Un nido alle Vallette

 

Un nido per i bimbi di detenute

 

La Stampa, 13 novembre 2002

 

"I figli delle mamme in carcere hanno diritto a un’educazione completa che si svolga in ambienti qualificati, ma soprattutto esterni alla prigione". È questo il motivo che ha convinto l’assessore al Sistema Educativo del Comune, Paola Pozzi, a portare ieri mattina in giunta un protocollo d’intesa fra la Città di Torino, la casa circondariale "Le Vallette" e il Centro Servizio Adulti. Obiettivo: l’inserimento, presso il Punto Famiglia "Stella Stellina" (che si trova in viale dei Mughetti 29) di quei minori la cui mamma si trova nella casa circondariale.

Una o due volte la settimana - come racconta l’assessore - questi bambini verranno portati dagli operatori nella ludoteca.

"Per ora abbiamo spazio per tre piccoli - spiega ancora Pozzi - anche se non sembra un gran numero costituisce quasi il cento per cento dei bambini che si trovano alle Vallette. Negli anni, infatti, il carcere ha ospitato da un minimo di 2 piccoli a un massimo di 12".

E ha poi aggiunto: "Il carcere, è ovvio, non è certo un ambiente a misura di bambino. Per questo motivo la Città ha voluto interessarsi al futuro dei piccini che vivono in tale luogo. Ci proponiamo di aiutare loro e le mamme a separarsi gradualmente e a entrare in contatto con l’esterno, anche perché al compimento del terzo anno di età, il bimbo non potrà più restare in carcere e verrà quindi allontanato". La collaborazione con il Punto Famiglia "Stella Stellina" durerà sino al 31 luglio 2003. Il protocollo d’intesa prevede la disponibilità di tre posti riservati ai bambini, incontri con le madri in Istituto sull’andamento complessivo degli inserimenti e sul tema della maternità e della genitorialità, il coinvolgimento di assistenti volontari con il compito di accompagnare i minori ed affiancare gli insegnanti del Punto Famiglia, la gratuità dell’inserimento dei minori.

Gli operatori di questa associazione, che contribuirà ad arricchire la formazione e l’educazione di questi bambini, potranno recarsi in carcere per stabilire un contatto con le madri e costruire con queste ultime un rapporto di fiducia indispensabile affinché il progetto vada a buon fine".

 

 

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