitore di scambio e raccolta degli episodi di prevaricazione, un luogo di produzione di materiale informativo divulgativo e di costruzione d’iniziative pubbliche contro gli abusi e prevaricazioni che sono commessi quotidianamente tra le persone che non hanno una dimora stabile e che vivono in condizioni d’estrema precarietà. Inoltre tra gli obiettivi vi è quello di raccogliere tutta la normativa e la giurisprudenza rispetto ai temi dell’esclusione, stilare una carta dei diritti e costruire un centro diritti della povertà e del disagio. Lo sportello ha una segreteria, in Via Libia 69, aperta tutti i giorni dalle 9:30 alle 13:30, e riceve gli utenti in via Libia tutti i mercoledì e i venerdì dalle 15:00 alle 17:00. Inoltre assicura la sua presenza presso i centri di accoglienza, o dormitori pubblici, dove dimorano di notte le persone prive di un alloggio. In particolare lo sportello riceve il secondo e quarto giovedì del mese, dalle 19:00 alle 20:00, al dormitorio di Via Caracci, e il quarto giovedì del mese, dalle 19:30 alle 20:30, al dormitorio di Via Lenin. Al momento attuale abbiamo affrontato circa 300 casi sia di diritto civile che di penale. Il numero di consulenze effettuate non è stato calcolato ma è di una rilevante consistenza. Tra i casi affrontati, uno in particolare ha assunto notevole importanza per la realizzazione degli obiettivi e della funzione del progetto. Il gruppo dell’Avvocato di strada ha dovuto affrontare una causa pilota contro il Comune di Bologna, per la tutela del diritto alla residenza. L’azione giudiziale si è resa necessaria a causa del comportamento illegittimo tenuto dall’amministrazione comunale che aveva, fino a quel momento, negato ad una persona senza fissa dimora un diritto soggettivo, quello alla residenza, già riconosciuto dalla Costituzione. La causa si è conclusa con il riconoscimento del diritto alla residenza in capo all’attore e con la condanna del Comune di Bologna al pagamento delle spese legali. Tale provvedimento, unico in Italia, costituisce un precedente giurisprudenziale fondamentale. A seguito della pronuncia del giudice tutte le persone senza fissa dimora, in tutto il territorio nazionale, oggi possono richiedere e ottenere la residenza anagrafica presso i dormitori, i centri di accoglienza, le associazioni. Il risultato è ancora più importante se si pensa che l’iscrizione nei registri anagrafici è il presupposto imprescindibile per beneficiare dell’assistenza sanitaria nazionale, per esercitare il diritto di voto, per iscriversi alle liste di collocamento, per aprire la partita IVA e, in generale, per godere dei diritti riconosciuti dallo stato sociale. Un altro problema che è stato affrontato con frequenza è quello della situazione in cui versano i figli minori delle persone che vivono in strada. Questi bambini vengono inesorabilmente dati in adozione ad altre persone, su consiglio degli assistenti sociali e con decisione del Tribunale dei Minori. Gli assistenti sociali ed il Tribunale dei Minori dimenticano però, spesso, che la persona che vive in strada e che si trova in situazione di grave disagio (alcoolisti, tossicodipendenti o semplicemente poveri) hanno normalmente una famiglia e che sarebbe più giusto affidare i minori temporaneamente a quella famiglia, consentendo ai genitori di intraprendere un percorso di recupero, alla fine del quale potranno tornare a vivere con i propri figli. Questa strada, tra l'altro, non solo consente ai genitori di non perdere i figli, ma offre l'ulteriore vantaggio di dare loro uno stimolo in più per uscire dalla situazione in cui si trovano. In due casi è stata fatta opposizione all'adottabilità di due bimbi ed in ambedue i casi siamo riusciti a fare in modo che i minori venissero affidati a familiari dei genitori (in un caso ai nonni e nell'altro alla sorella della madre). Nel frattempo i genitori sono entrati in comunità, per affrontare un percorso che consentirà loro di ritornare a vivere con i propri figli. Il progetto è stato premiato dalla Fondazione Italiana per il Volontariato quale miglior progetto in Italia per l’anno 2001 rivolto alle persone senza fissa dimora. Il nostro sportello ha pubblicato un opuscolo (Lascia che la giustizia scorra come l’acqua) dove viene effettuata una presentazione del progetto e vengono illustrate le finalità e gli obiettivi del servizio che viene offerto. Nel settembre del 2003 abbiamo stampato un ulteriore opuscolo (Dove andare per…….) che sarà uno strumento, unico nel suo genere sul nostro territorio, di estrema utilità per tutti coloro che si trovano e si troveranno in stato di necessità sul territorio bolognese. L’opuscolo fornisce indicazioni utili su dove andare per nutrirsi, vestirsi, lavarsi, dormire, curarsi, trovare un lavoro e, naturalmente, per avere consulenza ed assistenza legale. Quest’ultimo opuscolo sarà uno strumento utile anche per tutti gli operatori del settore, che saranno tra i primi a curarne la distribuzione. L’opuscolo sarà distribuito in stazione, in strada, nei luoghi di ritrovo ed in tutte le strutture sociali che operano a favore della assistenza e recupero sociale delle persone in stato di difficoltà. Per tutti coloro che vogliono mettersi in contatto con "Avvocato di Strada", il numero telefonico di e 051.397971. Allo stesso numero si possono inviare anche fax. Si possono inoltre mandare e-mail all’indirizzo di posta elettronica avvocatodistrada@piazzagrande.it, oppure si può scrivere a: Avvocato di Strada, Associazione Amici di Piazza Grande onlus, Via Libia 69, 40138, Bologna.
