L'ora
d'amore, di
S. Marchisella
dal
sito www.ildue.it
Premessa
Privare della libertà un cittadino quando questo costituisce pericolo per sé e
per gli altri è un provvedimento responsabile e doveroso da parte degli organi
preposti all'ordine e alla sicurezza della collettività. Diviene molto semplice per chiunque (vittima, carnefice o semplice spettatore)
comprendere quale sia il motivo ed il fine per i quali si adotta una così
drastica soluzione. Francamente però non si riesce a comprendere quale sia
l'obiettivo che si intende raggiungere privando del sesso chi è già privato
della libertà. Si potrebbe pensare che serva a rendere più dura la punizione, e per tanto
funzionerebbe da deterrente per aspiranti delinquenti e incalliti criminali, ma
tutti sappiamo che né il recupero, né la prevenzione è pensabile attraverso
un cammino meramente punitivo. La misura della castità forzata è forse applicata in quanto si pensa che il
sesso sia un atto trasgressivo, di conseguenza privare il detenuto del sesso fa
parte del percorso per il suo ravvedimento. Se così non fosse dovremmo parlare di tabù, inteso come proibizione voluta da
un ordine superiore, o di semplice sadismo.
Effetti
della castità forzata
Potremmo subito parlare di flagellazione del desiderio, perché la costante
repressione delle pulsioni, la continua frustrazione del solo pensiero rivolto a
quell'aspetto della vita porta - come conseguenza diretta - alla caduta stessa
del desiderio. La mancanza, per anni, di rapporti, ma anche di semplici baci, carezze e
abbracci porta forzatamente alla perdita di intimità della coppia, tale perdita
di confidenza tende ad estraniarne i partner: non si riconoscono più gli odori,
le reazioni spontanee, si annulla la capacità di gioco, si abbatte la complicità,
si elimina il rapporto amoroso basato sul sentimento e la passione.
Questo è quanto ho potuto riscontrare su me stesso dopo tre anni di San
Vittore, e quanto emerso inoltre da un personalissimo sondaggio effettuato nello
stesso periodo su circa un centinaio di compagni nelle mie stesse condizioni. Lo stesso concetto è emerso da una particolare "inchiesta" della mia
compagna durante l'attesa nella sala permessi per il colloquio del carcere, che
ha raccolto, diciamo così involontariamente, le confidenze di altre donne,
mogli, fidanzate e conviventi di detenuti. Tutte hanno evidenziato il problema della perdita di intimità dovuta alla
mancanza di tempo e spazio idoneo al mantenimento del rapporto affettivo.
Proposta
Nella scorsa legislatura si è parlato molto di costruzione di appositi alloggi
nelle carceri da destinare all'ora d'amore fra detenuti in espiazione pena e le
proprie consorti e/o conviventi. E' stata fatta una proposta di legge (poi accantonata), un progetto che
prevedeva investimenti ingenti a questo proposito. Si potrebbe riprendere la
stessa proposta apportandole delle significative modifiche, ad esempio: si
potrebbe ampliare il beneficio dell'istituto dei permessi premio (art. 30 ter,
O.P.), tenuto conto che tale norma può essere applicata anche per poche ore e
all'occorrenza con l'accompagnamento della polizia penitenziaria, di conseguenza
la coppia verrebbe a trovarsi a casa propria in un ambiente familiare, evitando
quel fastidioso turbamento da parte di chi dovrebbe predisporre e di chi
dovrebbe predisporsi "all'ora d'amore" in carcere. Questo eviterebbe costosi investimenti oltre che la scontata difficoltà a
realizzare tali strutture, tanto più che non tutti gli istituti penitenziari
italiani possiedono gli spazi necessari per ospitare gli alloggi previsti. Si potrebbe prevedere inoltre che il beneficio possa essere concesso ai detenuti
in qualsiasi fase processuale, previo autorizzazione dell'autorità giudiziaria
competente e non a solo a quelli con la condanna passata in giudicato. Questo per far sì che il rapporto di coppia possa fin da subito continuare ad
essere mantenuto e non dover invece attendere anni in attesa che si compia
l'iter giudiziario.
Conclusione
Non è giusto parlare di privilegi, né tanto meno di persone con la palla del
sesso, è invece necessario riconoscere questo diritto sancito da madre natura,
nel rispetto della Costituzione Italiana (art. 27) che prevede la sola
privazione della libertà per chi ha trasgredito le leggi. Si tratta infine e soprattutto di mentalità, di cultura.
Se si crede nella funzione riabilitativa pena è necessario definire i rapporti
con la propria compagna e con la famiglia che costituiscono un vincolo, una
condizione da favorire contro la sempre possibile reiterazione dei reati. Un uomo in gabbia si abbrutisce e si imbestialisce.
Privato degli affetti e del sesso, diventa un selvaggio.