Le ragioni di un cattolico

 

Le ragioni di un cattolico

di Ruggero Ruggeri (Deputato della Margherita)

 

Fuoriluogo, 30 dicembre 2003

 

La proposta Fini sulle droghe si appoggia su due cardini, la proibizione e la punizione. Ciò significa che la risposta al problema della droga sarà imperniata sul carcere. È una non soluzione, sbagliata e inumana: al ragazzo che si droga il carcere non serve. La cura si fonda sulla relazione umana e non c’è luogo più desolatamente privo di relazioni umane del carcere.

Il tema delle droghe pone alla politica grandi questioni ideali, quella dei diritti e quella della uguaglianza delle opportunità. Sono, infatti, le persone più deboli ad essere colpite dal problema droga, sono queste che saranno ancora di più colpite e ghettizzate dalla svolta punitiva del governo. Eppure è proprio a queste debolezze che la politica deve dar voce, trovando un terreno comune di intesa nel centrosinistra fra forze di ispirazione diversa, fra laici e cattolici.

Per me che sono cattolico, il punto d’incontro non è la droga, ma l’attenzione alle singole persone che si drogano e ai loro diritti. È un approccio basato sulla relazione concreta, ed è perciò pragmatico, non ideologico né astratto. In nome di questa centralità della persona, posso contrastare l’approccio moralistico punitivo. In nome di quest’attenzione alle persone posso sostenere le politiche di riduzione del danno, di tutela della vita e della salute dei consumatori, in alternativa alla repressione. E, quando si tratta di salute delle persone, il ruolo della politica consiste anche nell’orientare la ricerca medica e nell’assicurare pari opportunità a chi ha meno risorse. Pensiamo ad esempio alla disuguaglianza all’accesso ai farmaci a livello globale: l’80% dei farmaci servono per le malattie dei paesi ricchi, solo il 20% a quelle dei paesi poveri. E le disuguaglianze nella cura dell’Aids, fra paesi ricchi e poveri, fra chi sta in carcere e chi sta fuori, ci mostrano quanto grande sia lo spazio per agire della politica.

Droghe, carcere, diritti e uguaglianza: sono grandi temi che dovrebbero essere al centro dell’elaborazione dello schieramento di centrosinistra. Fino ad oggi non lo sono stati. Quando il centrosinistra ha governato, ha perso un’occasione per riforme importanti. La proposta di depenalizzazione del consumo di droghe, scaturita dalla conferenza di Napoli del 1997 è rimasta nel cassetto, quella sul diritto all’affettività per i detenuti ha avuto la stessa sorte.

Eppure, se il centrosinistra, vuole essere davvero una alternativa di governo, deve confrontarsi su temi più alti e impegnativi, come questi: promovendo un’assise dell’Ulivo sul tema droghe per trovare un minimo comune denominatore all’interno dello schieramento, su un terreno più avanzato, e realmente alternativo agli indirizzi dell’attuale maggioranza; per elaborare una proposta convincente, in primo luogo sul piano culturale. Per contrapporre una cultura dell’accoglienza a quella della emarginazione e della segregazione.

Un’occasione importante per il centrosinistra è la proposta di legge alternativa che abbiamo proposto insieme con tanti amici del centrosinistra. Qui c’è una cultura della riduzione del danno che, di fronte al ragazzo steso per terra, non lo giudica, non gli chiede la carta d’identità, non guarda il colore della sua pelle, né se porta sul petto il crocifisso ma gli allunga la mano per aiutarlo a rialzarsi. Contro la cultura del proibizionismo e della repressione, qui c’è la volontà di capire, "compatire" e rispettare la dignità della persona umana.

 

 

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