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Tossicodipendenza. I nemici dei ragazzi? Metadone e carcere
VITA, 12 marzo 2002
Non si spegne il dibattito attorno alle annunciate misure antidroga del governo. E mentre i Servizi pubblici protestano per la decisa sforbiciata alla politica della riduzione del danno, don Pierino Gelmini (da sempre contrario al metadone e dintorni) non rinuncia a dire la sua. Con la consueta franchezza. «Sono d’accordissimo con le proposte del governo», esordisce. «Basta con l’uso sfrenato del metadone. L’OMS stabilisce in 45 giorni l’uso del metadone. In Italia è stato fissato a 90, ma in realtà viene distribuito per anni. Così alla droga di strada si sostituisce la droga di Stato, con nessun risultato, ad eccezione dello sperpero di miliardi».
Vita: Il governo ha promesso che sperimenterà «forme innovative di detenzione per i tossicodipendenti» anche con la collaborazione fra strutture carcerarie e comunità terapeutiche. Lei che ne dice?
Don
Gelmini: È la famosa questione dell’alternativa al carcere, che c’è già
ma che è stata ampliata un po’. Il carcere è una scuola di delinquenza, non
serve. Un ragazzo entra tossico ed esce rapinatore e bandito. E questo non vale
solo per l’Italia. Anche in Bolivia ho fatto questa osservazione: bisogna
abolire la detenzione per droga e attuare una nuova legislazione. Non riesco però
a comprendere l’esperimento che il governo vuole fare con San Patrignano. Io
sono contrario a mettere i ragazzi in una ex colonia agricola con le guardie,
perché ciò che dà loro fastidio è proprio la guardia. Vita: E la volontà di incentivare i contributi economici alle comunità?
Don Gelmini: Sarebbe ora, visto che hanno sperperato miliardi per il metadone. Il problema però è a livello regionale, dove oggi vengono suddivisi gli stanziamenti per le attività antidroga. E fin quando il metadone viene considerato un’azione contro la droga... alle comunità arrivano le briciole. Io credo invece che comunità e Sert debbano essere trattati alla pari.
Vita: E sulla depenalizzazione dei reati minori?
Don Gelmini: La depenalizzazione tout court sarebbe un privilegio. Chi ha commesso un reato e non è drogato rimarrebbe in carcere, mentre chi ha un’imputazione per detenzione o uso e abuso di droga, uscirebbe. Bisogna evitare questo. D’altra parte, la legge già prevede che se un ragazzo è in carcere per reati di droga possa passare in comunità. Vita:
In Italia queste linee d’azione hanno agitato i rappresentanti
dell’opposizione. Don Gelmini: Lo so, il loro problema è la riduzione del danno. Ma parlare solo di questo è un minimalismo sociale. Sarebbe come se io mi accontentassi che mio figlio a scuola imparasse solo a scrivere il suo nome.
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