L’avvocato di strada
Il progetto Avvocato di Strada è stato pensato e realizzato all’interno dell’associazione bolognese Amici di Piazza Grande. L’Associazione "Amici di Piazza Grande" nasce nella primavera del 1994, con l’intento di dar voce e visibilità a persone con forte svantaggio sociale, persone ignorate, a volte disprezzate, comunque emarginate dal tessuto delle relazioni sociali e dal mercato produttivo. Corpo e fondamento dell’Associazione sono le persone senza fissa dimora. Cittadini invisibili, ai quali viene spesso riconosciuta quale unica fonte di diritto la possibilità di avanzare richieste di sostegno economico (i cosiddetti "sussidi") che non costituiscono una risposta né una soluzione al disagio, ma improntano di assistenzialismo la relazione tra le istituzioni e i cittadini limitando, in questi ultimi, la possibilità di sviluppo di ogni forma di autonomia personale e sociale. L’Associazione "Amici di Piazza Grande" è il luogo in cui cittadini svantaggiati si organizzano per confrontarsi su idee e modalità di intervento rispetto alle problematiche legate all’emarginazione. Sono loro i protagonisti di azioni volte a promuovere, organizzare e gestire iniziative di rappresentanza, tutela e superamento del disagio dei senza fissa dimora e degli emarginati in genere, a partire dalla rivendicazione del riconoscimento dei diritti alla residenza, alla salute, alla casa, al lavoro, al reinserimento sociale. Principio guida che permea di sé tutte le iniziative dell’Associazione è la convinzione che solo attraverso l’autorganizzazione e la ricerca di nuove strategie di intervento sociale volte a superare la propria condizione di utenti-oggetti, le persone possono diventare soggetti attivi, propositivi e capaci di gestire risposte innovative di superamento del proprio disagio socio-economico. Su questa base l’Associazione ha elaborato nel corso degli anni strategie progettuali legate all’autoimprenditoria (come la Cooperativa "La Strada") e alla gestione di servizi di accoglienza a bassa soglia, creando e promuovendo nel contempo opportunità di sviluppo del reddito per i propri soci. Nell’ambito della sua attività l’associazione ha più volte denunciato un irrigidimento ingiustificato, sia delle istituzioni che dei cittadini, nei confronti di tutto ciò che non rientra nella "normalità"; tale irrigidimento ha generato atteggiamenti - dell’amministrazione ma anche di cittadini – lontani da ogni principio di solidarietà: essere poveri è oggi considerata una colpa e non più uno status-condizione. Le stesse persone che vivono in strada – e più in generale i soggetti deboli e meno tutelati – hanno lamentato di dover subire ogni giorno soprusi e prevaricazioni di ogni genere, senza potersi difendere. In tale ambito, si è avvertita la necessità di fornire a queste persone un sostegno, qualificato ed organizzato, per la tutela giuridica dei loro diritti. Così è nato il progetto Avvocato di strada, per la tutela dei diritti delle persone senza fissa dimora. Il progetto è stato da subito sostenuto dall’associazione bolognese "Nuovamente – persone e progetti per la città", che ne ha anche organizzato concretamente la pubblica presentazione, utilizzando tutte le sinergie possibili per la sua promozione ed attuazione. Il progetto è stato pubblicamente presentato a Bologna il 21.12.2000, ottenendo l’adesione ed il consenso di molte altre associazioni e di singoli cittadini. Anche molti avvocati bolognesi, tra cui ad esempio il presidente delle Camere Penali e tutti gli avvocati facenti parte della associazione "Iniziativa Giuridica Democratica", hanno aderito al progetto, ritenendo che devolvere alcune ore alla settimana per la tutela delle persone più disagiate rientri tra i "doveri" di ogni avvocato. Il progetto, sostanzialmente, prevede:
