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Opera: pestato un detenuto con la scusa di cercare della droga
Milano: pestaggio, macché perquisizione
Il Giorno, 1 febbraio 2002
Violenti e maneschi, avevano pestato un detenuto di Opera, con la scusa di cercare della droga. Questa è almeno la valutazione della magistratura milanese. E sono finiti davanti al giudice tre agenti di polizia penitenziaria accusati, a vario titolo, di abuso di ufficio e di lesioni gravi, ai danni di un giovane di 40 anni, che nell’estate del ‘99 stava scontando una pena nel carcere alle porte di Milano. Un
processo delicato, che ieri ha vissuto la sua udienza decisiva, in attesa della
sentenza che probabilmente verrà emessa il 16 maggio prossimo dai giudici della
Decima Sezione Penale del Tribunale. Era scattata la denuncia per abuso e per lesioni gravi, dopo che il detenuto era finito nell’infermeria del carcere ed era stato sottoposto ad un piccolo intervento chirurgico al volto. Quindici giorni di prognosi, stabilirono i medici, che accertarono lesioni al collo e all’apparato masticatorio. E una perizia della Procura (l’inchiesta era stata inizialmente avviata dal pm Claudio Gittardi, poi assegnata al collega Eugenio Fusco) aveva effettivamente confermato la tesi accusatoria, secondo la quale il detenuto (attualmente assistito dall’avvocato Luciano Garatti) sarebbe stato sottoposto a un pestaggio. Di qui la richiesta di rinvio a giudizio sostenuta dall’accusa e poi accolta in sede di udienza preliminare. E di qui l’udienza di ieri, in aula 4, secondo appuntamento di un processo che ricalca abbastanza fedelmente un analogo procedimento - sempre a carico di alcuni agenti di Polizia Penitenziaria - sostenuto dal pubblico ministero.
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