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Le proposte della Fict per modificare la legge sulle droghe di don Egidio Smacchia
La posizione ufficiale della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche esposta nell’audizione al Senato della Repubblica del 12 gennaio 2004, durante i lavori delle Commissioni riunite di Giustizia e Igiene e Sanità.
In merito alle tematiche attinenti ai disegni di legge in discussione al Senato (nn. 2953, 44, 488, 1113, 1322, 2599, 2922, 2985) in materia di tossicodipendenze, la Fict - Federazione Italiana Comunità Terapeutiche - afferma il principio che "drogarsi non è un diritto", e quindi ritiene fondamentale e qualificante che tutte le norme del Ddl in oggetto siano ispirate alla centralità della dimensione educativa. Senza sottovalutare i danni derivanti dall’uso delle cosiddette droghe leggere, la Fict invita a porre l’accento sulle diverse modalità d’uso anziché parlare di droga leggera e droga pesante. La Fict ritiene opportuno che sia mantenuta la distinzione tra sanzione amministrativa per detenzione finalizzata all’uso personale e sanzione penale per detenzione finalizzata allo spaccio. La sanzione amministrativa dovrà avere la doppia finalità di contrasto all’uso di sostanze stupefacenti e di idonea pressione psicologica nei confronti del trasgressore per favorire il suo inserimento in un programma di recupero. Pertanto, si propone una progressività di interventi amministrativi (tipo percorso a punti) per favorire e far emergere la dimensione educativa del provvedimento. La finalità ultima dell’intervento sanzionatorio, sia esso amministrativo o penale, dovrà in ogni caso essere il recupero della persona prevedendo la possibilità del suo inserimento in un programma di recupero.
Tossicodipendenza e carcere
Per quanto riguarda il percorso di recupero come alternativa al carcere, è opportuno equiparare il privato-sociale non profit al servizio pubblico soprattutto nell’individuazione di percorsi alternativi al carcere. Si deve evitare il rischio di far diventare le Comunità terapeutiche delle "strutture a custodia attenuata" esterne al carcere, con il pericolo di condizionarne l’intervento terapeutico e di vanificarne l’efficacia. Per evitare questo pericolo e per lavorare sulla reale motivazione al cambiamento della persona, si propone la creazione di un centro di crisi interno al carcere, costituito da un’équipe mista di operatori del servizio pubblico e del privato-sociale non profit, per gestire e valutare le diverse situazioni e definire insieme il progetto adeguato. Sono in atto sperimentazioni grazie alle quali il Servizio pubblico cui appartiene il tossicodipendente partecipa come osservatore alle udienze dibattimentali del tribunale nel caso di processi per direttissima e, quindi, è in grado di offrire all’imputato una diversificata possibilità di interventi. Riteniamo che questa sperimentazione debba essere estesa a tutto il territorio nazionale, estendendo la possibilità di presenziare, con pari diritti, anche alle strutture del privato-sociale. In relazione al problema carcere sono da considerare con attenzione due problemi sociali:
In seguito al prevedibile ampliamento della possibilità di accedere ai programmi sostitutivi alla carcerazione, è indispensabile prevedere un aumento del budget per fronteggiare la maggiore richiesta di inserimento nei programmi di recupero, in gran parte residenziali, prevedendo anche la strutturazione di programmi terapeutici diversificati.
Più spazio alla prevenzione
Come precedentemente affermato, la Federazione Italiana Comunità Terapeutiche antepone la persona alla sostanza; tale principio è alla base del suo programma di intervento e di prevenzione. Per questo sottolinea la necessità di perseguire una corretta politica di prevenzione e di intervento sulle dipendenze, ponendo l’accento sulla centralità della persona con le sue problematiche, bisogni, paure, potenzialità e risorse, e sulla famiglia come valore e risorsa irrinunciabile: "prevenzione come promozione alla vita". A tale scopo, vanno previsti finanziamenti adeguati per i programmi di prevenzione nelle scuole, nei centri giovanili, nelle attività aggregative e del tempo libero. Programmi che privilegino parimenti la formazione e l’informazione e che prevedano anche il coinvolgimento degli adulti (insegnanti, educatori e genitori).
Infine, la Fict chiede di garantire
Il recepimento in tempi brevi, da parte delle Regioni, dell’Atto d’Intesa Stato-Regioni oggi in grave e inspiegabile ritardo. Questo ritardo provoca gravi problemi quali:
Queste diversità da Regione a Regione stanno provocando un riprovevole pendolarismo dei poveri: alcune Asl, per contenere le spese a scapito della qualità dei servizi, scelgono di inviare gli utenti nelle Comunità che offrono minori servizi in cambio di costi inferiori.
La certezza di rette adeguate e della loro liquidazione in tempi brevi. Questo favorisce la chiusura di strutture del privato sociale, dovuta all’incertezza degli inserimenti in Comunità ed ai forti ritardi nei pagamenti, e la conseguente dispersione del qualificato patrimonio professionale acquisito.
La verifica e la ridefinizione delle politiche di "riduzione del danno" e dei trattamenti farmacologici sostitutivi. Questi ultimi, in particolare, possono rappresentare un obiettivo intermedio, non certamente finale dell’intervento.
Predisporre un processo di valutazione degli esiti di tutti i trattamenti, pubblici e privati, residenziali e non, condotto sulla base di indicatori di qualità, efficienza ed efficacia, da parte di organismi super partes. Scheda sulla Fict
La Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (Fict), opera da oltre vent’anni, senza finalità di lucro. E’ presente in 17 regioni di tutta Italia, con una rete di 49 Centri ed Enti di Solidarietà sociale. Ogni giorno sono attivi oltre 629 servizi, con la partecipazione ai programmi residenziali di 5.836 giovani (di cui 3.696 inviati dai Ser.T. e 327 dalle strutture penitenziarie) e la partecipazione di 3.278 familiari. Per seguire l’utenza sono presenti giornalmente 1.363 operatori ed educatori, con 2.611 volontari, 33 obiettori di coscienza e 88 del Servizio Civile. Circa 20.000 persone frequentano quotidianamente i nostri Centri. Per un totale di quasi un milione l’anno. Ha una struttura democratica e ha come programma terapeutico - educativo "Progetto Uomo". La Fict realizza una molteplicità di azioni contro la tossicodipendenza:
La Fict è in prima linea da molti anni anche per la prevenzione Con un lavoro in profondità a sostegno della famiglia. Con attività in collaborazione con scuole di ogni ordine e grado. Una menzione specifica va data alla prevenzione rivolta ai giovani, grazie ai 49 sportelli di prevenzione e informazione, attivi soprattutto sulle droghe sintetiche. La Fict ha il suo Istituto di Ricerca e Formazione "Progetto Uomo" (Ipu), che dal 1997 gestisce un Corso Universitario triennale per Educatore Professionale (laurea breve).
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