Sin dal gennaio 2001, è stato aperto uno sportello in via A. Di Vincenzo n. 26/F - presso l’associazione Amici di Piazza Grande - che offre consulenza giuridica gratuita a tutte le persone senza fissa dimora. Allo sportello si accede direttamente o tramite appuntamento e la presenza di questa struttura viene periodicamente pubblicizzata mediante volantini distribuiti presso la stazione ferroviaria, l’autostazione, nei dormitori pubblici, nelle mense e nei luoghi di ritrovo dei potenziali utenti. Oggi il progetto "Avvocato di strada", è divenuto una realtà consolidata. Lo sportello, trasferitosi presso la sede dell’Associazione in via Libia n. 69, è aperto tutte le mattine dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12,30 per fornire informazioni di base all’utenza, per organizzare gli appuntamenti con gli avvocati e per lo svolgimento delle necessarie attività amministrative connesse. E’ inoltre aperto il mercoledì ed il venerdì dalle ore 15 alle ore 17.30; il mercoledì vengono trattate le questioni inerenti il diritto civile ed il diritto amministrativo ed il venerdì le questioni inerenti il diritto penale. Dal Gennaio 2002 è iniziata anche la permanenza serale, ogni giovedì dalle ore 19 alle ore 20,30, presso il dormitorio pubblico di via Carracci, per venire incontro alle esigenze manifestate dagli utenti che non avevano la possibilità di recarsi direttamente presso lo sportello. A partire dal marzo 2002 gli operatori si recheranno anche in tutti gli altri dormitori pubblici di Bologna, in giorni ed orari concordati con le amministrazioni gestionali, per incontrare gli utenti. All’attività dello sportello partecipano numerosi volontari tra cui avvocati e giuristi; circa 60 avvocati del Foro di Bologna, pur non partecipando direttamente all’attività dello sportello, hanno dato la loro disponibilità a patrocinare gratuitamente uno o due casi l’anno riguardanti persone senza fissa dimora. Durante questo primo anno di attività sono stati affrontati oltre 80 "casi"; contemporaneamente si è proceduto all’organizzazione dell’ufficio ed alla formazione degli operatori. Lo sportello ha anche creato un indirizzario dei centri diritti, delle associazioni e dei patronati esistenti in città con cui collaborare per dare risposte qualificate agli utenti. Diverse sono state le questioni sottoposte all’attenzione degli operatori dello sportello. I casi trattati hanno riguardato, per circa il 50% problematiche riguardanti il diritto penale e, per il resto, questioni che vanno dalle separazioni alle eredità, alla previdenza, all’assistenza, alle controversie con i servizi o le istituzioni. Uno dei problemi più ricorrenti, nei casi trattati, è stato quello della residenza. Poiché la mancanza della residenza rappresenta il primo problema delle persone senza fissa dimora – perché da ciò deriva la negazione di alcuni diritti fondamentali quali, ad esempio, il diritto alla salute ed il diritto al lavoro – è stata promossa una causa pilota per il riconoscimento della residenza ad un utente che la richiedeva, nei confronti del Comune che invece la negava. La causa è stata vinta e rappresenta il primo precedente giurisprudenziale in materia a livello nazionale. La necessità e l’importanza di questo progetto è testimoniata non solo dalla richiesta degli utenti, ma anche dalla progressiva attenzione del mondo del sociale e del volontariato rispetto alle tematiche affrontate; il gruppo Abele di Don Ciotti, ad esempio, ha già chiesto una collaborazione per poter avviare una iniziativa simile a Torino, la rivista italiana del volontariato ha pubblicato un lungo articolo sull’iniziativa, così come hanno fatto varie agenzie di stampa, il Domani di Bologna, Carta, la Repubblica, il Resto del Carlino, Bologna Forense ed altri giornali, mentre diverse radio hanno proposto servizi su questa iniziativa. Il progetto Avvocato di Strada è stato premiato dalla Fondazione Italiana per il Volontariato quale miglior progetto in Italia per l’anno 2001 rivolto alle persone senza fissa dimora. La premiazione è avvenuta il 4 aprile 2002 a Roma, alla presenza del sindaco Walter Veltroni e del sottosegretario al Ministero del Lavoro. Sono ormai numerosissime le associazioni e le organizzazioni che hanno aderito fattivamente all’iniziativa. Tra le altre hanno aderito CGIL – CISL- UIL di Bologna, Consulta contro l’esclusione sociale di Bologna, Cile-CGIL di Bologna, Associazione Nuovamente, Coop. La Strada di Piazza Grande, Auser, Federconsumatori Provinciale e Regionale, Lega Consumatori ACLI, Gruppo Abele, Iniziativa Giuridica Democratica, A.S.G.I., A.S.P.H.I. di Bologna. Ovviamente c’è ancora molto da fare e c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Coloro che sono interessati a partecipare ed a contribuire alla iniziativa, possono rivolgersi alla associazione Amici di Piazza Grande, via Libia n. 69, Bologna (tel. 051/342328) o scrivere a avvocatodistrada@libero.it o pg@piazzagrande.it o amumolo@libero.it.
