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Pisapia - Buemi: Indulto solo con la buona condotta
Italia Oggi, 14 novembre 2002
L’indulto è appeso alle parole del Papa. Una Montecitorio blindata accoglierà questa mattina il Santo padre, nella sua prima visita ufficiale alla camera dei deputati, e l’attenzione è completamente rivolta alle parole che il Pontefice dirà ai parlamentari sul provvedimento di clemenza, che ormai sembra atteso da tutti. Certo non mancano le perplessità di alcuni esponenti politici e in particolare di AN e Lega sull’effetto che la liberazione di alcune centinaia di detenuti potrebbe avere sull’opinione pubblica e sul livello di legalità del paese. Ma i tempi per un provvedimento di clemenza, seppure sottoposto ad alcune condizioni, sembrano ormai maturi vista la posizione assunta dall’UDC e da Forza Italia e dall’appoggio di quasi tutti gli esponenti dell’opposizione. Il portavoce di FI, Sandro Bondi, e il vicepresidente della camera l’azzurro Alfredo Biondi (primo firmatario di una proposta di legge sull’indulto), hanno sottoscritto l’iniziativa di Giuliano Pisapia (PRCI) e di Franco Buemi (SDI), meglio conosciuta come indultino, perché prevede la sospensione condizionata della pena per reati puniti fino a tre anni e commessi entro il 31 dicembre del 2000. Sul testo sono state già raccolte 70 firme che appartengono a quasi tutti gli schieramenti politici. Il ministro della giustizia, Roberto Castelli, per ora non si è pronunciato ma certo l’allarme che lui stesso ha lanciato l’altro ieri durante la visita ad Ancona al nuovo istituto di pena di Barcaglione, non ancora attivo, fa ancora eco. Le carceri, ha denunciato il guardasigilli, scoppiano e non potranno reggere per più di altri 30 mesi. Dunque che fare, dato che le casse dello stato sono decisamente mal ridotte e non lasciano presagire interventi tali da riuscire a risolvere in tempi brevi le gravi carenze strutturali e d’organico nelle quali versano pressoché tutti i 240 penitenziari italiani? "L’indulto è un materiale esplosivo da trattare con delicatezza", dice a Italia Oggi il sottosegretario alla giustizia, Michele Vietti, che però lascia intendere che le parole del Papa per un provvedimento di clemenza potrebbero sciogliere ogni ulteriore perplessità in tal senso. L’importante, però, ha tenuto a precisare Vietti è che un qualunque provvedimento di questo tipo non sia considerato "un modo per eludere i problemi che sono legati in gran parte all’eccessiva lunghezza dei processi, visto l’elevato numero di detenuti in attesa di giudizio, e alle carenze del sistema carcerario nel suo complesso". Ad agevolare qualsiasi decisione, comunque, ci penserà il provvedimento di modifica costituzionale dell’articolo 79 che la prossima settimana sarà approvato dall’aula del Senato. La riforma ripristina la maggioranza assoluta per i provvedimenti di amnistia e di indulto, dopo che nel ‘92 si era introdotto l’obbligo di maggioranza qualificata.
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