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La morte di Pasquale Squeo (Opera, 6 settembre 2001)
Rassegna stampa sul caso di Pasquale Squeo
"Morto perché l’hanno tenuto in cella". I familiari accusano: era malato di cuore ma le richieste di scarcerazione sono state respinte
Corriere della Sera, 7 settembre 2001
Era troppo malato per restare in cella: i suoi familiari lo ripetevano da mesi, ma nessuno li ha ascoltati. E ieri mattina, proprio come temevano la moglie e i due figli, il detenuto è morto. La vittima dell’ennesima tragedia annunciata nelle carceri milanesi si chiamava Pasquale Squeo e aveva 52 anni. Condannato con sentenza definitiva per ricettazione, era detenuto ad Opera dal 2 settembre 1999. Già da prima era seriamente malato, come conferma il quadro clinico segnato da un precedente infarto, ma in carcere le sue condizioni sono peggiorate. L’estate scorsa le continue crisi cardiache ne avevano imposto, per due volte in un mese, il ricovero d’urgenza in un ospedale esterno. Cinque mesi fa aveva subìto un delicato intervento chirurgico: il suo cuore funzionava solo grazie a quattro by-pass. Da quell’operazione non si era più ripreso, anzi era stato colpito anche da una malattia polmonare. Da allora ha chiesto più volte una sospensione della pena per motivi di salute o quantomeno un nuovo ricovero in un ospedale specializzato, ma tutte le istanze sono state respinte. Del caso si è occupata anche un’associazione cattolica: il 10 agosto il "Centro studi teologici" di Milano ha sollecitato, con una lettera-esposto, un intervento del ministro della Giustizia, che non ha ancora risposto. Una settimana dopo, il tribunale di sorveglianza ha respinto l’ultima richiesta di scarcerazione, in base a una perizia che dichiarava le sue condizioni fisiche "compatibili" con la detenzione. Pasquale Squeo è uscito dal carcere solo ieri, alle 8.30, sull’ambulanza che l’ha portato a sirene spiegate al San Paolo, dove è morto poche ore dopo. Il primo referto dei medici parla di "edema polmonare acuto". Il magistrato di turno ha comunque disposto l’autopsia. Il direttore del carcere di Opera, Agazio Mellace, non nega la drammaticità del caso, ma invita a non gettare la croce contro i medici penitenziari: "È un fatto grave per cui sono molto addolorato e dispiaciuto. Ma non mi sembra giusto accusare i nostri medici, che invece fanno l’impossibile per curare al meglio i detenuti. La situazione di Pasquale Squeo era molto delicata, ma proprio per questo i medici lo seguivano costantemente: solo nell’ultimo mese, era stato visitato per sei volte. E il 4 settembre anche il cardiologo aveva escluso la necessità di un ricovero esterno. Comprendo l’amarezza dei familiari, ma il caso era complesso e mi sembra difficile affermare che questa tragedia si potesse evitare fuori dal carcere". Quanti sono, oggi, i detenuti che si possono considerare malati gravi? Quante persone stanno scontando la pena nel centro clinico del carcere? "Qui a Opera più di 60 - risponde il direttore -. E 50 di loro sono malati di Aids".
Esposto della famiglia: il nostro caro è morto in carcere perché curato poco e tardi
Il Giorno, 11 novembre 2001
Morte
sospetta di un detenuto. Sarà il PM De Pasquale a decidere nei prossimi giorni
se aprire le indagini o archiviare l’esposto presentato dai familiari di
Pasquale Squeo, morto per malattia in carcere ad Opera, nonostante le richieste
per fargli ottenere gli arresti domiciliari. La vicenda di Squeo sembra una
storia di ordinaria follia burocratica e di una giustizia inesorabilmente lenta. "Dalle indagini fatte dai familiari, che hanno incontrato alcuni ex detenuti vicini di cella, sembra che Squeo, il 5 settembre verso le 20 abbia avuto una intensa crisi respiratoria - racconta il professor Giovanni Felice Mapelli, teologo che si occupa di carceri - ma solo la mattina dopo è stato portato nel reparto sanitario. È stata una suora ad accorgersi che era in gravi condizioni e a farlo portare d’urgenza al Pronto soccorso, dove è deceduto". Per far luce sulla vicenda, Mapelli, che la settimana prossima dovrebbe essere sentito da una commissione di Palazzo Marino, ha inviato un appello al presidente della Repubblica, al Csm-Sezione disciplinare (per stabilire eventuali responsabilità dei magistrati di sorveglianza), al ministro Castelli e alle Commissioni Giustizia delle due Camere.
Morte in carcere, adesso indaga il PM
Il Giorno, 9 dicembre 2001
C’è
un’indagine della magistratura sulla morte di Pasquale Squeo, detenuto nel
carcere di Opera. Nei giorni scorsi, il PM De Pasquale avrebbe aperto un
fascicolo sulla vicenda. Ma Squeo morì una ventina di giorni dopo, il 6 settembre, dopo essere stato trasportato d’urgenza al Pronto soccorso del San Paolo. "Abbiamo raccolto testimonianze che confermano che Pasquale ha iniziato a stare male la sera prima di morire - spiegano i familiari - ma è stato portato in ospedale solo la mattina seguente. Una suora si accorse del suo grave stato di salute e lo fece ricoverare d’urgenza. Nessuno potrà ridarcelo, ma la giustizia deve evitare che cose simili accadano ancora".
CSM archivia esposto su detenuto morto ad Opera
Adnkronos, 28 novembre 2003
Il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di archiviare l’esposto nei confronti di due magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Andrea Pirola e Vincenza Maccora, in relazione al caso di un detenuto del carcere di Opera, Pasquale Squeo, deceduto, secondo l’esposto, per non avere ricevuto le cure necessarie. Il Csm ha ritenuto che i magistrati non abbiano nessuna responsabilità in relazione a quanto accaduto.
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