Il lavoro svolto sino ad oggi è stato possibile solo grazie all’apporto spontaneo, disinteressato, generoso ed entusiasta dei volontari, che hanno dedicato il loro tempo e le loro energie alla realizzazione di questa iniziativa.
Il merito, se un merito c’è in quello che stiamo facendo, è solo loro.
Avv. Antonio Mumolo socio fondatore dell’associazione Amici di Piazza Grande e coordinatore del progetto Avvocato di Strada L’organizzazione tecnica di Avvocato di Strada
Dall’inizio dell’anno 2001 svolgiamo, a livello di volontariato, un’attività di segreteria presso lo sportello Avvocato di Strada. Siamo partite, per la parte di nostra competenza, dal niente, individuando nel corso dei vari incontri le risposte alle necessità, fino ad arrivare ad avere l’ufficio così organizzato: viene assicurata la nostra presenza in ogni giornata di apertura dello sportello; per ogni persona che viene ricevuta dagli avvocati apriamo una carpetta-fascicolo nella quale inseriamo una scheda con i dati anagrafici, il motivo della richiesta di consulenza ed il modulo con il quale l’utente autorizza l’uso dei suoi dati personali. Dopo questa prima formalità, fatta in presenza dell’avvocato e del cliente, protocolliamo il fascicolo con un numero progressivo e contemporaneamente redigiamo una scheda nominativa inserita in uno scadenziario e nel PC. Abbiamo realizzato un sistema di archiviazione dinamico e incrociato – sia cartaceo che informatico – che consente un rapido ritrovamento dei fascicoli e delle posizioni dei singoli utenti. Con questa organizzazione siamo in grado, ad ogni richiesta fatta dagli avvocati, di reperire subito la carpetta e quindi di mantenerla aggiornata per ogni singolo intervento (posta andata/ritorno, convocazioni, udienze, ecc.). Al momento attuale (gennaio 2002) le carpette-fascicolo, aggiornate e formalmente aperte, sono oltre 80. Nell’ambito della nostra attività di organizzazione dell’Ufficio, abbiamo provveduto, sino ad oggi, all’elencazione delle numerose adesioni di enti e associazioni, e dei legali che hanno aderito al progetto Avvocato di Strada. Per il 2002, stiamo cercando di realizzare l’integrazione organizzativa – analogamente a quella esistente per lo sportello in sede – per le situazioni che verranno trattate durante le permanenze nei Centri di pernottamento delle persone senza fissa dimora.
Antonietta Ghelfi e Nidia Mengoli Antonio Mumolo, l’avvocato dei senza dimora
Da 3 anni con altri colleghi si batte nei tribunali bolognesi per tutelare i diritti di chi vive per strada, nelle stazioni o nei dormitori. La sua speranza: aiutare i senza fissa dimora d’Italia, aprendo più sportelli di "avvocato di strada". Un progetto che ha vinto nel 2002 il premio Fivol
L’avvocato Mumolo ha un elegante studio nella città delle due torri, ma le cause che più lo riempiono di soddisfazione se le suda seguendo i clienti nei due dormitori pubblici di Bologna. Gratis, naturalmente. È lì che due tre volte la settimana va a raccogliere le denunce dei senza fissa dimora. "Sono uomini e donne, giovani o anziani, vittime indifese di prevaricazioni continue e impunite poste in essere dalle forze dell’ordine e da comuni cittadini", ci spiega l’avv. Mumolo, "La povertà è considerata una colpa e non uno status in cui una persona può trovarsi per varie ragioni in un dato momento della propria vita. Non esistono ‘barboni’ per scelta. E oggi, badate bene, basta davvero poco per ritrovarsi per strada senza casa e senza lavoro. Pensate ai pensionati con la minima che non riescono più a pagarsi un affitto, ai divorziati che, lasciata la casa alla moglie e versato l’assegno per i figli, non hanno più di che vivere. Sono questi i clochard d’oggi, quelli i cui diritti noi tuteliamo con lo sportello avvocati di strada."
