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Un romano di 29 anni è l'ennesima vittima della depressione In carcere per una rapina s'impicca con il lenzuolo
La Repubblica, 6 agosto 2002
Ha fatto un cappio con il lenzuolo e poi si è impiccato. Gianluca F., 29 anni, romano, si è ammazzato nella sua cella. È il sesto nel carcere di Bari dall'inizio dell'anno. Gianluca F. doveva scontare un residuo di pena per rapina. Ma non ha retto. In carcere lo ha assalito la depressione. I nervi hanno ceduto e lui è arrivato all'estrema decisione: il suicidio. Morire in carcere di carcere. I numeri sono alti, i dati allarmanti. Secondo una stima nazionale in prigione ci si uccide 19 volte di più che fuori. «Le nostre carceri scoppiano. I detenuti vivono in condizioni disumane e non vengono seguiti come si dovrebbe. Per limitare i suicidi ci vorrebbe un lungo lavoro di prevenzione e di assistenza». A lanciare l'allarme è Domenico Mastrulli, segretario generale dell'Osapp (organizzazione sindacale autonoma di polizia), pugliese di origine. Parlano i numeri: «In Puglia sono detenute 4.500 persone. Il 40 per cento sono extracomunitari. A Bari ci sono 446 uomini e 11 donne, a fronte di appena 370 uomini di polizia penitenziaria. D'estate con le ferie e i turni massacranti siamo ridotti all'osso». È emergenza: «In una stanza vivono dalle otto alle dodici persone - continua Mastrulli - Eppure il governo ha speso miliardi di vecchie lire per ristrutturare e completare la IV sezione del carcere di Bari e l'istituto Viciniore di Altamura, dove sono ospitati solo 20 persone, contro i 120 posti letto. Ma mancano i poliziotti penitenziari e le nuove sezioni non possono aprire». E Bari non è l'unica emergenza. Sovraffollamento,
suicidi, problemi di ordine interno si ripropongono uguali, se non più
drammatici nel carcere di Trani dove, dopo gli ultimi incidenti (a fine luglio
due poliziotti sono stati feriti in una rissa tra detenuti), Mastrulli ha
chiesto l'intervento del Gruppo operativo mobile, le teste di cuoio della
polizia penitenziaria. |