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Una biblioteca per Bagdad di P. Rovigatti
Una biblioteca reale e virtuale per ricostruire e salvaguardare una cultura che rischia di ridursi in macerie. Questo lo scopo del progetto nato dalla volontà di un gruppo di intellettuali, editori, studenti e docenti universitari e aperto al contributo di tutti
L’interminabile sequenza d’orrore, morte e distruzione che da quasi due anni accompagna l’evolversi della tragedia irachena ha fatto passare in secondo piano, almeno nei resoconti dei media, gli episodi di devastazione del patrimonio culturale mesopotamico. In un paese dove, ogni giorno, vengono abbattute le soglie del senso comune della pietà e dell’orrore, potrebbe apparire inadeguato volgere lo sguardo alla sorte delle pietre, dei muri, delle città e delle loro storie, mentre l’intera umanità che le abita è costantemente messa a rischio e violata. Eppure, la vicenda delle persone è anche la vicenda delle città, delle pietre, delle biblioteche e dei siti archeologici. Avere a cuore la sorte del patrimonio culturale d’ogni parte del mondo significa aver cura degli uomini e delle donne che ne sono eredi. La perdita di una pagina di storia, di un libro, così come quella di una vita umana, è la perdita di una parte di noi. La guerra ha colpito, e colpisce, il cuore della storia, il luogo in cui tutto ebbe inizio, a cominciare dalla civiltà dei libri. Proprio in Iraq, nella fertile valle tra il Tigri e l’Eufrate, sorsero le prime raccolte di libri del mondo: "Qui, nel 4.000 a.C., Sumeri, Assiri e Babilonesi raccolsero le loro tavolette d’argilla. Qui, nella città di Ninive, sorse, voluta dal re Assurbanipal, la più grande biblioteca del mondo antico, ricca di oltre ventimila tavolette (…). Un culto della conservazione del sapere proseguito con la civiltà araba, durante la quale, sotto il lungo regno degli Abbassidi, la capitale Bagdad arrivò ad avere ben 63 biblioteche" (F. Di Giammarco, La cultura sotto la cenere nelle biblioteche dell’Iraq, La Stampa 23/03/2004). Il culto della conservazione del sapere è continuato in qualche modo fino a oggi, nonostante un regime feroce e la sua politica reazionaria e di separatezza. Oggi, Bagdad è una città senza libri. Distrutti, rubati o, nei casi più fortunati, accatastati e salvati in qualche bunker, distrutte o chiuse le biblioteche pubbliche e le librerie. Già negli anni della dittatura e dell’embargo, gli intellettuali, i docenti delle scuole e delle università, i lettori avevano dovuto privarsene per sopravvivere, dando vita a mercati di strada sempre più poveri. La guerra, e soprattutto le distruzioni e gli assalti incontrollati, subito dopo la caduta del regime, a tutti gli edifici pubblici della capitale hanno fatto il resto. E lo stesso è successo in quasi tutte le maggiori città del paese (un drammatico resoconto su tali distruzioni è stato redatto da un giovane dottorando iracheno, Nabil al-Tikr, ed è disponibile all’indirizzo web http://oi.uchicago.edu/OI/IRAQ/mela/LibraryPix/LibraryPix.htm). Le università, le scuole e le maggiori istituzioni librarie del paese hanno subito gravissimi danni. In molti casi sono state letteralmente cancellate, come dichiara il rapporto Unesco di J.M. Arnoult "Assestment of Iraqi cultural heritage libraries and archives" (consultabile su www.unabibliotecaperbagdad.org). Assieme alla distruzione del museo archeologico, ampiamente ripresa dai media, è andata in fumo la Biblioteca Nazionale Centrale e numerose altre raccolte statali. La stessa fine ha fatto la biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Bagdad, con la vasta gipsoteca e pinacoteca contenente anche i lavori degli allievi e dei docenti della scuola, e così la quasi totalità delle biblioteche e delle strutture di servizio delle numerose università irachene. Nonostante le forze anglo-americane abbiano dichiarato la fine del conflitto, la situazione presenta ancora alti livelli d’emergenza, paragonabili a quelli dei giorni seguenti il crollo del regime, i giorni dei saccheggi e delle distruzioni indiscriminate. L’affermarsi di posizioni d’intransigenza religiosa getta oscure prospettive sulle misure attivabili per la tutela e la valorizzazione del patrimonio librario e culturale del paese: in misura forse maggiore che negli anni della dittatura baathista, in molte aree del paese oggi è messa in discussione la libera circolazione delle idee e delle persone. Docenti universitari sono stati uccisi o rapiti, e gli studenti che hanno riprese a frequentare le facoltà riaperte con mezzi di fortuna vivono in situazioni di grave disagio e rischio; i pochi, encomiabili progetti di cooperazione per la ricostruzione dell’armatura culturale irachena sono messi in piedi dalle ONG internazionali, che scontano la perdurante situazione di crisi militare e civile e sono bersaglio delle azioni di terrore dei gruppi dell’estremismo islamico, come nel drammatico episodio del rapimento delle due volontarie di "Un ponte per". Ogni possibilità di cooperazione anche in ambito culturale sembrerebbe preclusa, mentre docenti e studenti aspettano segnali e azioni concrete di cooperazione e solidarietà. Cosa è possibile fare, sotto il fuoco incrociato dei bombardamenti alleati sulle città insorte e tra il roteare di coltelli e di