A me interessa rapportarmi alla società in cui vivo non solo pensando ai guadagni e ai consumi. Credo fortemente nell’impegno civile tant’è che da una decina d’anni collaboro con l’Associazione Amici di Piazza Grande che con varie iniziative si adopera proprio per i senza fissa dimora. Conoscendo questa realtà mi sono reso conto di quanto fosse indispensabile organizzare un pool di avvocati che gratuitamente offrissero le loro competenze per la tutela dei diritti di chi vive per strada, nelle stazioni o nei dormitori. Da solo non potevo far fronte alle loro richieste. L’Associazione Amici di Piazza Grande ha quindi lanciato il progetto "avvocato di strada" cui hanno aderito molti miei colleghi: siamo 24 avvocati che a turno visitiamo i dormitori e prestiamo consulenza presso lo sportello in via Libia aperto due mattine la settimana.
Me l’auguravo. Tra l’altro abbiamo ricevuto man forte anche da 60 avvocati del foro di Bologna che, pur non potendo partecipare direttamente allo sportello, si sono resi disponibili per seguire almeno una causa all’anno. E anche il nostro consiglio dell’ordine ci ha elogiato, accogliendo la richiesta di patrocinare gratuitamente le cause a favore dei senza fissa dimora. Una presa di posizione importantissima per noi e non certo scontata.
Proprio così: ce lo vieta il nostro codice deontologico. E non è un problema da poco. Noi ci siamo però appellati a una sentenza della Cassazione che prevede deroghe per problemi di rilevanza sociale: e se non lo è il caso di chi vive per strada…
Ad oggi abbiamo aperte ben 300 pratiche tra civile, penale e amministrativo. Una delle più importanti – e che nel nostro paese ha costituito un precedente importantissimo – riguarda il diritto alla residenza. Il comune di Bologna negava la residenza a persone che da anni stavano nei dormitori pubblici. E senza residenza una persona in Italia non ha diritto a un medico curante, non può votare, né aprire una partita Iva… Ma dal 2001 le cose sono cambiate: il Tribunale ha obbligato il Comune a concedere la residenza al nostro assistito e da allora altri 300 senza fissa dimora sono diventati cittadini bolognesi.
Certo
la soddisfazione personale c’è stata, è innegabile. Ma a me e agli altri
volontari interessa soprattutto che si faccia strada una vera tutela alla
persona indipendentemente dal fatto che questa sia o meno ricca. Noi vogliamo
ripartire dei diritti dell’individuo senza fissa dimora per riaffermarli nei
confronti degli altri cittadini e delle istituzioni. Vi pare corretto che un
tribunale dei minori dichiari adottabile un bambino per il solo fatto che i suoi
genitori non lo possono mantenere perché temporaneamente indigenti? In due casi
abbiamo ottenuto che il bambino venisse affidato temporaneamente a zii e nonni
nell’attesa che i genitori uscissero dalle condizioni di precarietà. Spero che nel 2004 nelle maggiori città italiane si formi un pool di avvocati di strada. Già abbiamo contatti a Milano, Roma, Napoli e Torino mentre a Verona uno sportello è già operativo. Badate bene, non sono nostre sedi distaccate: secondo noi in ogni città il progetto avvocato di strada deve essere portato avanti da un’associazione che già opera da anni a favore dei senza fissa dimora e conosce le loro esigenze, com’è accaduto qui a Bologna. Da parte nostra c’è grande disponibilità per offrire l’esperienza che abbiamo maturato sul campo. Saremmo davvero soddisfatti se il nostro progetto, premiato anche dalla Fondazione Italiana per il Volontariato nel 2002, fosse esportato in tutta Italia, a tutto vantaggio della tutela dei senza fissa dimora.
Alessandra Mariotti, 28.01.2004 Dagli U.S.A. con impegno ed entusiasmo
Sono Andrea Shemberg, un avvocato americano. Per più di cinque anni, prima di arrivare a Bologna, ho partecipato a numerosi progetti per la tutela dei diritti civili dei poveri, dei disabili e delle persone con disagio sociale. Nel novembre 2000, arrivata a Bologna, mi sono subito messa alla ricerca di un progetto analogo in questa città. Tramite un’amica ho sentito che un gruppo di avvocati a Bologna stava fondando il progetto Avvocato di Strada. Lo stesso giorno ho scritto un’e-mail al coordinatore del progetto, avvocato A. Mumolo, il quale mi ha invitato ad assistere ad una giornata dello sportello. Ricordo ancora il mio primo giorno ad Avvocato di Strada. Entrai nell’ufficio e vidi un gruppo di persone con tanta energia, tanta speranza e tanta voglia di impegnarsi per tutelare le persone senza fissa dimora. Era un’energia cosi positiva che non potevo far altro che associarmi, offrendo la mia conoscenza e il mio tempo libero. Da quel giorno sono stata coinvolta nel progetto, e sono sempre più convinta del valore e della necessità del nostro servizio.
