Appello per l'indultino

 

Lombardia: appello per l'indultino

 

Il Giorno, 23 ottobre 2003

 

Duecento detenuti del carcere milanese di Bollate hanno firmato un appello alla magistratura per ottenere l'applicazione delle norme del cosiddetto indultino. "Due mesi dopo il varo della legge - si legge nel documento - ne lamentiamo la mancata applicazione, non riscontrando motivi sufficienti a giustificare la differente interpretazione tra i vari tribunali di sorveglianza.

Mentre in alcune sedi la liberazione è stata disposta dopo pochi giorni dalla richiesta, in altre si esasperano i tempi per istruire le pratiche, procurando a molti cittadini italiani e stranieri una detenzione ingiusta. Il provvedimento prevede l'obbligo da parte dei magistrati preposti, di rimettere in libertà i detenuti che abbiano raggiunto i requisiti previsti".

"Consapevoli che il magistrato tra i suoi compiti deve garantire il principio del rispetto della legalità, in uguale maniera, sia l'obbligatorietà dell'azione penale, che la messa in libertà di persone quando la legge lo esige", i detenuti si chiedono "perché questa seconda misura viene applicata in modo così arbitrario".

 

Per due istanze su 3 mancano i requisiti: liberati dall'indultino solo 33 detenuti su 721

 

L'indultino? Una crudele illusione per i detenuti. Lo gridano i dati del bilancio dei primi due mesi di applicazione della legge al Tribunale di Sorveglianza: sono appena 33 i detenuti che, da tutte le 11 carceri della Lombardia, hanno ottenuto la scarcerazione. Appena 33 su 721 istanze decise.

E non perché i giudici battano la fiacca (il Tribunale milanese presieduto da Manlio Minale ha ad esempio già evaso circa due terzi delle sue istanze, 450 su 747); e nemmeno perché fiocchino i rigetti nel merito (anch'essi a Milano sono soltanto 12); ma perché la gran parte delle istanze (388 a Milano, più 98 a Varese e altrettante a Pavia) sono semplicemente inammissibili per mancanza di una delle molte pre-condizioni imposte dalla legge (almeno metà pena scontata, niente recidive, non essere stati ammessi a misure alternative per le quali sia intervenuta una revoca, indicare un domicilio, non essere colpiti da espulsioni, ecc.).

Nonostante un'interpretazione non rigida del Tribunale, le tagliole dell'inammissibilità, in tutta la Lombardia, hanno così falciato 584 delle 721 istanze decise sulle 1293 sinora presentate dai detenuti.

 

 

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