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Indulto: lo chiedono insieme sindacati settore e detenuti Sottosegretario Vietti ribadisce appoggio personale
ANSA, 4 dicembre 2002
L’indulto "come precondizione necessaria per avviare quelle misure strutturali" per garantire "vivibilità nelle carceri, dignità professionale agli operatori, recupero e reinserimento dei detenuti". E’ quanto si legge in un documento firmato questa sera dai sindacati della giustizia, confederali e autonomi, da Sergio Cusani e Sergio Segio in rappresentanza delle associazioni dei detenuti, alla presenza del sottosegretario alla giustizia Michele Vietti, che ha ribadito il proprio appoggio personale all’ iniziative "perché non si lasci cadere l’appello del papa per un gesto di clemenza" per i detenuti. "E’ passato un mese dalle parole che il Papa ha pronunciato davanti tutti i parlamentari - si legge tra l’altro nel documento - parole nette e inequivoche. Il pontefice ha parlato della necessità del recupero e del reinserimento dei detenuti e di una riduzione delle pene. Parole accolte da un forte, prolungato e corale applauso dei parlamentari. Quelle parole e quell’ applauso hanno riacceso concrete speranze nella popolazione detenuta, speranze che non sarebbe giusto ne’ saggio deludere nuovamente. Il nostro appello e’ che si facciano presto questi passi necessari, trovando la coesione politica necessaria, e si apra così un percorso nuovo,dando risposta alle legittime attese di chi vive e di chi lavora nelle carceri. Sarebbe un errore lasciare cadere le parole del papa - ha detto il sottosegretario Vietti - e la mia solidarietà, personale, va a chi ha firmato il documento, significativamente operatori e detenuti insieme. Il gesto di clemenza deve essere un punto di partenza, non un alibi per non parlare più dei problemi delle carceri e della giustizia. Liberati da questo fardello, saremo più liberi di affrontare i problemi di chi dal carcere esce, e quindi il recupero, di chi ci rimane, e quindi le condizioni di vivibilità, e di chi in carcere entrerà. Ragionare sulla clemenza significa cominciare bene nelle riforme sulla giustizia. "Tutti insieme perché a tutti sta a cuore il problema delle carceri - ha detto Federici della Cisl-Fps-giustizia - e l’indulto deve essere accompagnato da misure per il recupero e il reiserimento dei detenuti". "Parliamo anche di amnistia - ha ribadito Capece del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria - per decongestionare le carceri. In Italia ci sono 55mila detenuti in carcere e 30 mila all’ area esterna, cerchiamo di invertire i numeri". "Il sistema è al collasso - ha sostenuto il rappresentante della Uilpa-penitenziari – l’indulto deve essere una occasione non solo per sfollare gli istituti ma anche per far ripartire il sistema, altrimenti sarà tutto velleitario". "L’indulto non può che essere una precondizione - ha aggiunto Rossetti della Cgil-Fp - per intervenire con riforme strutturali, per il recupero del detenuto e rivedendo il sistema della pena". "E’ un incontro di grande significato - ha affermato Sergio Segio - tappa di un percorso cominciato due anni fa, con tre punti qualificanti: indulto; amnistia; piano di recupero dei detenuti". E Cusani ha ribadito che "non può essere un traguardo, ma il punto di partenza per un bel percorso. E penso per esempio ad un incontro pubblico con tutti gli operatori del settore per riflettere a cosa fare delle carceri. Se si farà l’indulto, seguirà un periodo di calma, durante il quale si potranno affrontare i problemi seriamente".
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