Venendo dagli Stati Uniti dove, secondo le regole etiche, è un dovere per tutti gli avvocati dare pro bono (gratuitamente) assistenza legale (civile) alle persone che non hanno possibilità di pagare un avvocato, ho dato per scontato che anche in Italia gli avvocati prestassero parte del loro tempo per fornire un servizio analogo. Invece, mi sono resa conto che gli avvocati che lavorano al progetto Avvocato di Strada, qui a Bologna, sono una straordinaria eccezione. Qui non ci sono regole che impongano loro un servizio di questo tipo e non c’era neanche una struttura per facilitare l’avvio del progetto. L’avvocato Mumolo e gli altri hanno deciso, collegandosi alla Associazione Piazza Grande, di creare il progetto da zero impegnandovi il loro tempo libero. Questa dedizione è rara in tutto il mondo e sono molto orgogliosa di fare parte di questo gruppo. Nel progetto Avvocato di Strada io mi occupo sostanzialmente di ricerche e approfondimenti giurisprudenziali sui diritti dei poveri e, soprattutto, mi occupo delle ricerche di finanziamenti e beni a sostegno del progetto per consolidarlo e farlo crescere. Partecipo anche alla organizzazione delle attività del progetto e allo sviluppo di una ricerca comparativa – in materia giuridica – tra l’Italia, gli U.S.A. e altri paesi.
Avv. Andrea Shemberg
Alla partenza del progetto Avvocato di Strada si è pensato che sarebbe stato opportuno fornire una assistenza legale completa alle persone senza fissa dimora. Da qui la decisione di offrire una tutela anche per i casi relativi alla materia penale. In circa 12 mesi di consulenze offerte allo sportello i casi per i quali è stato richiesto il nostro intervento, sono stati circa una trentina. La maggior parte delle assistenze hanno riguardato fatti di scarsa rilevanza penale sul piano della gravità e della lesione di interessi generali. Soprattutto si è trattato di reati legati alla quotidianità del "senza fissa dimora": guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione, emissione di assegni senza provvista ed altri. Nel corso di questo primo anno di attività abbiamo sicuramente rilevato che i pregiudizi ancora forti nei confronti della nostra tipologia di clienti, hanno spesso fatto aprire dei procedimenti che, in altre situazioni, forse non avrebbero avuto un seguito. L’esempio più evidente, per il quale il gruppo Avvocato di Strada ha dato fino ad oggi un grosso contributo nell’assistenza legale, è stato il grande numero di provvedimenti di espulsione emessi nei confronti dei Punkabestia "i nuovi senza fissa dimora". Improvvisamente, e per motivi facilmente intuibili, le Autorità della città di Bologna hanno pensato di allontanare tutti coloro che, da soli o accompagnati dal proprio cane, chiedevano l’elemosina nelle vie del centro. Non volendo entrare nel merito delle motivazioni dell’improvviso cambiamento di politica nella gestione delle persone senza fissa dimora nella città di Bologna, siamo riusciti, con il nostro intervento legale, a fare archiviare un numero consistente di procedimenti per l’emissione di "Fogli di Via". Spesso, infatti, il mero fatto di stazionare in centro per chiedere l’elemosina, aveva determinato l’avvio delle procedure, mentre, per l’emissione del Foglio di Via, sono richiesti dalla legge presupposti che riguardano l’effettiva sussistenza di pericolosità sociale, legata ad una concreta capacità criminale, magari sostenuta dalla possibilità che il soggetto nei confronti del quale viene emesso il provvedimento restrittivo "possa continuare a delinquere in un determinato luogo". Inoltre, il legislatore, con la legge n. 327/88, ha modificato la legge n. 1423/56, comma I, art. 1, per cui, nei confronti degli "oziosi e vagabondi abituali, validi al lavoro" per il solo fatto di essere in quella condizione, non possono essere emessi i "Fogli di Via". Il gruppo Avvocato di Strada ha deciso di approfondire la questione.
