|
Suicidio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
Caserta Sette, 20 gennaio 2004
Si è tolto la vita in carcere, dopo quasi due anni di detenzione, Mario Minichino, un pregiudicato di Orta di Atella (detto o "Zuoppo" o anche "Peppe Ua Ua") resosi responsabile, nel maggio del 2002, di un omicidio ai danni di un albanese. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Minchino si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo che aveva avvolto fino a formare una sorta di corda. Ad accorgersi dell’ennesimo suicidio avvenuto nel carcere sammaritano sono stati alcuni agenti di polizia penitenziaria nel corso di un’ispezione. Minichino, 47 anni, era stato condannato a 16 anni di reclusione con la formula del rito abbreviato. La sentenza era stata emessa nel novembre dello scorso anno dal tribunale sammaritano. La difesa dell’uomo, rappresentata dagli avvocati Alfonso Baldascino e Alfonso Quarto, aveva sostenuto fino all’ultimo la semi-infermità del loro assistito che, durante la detenzione carceraria, era stato sottoposto anche ad osservazione per un certo periodo di tempo. Minichino fu accusato dell’omicidio di un albanese, Qani Markja, ucciso a Sant’Arpino con due colpi di pistola esplosi a bruciapelo: un omicidio che confessò il giorno successivo costituendosi ai carabinieri. Era il maggio del 2002. Minichino, poco prima di commettere l’omicidio, aveva avuto una lite con l’albanese per questioni futili. Era successo davanti ad un bar e alla presenza di numerosi testimoni tra cui i fratelli della vittima. Il pregiudicato aveva minacciato l’extracomunitario davanti a tutti, promettendo di vendicarsi. Poco dopo, tornò sul posto e, armato di pistola, fece fuoco contro Markja. Il pregiudicato era molto conosciuto in paese ed anche dalle forze dell’ordine. Irascibile, anche senza alcun motivo, abituato, secondo i carabinieri, a vivere come un vagabondo, tanto che spesso non rientrava a casa cercando rifugio dove capitava. L’autopsia sul suo corpo verrà effettuata questa mattina.
|