Processi per violenze e pestaggi

 

Sentenza morbida per gli agenti che non impedirono punizione

 

Milano, 18 marzo 2004

 

Sentenza morbida nei confronti di sette agenti penitenziari, accusati di non essere intervenuti per impedire una "punizione" inflitta a un detenuto, accusato di pedofilia, da parte di altri carcerati dello stesso reparto, nella casa circondariale di San Vittore. La quarta sezione del tribunale penale di Milano, ha chiuso oggi il processo a carico di sette agenti e due infermieri rinviati a giudizio per omissione di atti d’ufficio. In aula, il Pm Tiziana Siciliano, aveva rincarato la dose contestando agli agenti anche l’accusa di concorso in lesioni dolose: da qui la richiesta di condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione. L’accusa, che aveva sottolineato la gravità dei fatti (per una settimana il detenuto arrestato per pedofilia era stato sottoposto a ripetuti pestaggi e autentiche sevizie fino alla bruciatura di un piede), aveva invece chiesto l’assoluzione per i due infermieri del carcere, accusati di non aver segnalato alla direzione il tipo di ferite del detenuto.

Delle nove persone a giudizio, solo due agenti sono stati condannati per omissione di atti d'ufficio: uno a quattro mesi di reclusione, l’altro a due. Per gli altri cinque il tribunale ha deciso di non doversi procedere per mancanza di querela, assolti i due infermieri. A questo punto, potrà riprendere il procedimento disciplinare che era stato avviato e poi sospeso in attesa della decisione sul piano penale. Per tutti la procedura potrà continuare in quanto il proscioglimento dei cinque non è avvenuto nel merito, ma solo per motivi procedurali, legati alla mancanza di querela. Secondo quanto si è appreso in ambienti penitenziari, dopo l’avvio di questa vicenda, la situazione sarebbe largamente migliorata, nel senso che le punizioni nei confronti dei detenuti arrestati per reati "definiti a rischio", sarebbero largamente diminuite.

 

 

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