Avv. Alessandro Murru e Dott. Myriam Menna I casi di diritto civile e amministrativo
Le questioni affrontate durante il primo anno di attività dello sportello Avvocato di Strada sono state in totale 80 e, tra queste, la metà riguardano questioni di diritto civile (tutti i mercoledì dalle 15.00 alle 17.30 i volontari dello sportello Avvocato di Strada si dedicano al ricevimento degli utenti che hanno problemi giuridici in materia di diritto civile). Le questioni di diritto civile e amministrativo hanno riguardato, nell’80% dei casi, persone di nazionalità italiana, mentre nel restante 20% persone di varie nazionalità straniere. La fascia d’età prevalente è stata quella compresa tra i 30 e i 60 anni; infatti, il 70% delle persone che si sono rivolte allo sportello Avvocato di Strada ha un’età compresa in questa fascia, il 16% un’età compresa tra gli 0 e i 30 anni e il restante 14% è costituito da persone oltre i 60 anni. Di notevole importanza è anche l’analisi del tipo di questioni giuridiche che si sono presentate. Tra i casi affrontati dallo sportello in materia di diritto civile un numero rilevante ha riguardato problemi legati alla richiesta e al riconoscimento del diritto alla residenza, in particolare sei sono stati gli utenti che hanno richiesto un intervento legale in questo ambito. Tale questione è risultata essere di primaria importanza per la tutela della sfera giuridica della persona. Infatti, alla mancanza di residenza conseguono ulteriori lesioni di diritti fondamentali quali, primo tra tutti, il diritto alla salute in quanto una persona priva di residenza non può usufruire del servizio sanitario nazionale. Un uguale numero (sei) di persone ha necessitato di assistenza legale per questioni attinenti al diritto al lavoro come, ad esempio, controversie in tema di licenziamento, retribuzione, risarcimento danni per infortunio, collocamento obbligatorio, invalidità. In cinque casi ancora il problema rientrava nell’ambito di questioni di diritto di famiglia come, ad esempio, separazione personale fra coniugi, affidamento dei figli minori, divisione ereditaria. Tre sono state le persone che hanno presentato problemi relativi allo smarrimento e alla duplicazione di documenti. In ognuno di questi casi la mancanza di documenti (e, a volte il mancato rilascio ad esempio della Carta d’identità da parte del Comune) è strettamente legata allo stato di irreperibilità e, soprattutto, alla cancellazione dai registri anagrafici. Tre utenti hanno richiesto assistenza legale per questioni legate all’abbandono della propria abitazione, al contratto di locazione ed alla partecipazione ai bandi di assegnazione delle case comunali. Infine, in due casi l’intervento legale è stato in materia di contravvenzioni e sanzioni amministrative relative ad autovetture e in un caso soltanto è stata prestata assistenza legale per il risarcimento dei danni subiti da una persona in occasione di incidente stradale.
Dott. A. Marcella Arduini e Avv. Silvia Savigni Un’esperienza molto interessante
Un articolo sul quotidiano di qualche giorno prima, di quei numeri che si conservano perché sul momento non si ha la possibilità di leggerli ma sui quali si è convinti potrebbe esserci qualcosa d’interessante, mi ha consentito di iniziare l’esperienza nel gruppo Avvocato di Strada. Il progetto era stato approvato qualche giorno prima e presentato a Bologna da un gruppo di avvocati in collaborazione con l’Associazione Amici di Piazza Grande per dare inizio ad un’esperienza di consulenze gratuite alle persone senza fissa dimora per la tutela dei loro diritti. Subito mi è apparsa come un’importante iniziativa utile al superamento di alcune barriere che possono determinare l’emarginazione e l’esclusione sociale di alcuni soggetti spesso non tutelati in modo adeguato nei propri diritti. Ho deciso di rivolgermi al coordinatore del progetto per capirne di più, conoscerne meglio gli scopi ed avere un’idea più chiara anche dell’attività che avrei potuto svolgere; tra l’altro sono venuta a conoscenza dell’intenzione di proporre una causa pilota sulla residenza e mi sono offerta come volontaria per il grande interesse suscitato in me dal progetto. Ho iniziato a partecipare allo sportello una volta alla settimana e sono entrata in contatto con le più diverse realtà, imparando a conoscere molte sfaccettature del lavoro di avvocato e come operare per la difesa dei diritti delle persone più svantaggiate. La scorsa estate è giunto un finanziamento all’attività di Avvocato di Strada. Una buona notizia in quanto, anche grazie al finanziamento, è stato possibile strutturare meglio questo servizio. In particolare si è ampliata l’organizzazione interna, prevedendo una segreteria organizzativa fissa, con presenza