Giuseppe Maggi

 

La morte di Giuseppe Maggi (Palermo, 18 ottobre 2001)

 

Procedimenti avviati

Reati ipotizzati

A carico di

Esito

Procura di Palermo

-

Direttore, psicologo, agenti

Sconosciuto

 

 

18 ottobre 2001: Giuseppe Maggi, dopo due mesi di detenzione in isolamento, si uccide in cella. La Procura di Palermo mette sotto inchiesta il direttore del carcere di Pagliarelli, lo psicologo del penitenziario e gli agenti incaricati della sorveglianza.

 

Rassegna stampa sul caso di Giuseppe Maggi

 

Pagliarelli, indagata la direttrice: il detenuto suicida lasciato solo. I magistrati vogliono sapere perché a Giuseppe Maggi era stata revocata la sorveglianza a vista

 

La Repubblica, 21 ottobre 2001

 

Il direttore del carcere di Pagliarelli, lo psicologo del penitenziario, gli agenti incaricati della sorveglianza sono indagati per il suicidio a Pagliarelli di Giuseppe Maggi, il detenuto reo confesso della sanguinosa rapina che il 3 agosto scorso costò la vita ad un metronotte. L’iscrizione nel registro degli indagati è un passaggio tecnico obbligato per approfondire due aspetti della vicenda: la revoca della "sorveglianza a vista" di Maggi e l’effettiva applicazione della misura più attenuata della "massima sorveglianza" che prevedeva controlli ogni quarto d’ora. La sorveglianza a vista era stata disposta, dai magistrati e dal direttore del carcere, dopo che Maggi aveva manifestato l’intenzione di togliersi la vita. Successivamente, sulla scorta di un parere dello psicologo del carcere, il direttore ha disposto l’attenuazione della misura e quello stesso giorno Maggi si è ucciso.

Il detenuto aveva tentato il suicidio il 14 settembre. Cinque giorni dopo la notizia era stata comunicata ai magistrati. Nel frattempo era stata disposta la sorveglianza a vista, ribadita con un provvedimento del 19 settembre. Il 12 ottobre a Maggi era stato attenuato l’isolamento con la concessione della televisione, dei giornali e dei vestiti. Il 18, però, gli era stata revocata la sorveglianza a vista con decisione del direttore e lo stesso giorno i magistrati avevano autorizzato il primo colloquio. Due beffe nel giorno della morte: la sorveglianza fattasi più blanda ha permesso a Maggi di togliersi la vita, l’autorizzazione al colloquio, forse, avrebbe potuto farlo desistere. La madre ha lamentato proprio l’assenza del via libera agli incontri con i familiari. Ma l’isolamento obbediva ad una doppia necessità: quella di garantire la stessa sicurezza di Maggi all’interno del carcere e quella di evitare che potesse essere indotto a ritrattare la sua confessione.
Quanto al suicidio, tra le pieghe degli accertamenti, emerge che Maggi fosse oppresso dal senso di colpa. Il detenuto aveva detto di soffrire di allucinazioni frequenti, complice forse una prolungata astinenza. "Mi vedo sempre davanti agli occhi il metronotte", aveva ripetuto.

 

 

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