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Introduzione
L’idea di raccogliere in un unico testo i contributi elaborati nel corso di molti anni di lavoro in ambito penitenziario nasce dalla costante richiesta di operatori e volontari, incontrati soprattutto nelle aule formative, di disporre di materiale utile ai fini della progettazione e del lavoro quotidiano in carcere. L’iniziale resistenza nel realizzare questa operazione sorgeva dalla consapevolezza della limitatezza di questo materiale: si tratta infatti di dispense elaborate per i percorsi formativi, di relazioni presentate a convegni e seminari, di riflessioni scritte per la costruzione di progetti. Materiale che non conosce dunque l’organicità e la consequenzialità che un testo richiede. Tuttavia, nell’assemblarlo per renderlo fruibile, ne emerge un quadro complessivo che può effettivamente essere di aiuto a chi desideri approcciarsi consapevolmente al lavoro in questo settore, soprattutto se all’inizio della propria attività. n taglio sostanzialmente operativo può facilitare la lettura anche ai non addetti ai lavori e vuole mettere in evidenza soprattutto i nodi critici che si possono incontrare nel lavorare con le persone detenute e con gli operatori istituzionali e fornire alcuni strumenti utili per affrontarli. Il filo conduttore di tutti i materiali è rappresentato dalla concezione sistemica che li caratterizza e che intende il lavoro in ambito penitenziario come una strategia di intervento che parte in primo luogo da una dimensione di significati per trasformarsi in metodi e strumenti coerenti e chiama in causa tutti i potenziali interlocutori del sistema. Strategia che prende le mosse da una concezione ben precisa del lavoro sociale, quella dell’empowerment, di cui si tratta nel primo contributo, e dalla quale deriva la logica progettuale come presupposto dell’azione sociale. Il secondo e il terzo contributo approfondiscono proprio questo aspetto sul versante metodologico cercando di offrirsi come una guida per l’operatore. Successivamente due specifici strumenti, la formazione professionale e il lavoro con i gruppi, vengono affrontati perché espressione più consistente di quanto oggi viene realizzato in questo contesto operativo. Infine, una particolare attenzione alla dimensione esterna all’istituzione che costituisce il significato ultimo del lavoro in ambito penitenziario: la connessione dentro/fuori è infatti condizione imprescindibile, nella logica che qui viene proposta, per dare senso al lavoro degli operatori. Il "fuori" rimanda sia alla dimensione della rete che alla dimensione individuale del supporto diretto alla persona in fase di reinserimento. Ed è proprio in questa connessione che può concretizzarsi, seppure in modo indiretto, anche l’attenzione alla dimensione della vittima: ogni persona re-inserita può infatti rappresentare una vittima in meno nella comunità. Dall’insieme dei contributi emerge dunque una concezione del carcere come luogo che, per conoscere interventi competenti, deve essere assunto esso stesso come nodo della rete, caratterizzato dunque dal principio dell’interdipendenza secondo il quale ciò che viene realizzato in una parte del sistema incide anche sui sistemi circostanti. Compito degli operatori sociali è rendere il più possibile attiva questa connessione contrastando il meccanismo di esclusione che, in quanto frattura tra un individuo e il resto del mondo, amplia inevitabilmente la dimensione conflittuale. Gli operatori sociali come cerniera tra interno ed esterno possono assumere quindi un ruolo di mediazione sociale che da un lato rimanda alla società civile la propria responsabilità rispetto alla funzione della pena e, dall’altro, promuove nella persona detenuta un processo di ri-appropriazione della propria parte attiva nella eventuale scelta di nuovi punti di vista. Ricordiamo ancora una volta la caratteristica di questo materiale che rappresenta, come abbiamo detto, un insieme di appunti e in quanto tali sicuramente ripetitivi in qualche passaggio. Ci auguriamo tuttavia che i limiti di questo contributo siano inferiori alle possibilità che offre e auspichiamo che molte delle considerazioni qui esposte possano essere sottoposte a confronto e critica all’interno di altre aule formative. Auspichiamo inoltre che il lettore, a fronte delle carenze di questo materiale, possa avvalersi della bibliografia citata al termine di ciascun contributo e della bibliografia generale riportata in Appendice.
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