giornaliera, che si occupa della diffusione esterna del progetto (che sta funzionando molto bene), degli adempimenti amministrativi necessari e che costituisce elemento di contatto quotidiano con la realtà dell’associazione Amici di Piazza Grande. Questa interessante collaborazione ha reso possibile il mio entrare in contatto con le iniziative e con le attività svolte dalla associazione. Una di queste attività, che mi ha molto colpito, è la redazione e la diffusione del giornale "Piazza Grande" che, ogni mese, propone molte delle problematiche relative alle condizioni di vita delle persone senza fissa dimora; in questo modo, l’associazione, ha anche stabilito un ponte nella comunicazione con la cittadinanza. Ogni nuovo giorno posso vedere l’impegno di tante persone che lavorano all’interno dell’associazione e comprendere quanto sia prezioso il lavoro svolto da ciascuno. Tutto ciò, oltre a costituire una gratificazione, contribuisce a fare in modo che l’associazione abbia sempre maggiori spazi anche nel contesto cittadino. Mi auguro che l’esperienza di Avvocato di Strada possa essere proposta anche in altre città che hanno imparato a convivere con realtà emarginanti, le quali necessitano di tutela giuridica, e di spazi di dialogo con le istituzioni locali. Sarebbe interessante analizzare anche le esperienze analoghe a quella dell’associazione Amici di Piazza Grande nelle città europee, al fine di potere, eventualmente, considerare nuovi spazi e nuove attività utili anche all’associazione stessa. Sono molto colpita da quanto si possa fare per aiutare questa gente e di come si possa intervenire nelle diverse situazioni. Contemporaneamente ho imparato anche a conoscere una realtà diversa dalla mia, in cui esistono soggetti che sono titolari di diritti come qualunque altra persona.
Mi auguro di poter "dare" almeno quanto ho ricevuto e sto ricevendo.
Dott. Caterina Gambi
Uno dei problemi più sentiti dalle persone senza fissa dimora è, senza dubbio, quello della mancanza della residenza. Non avere la iscrizione in un registro anagrafico della popolazione, infatti, significa non poter godere di quei diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra costituzione. Per tale motivo il gruppo Avvocato di Strada ha proposto una causa pilota contro il Comune di Bologna, con ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c., per ottenere il riconoscimento del diritto alla residenza. Il caso era semplice e comune a molte persone che vivono in strada. Un cittadino senza fissa dimora aveva da tempo richiesto al Comune di Bologna di poter essere iscritto nel registro della popolazione residente, in quanto, ormai da anni, aveva come propria dimora il dormitorio Comunale di Via Sabatucci. Tale richiesta era stata fatta conformemente a quanto previsto dalla legge. Nonostante ciò, il Comune di Bologna non aveva proceduto alla iscrizione. Il richiedente, pertanto, dopo essersi rivolto agli "avvocati di strada", in data 7.04.2001, provvedeva a depositare un ricorso d’urgenza, ex art. 700 c.p.c., chiedendo che il Giudice ordinasse al Sindaco del Comune di Bologna, anche nella sua qualità di ufficiale di governo, di procedere alla sua immediata iscrizione nel registro anagrafico della popolazione residente. Sei giorni dopo la notifica del ricorso, il Comune provvedeva ad iscriverlo nelle liste anagrafiche della popolazione. Alla udienza fissata per la comparizione del parti, il Comune di Bologna si costituiva chiedendo che il ricorrente venisse condannato al pagamento delle spese processuali. Con la ordinanza che ha dichiarato cessata la materia del contendere, il Giudice del Tribunale di Bologna ha rilevato che l’amministrazione comunale, solo dopo la notifica del ricorso ha cessato la sua ingiustificata inerzia e si è attivata per il compimento degli accertamenti necessari. Il comportamento del Comune, che avrebbe dovuto riconoscere subito il diritto alla residenza, e non dopo la notifica del ricorso, è stato stigmatizzato dal Giudice che ha anche condannato il Comune al pagamento delle spese legali. Questa decisione rappresenta un precedente giurisprudenziale di notevole rilievo unico in Italia, e potrà essere utilizzata da tutte le persone senza fossa dimora che richiedono la residenza nei dormitori pubblici, nelle sedi delle associazioni ed in ogni altro luogo ove effettivamente dimorino. Un’ultima considerazione attiene ad una sfera di carattere personale: ho seguito direttamente questa vicenda e posso dire che è stata una esperienza molto ricca e molto intensa. Vedere che il proprio lavoro è servito ad aiutare una persona o, comunque, è servito ad agevolare la sua esistenza, dà un senso più profondo e più vero a ciò che facciamo ogni giorno.
Avv. Paola Pizzi |