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Detenuto da 30 anni senza permessi
La Provincia di Modena, 24.02.2004
Quando è entrato in carcere c’era un’altra Italia, quella dell’austerità, del referendum sul divorzio e della bomba sull’Italicus. Dei primi rapimenti delle Br, che ancora non avevano ucciso nessuno. Un’Italia che non c’è più, l’ultima che Paolo Maurizio Ferrari ha visto con i suoi occhi. Il primo Br ad essere arrestato (il 27 maggio 1974), quello che al famoso processo di Torino lesse il proclama dei terroristi non ha mai usufruito neppure di un giorno di permesso. L’Italia di oggi non l’ha mai vista e nessuno gliel’ha neppure raccontata, dato che in questi 30 anni da sepolto vivo non ha ricevuto neanche una visita di parenti e amici che non ha. Quest’anno scade la sua pena e Ferrari potrebbe tornare in libertà. Forse, ma ancora non si sa. Oggi ha 58 anni e quelli dell’infanzia li ha passati in comunità senza aver conosciuto i genitori. Fondatore e membro del nucleo storico delle Br, da allora Ferrari è rimasto un "irriducibile" ignorato dal mondo e prigioniero anche della propria ostinata coerenza di "rivoluzionario" che lo ha spinto a rifiutare perfino l’avvocato d’ufficio. A sentire Alberto Franceschini, sulla libertà del suo vecchio compagno non è neppure detta l’ ultima parola: "Proprio perché non ha un avvocato non ha mai fatto domanda per il cumulo della pena e quindi non ha diritto a sconti, affidamenti o altri benefici di legge. Potrebbe non uscire mai". Franceschini azzarda anche l’ipotesi che a questo punto sia lo stesso Ferrari a non voler più uscire dal carcere, lasciando quello che ormai è il suo mondo per un altro in cui non troverebbe più niente e nessuno di quelli che ha lasciato. All’appello ha risposto Katia Zanotti, parlamentare bolognese dei Ds impegnata sul fronte dei diritti dei detenuti, che ha annunciato un’interrogazione per saperne di più.
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