scimitarre che tentano di tagliare ogni possibilità di dialogo tra mondi culturali distanti per ragioni militari e politiche? Sebbene ora non sia possibile rifondare o ricostruire "una biblioteca a Bagdad", è possibile tentare nuove strade per favorire quel riavvicinamento che molti intellettuali e cittadini iracheni aspettano dal giorno della caduta di Saddam, per aprire l’universo culturale iracheno alla conoscenza, allo scambio e alla cooperazione internazionale. Queste le premesse da cui muove l’Associazione "Una biblioteca per Bagdad", composta di docenti, studenti universitari, operatori dell’informazione e semplici cittadini che desiderano contribuire alla salvaguardia, alla ricostruzione e alla crescita libera, democratica e autodeterminata delle istituzioni culturali irachene, promuovendo lo scambio tra la cultura internazionale e quella dei paesi dell’area medio-orientale. "Una biblioteca per Bagdad" è il progetto di una biblioteca reale e virtuale che nasce e opera attraverso il web, costituendosi come luogo di confluenza di donazioni, lasciti e contributi da parte di singole persone, case editrici, imprese che hanno a cuore il dialogo tra le culture e la solidarietà con un paese in guerra. Attraverso iniziative dirette, ma anche costituendosi come "osservatorio" della transizione in atto, il progetto mira anche a favorire la maggiore attenzione dei media, degli operatori culturali e delle università italiane su quanto accade nelle università, nelle scuole e nelle biblioteche irachene. L’idea principale è che tale situazione può essere assunta come indicatore strategico del processo politico in corso e del livello di democrazia raggiunto nel paese. Strumento di monitoraggio è il sito www.unabibliotecaperbagdad.org che raccoglie e veicola informazioni sulla condizione delle università, dei docenti e degli studenti iracheni e sulle iniziative di solidarietà in corso. Il sito è anche uno spazio aperto al confronto e alla cooperazione tra i diversi progetti che stanno contribuendo alla ricostruzione e alla rinascita culturale dell’Iraq. Il sito è organizzato per aree tematiche, contiene link, rassegne stampa dedicate, e pagine informative sulla situazione delle scuole e delle università irachene, alle quali contribuiscono anche i referenti iracheni (studenti e docenti). Fulcro del sito è la "biblioteca virtuale", che propone testi, audiovisivi, immagini e file sonori fruibili integralmente on line, e dà la possibilità di svolgere ricerche bibliografiche sui diversi settori d’interesse. Il principio adottato è quello dell’enciclopedia virtuale: lemmi e citazioni sono suggeriti dal popolo della rete e vagliati da una redazione, che esamina la validità scientifica delle definizioni. Chiunque può donare un libro alla "biblioteca virtuale", basta compilare la scheda scaricabile dal sito, nella quale indicare il titolo del libro e il motivo della segnalazione. Oltre alla "biblioteca virtuale", il sito ospita una raccolta di titoli di opere che andranno a costituire la "biblioteca di carta". La raccolta nasce dalle donazioni di editori, istituzioni culturali, enti, fondazioni, imprese e singoli cittadini. I titoli sono raggruppati in indici tematici gestiti da esperti autorevoli, e sono corredati da brevi estratti e schede che ne illustrano il contenuto. Un Comitato Scientifico, composto da esperti di chiara fama, curerà la redazione e l’aggiornamento degli indici tematici della biblioteca virtuale e di carta. A questo si affiancherà un Comitato di Garanti, composto da rappresentanti di riviste e imprese attive nel campo dell’editoria . Della raccolta saranno beneficiarie istituzioni accademiche, scolastiche e librarie irachene, secondo un quadro d’accordi e convenzioni bilaterali costantemente aggiornato sul sito. Sono per ora in corso di definizione accordi con l’Accademia di Belle Arti di Bagdad (sezione Arte e Fotografia), con la facoltà di Lettere dell’Università di Bagdad (sezione Arte e Letteratura italiana), con la facoltà d’Architettura (sezione Architettura e Urbanistica), accordi che mirano anche ad allargare ad altre istituzioni – italiane e irachene – l’esperimento di "biblioteca condivisa" in corso d’opera tra la facoltà di Lettere di Bagdad e quella di Pescara, con l’allestimento di una medesima sezione di testi, identificati per ora come elenco sul sito e successivamente oggetto di donazioni. Le "biblioteche condivise" sono infatti lo sbocco naturale di un progetto che mira alla scoperta e alla contaminazione reciproca tra mondi culturali apparentemente distanti, e incarnano quella "convivenza tra culture (che) è unica garanzia e condizione essenziale di processo civile" (F. Ferrarotti, 2001). Al di là di ogni tentazione colonialista in ambito culturale e fuori dalla logica degli opposti fondamentalismi, politici, etnici e religiosi. Piero Rovigatti è docente di Urbanistica alla facoltà di Architettura dell’Università G. d’Annunzio di Chieti. Condivide l’ideazione del progetto "Una biblioteca per Bagdad" con Dario Bellini, regista e fotografo free lance, autore del documentario "Bagdad", presentato all’ultima edizione del festival nazionale Medfilmfestival, festival cinematografico sui diritti civili e la convivenza tra le culture.
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